Capitolo 30

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Luglio 2020

Dopo sette miliardi di ore, finalmente, la voce metallica di una delle hostess di volo annunciò che stavano per atterrare a Tokyo, si levò un urlo di gioia esagerata.
Sul velivolo era presente la nazionale italiana, o meglio, tutti gli atleti azzurri che avevano come punto di ritrovo Milano, quelli in partenza da Roma sarebbero atterrati con poche ore di ritardo rispetto a loro.

L'arrivo in terra nipponica fu caotico, erano tutti straripanti di gioia ed entusiasmo nonostante la stanchezza del viaggio. La maggior parte di loro aveva il telefono in mano e faceva foto e video, Asia sorrideva di fronte alla telecamera di Sguazzy che aveva deciso di trasformarsi in un reporter e filmare ogni istante di quella trasferta.

Tutti gli atleti che dovevano utilizzare uno strumento specifico avevano deciso di portarlo a bordo, loro e tutti gli altri pattinatori avevano i pattini nello zaino, Milena della ritmica si era tenuta stretti gli attrezzi da gara, qualcuno aveva tenuto le scarpe o la racchetta.
Avevano tutti una cosa in comune, un sogno e tutti loro in un modo o nell'altro lo stavano realizzando, per alcuni era la prima volta, per altri una delle tante ma l'emozione olimpica alla fine è sempre la stessa per tutti.
Per Asia che l'aveva rincorsa tutta la vita e per Federica Pellegrini che era quasi sua coetanea ma già stringeva un oro tra i denti e non solo.

Il villaggio olimpico era immenso e in ingresso erano presenti già alcuni giornalisti, tutti in attesa di vedere gli autobus svuotarsi e liberare il fiume di tute azzurre e festanti.
In quel momento nessuno pensava alle competizioni, avevano due giorni di tempo per abituarsi al fuso orario e poi mettere la testa sull'obiettivo.

Con dei messaggi tranquillizzarono tutti quelli che erano rimasti in Italia, purtroppo per loro nessuno dei parenti sarebbe riuscito a volare in oriente per sostenerli, come accadeva spesso erano soli, affidati solo a loro quattro ma dopotutto forse, era meglio così.

Individuarono subito l'area dedicata agli azzurri grazie ai balconi dipinti con il tricolore, loro quattro erano tutti nello stesso appartamento, un salone piuttosto grande a cui era affiancato un piccolo angolo cucina, con due stanze doppie e due bagni.

Era tutto esattamente come lo avevano sognato.

Dopo essersi ripresi con una doccia rigenerante decisero insieme ad altri atleti di andare in esplorazione, al collo il pass con tutte le spille pronte per essere scambiate con gli atleti delle altre delegazioni come da tradizione.

In serata furono chiamati a rilasciare alcune interviste per la TV italiana, una delle paytv più famose aveva già annunciato una serie di interviste a tutti gli atleti e li aveva suddivisi per turni.
Si presentarono in quella che tutti avevano già ribattezzato come zona degli interrogatori con indosso short blu e t-shirt bianca per i ragazzi e canotta per Asia, come sempre era la bionda a parlare in veste di capitano.
Rispose annoiata alle classiche domande di rito
«Beh già domani in giornata andremo al palazzetto a fare un piccolo sopralluogo, sia alla pista della gara che a quella predisposta per gli allenamenti, giusto per respirare un po' di aria giusta!»
«Voi nonostante l'età siete alla vostra prima partecipazione olimpica, come vi sentite?»
«Stiamo bene direi, ci siamo allenati a lungo, ci siamo preparati e in questo momento anche l'ansia è sotto controllo, abbiamo vinto abbastanza per riuscire a gestire bene le situazioni di stress anche se qui è ovviamente tutto amplificato e nessuno di noi è abituato a così tanta visibilità...»
«Girano da giorni diverse voci secondo cui avete cambiato il programma rispetto alle ultime competizioni internazionali è attendibile?»
«Non per intero ma alcune modifiche erano necessarie! Fin dal principio l'obiettivo nostro era quello di un oro olimpico, con il programma precedente non avevamo alcun margine d'errore ed al mondiale abbiamo avuto molta fortuna. In questo mese abbiamo lavorato per incrementare la difficoltà e fare in modo di entrare in pista al meglio e mettere ancora più distanza tra noi e gli altri.»
«Inciderà l'ordine di partenza rispetto al vostro programma o è ininfluente?»
«Beh quello incide sempre ma noi sappiamo già che usciremo tardi. Secondo il regolamento olimpico l'ordine di discesa in pista viene effettuato tramite ranking mondiale e noi occupiamo la prima posizione, quindi con certezza saremo tra gli ultimi cinque a gareggiare, il che è molto buono. C'è però da dire che i primi cinque al mondo saranno nel nostro stesso gruppo quindi per i giudici sarà un bel lavoraccio!»
«Siete molto sicuri di voi ed anche gli unici ad aver dichiarato di volere un oro, come mai?»
Asia sorrise, in parte si aspettava quella domanda e sapeva perfettamente come rispondere, lanciò un'occhiata d'intesa ai suoi compagni e iniziò a parlare
«Non credo che ci sia qualcuno qui che non sogna l'oro, che non sogna di sentire l'inno nazionale risuonare forte nel palazzetto e avvolgersi nel tricolore per farlo vedere al mondo. L'unica differenza tra noi e gli altri è che lo abbiamo detto apertamente di essere qui per vincere!»

Erano sicuri che quelle parole avrebbero generato polemiche sui social network da parte di chi segue lo sport per due settimane ogni quattro anni, ma volevano quello.

Bene o male l'importante è che se ne parli.

Salutarono tutti con un sorriso, ora non avrebbero più dovuto pensare alle telecamere per qualche giorno, almeno fino alle prove ufficiali che sarebbero state il sabato e la domenica.

***

24 luglio 2020
Cerimonia di apertura Tokyo 2020

In Giappone era da poco passata l'ora di cena e tutta la nazionale era stipata negli autobus per raggiungere il Nuovo Stadio Nazionale, luogo in cui si sarebbe tenuta la cerimonia di apertura delle Olimpiadi.

Erano tutti rumorosi, tutti festanti e non vedevano l'ora di entrare nello stadio con la divisa sulla pelle e le piccole bandiere tricolori da sventolare insieme a quella enorme del loro portartabandiera.
Quella notte sentirsi Italiani sarebbe stato più semplice, quella notte non contava tutto quello che non funzionava in Italia ma solo loro, lo sport e quella sensazione di essere parte di qualcosa di più grande, qualcosa per cui valeva la pena lottare.
In quella notte tutti avrebbero capito quanto sarebbe stato bello sentir risuonare tra le vie del Giappone l'inno di Mameli.

Poco prima che l'Italia fosse chiamata a sfilare, nel dietro le quinte gli atleti si caricarono urlando a squarciagola l'inno nazionale ed Asia fece un filmato da inviare a tutti a casa.

Ermal guardò quel video, distogliendo solo per un attimo gli occhi dalla televisione, la sua piccina sorrideva radiosa. Era così bello vederla vivere quel sogno tanto rincorso che si sentí felice e fiero di sé stesso per il semplice fatto di averla al suo fianco.

La sua famiglia aveva organizzato una piccola festa per guardare la cerimonia d'apertura tutti insieme ed a cui parteciparono molte persone del borgo, era la prima volta che qualcuno che avevano visto crescere partecipava ad un evento del genere.

Il lunedì, giorno della gara, il comitato del borgo aveva organizzato un rinfresco per tutti, un'intera sala della circoscrizione con la gara proiettata su una parete.
Un'occasione per tutta la comunità per stringersi forte ad una famiglia che per anni aveva sostenuto la figlia in tutti i modi possibili e per tutti loro che l'avevano vista diventare donna, che l'avevano vista crollare e rialzarsi.
Tutti volevano in un modo o nell'altro essere parte di quella che, indipendentemente dal risultato, sarebbe stata una festa grandiosa.

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