Capitolo 40

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12 novembre 2020

"Pensi di tornare per cena almeno stasera?" [19.58]

Asia inviò quel messaggio passivo aggressivo e sbuffando infastidita lanciò il telefono sul divano per poi buttarcisi sopra con un tuffo, rotolò fino a trovarsi in posizione supina e non appena i suoi occhi incontrarono il bianco del soffitto lì soffocò schiacciandosi un cuscino sul viso.

Era l'urlo silenzioso di una donna esasperata, non sopportava più quella situazione che le creava disagio.

Quasi un'ora più tardi quel messaggio su Whatsapp non era ancora stato visualizzato, le spunte erano rimaste due, solitarie e grigie esattamente come lei ed il suo umore.
Stanca ed affamata la bionda si sedette al tavolo della cucina, era apparecchiato per due ma era sola come accadeva praticamente ogni giorno da quando vivevano in quel posto.
Cenò con la compagnia dei suoi stessi rumori, lo sbattacchiare leggero delle posate contro il piatto ed il rumore sommesso del suo masticare disturbato dalla musica del video sciocco che stava guardando sul cellulare solo per distrarsi un po', per provare a dimenticare il suo essere sola.
Aprí l'applicazione di messaggistica per la milionesima volta e vide che non era ancora entrata nel radar attentivo di Ermal, scosse la testa sconsolata per poi abbandonare il telefono sul tavolo facendolo sbattere leggermente.

Lasciò le stoviglie sporche in disordine sul piano di fianco ai fornelli per poi avvicinarsi alla porta finestra che conduceva all'ampio terrazzo, odiava quella casa immensa e che viveva praticamente da sola, quel sentimento cresceva ogni giorno di più.
Appoggiò la fronte al vetro freddo e strinse gli occhi per provare a mettere a fuoco meglio ciò che accadeva all'esterno stando attenta a respirare piano per non appannarlo troppo, il vento lambiva la città con crudeli raffiche e la pioggia scendeva copiosa trascinata dalle correnti d'aria contro ogni cosa, i rami degli alberi solitari erano scossi e sembravano sul punto di rompersi per correre a contribuire alla distruzione, talvolta le luci dei lampioni e delle case tremolavano a causa di qualche calo di tensione.
Asia pensò che qualcuno avesse aperto il vaso di Pandora e che ora tutti i mali del mondo si stessero scatenando su Milano per quanto era orribile il tempo.

Non riusciva a scacciare la preoccupazione che quella sera era più presente del solito, non sapeva Ermal che fine avesse fatto, non lo sentiva da molto e non si parlava di ore ma praticamente di giorni, forse era in studio ma forse era già partito, forse aveva avuto un incidente, non poteva fare a meno di pensare anche e soprattutto al peggio.

Essere ignorata in quel momento era solo la piccola punta dell'iceberg, le sue paure erano molto più profonde e radicate nel suo passato ma il riccio sembrava non comprenderlo perso com'era nel suo lavoro.

Da quando abitavano in quel posto le cose tra loro erano peggiorate in modo drastico, le loro vite erano troppo diverse per essere vissute in coppia, i loro orari non coincidevano mai e si allontanavano ogni giorno di più come il lento soffocamento di un sentimento che era stato reciso dalle loro vite.

Una relazione che si spegneva giorno dopo giorno a causa della vita da vivere e di quella che era finita.

Con la lettura negli anni, Asia, aveva imparato ad essere sola, a vivere sola ed isolarsi dal mondo, fuggire dove nessuno avrebbe mai potuto disturbarla. Aveva imparato a stare sola con sé stessa ed il suo dolore, nella sua solitudine era rinata e si era ricostruita una vita.
Con lui però era diverso, con Ermal non voleva accettare la solitudine forzata, non voleva sentirlo così lontano e non voleva sentirsi messa da parte. Quando si trattava di lui era molto pretenziosa ma senza cattiveria, voleva semplicemente tutto dall'amore ed era pronta a dare tutto.

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