Capitolo 46

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1 dicembre 2020

Quella mattina Milano si svegliò in modo diverso, nella notte la neve aveva iniziato timidamente a scivolare verso il suolo e nella sua leggerezza aveva creato un minuscolo quanto lucido straterello bianco.
Lo si poteva osservare sui marciapiedi e sulle auto in sosta, piccoli accumuli di neve posizionati sopra i rami o qualche foglia secca sfuggita alla furia del vento ma la cosa strana era che continuava a scendere incessantemente.
Non cadeva fitta come in una tempesta ma i fiocchi erano come lente farfalle bianche che volteggiavano molte volte prima di depositarsi a creare la candida coperta, quella mattina Milano era lenta esattamente come il suo meteo ma mai ferma.

Asia osservò il cielo facendo colazione e sorrise come una bambina, le venne naturale ripensare ai momenti in cui era a Verona e da piccola non vedeva l'ora di correre in mezzo alla neve, quando le sue dita diventavano rosse come un pomodoro maturo e le dolevano per il freddo ma non le importava perché correre e giocare era la cosa più importante,l'unica cosa che contava.
Ogni volta cercava di costruire un pupazzo in una zona d'ombra e negli inverni particolarmente freddi questo stava in piedi fino quasi a primavera, lei odiava l'inverno ma quelle particolari condizioni erano poesia pura ai suoi occhi sognanti.

C'era stata anche una notte in cui la neve l'aveva odiata, era la notte in cui aveva perso il suo bambino, la neve scendeva copiosa ma troppo umida per fissarsi al suolo e si scioglieva immediatamente lasciando sulle strade un'orribile poltiglia marrone, era la neve che odiava quella fastidiosa e pericolosa, era quella del dolore.

La sua voglia di esprimere i suoi sentimenti quel giorno non la abbandonò nemmeno per un istante e trovò il suo sfogo, nel tardo pomeriggio quando ormai il capoluogo era totalmente bianco e le auto avevano smesso di scorrazzare per le strade ormai troppo pericolose ma prima di iniziare qualunque cosa chiamò Ermal.
«Dove sei?»
«In studio, resto ancora un pochino e poi parto...»
«Non usare l'auto per tornare amore... È pericoloso!»
«Ma ho le gomme apposta e...» provò a protestare il riccio ma la bionda sapeva il fatto suo.
«Ascolta tu stai chiuso nella tua stanzetta da ore ma hai sentito che giro di sirene c'è stasera?»
«Non molto in realtà però se dici così... Non arrivo in tempo per cena se torno a piedi e con i mezzi...»
«Non importa, ti aspetto... Meglio tardi che morto!»
«Sei sempre così ottimista quando nevica in città?» Asia fece una pernacchia e dopo poche altre parole si salutarono.
Ora che era tranquilla prese un foglio bianco ed una penna, con la musica a basso volume iniziò a scrivere tutto ciò che le passava per la testa in attesa del suo uomo.

***

Ermal controvoglia ascoltò il consiglio di Asia, non era impaurito dalla neve ma quel giorno era il primo dicembre e due anni prima era quasi morto, due anni esatti prima aveva avuto il suo primo, inconsapevole, incontro con quella biondina tanto testarda quanto amorevole.
Era il giorno in cui la sua vita era cambiata totalmente, quindi la ascoltò e sotto la fitta nevicata si avviò verso casa.

Nel tragitto non indossò le cuffiette ma si lasciò andare ai suoni ovattati di quella rara serata milanese.
Poche auto in movimento e quelle che sfidavano coraggiosamente il meteo viaggiavano a passo d'uomo, le strade non erano in belle condizioni e gli venne quasi naturale imprecare contro l'amministrazione comunale che non aveva fatto partire i mezzi spargisale in tempo.
Sotto la luce di un lampione si fermò ad osservare la coltre sotto i suoi piedi, forse una decina di centimetri su cui apparivano chiare le impronte alle sue spalle mentre di fronte a sé vedeva tutto liscio.

Era una bellissima metafora della vita, la strada fatta a segnare il suo percorso per sempre ma un lampione ad illuminare il futuro incerto ma pur sempre luminoso e da affrontare come una sfida nuova.
Anche se quella non era la sua città alla fine sentiva un legame con quel caos così perfettamente organizzato, dopotutto anche Milano era la sua casa.
Affrettò il passo e con i ricci, quelli sfuggiti al controllo del cappuccio, leggermente umidi attraversò la soglia del loro appartamento, forse era un po' troppo grande per due sole persone ma sperava che sarebbe diventato presto il rifugio di una famiglia vera.

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