Capitolo 36

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8 settembre 2020

Asia ed Ermal per la prima volta si svegliarono in quello che da pochissimo era diventato il loro letto.
Era finalmente iniziata la loro convivenza, dopo l'estate faticosa tra concerti e Olimpiadi, le vacanze ed il matrimonio erano nella loro casetta.
Certo lo sarebbe stata ancora per poco visto che avrebbero iniziato a cercarne una più grande in cui crescere il piccolo bambino che Asia portava in grembo, una in cui dipingere di rosa o di azzurro una cameretta piena di giocattoli e vestiti in miniatura, una cameretta di sogni e desideri da cullare e far crescere.
«Come stai amore?»
«Non molto bene oggi, ho nausea e un po' di fastidio alla pancia...»
«Ti preparo qualcosa di caldo?»
«Una camomilla... Grazie amore...» Ermal uscí dalle coperte controvoglia e si diresse in cucina per preparare la colazione per entrambi visto che Asia da dopo il matrimonio aveva iniziato ad accusare i primi, veri sintomi della gravidanza.
La bionda lo raggiunse poco dopo tenendosi le mani sullo stomaco e piuttosto pallida in viso.
«Ma oggi lavori?»
«Ho consiglio di classe alle 10.30, vado perché domani inizia la scuola e poi è solo un po' di nausea...»
«Poi però torna subito a casa e cerca di riposare, magari ti fai un bagno caldo e poi vai a letto che a voi ci penso io» la bionda annuì, era contenta di tutte quelle piccole attenzioni che riceveva, la facevano sentire speciale e sapeva perfettamente che Ermal sfogava lì tutto quello che gli girava per la testa visto che per un papà non è facile comprendere la gravidanza per intero, soprattutto per lui che ancora non aveva sentito il cuoricino battere e suo figlio era solo qualcosa che percepiva nella mente senza averne ancora la prova tangibile.

Nel corso della mattinata la situazione non migliorò mai, la sensazione di dover rimettere anche il pranzo di Natale dell'anno precedente la prendeva con violenza ad ogni odore che sentiva e nel corso del pomeriggio i dolori all'addome erano cambiati, se prima erano un semplice fastidio persistente ora erano piccole fitte che le ricordavano quelle delle mestruazioni.
Era una situazione strana e non sapeva se fosse solo lei che la percepiva così o invece rappresentasse un po' la norma del primo trimestre, Ermal non sapeva che fare né come farla stare meglio, aveva proposto tutto quello che gli veniva in mente e lei disperata prese in mano il telefono.
«Mamma, ascolta un attimo...» con calma le spiegò tutti i suoi sintomi e come si erano evoluti nel corso della giornata, non era di certo un medico ma di figli ne aveva fatti due e avrebbe certamente saputo dirle qualcosa che le mettesse il cuore in pace o darle il giusto consiglio.
«Asia, per non sapere né leggere né scrivere fai così! Vai al pronto soccorso o meglio ancora direttamente alla clinica dove vai di solito e ti fai visitare. Io credo che tu debba stare tranquilla che sono normali delle giornate no e credo che i tuoi dolori siano solo delle piccole contrazioni, soprattutto se mi dici che sono simili ai dolori del ciclo. Ti posso assicurare che quelle vere le riconosci subito! Ma almeno là c'è un medico e ti spiega bene tutto e voi state tranquilli che è la cosa più importante ok?»
«Va bene, grazie mamma! Ora mi ci faccio portare»
«Brava, mi raccomando chiamami e fammi sapere cosa ti dicono!» si salutarono dopo una ventina di minuti, Asia ora aveva il cuore molto più leggero ma chiese al riccio che, con ansia, aveva ascoltato ogni parola di condurla alla clinica privata dove generalmente riceveva il suo ginecologo, lo stesso che avrebbe seguito la gravidanza per intero.

Vennero accettati quasi subito, era quasi l'ora di cena e generalmente quel tipo di cliniche non vengono assediate da centinaia di persone come invece accade al pronto soccorso, il solito medico sorridente li accolse e li condusse in una piccola stanzetta dalle pareti gialle, chiuse la porta ed iniziò a porre domande sempre più specifiche alla bionda mentre Ermal, per non sentirsi inutile, le stringeva la mano.
Lui sapeva che lei aveva paura, paura di vivere la perdita di un figlio ancora una volta ed anche lui aveva tante paure che non riusciva a spiegare.
«Bene! Allora via la maglia e si metta sul lettino che andiamo a vedere cosa combina oggi questo fagiolino!»
«Possiamo fargli sentire anche a lui il cuoricino? Non c'era l'altra volta...»
«Assolutamente! È una delle prime cose che andiamo a sentire per sapere come sta!» annuirono entrambi, dopotutto quel mondo era praticamente nuovo per tutti e due.

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