Capitolo 32

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3 agosto 2020

Il volo di ritorno fu tranquillo, erano su un normale aereo di linea e non come all'andata su uno pieno zeppo di atleti.
Come previsto dalle federazioni gli atleti sarebbero rientrati alla spicciolata, soprattutto quelli che avevano vinto medaglie per dare modo alle televisioni ed ai giornali di organizzare le interviste, i servizi fotografici e mille altre cose che avrebbero dovuto innalzarli ad esempi da seguire.

Passarono parte del volo a scattare foto con alcuni passeggeri ed anche con le hostess di volo e dopo l'atterraggio con i piloti.
Fu qualcosa di strano e inaspettato, avevano vinto sempre restando nell'ombra ed ora essere riconosciuti come atleti veri li stava mettendo, in un certo senso, sotto pressione.

A Milano Malpensa furono accolti da parte delle loro famiglie, lunghi abbracci e baci, affetto e tanta gioia per poi chiudersi rapidamente nelle auto e tornare a Verona per un paio di giorni.

N

ei giorni successivi avevano in previsione delle interviste alla televisione prima in degli studi a Roma e poi a Milano, ma non era quello il momento di pensarci, ora serviva solo crogiolarsi nell'affetto dei loro cari.

***

Arrivarono a Verona poco dopo le otto della sera e già vedere i cartelli a loro familiari li fece sentire a casa, le solite vie che percorrevano sempre, la loro vecchia scuola elementare, la pista su cui si erano allenati e su cui avevano gettato anima e corpo...

E poi le auto entrarono a carovana nel parcheggio lasciando tutti stupiti, erano così stanchi e provati dalle emozioni che non vedevano l'ora di chiudersi in casa per dormire fino all'ora di pranzo del giorno successivo ma i piani non erano condivisi.

I loro genitori li tirarono giù dalla macchina e posizionarono una benda nera sui loro occhi «State cercando di simulare un rapimento per i soldi del riscatto?» Sguazzy scoppiò a ridere alla sua stessa battuta, seguito da tutta la squadra e dalla madre di Andrea che con dolcezza gli disse di stare zitto.
Qualche istante dopo Asia sentí un peso sul collo, suo padre le aveva messo addosso la medaglia e dalle esclamazioni dei suoi amici capí che anche loro avevano subito il medesimo trattamento.

Mano nella mano con le loro madri furono condotti lungo una strada che conoscevano molto bene, il piccolo parco intorno alla pista, il vialetto di ghiaia che percorsero fino in fondo, avevano perso il senso dell'orientamento ma erano messi esattamente al centro del prato.
«Potete aprire gli occhi!» sfilarono le bende nello stesso istante e sbucarono da dietro gli alberi e da sotto i tavoli tantissime persone urlando "SORPRESA!".

Una festa tutta per loro, amici e parenti, forse più di un centinaio di persone accorsi solo per vederli felici e soddisfatti di quel risultato storico e che li aveva finalmente consacrati nell'olimpo dello sport mondiale.

Tra una risata e l'altra Asia iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una persona in particolare, continuava a tirare il collo per capire se ci fosse ma tutti i suoi dubbi furono sciolti da suo fratello «Ermal non c'è, non è riuscito a staccarsi dal tour ma mi ha chiesto di darti questa - Dodo passò una busta chiusa ad Asia - magari leggila quando sei a casa e non qui...»
«Immaginavo che fosse a suonare da qualche parte, ma mi manca e non vedo l'ora di vederlo!» Edoardo la strinse in un abbraccio fraterno pieno d'amore e lasciò qualche piccolo bacio tra i capelli biondi prima di spedirla a godersi la festa garantendole che presto avrebbe rivisto il suo uomo.

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