Capitolo 49

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«Ci sono storie che non sono solo storie, a volte ci sono dei frammenti di vita delle persone che senza alcuna pretesa iniziano e passo dopo passo, con pazienza estrema e sforzo non indifferente si trasformano in leggenda!
Noi, in questa piccola società di provincia abbiamo avuto l'onore ed il privilegio di assistere con i nostri occhi alla nascita di un fenomeno destinato ad essere raccontato alle generazioni successive e che tutti ricorderanno per sempre quando si parlerà di pattinaggio artistico! Sono lieto di presentarvi il nostro quartetto Diamante, meglio noti come: Came, Sguazzy, Drew e la nostra capitana Asia!!!» Ermal ascoltò quelle parole tentando di mostrarsi indifferente ma un nodo alla gola si era già formato e l'emozione era forte, mentre il presentatore parlava, aveva visto la sua amata tenere lo sguardo basso sui suoi stessi pattini, probabilmente non aveva il coraggio di guardare il suo pubblico, forse perché anche lei era sul punto di scoppiare a piangere prima della sua ultima pattinata.

La vide mentre i suoi compagni la superavano ed entravano in pista andandosi a posizionare proprio al centro ed iniziando già ad intrattenere il pubblico con fare esperto.
Un secondo dopo arrivò lei...

Viso alto ed illuminato dal suo più bel sorriso, attorno agli occhi si era incollata alcuni brillantini che la illuminavano ancor di più. Al riccio sembrava che brillasse di luce propria, era bella per davvero, oltre ogni ragionevole dubbio.

Era così bella ai suoi occhi che qualunque cosa facessero gli altri a lui non importava, contava solo lei che con la solita grinta stava trascinando tutte quelle persone direttamente a Rio de Janeiro con una samba elettrizzante.
Ermal nel vederla se la immaginò al suo primo campionato del mondo, lei non ancora quindicenne, piccola ed intimorita da quel mondo che conosceva solo un versione Europea ma da cui non riusciva a staccarsi e che voleva scoprire in tutte le sue sfaccettature.
Poteva quasi immaginarla mentre si mordeva con ansia il labbro inferiore o si torturava le unghie delle sue mani così piccole e delicate, minuscola nel suo vestito verde e pieno di cristalli scintillanti, pronta a trasformarsi in una guerriera alla prima nota di quella canzone.

Sorrise a vederla mentre eseguiva le mille evoluzioni del suo repertorio e per la prima volta ci riuscì senza tapparsi gli occhi, per la prima volta non ebbe paura di vederla precipitare al suolo ma solo che prendesse il volo e corresse troppo in alto per lui.
Non ci riuscì a non prendere la macchina fotografica e scattarle una foto, un solo click ed in quello scatto uscì tutta l'essenza di Asia, mancavano solo i tatuaggi, sapientemente nascosti dal trucco.
Bon ton aveva detto lei.

Era energia lei che ballava muovendosi come la più esperta delle ballerine di Samba, così meravigliosa che avrebbe potuto confondersi tranquillamente in una sfilata del carnevale di Rio

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Era energia lei che ballava muovendosi come la più esperta delle ballerine di Samba, così meravigliosa che avrebbe potuto confondersi tranquillamente in una sfilata del carnevale di Rio.

Era quiete lei che sapeva sedersi sul divano di casa e restare immobile per ore a leggere lo stesso libro che già conosceva a memoria.

Era tempesta con le sue emozioni sempre troppo forti, tutte vissute al limite di un tracollo emotivo, anima e corpo, ragione e sentimento.

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