Capitolo 16

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24 aprile 2020

"È più di un anno ormai che le nostre vite si sono intrecciate, incatenate ed incasinate.
Più di un anno che in un modo o nell'altro ci cerchiamo e ci evitiamo come se fossimo sopra una giostra che ci porta su e giù e di cui noi non riusciamo a comprendere il ritmo per tenerci finalmente la mano e muoverci all'unisono.
È più di un anno che mi perdo ad osservare le tue dita scorrere sui tasti di un pianoforte con la stessa delicatezza che uso io per sfogliare le pagine di un libro, che ti osservo pizzicare le corde della tua chitarra con l'eleganza che sui pattini mi rende unica e libera.
Più di un anno che posso godere della tua musica e non parlo di quella che metti nei concerti e che fai uscire dai tuoi strumenti, intendo proprio la vera musica della tua vita.
I tuoi sbadigli annoiati di prima mattina, il tuo russare sommesso quando vai a letto troppo tardi ed i lamenti che fai quando sotto le coperte ti tiro un calcio per farti smettere.
Le tue incazzature nel traffico milanese ed il rumore quasi assordante delle tue lacrime quando le emozioni prendono il sopravvento e non le riesci più a controllare.
Il frastuono che fa la tua risata, così limpida e pura, quando come due bambini ci punzecchiamo e finiamo per farci le coccole sul divano.
Il tuo modo di fare il gentiluomo aprendo per me la portiera della tua macchina, ma solo perché altrimenti io la sbatto e tu ti arrabbi.
I tuoi versi di apprezzamento rivolti alla mia cucina e l'incanto della tua voce che mi accarezza come un guanto in velluto. I tuoi silenzi pensierosi quando ti perdi in un ricordo lontano che non vuoi condividere ma di cui ti si legge in viso il dolore, sono dei silenzi così potenti che potrei quasi sentire il rumore di qualcosa che si spezza dentro di te.
È più di un anno che posso godere dei piccoli frammenti di vita che decidi di condividere con me, di quelli del tuo passato ed i tuoi sogni per il futuro. Gli incubi che ti perseguitano e tutte quelle cose che non sei riuscito ad afferrare, tutte le tue mancanze e le presenze.
È più di un anno che stiamo imparando a crescere insieme e abbiamo mille difficoltà a farlo ma continuiamo a provare e riprovare, a farci male e farci bene. Forse perché siamo incapaci di ammettere la sconfitta in qualcosa che ci travolge e coinvolge con una potenza inaudita.
Oggi è un giorno speciale perché è il giorno tuo compleanno ed io sono al tuo fianco per farti gli auguri.
Un anno fa non ci univa ancora l'amore, non sapevamo neancora cos'era quella forza che ci attraeva in realtà.
Quest'anno lo sappiamo bene ed io sono qua per augurarti il meglio, per chiederti di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo e per implorarti di vivere ogni sogno che appare nel tuo cuore con la stessa forza e la stessa intensità che hai sempre investito nella musica.
Ti chiedo anche di invogliarmi a fare come te e seguire ogni mio più piccolo sogno.
Sono qui, al tuo fianco per augurarti il meglio da tutto ciò che ti accade nella vita, dalle cose più belle a quelle più brutte, perché anche quelle portano benefici e tu lo sai bene.
Sono qui per dirti che sono e sarò al tuo fianco a tenerti la mano, a guardare con te nella stessa direzione, questa volta consapevole di poterti stare accanto e sostenere come meriti.
Ma soprattutto sono qui per augurarti un felicissimo compleanno amore mio! Sei vecchietto ormai ma ti amo anche più di prima! "

Ermal aveva trovato quella lettera in una busta gialla posata sul tavolo della cucina, evidentemente Asia l'aveva lasciata lì alla mattina prima di andare al lavoro. In realtà lui non l'aveva nemmeno sentita alzarsi, aveva dormito molto profondamente e si sentiva un po' in colpa per non averle fatto compagnia durante la colazione.
Aveva letto tutta la lettera più volte ed ancora, a distanza di qualche giorno si perdeva tra quelle righe, si era innamorato di ogni singola parola, il suo modo così delicato di esprimere i sentimenti, la scrittura in corsivo, tutta tondeggiante e probabilmente scritta con una penna stilografica, forse quella bella ed elegante che lei aveva sulla scrivania e la cui punta andava intinta nell'inchiostro ogni volta.
Era una bella immagine da tenere con sé, lei seduta alla scrivania, gli occhiali sul naso da riportare al loro posto di tanto in tanto, che come nelle epoche dei suoi autori preferiti intingeva il pennino nella boccetta piena di liquido nero.
Sorrise fiero di quella donna che lo stupiva anche nei gesti più semplici e naturali come un biglietto di auguri.

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