Cap. 75

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E: "benvenuta nella mia umile dimora, tanto piccola quanto accogliente!"
Mi fa l'occhiolino per poi afferrarmi il cappotto e sistemarlo accuratamente nell'appendiabiti.
Do un'occhiata in giro e devo dire che è davvero accogliente, l'arredamento è moderno ma con un tocco vintage, le pareti sono bianche ma riempite da quadri che emanano un senso di tranquillità e beatitudine.
Il salotto e la cucina sono collegati e nel primo prende posto un enorme divano in pelle nera, ricoperto da una morbida coperta dai caratteri orientali.
I mobili della cucina sono bianchi e un lungo bancone in legno scuro funge anche da tavolo.
Io: "è molto bella"
E: "ti ringrazio anche se devo ammettere che qui c'è stato il tocco prezioso di mia sorella mentre i quadri sono opera di mio fratello"
Annuisco sapendo già dell'esistenza della sorella e della passione del fratello per l'arte.
E: "comunque ti ho mentito.. cioè in parte perché è vero che mangeremo pizza ma l'ho fatta io"
Mi porto una mano al petto con fare tragico
Io: "cosa?? Tu hai osato mentirmi??"
E: "mi dispiace"
Scoppia a ridere mentre si passa distrattamente una mano tra i ricci, quei maledetti ricci che tanto sogno di toccare, di passarci le dita in mezzo e magari giocarci mentre guardo la tv.
E: "vieni, ti mostro il resto della casa"
Mi afferra la mano e mi conduce verso un piccolo corridoio sul quale si aprono alcune stanze, ovvero il bagno, un piccolo ripostiglio e la camera da letto.
E: "sì non è molto grande, però per una persona ci sta"
Io: "è bellissima Ermal!"
Gli appoggio una mano sulla spalla ma la distanza tra noi è troppo poca e così decido di tornare in cucina.
Io: "allora questa pizza?"
E: "certo"
Mi serve mezza pizza su un piatto mentre l'altra metà è sul suo.
E: "buon appetito"
Iniziamo a mangiare in silenzio, come se improvvisamente nessuno dei due sapesse parlare, si sente solo il rumore delle forchette contro i piatti.
Dopo un tempo che mi sembra interminabile, Ermal decide di parlare
E: "allora.. come sta Wendy?"
Io: "bene dai.. gli manca il papà ma è normale"
E così inizio a raccontargli tutta la storia e lui, in silenzio, mi ascolta, ogni tanto sospira in segno di dissenso oppure sbotta arrabbiato.. arrabbiato perché un padre non deve comportarsi così e lui sa cosa significa non crescere con una figura maschile.
E: "Niccolò dovrebbe vergognarsi di quello che ha fatto! Non tanto per aver nascosto l'esistenza tua e di Wendy ai suoi, ma sopratutto per non averne parlato con te"
Io: "lo so.. però è andata così.. l'unica cosa che so è che gliela devo far pagare! Troppe volte ha avuto il mio perdono.. e sai qual è la cosa buffa? Che mezz'ora prima mi aveva chiesto di sposarlo!!"
E: "io non so che dire.. sono schifato.."
Alzo le spalle e metto in bocca l'ultimo boccone
Io: "per fortuna che ho mia mamma qui a Roma"
E: "beh se hai bisogno di compagnia, io ci sono"
Si passa una mano tra i capelli e questo mi fa troppa tenerezza, tanto che mi alzo e lo abbraccio.
Io: "grazie mille Ermal"
Si alza anche lui e ci sediamo sul divano.
E: "ora basta parlare di cose tristi! Che vuoi fare?"
Io: "mmm.. film?"
E: "andata!"
Dopo una lunga discussione, decidiamo di guardare "Quo vado?"
di Checco Zalone.
Ridiamo per tutto il tempo e improvvisamente lo sento più vicino,
appoggia il braccio attorno alle mie spalle e mi stringe a sé.
In tutto ciò io rimango ferma, come paralizzata; dopotutto, oltre a Niccolò, nessuno si era più avvicinato a me e sentire un altro uomo così vicino mi faceva strano.
Io: "posso usare il bagno?"
E: "certo"
Mi alzo liberandomi da quella stretta che mi ricorda un po' la stretta che il serpente a sonagli fa sulla preda.
Ci mancherebbe che Ermal mi facesse diventare una preda, ma meglio non rischiare.
Appena chiudo la porta del bagno sento il mio cellulare che inizia a suonare e così torno in salotto.
E: "il cellulare"
Annuisco mentre cerco l'aggeggio nella borsa e appena leggo il nome sento un tuffo al cuore, ma quando ricordo com'è il mio attuale sentimento verso questa persona, torna la mia espressione seria.
Io: "dimmi"
N: "Kris.. non pensavo avessi risposto.."
Sento che la sua voce è strana e sicuramente è ubriaco
Io: "che vuoi?"
N: "vorrei vederti.."
Io: "sei ubriaco?"
N: "e se fosse? Ti interessa qualcosa di me?"
Sospiro ma mi rifiuto di cedere alle sue domande provocanti che mi fanno stare solo e continuamente male.
Io: "ti saluto"
N: "no aspetta! Vieni a casa, ti prego Kris mi serve il tuo aiuto!"
Alzo lo sguardo e scopro che Ermal tiene gli occhi fissi su di me.
Io: "arrivo"
Attacco e mi congedo velocemente ma il riccio non sembra volermi lasciare andare via.
E: "perché non stai un altro po'?"
Si avvicina e posa le mani suoi miei fianchi
Io: "devo andare.."
E: "ma hai detto che gliela avresti fatta pagare e invece appena ti chiama tu corri da lui"
Mi guarda schifato ma non ho tempo per preoccuparmi del suo pensiero su di me, l'unica cosa che voglio è sapere cosa vuole Niccolò.
Io: "mi accompagni a casa?"
E: "certo"
Saliamo in macchina e in silenzio ci dirigiamo verso la casa di mia madre.
Io: "grazie di tutto Ermal"
E: "certo certo.."
Io: "senti mi dispiace, ma cosa ti aspettavi? Che io cadessi tra le tue braccia? Scusa ma non sono quel tipo di persona"
Scendo senza salutarlo, salgo nella mia macchina e vado dritta verso la casa di Niccolò.

Io: "che vuoi?"
Rimango in piedi davanti a lui, le braccia incrociate e lo sguardo più serio e arrabbiato possibile.
N: "non pensavo saresti venuta.."
Ha gli occhi rossi e le pupille dilatate, segno che ha fumato dell'erba, e poi puzza da alcool.
Io: "senti, o mi dici quello che vuoi o vado a casa!"
N: "sei già a casa.."
Stringo i denti e il mio sguardo si fa ancora più duro
Io: "ciao Niccolò"
Mi giro verso la porta ma mi blocca afferrandomi il polso
N: "aspetta Kristal.."
Si pianta davanti a me e con un gesto veloce e inaspettato mi butta sul divano e mi bacia.
Io: "Niccolò sei ubriaco!"
N: "sì ed è colpa tua se sono ridotto ad una merda!"
Io: "colpa mia dici? Sei tu che hai fatto tutto sto casino! Tua e di nessun altro!"
N: "sono un coglione ma ti amo ed è l'unica cosa che so"
Mi bacia un'altra volta e lentamente infila le mani sotto il mio maglioncino ma non voglio, non può cavarsela con un paio di baci.
Io: "smettila Niccolò! Cosa credi? Che il sesso possa aggiustare tutto? Niccolò io sto male! Tu ti sei vergognato di me e di tua figlia! Sangue del tuo sangue! E ora scusami ma me ne vado!"
Lo spingo via e senza aggiungere altro me ne vado.
Perché gli uomini devono essere così coglioni?
Torno a casa, da mia madre e da mia figlia.

- hey! Scusate per il ritardo, questo capitolo ce l'avevo in bozza da un po' ma non ho mai avuto tempo per continuarlo e terminarlo.
Spero vi piaccia e niente, lasciate una stella, ciao! -

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