Capitolo 48

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13 dicembre 2020

Quella domenica di metà dicembre ebbe un inizio particolare, la giovane coppia aveva risanato una parte consistente dei problemi che li avevano allontanati ed ora erano pronti a ripartire.
Quel fine settimana lo avrebbero trascorso a Verona, dai genitori di Asia perché quella domenica ci sarebbe stato uno spettacolo di Natale a cui la bionda doveva partecipare, ma non era un saggio qualsiasi.

Era quello della scuola di pattinaggio di cui Asia aveva vestito la maglia per tutta la vita e proprio in quell'occasione il quartetto Olimpico avrebbe dato, per la seconda volta, l'addio definitivo al mondo delle otto ruote.
La loro ultima apparizione in pubblico con i pattini ai piedi per salutare chi li aveva sostenuti tutta la vita e chiudere un capitolo che li aveva rapiti per oltre vent'anni considerando anche gli anni in cui si stavano formando.
Era triste ma anche necessario fare quell'ultima esibizione, proprio dove tutto aveva avuto inizio.

La sveglia quella domenica mattina non suonò di buon'ora come al solito ma non perché Asia si fosse dimenticata di impostarla, nemmeno per la benevolenza della bionda nei confronti del suo compagno ma semplicemente perché non ebbe il tempo di rompere il loro sonno.

Pochi minuti dopo le sette e trenta del mattino la madre di Asia era entrata nella stanzetta che l'aveva vista crescere ed incurante della privacy che può volere una coppia adulta aveva acceso la luce e spalancato la finestra sollevando, ovvie, lamentele da sotto al piumone, soprattutto da parte della figlia.
«Sito matta?!?»
«Dai forza! Xe ora de levarse su che zo ve speta dełe robe!» (è ora di alzarsi che giù ci sono delle cose che vi aspettano!)
«T'avei dito ben! Le speta!!!» (avevi detto giusto! Aspettano!)
«Seto mia che giorno l'é ancó?» (non sai che giorno è oggi?)
«Eło importante?» (è importante?)
«Xe Santa Lussia!» (è Santa Lucia)

La signora uscì dalla camera con la stessa velocità con cui era entrata imtimando, con aria minacciosa, ancora una volta ai due di alzarsi, nel frattempo Ermal aveva infilato la testa sotto al cuscino nel tentativo di ritornare tra le braccia di Morfeo mugugnando tutto il suo disappunto «Tu non ti lamentare! Sappi che sei uguale a tua madre!»
«Non è vero!»
«Identica!! Ora fatti perdonare e fammi le coccole grazie!» avvicinò la testa alla sua compagna con quelle parole ma non ottenne il risultato sperato.
«No! Alzati!» con uno scatto felino la bionda si alzò portando con sé le coperte e lasciando il riccio al gelo di una finestra aperta in dicembre, senza nemmeno aspettarlo prese la via delle scale e corse al piano di sotto.
Aver ricordato che quello era il giorno di Santa Lucia l'aveva attivata, come se qualcuno avesse premuto un tasto "on" nascosto da qualche parte sul suo corpo.

Ermal scese le scale sbadigliando e giusto un po' infastidito per quella sveglia così traumatica ma non riuscì a trattenere un sorriso quando vide ciò che lo aspettava.
Nel grande salone di quella casa erano tutti quanti seduti sul tappeto, tutti quanti in pigiama e con i capelli sfratti.
Asia, i suoi genitori, i suoi zii con Clarissa ed anche Dodo con il piccolo Tommy e la moglie, c'era anche la nonna seduta sul divano che osservava tutta la sua famiglia e forse sentiva la mancanza di un marito scomparso diversi anni prima.

Il fuoco scoppiettava allegro nel camino nonostante fosse mattina presto ma la meraviglia era quel clima di gioia e unione familiare che per un solo istante lo portò nella sua Bari, ai giorni felici del Natale tutti insieme e che era ormai alle porte.
Si avvicinò al gruppo senza sentirsi escluso «Buongiorno!» bofonchiò quella parola con gioia e diede un bacio tra i capelli alla sua biondina che rideva spensierata mentre mostrava al piccolo Tommaso tutti i suoni di un gioco interattivo che loro gli avevano fatto arrivare per mezzo della santa tanto nota in quell'area.

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