Capitolo 56

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11 febbraio 2020

Il giorno del giudizio, quello tanto atteso aveva avuto inizio. La bionda era sopravvissuta all'intervista del giorno precedente, era riuscita a stare alla larga dalle polemiche ed a rispondere con gentilezza, ovviamente non era andata da sola.
Marco e Drew avevano deciso di accompagnarla e controllarla a vista per darle il sostegno di cui aveva bisogno anche se sarebbe più corretto specificare che era stato Valerio ad obbligarli.

Quel mattino era molto pensierosa, dispersa in qualche meandro della sua mente.
«Amore che succede? Ansia per stasera?» Ermal aprì la porta del bagno e la trovò mentre cercava di infilare le ultime forcine al suo chignon non perfettamente tondo posto al centro della sua testa, ma dopotutto era solo quello delle prove e non era necessario che fosse perfetto.

Indossava una tuta semplice, nera molto aderente che metteva perfettamente in risalto le sue forme appena accennate.
«Un pochino... Non sto benissimo, ho dormito poco e mi fa male la testa»
«Si direi solo ansia!» il riccio emise la sua sentenza ridendo e lasciandole una pacca sul sedere come era solito fare.
«Ermal... C'è una cosa che devi sapere» si girò ed i capelli erano finalmente in ordine ma la sua espressione tradiva tutto quello che stava provando, era moltissime cose tranne che serena.
«Mi dica miss ansia!»
«Dai fai il serio!» Asia diede un buffetto sulla testa ad Ermal uscendo dal bagno.
«Si capo!» non ci riuscì a smettere di fare lo scemo e rise mentre Asia armeggiava alla ricerca di qualcosa nella sua borsa.
Estrasse una scatolina di cartone non troppo grande e con timidezza la mostrò al compagno.
«Che roba è?»
«Leggi no?» Ermal la prese tra le mani e lesse ciò che c'era scritto sopra.
«Un test di gravidanza?» Asia annuì mostrando un sorriso appena percettibile che ne aprì uno immenso sul viso di Ermal.
«L'ho preso lunedì prima di partire, oggi è il quinto giorno di ritardo, pensavo che... Forse...»
«Dici che potresti essere incinta?» lo chiese con lo stesso tono di un bambino che domanda alla mamma se Babbo Natale è arrivato in anticipo, una speranza non troppo convinta, celata dal timore di ciò che era successo qualche mese prima.
«Non lo so... Mi viene sempre regolare e non abbiamo usato precauzioni... Forse...»
«Vuoi che lo facciamo ora?»
Asia scosse la testa «No, dopo l'esibizione... Voglio salire sul palco tranquilla...» Ermal annuì comprensivo e la tirò sopra di sé per baciarla con amore.
Forse si stava ripresentando per loro l'occasione di diventare genitori.

Provò ad approfondire il contatto sfilandole la felpa e rivelando un reggiseno sportivo nero da cui erano ben visibili i capezzoli. Ma in quell'istante la porta della camera si aprí ed entrarono, facendo rumore ed interrompendo un momento di iniziale passione, Marco e Drew.
«Drew porca puttana! La copia della chiave di camera nostra serve solo per le emergenze!» Asia urlò prendendo la maglietta che giaceva sul letto al suo fianco e la lanciò contro quella coppia di disturbatori.
«È ovvio che è un'emergenza!» Marco si erse a difensore di entrambi ma la sua espressione tradiva intenti differenti.
«Sentiamo l'emergenza dai!» Ermal li sfidò mettendosi a sedere in attesa di spiegazioni.
«Stavamo pensando... Secondo voi è meglio se ci mettiamo tutti la camicia bianca con i jeans blu stasera? Tutti uguali insomma o meglio diversi?»
«Montanari cazzo! Meglio se fuggi
Scoppiarono a ridere come una coppia di ragazzini isterici raggiunti subito dai cuscini lanciati dai due che non avevano gradito l'inutile interruzione.
«Eddai! Li farete un'altra volta dei piccoli Meta!» Marco rise continuando a prenderli in giro con poco tatto ma venne fulminato da Asia ed interrotto da Andrea «In realtà credo che li abbiano già fatti!» mostrò ridendo distrattamente la scatolina del test ancora sigillata ed in un attimo scese il gelo.

Avevano toccato un tasto molto dolente per la coppia ma soprattutto per Asia che si alzò dal letto come una furia, era arrabbiata in un modo che nessuno aveva visto mai.
Forse nemmeno Drew.
Strappò il test dalle mani del ragazzo e li spintonò entrambi fuori dalla porta con violenza, non curandosi di far loro del male mentre li strattonava dalla maglietta.

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