Ermal non sapeva cosa fare, mentre con sguardo perso, al buio completo cercava di capire come comportarsi, tentava di comunicare con i tecnici senza far trasparire la disperazione nella voce, fu distratto da un coro di meraviglia, aveva le stesse tonalità di un bambino che apre un regalo la mattina di Santa Lucia, genuino stupore e si girò per capire cosa fosse successo e si stupì perché sullo schermo alle sue spalle era apparsa una foto.
Vide sé stesso con Asia al suo fianco, entrambi tenevano tra i denti la medaglia d'oro che lei aveva vinto al recente campionato Europeo, avevano una faccia distorta in una smorfia buffissima, il volto molto stanco eppure gioioso, quello di Asia era coperto dal trucco pesante che era solita farsi per gareggiare ma le sue occhiaie erano comunque visibili nonostante i diversi strati di prodotti così come quelle violacee di Ermal, al momento della foto però non fregava a nessuno dei due di apparire perfetti né belli perché la felicità era davvero tanta e volevano solo immortalare quell'istante per sempre.
A vedere quella foto, a distanza di quasi due mesi, da quella prospettiva in effetti sembravano davvero bellissimi e innamorati, lui sorrise orgoglioso per poi concentrarsi sulla frase scritta sotto, in corsivo nero su un riquadro giallastro a forma di pergamena"Mi hai chiamata amore in una lingua straniera
E io ti ho capito
Perché
Non mi serve traduzione"Arrivato in fondo a quelle poche parole che, anche se lievemente modificate, riconobbe come sue.
Un attimo dopo una voce risuonò forte e chiara sopra Verona, una voce che Ermal conosceva davvero bene, la foto scomparve lasciando nuovamente un muro nero ed un cantante spaesato.
Ermal non capiva cosa stava accadendo intorno a lui, il guasto, la foto ed ora quella voce...Questo vecchio cortile che
Ha un cancello sbiadito
Una scritta sul muro
Che mi ricorda qualcosa
Una strada che porta
Alla mia vecchia scuola
Una moto che passa
Come un pensiero di frettaErmal si girò perché il brusio alle sue spalle era tornato fortissimo e voleva capire da dove provenisse la voce di Asia che recitava le parole di una delle sue canzoni, una di quelle che lui riteneva più importanti "A parte te".
Ciò che vide quando riportò lo sguardo sulla platea lo lasciò senza fiato, senza parole e gli spalancò il cuore con la stessa violenza che ha il sole quando entra dalle finestre al mattino.
Laggiù in fondo al corridoio centrale della platea, sul tappeto rosso ed illuminata da un occhio di bue puntato su di lei c'era Asia.
Capelli biondi, liberi, cadevano un po' su una spalla ed un po' sulla schiena come una cascata dorata, non erano perfettamente lisci ma erano semplicemente perfetti ad incorniciarle il viso.
Indossava un abito color turchese, lo stesso colore del mare là dove è più limpido, gli ricordava la sua Puglia, semplice, morbidissimo con la gonna corta sul davanti e più lunga e decisamente svolazzante dietro, il corpetto aderente e senza spalline a risaltare un seno poco prominente. Avanzava lenta e pareva quasi scalza, in realtà ai piedi aveva un paio di sandali infradito composti da sottilissime catenine di brillantini argentati.
Erano visibili anche parecchi dei suoi tatuaggi , quelli sulle gambe e sui polsi, immaginò quelli sulla schiena, che erano quasi completamente ricoperti dai capelli, era un meraviglioso gioco di contrasti quel nero che si stagliava sulla sua pelle chiara e solo leggermente scurita dal primo sole di giugno.
Tra le mani, le cui unghie erano laccate con la solita riga bianca, aveva un microfono e lo teneva strettissimo, le nocche quasi bianche, la voce che tremava leggermente, l'emozione era palpabile e sul viso aveva un trucco leggero, così leggero che aveva quasi le sembianze di un angelo, le labbra messe in risalto da un lucidalabbra con una leggerissima sfumatura di rosa perlato.

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Fairy dust
Fanfic***Sequel di Unexpected*** Più che la storia voglio raccontare la foto di copertina. È un'immagine ambigua, un po' come la fine del primo racconto. Questa foto può essere un tramonto ma per le anime ottimiste è un'alba, un nuovo inizio. C'è il mare...