Capitolo 24

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22 giugno 2020

Il concerto in Arena era ormai archiviato ed il tour di Ermal sarebbe ripreso in pochissimo tempo, aveva giusto un paio di giorni per riprendersi da tutte le emozioni ma comunque dedicati ad interviste di vario genere, ad Asia invece era rimasto solo un unico grande obiettivo.
Tokyo 2020.

Asia era tornata a Milano la sera precedente, doveva prendere alcune cose e sistemarne alcune altre prima di lasciare il capoluogo lombardo in via semidefinitiva.
Un paio di giorni di scarico prima di trasferirsi a Verona ed immergersi completamente nel clima Olimpico per dedicare tutta se stessa alle otto ruote.
Tra una faccenda e l'altra però si trovò a rispondere al campanello per ben due volte quella mattina.

La prima intorno alle 6.30, il suono del campanello infame che la buttò giù dal letto malvolentieri, fu il malvagio richiamo dell'antidoping.
Un funzionario della federazione con gli occhi assonnati di uno che ha iniziato a lavorare troppo presto e che non ha particolare voglia di fare controlli a sorpresa era fuori dalla sua porta.
Lo fece accomodare al tavolo della cucina e lo osservò mentre preparava tutto il materiale sterile per il prelievo, non era la prima volta che riceveva un controllo inatteso ma proprio lo odiava in quel momento. Aveva sognato troppo una bella nottata di sonno ristoratore per essere soddisfatta delle poche ore in cui aveva dormito.
Si girò dall'altra parte mentre questo le bucava il braccio, nonostante fosse tutta tatuata gli aghi le facevano comunque una certa impressione, soprattutto prima della colazione.

Lo salutò con un sorriso più finto di quello di una bambola di pezza e ricordò che dal giorno successivo non sarebbe più stata reperibile a Milano e indicò nuovamente il suo nuovo indirizzo.
Lo aveva comunicato anche in via ufficiale ma aveva talmente tanta paura che le informazioni andassero perse e causassero problemi alla sua partecipazione olimpica che preferì essere ripetitiva.

La seconda volta invece un paio d'ore più tardi fu la chiamata del postino a destarla dalle faccende, scese le scale di corsa ed a piedi nudi, il poveretto teneva tra le mani uno scatolone piuttosto grande ed in precario equilibrio ma soprattutto che lei non ricordava di aver ordinato.
Insieme a quello le passò gentilmente anche un paio di buste, probabilmente delle bollette.

Fece nuovamente le scale di corsa ed appena dentro casa afferrò un paio di forbici per poi fiondarsi sulla scatola. La aprí con curiosità ed entusiasmo e all'interno trovò una cosa meravigliosa.

Tutto il materiale della nazionale Italiana per Tokyo.

La sua parte, il primo vero e palpabile tassello di ciò che l'avrebbe portata ad Oriente.

La divisa Olimpica era tra le sue mani finalmente, dopo averla desiderata per anni ora era sua.
C'erano alcune tute di rappresentanza, delle magliette di diverso colore e tipologia, un body per le premiazioni ed un paio per gli allenamenti, le scarpe da ginnastica, un asciugamano e tantissime altre cose tutte della sua taglia, marchiate Giorgio Armani e con il tricolore con appena sotto alla scritta Italia in oro.
Perse diversi minuti ad osservare ed accarezzare quel tessuto blu.
Era tutto meraviglioso.

Sorrise al pensiero di averla finalmente tra le mani, l'aveva sognata per così tanto tempo che le pareva impossibile che ora fosse arrivata.
La bambina che era in lei, quella che aveva sognato Pechino, poi Londra ed infine Rio stava ballando estasiata.
Ogni atleta sogna e lavora per le Olimpiadi ed ora stavano bussando proprio alla sua porta.
L'impossibile stava per diventare possibile e non sapeva nemmeno lei come era riuscita con quei tre disgraziati a fare tutta quella strada.

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