Pozioni e Pazzie

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Era passata una settimana, e James era fiero di sé.
La domenica mattina dopo la luna piena, i ragazzi si erano ritrasformati nella Stamberga, avevano coccolato un po' il loro lupo, l'avevano tranquillizzato come al solito, e poi erano andati a far colazione. Era molto presto, le sei del mattino, e in Sala Grande non c'erano nemmeno gli insegnanti, così ognuno aveva aggiornato gli altri con ciò che era capitato durante la serata. Tra le risate, il terrore per il racconto dei fantasmi e la sorpresa generale, James si era reso conto di essere ancora in pigiama, ma senza mantello. Aveva realizzato che l'aveva dimenticato sulle spalle di Lily e che la ragazza ora aveva qualcosa di suo. Aveva passato il resto della giornata a sorridere stupidamente e Sirius l'aveva apostrofato in modi davvero poco carini. Per i successivi tre giorni aveva evitato Lily Evans, voleva che quell'obbligatoria occasione per parlarle fosse perfetta. Voleva chiederle di andare con lui al ballo. Da quel punto di vista la settimana era andata malissimo, Lily l'aveva raggiunto il giovedì dopo Trasfigurazione, l'aveva ringraziato per il mantello e glielo aveva reso. James era rimasto talmente rapito a guardarla mentre se ne andava per il corridoio, lo stesso del disastroso pattugliamento, chiedendosi come facesse lei a essere sempre così bella, a suo agio e come avesse nascosto così bene la sua paura dei fantasmi, che aveva investito in pieno un gruppetto di giovani Tassorosso. Peter e Remus, che avevano assistito alla scena, l'avevano raccontata a Sirius con una dovizia di particolari tale che pure James, nell'imbarazzo totale, era morto dal ridere. Sì, erano i migliori amici al mondo.
Fra le altre cose, James si era reso conto che Remus non stava bene. O almeno, peggio del solito. La settimana dopo la luna piena era sempre dura, e i tre ragazzi si tenevano sempre barrette di cioccolato a volontà nelle tasche dei mantelli (e questo, d'estate, era un vero problema) per il loro gracile amico, ma quella volta era stata pure peggio. Remus si isolava, anche da loro, a leggere in biblioteca, o spariva per riemergere dopo ore. Col tempo avevano imparato che la cosa migliore era lasciarlo in pace, ma gli tennero, comunque, un occhio addosso, nel caso avesse avuto bisogno di sfogarsi. Ma il loro Remus odiava parlare dei suoi sentimenti o di come stava, era molto più bravo ad ascoltare. E proprio parlando con James, Remus aveva avuto l'idea del secolo: "Perché non fai il progetto di pozioni con Lily?".
Tutto il sesto anno iscritto a Pozioni avrebbe dovuto svolgere dei lavori a coppie, anche se il voto era singolo e dipendeva dall'impegno personale. Ai Malandrini era stato, ormai da tempo, proibito di scegliersi a vicenda nei lavori di gruppo. Era capitato troppe volte che James e Sirius facessero esplodere cose nelle ore di Incantesimi. Una volta Remus e Peter avevano rischiato casualmente di versare un intero calderone di Pozione Restringente su dei Serpeverde che, come al solito, insultava Sirius. Una volta Remus e Sirius avevano nascosto tutti i vasi di Mandragore della scuola, erano incaricati di pulire le serre, e li avevano sostituiti con degli ologrammi. Avrebbero ricordato per sempre la scena della professoressa Sprout, insegnante di Erbologia e direttrice di Tassorosso, quando si era appoggiata proprio a uno dei vasi inesistenti ed era caduta nella pianta. Si erano beccati tutti e quattro un mese di punizione. Erano solo al secondo anno, ma i professori ormai sapevano che dietro a quelle marachelle c'erano loro, geniali, quanto sprecati in scherzi e burle.
Così, avrebbero dovuto avere altri compagni per quel lavoro, e le coppie sarebbero state decise durante la doppia ora al pomeriggio del venerdì. Remus era già d'accordo con Marlene, una ragazza timida come lui, che aveva conosciuto l'anno precedente durante le vacanze estive. Erano diventati vicini di casa, dopo l'ultimo trasloco del ragazzo, e lei gli assomigliava tanto che poteva benissimo essere il suo alter ego femminile, ma con meno sarcasmo e più amiche, tra le quali figurava anche la cara Lily. Non avevano un'amicizia stretta come quella dei Malandrini, ma almeno Remus ora aveva sempre qualcuno con cui svolgere i lavori a coppie. Peter si era già messo d'accordo con un Tassorosso del loro anno. Sirius sarebbe stato di sicuro con Dorcas Meadowes, anche lei del loro anno. Erano usciti insieme per due settimane l'anno prima, poi lei l'aveva mollato. Sirius non era innamorato, e forse era una persona tanto particolare che non avrebbe mai potuto innamorarsi di qualcuno, e non l'aveva presa male. Erano rimasti amici e lui contava su di lei per conoscere le ultime "news" dal club dei Serpeverde. La sorella di Marlene era una Serpeverde e Sirius chiedeva sempre alle ragazze notizie su suo fratello o sui Mangiamorte, un gruppetto che non piaceva a nessuno (nemmeno al resto della loro casata) che era rinomato per il particolare interessamento alle Arti Oscure. Nelle loro file figuravano Bellatrix e Narcissa Black (le cugine di Sirius), Avery, Nott, Lucius Malfoy, lo stesso Regulus (ma Sirius era più che convinto che il suo caro fratellino fosse stato obbligato) e...Severus Piton. James non sopportava quel ragazzino unticcio e allampanato, tutto occhi neri senza fondo, capelli sporchi e naso aquilino, fino dal loro primo incontro, sull'Hogwarts Express. Certo, ora si rendeva conto di aver esagerato un po', almeno all'inizio. Sentiva un rimorso pungente per le sue prime azioni ai danni del ragazzo. Ma, poi, quello aveva risposto coi piedi di piombo, usando un incantesimo scudo talmente complesso e potente che neppure quelli dell'ultimo anno conoscevano, per poi attaccare con un serpensortia che aveva steso James per due settimane. Pure per la fantastica infermiera scolastica, madame Pomfrey, era stato difficile curare il morso del cobra velenoso. Da allora era stata una guerra senza esclusione di colpi. James non era bravo a perdonare, o almeno, a perdonare sulla fiducia cieca qualcuno che l'aveva pugnalato tanto forte, aveva ancora i segni del morso su un braccio e, ormai, stava sviluppando una vera e propria fobia per i serpenti. Aveva sbagliato con Severus Piton fin dall'inizio, ne era più che consapevole e provava una vergogna bruciante, annientante, tutte le volte che ripensava alle sue prime azioni, o al sé stesso dell'anno prima. Era felice di poter dimostrare di essere diverso, finalmente si sentiva, davvero, a suo agio.
E così era arrivato venerdì, e James era già nel panico più totale. Certo, era una genialata fare coppia con Evans a Pozioni, anche perché lei era la più abile della scuola, seconda solo a Piton, e a Lumacorno stesso. Aveva passato tutta la mattina a pensare e ripensare a cosa dirle, senza essere arrivato a un dunque. Aveva strutturato un piano di tre mesi per invitare Lily a quel maledettissimo ballo, ma, a parte la prima sera e la notte dei fantasmi, non era mai riuscito a essere abbastanza vicino a Lily da realizzare tutte le fasi (dalla conoscenza, all'amicizia a chiederle di uscire senza fare più il cretino, come l'anno passato, ma impressionandola facendole vedere chi era davvero). Aveva già preso due richiami per essere stato beccato distratto durante Erbologia, ed era quasi andato a Pozioni senza pranzo. Ci era voluta tutta la capacità di Remus e gli obblighi di Sirius per fargli buttare giù almeno uno o due bocconi e poi... erano in ritardo. Ora i quattro ragazzi stavano correndo nei sotterranei, sperando vivamente che la lezione non fosse già iniziata.
"James la prossima volta digiuni" Ansimò Sirius, correndo giù per le scale. Era in testa, era sempre stato il più veloce.
"Concordo" Gli urlò Remus dall'inizio della stretta scaletta che portava ai sotterranei, stava aspettando Peter. James trattenne Sirius. Erano in ritardo, ma almeno sarebbero entrati tutti assieme. In un'altra volata percorsero il sotterraneo e si fiondarono in classe.
"Ci scusi, Professore, noi..." Iniziò Peter, sbuffando come una locomotiva.
"...è tutta colpa di Potter..." Precisò Sirius.
"Ah, grazie eh..."  Fece per rispondere James.
"Siamo desolati" Tagliò corto Remus.
Lumacorno era noto per essere davvero comprensivo con gli studenti più bravi. Sirius rientrava nel gruppo che il Professore adorava e il padre di James era un pozionista molto abile (aveva fatto fortuna con una lozione per capelli), quindi il ragazzo ne faceva parte di diritto. Peter era sempre una frana, ma in Pozioni se la cavava abbastanza, pur non rientrando nel club, e Remus era bravo nella parte teorica, ma non raggiungeva il livello richiesto per essere nelle grazie del professore (bisognava avere istinto e prendere sempre Eccezionale). Lumacorno, però, era abilissimo nel riconoscere le teste buone, quelli che potevano dare frutti e gli studenti brillanti, anche in altre materie, quindi i Malandrini gli stavano particolarmente a cuore (declamava spesso quanto gli dispiacesse non aver avuto tutti i Black in Serpeverde, o come James non si applicasse sempre come avrebbe dovuto; dava piccoli aiutini a Peter ed era sempre comprensivo con Remus, tutti i direttori di case sapevano del suo piccolo problema con la luna piena). Aveva persino creato un élite, il Lumaclub, in cui figuravano solo i suoi studenti più brillanti, come Sirius, James, Severus Piton (che era sempre una spanna aventi agli altri), Lily e un'altra decina di studenti dal quinto al settimo anno. Il Lumaclub organizzava spesso piccole cene (che Sirius evitava come la peste e a cui James andava solo e soltanto se era sicuro di trovarci anche Lily). Perfino il Ballo d'Inverno, assoluta novità di quell'anno, era nato proprio perché Lily, su richiesta delle sue amiche che non potevano partecipare agli eventi, aveva implorato il professore di estenderne uno a tutti gli studenti più grandi ("Dopotutto, siamo quasi in guerra, dovremmo vivere da adolescenti come possiamo, non crede professore?!"). James era rimasto stralunato per due giorni, Lily era davvero una forza della natura quando si impegnava per coloro a cui voleva bene, e lui avrebbe desiderato tantissimo far parte di quel gruppo ristretto.
"Ah-ahhh, non avevamo ancora iniziato, stavamo creando le coppie per il lavoro e voi quattro sareste stati solo tra i piedi. Non mi guardi così, signor Black, sono sicuro che avrà altre occasioni di battersi per l'ingiustizia di non poter stare coi suoi amici" Disse Lumacorno accondiscendente. James tirò un sospiro di sollievo, l'avevano preso di buon umore. "Bene, la signorina McKinnon mi ha già avvertito che siete d'accordo con alcuni studenti, sedetevi pure e...Si, signor Potter?" chiese il professore, vedendo che James non si stava sedendo come gli altri tre.
"Ecco...vede...non ero ancora d'accordo con nessuno e pensavo..." balbettò James, maledicendosi internamente.
"Oh bene, vede signorina Evans, l'avevo detto che sicuramente anche qualcun altro sarebbe stato spaiato, si sieda vicino a lei, signor Potter" Esclamò il professore, con un lampo di... compiacimento?! negli occhi. Ma James era troppo stupito per accorgersene: possibile che, per una volta, la sorte fosse dalla sua parte? Possibile che il caso l'avesse legato a Lily? Aveva, probabilmente, esaurito la sua dose di fortuna per quell'anno. Lily era seduta al banco, concentrata a leggere sul libro, con i capelli che le scendevano di lato, sulle spalle e le coprivano il volto, come una cascata di rose e... Dio, si era rincoglionito del tutto. Si avvicinò al banco quasi barcollando, obbligandosi a non guardarla, perché se no il suo cervello avrebbe rischiato davvero di tramutarsi in melassa. Sperava di riuscire a nasconderle il tremito delle sue mani e riusciva a sentire delle farfalle nel suo stomaco che stavano per prendere il volo. James si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro. A quel punto, Lily sussultò, e James iniziò a temere che, forse, per lei non fosse stata una sorpresa poi così gradita. Durante il turno di guardia non gli era sembrato che lo odiasse ancora, ma, dopotutto, lui che ne sapeva. Il filone dei suoi pensieri, che ora rischiava seriamente di trascinarlo in un pozzo di paura, fu brutalmente interrotto dal professore.
"Bene, bene, ragazzi. Ho organizzato un attività piuttosto particolare. Sarà una sfida della durata di tre mesetti e la dovrete svolgere SEMPRE a coppie, voglio vedervi migliorare e lavorare di squadra. Un buon pozionista è colui che sa accettare di aver bisogno di opinioni e riscontri sulle sue piccole opere, e lavorare in coppie farà bene anche al legame tra voi studenti, di questi tempi..." e qui il professore fece una pausa, come ripensando a un ricordo doloroso "...ah, ehm, di questi tempi è meglio avere amici fidati. Allora, la consegna è molto semplice, il lavoro da fare no. Vi darò una pozione ogni tre settimane, durante le quali dovrete svolgere più lavori." E iniziò a scrivere alla lavagna le consegne. Si prospettava un lavoro lungo, ma interessante. "1. Descrivere la pozione DALL'ESTERNO
2. Riconoscerla e farci su una piccola ricerca (quando è stata scoperta, da chi, usi, legalità, aspetti, processo di preparazione, effetti positivi e collaterali)
3. Ricreare la pozione
4. Usarla in modo non nocivo. Vi darò anche pozioni piuttosto pericolose, quindi dovrete prestare moltissima attenzione, al minimo errore in quest'ultima parte (che è facoltativa, ma se svolta bene può portare a un Eccezionale) sarete espulsi" A questa affermazione la classe iniziò a borbottare, c'era già chi voleva essere esonerato. Era un aspetto interessante, pensò James. Come potevano usare una pozione, anche pericolosa, senza farsi espellere? Dovevano dimostrare ingegno, responsabilità e un pizzico di coraggio, qualità che James adorava e che lo affascinavano. Poi serviva fantasia, bravura e, con Lily, sì, avrebbe avuto delle buone possibilità di successo.
"Silenzio, silenzio, niente paura, non vedremo persone avvelenate o peggio. Il periodo è di tre settimane perché durante i primi dieci giorni dovrete svolgere le prime due tracce e consegnarmele. Durante la prima lezione allo scadere dei 10 giorni vi sarà chiesto di preparare la pozione, sotto la mia supervisione, quindi tutti i prodotti inaccettabili saranno scartati e solo i gruppi più bravi potranno passare alla quarta traccia. Prima di lasciarvi usare la pozione dovrò ricevere un tema di 1,5 metri su come sarà usata, tutti gli effetti, eccetera. Se troverò soddisfacente quest'ultima parte avrete la pozione a disposizione, ma rimarrete controllati. E al minimo passo falso ci sarà l'Hogwarts Express ad attendervi. E forse persino un piccolo soggiorno ad Azkaban, quindi, valutate sempre bene cosa fare. Allora tutti pronti?" Concluse il professore. James si girò per incrociare lo sguardo di Sirius, due file più indietro, era un peccato che non potessero essere insieme, chissà cosa avrebbero potuto fare. Girandosi si soffermò su Remus, che, invece esprimeva tutta la gioia di non doversi ritrovare a bloccare i suoi amici. Ok, era un bene che fosse con Lily, lei non si sarebbe lasciata espellere di certo, quindi nemmeno lui avrebbe rischiato.
La classe, che nel frattempo si era riempita nuovamente di chiacchiericci, si azzittì e il professore fece apparire una boccetta su ogni banco. Erano fialette di cristallo che contenevano una foglia verde andata a male, un filamento finissimo che si poteva vedere solo sotto una certa luce, del liquido schiumoso e schifoso appiccicato alla foglia e una piccolissima dose di un liquido rosso sangue sul fondo. James si girò così di scatto da far cadere la sedia, Sirius si era alzato in piedi e Peter li guardava scioccato. Lily accennò una risatina, mentre James si rialzava, maledicendosi per la sua fretta. I tre si guardarono negli occhi l'un l'altro. Non era la prima volta che vedevano una pozione del genere. Sirius sorrise rischiando di far scoppiare James a ridere e Peter li guardò sollevato. Non potevano rivelare il loro segreto, ma almeno potevano ricevere un buon voto in Pozioni. James si stava già scervellando su ciò che avrebbero potuto fare per la componente pratica. Non credeva di essere mai stato così felice di vedere una pozione, e ci avrebbe perfino fatto buona figura con Lily. Quella boccetta conteneva l'estratto della pozione per diventare Animagus, e con la loro esperienza diretta, i tre sarebbero stati fenomenali.
"Ma che avete sempre voi quattro?" chiese Lily, ridacchiando ancora per la scena.
"Ah lunga storia, ti annoieresti, allora Evans, che ti dice questa pozione?" Chiese James, sedendosi e guardandola. Lily mormorò qualcosa. Era così calma quando si concentrava. Si mordeva sempre il labbro inferiore e iniziava a giocherellare con i suoi capelli, che, finalmente, non la nascondevano più. Il cuore di James saltò un battito. Voleva avvicinarsi, farla girare, prenderla in braccio e baciarla e... ah, era spettacolare, gli occhi verdi che saettavano guardando la boccetta. È proprio vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, pensò James, guardando come tutta l'intelligenza, la fantasia e le idee di Lily si accavallavano nei suoi occhi, le sfumature verde scuro ai lati e, oh se solo si fosse girata, lui avrebbe potuto guardarla, guardarla davvero e perdersi in quel verde speranza, di cui tutti avevano tanto bisogno.
"Non... io... ma che senso avrebbe?" sussurrò lei, stupita.
"È la tattica del "parlo piano perché così gli altri gruppi non capiscono"? Mi sembra eccessiva perché non sto capendo nemmeno io." Disse lui sarcastico.
"Ahh, sta zitto" Rispose lei.
"Ragazzi, se non volete rimanere qui, che siete troppo vicini agli altri, potete andare in biblioteca o fuori, solo la boccetta deve rimanere nel castello e non può essere aperta. Ah, quasi dimenticavo, il gruppo più veloce nelle tre sfide vincerà un premio." Concluse il professore.
Gli studenti iniziarono ad alzarsi e disperdersi, ma James e Lily non si mossero. Incredibilmente erano riusciti a intendersi con uno sguardo, se se ne fossero andati tutti, loro avrebbero potuto stare in pace nella classe di pozioni, con tutti gli ingredienti e i libri sull'argomento a portata di mano. E così iniziarono a lavorare.
***
Tre ore dopo, Lily stava uscendo per fare la sua solita passeggiata. Alle sei di pomeriggio andava sempre a fare un giro nel prato, con la pioggia e con il sole. La natura la calmava dopo le lunghe giornate e la aiutava a riflettere. C'erano giorni in cui era piena di compiti e cose da fare e si prendeva solo 10 minuti di pausa fuori, e c'erano giorni, come quello, in cui avrebbe avuto bisogno di un'oretta buona nel parco per assemblare i suoi pensieri. Era caduta dalle nuvole quando Lumacorno le aveva detto che sarebbe stata in gruppo con James, ma poi si era resa conto che non avrebbe dovuto stupirsi, e aveva rivolto un grazie silenzioso al suo professore. Due settimane prima, infatti, aveva aiutato una sua amica a rimettersi dopo una brutta infezione, si era ferita con un asticello a cura delle creature magiche e la ferita era sporca e piena di terra. Erano sgattaiolate nell'ufficio di Lumacorno e Lily le aveva preparato in fretta e furia un antidoto, se la linfa degli asticelli fosse entrata sottopelle, avrebbe potuto rischiare di perdere un dito. Le due avevano iniziato a chiacchierare e Lily si era lasciata sfuggire che le sarebbe proprio piaciuto scoprire se James fosse bravo in Pozioni come Lumacorno declamava. In quel momento il professore era entrato nello studio, si era complimentato con Lily per l'antidoto perfettamente riuscito, e aveva chiuso un occhio sul fatto che non erano andate in infermeria (Sirius era ricoverato per via di un incantesimo Mucovolante beccato corridoio e tutte le ragazze gli andavano dietro, nessuna avrebbe voluto umiliarsi ad andare in infermeria con gli occhi vigili e svegli del ragazzo addosso. Almeno, tutte tranne Lily). Probabilmente le aveva sentite.
Durante tutto il progetto di Pozioni, James l'aveva fatta letteralmente morire dal ridere e si era dimostrato geniale. Lei aveva una mezza idea che il miscuglio fosse parte del processo per diventare Animagus, e lui l'aveva confermata, dimostrandosi particolarmente preparato sull'argomento. Lui era adorabile, si era infervorato tanto, parlando, che gli erano volati in terra gli occhiali. Lily non riusciva a non sorridere ripensando alla scena ("SANTI NUMI DEL CIELO" Avevano avuto la ridarella per la successiva mezz'ora). E poi, era stato piacevole scoprire che con lui poteva parlare, dire le sue idee e non sentirsi giudicata. James sapeva ascoltare. Ma non sono nel senso di "capire ciò che stavi dicendo", James sapeva guardare negli occhi, annuire a tempo, concentrarsi, dare risposte costruttive, sentire davvero, con puro interesse, ribattere e criticare senza risultare aggressivo e concordare facendo sentire colui che parlava come il centro del mondo. E a Lily non era mai successo prima che a qualcuno importasse davvero così tanto delle sue parole. In più, avevano già finito il primo e il secondo punto. Era davvero un processo complicato e Lily non capiva come potevano farlo in classe, non era mica da tutti e non tutti desideravano essere animagus. Era stato un pomeriggio bello, pieno e confuso, perché ora non poteva che sorridere se pensava a James, che era così capace di essere gentile, Dio, se solo l'avesse dimostrato prima. E con quest'ultimo pensiero, Lily si rincamminò dentro, ormai era dicembre, faceva davvero freddo e non vedeva l'ora di cenare.
***
Nel dormitorio maschile del sesto anno, nel frattempo, era scoppiato un finimondo. James era piombato nella stanza più o meno due ore prima e si era lasciato cadere sul letto, declamando che Lily era l'essere vivente più bello e intelligente mai esistito. Al che Sirius gli aveva lanciato un cuscino e aveva iniziato a insultarlo, perché era noto a tutti che l'essere vivente più bello al mondo era lui, Sirius Orion Black. Remus aveva concordato, complimentandosi per non aver aggiunto intelligente, essendo che, in quel caso, sarebbe stato l'ultimo in classifica. Sirius gli aveva lanciato un cuscino, ma l'aveva mancato e Peter era stato colpito in faccia. Il ragazzino aveva risposto facendo volare un libro di Remus addosso a Sirius, mentre James si rotolava sul letto dalle risate. La reazione di Remus era stata fulminea, Peter si era ritrovato a testa in giù, volando a 15 centimetri dal pavimento, e si erano dovuti sorbire 10 minuti di discorsi su come i libri fossero sacri. Sirius aveva concordato, dicendo anche che la rabbia divina del sacrissimo e antichissimo lupo mannaro non si sarebbe mai più placata e che Peter avrebbe passato l'eternità a sfuggirgli. Remus gli aveva lasciato ricadere Peter addosso, i due erano caduti sul comodino di James, dove si trovava una boccetta d'inchiostro, che era prontamente esplosa. James era caduto dal letto dalle risate. Poi i quattro si erano guardati a vicenda negli occhi per un unico istante e dopo era scoppiato il finimondo. Per i ragazzi, un qualsiasi momento era perfetto per distruggere la camerata, in quelle che loro chiamavano "battaglie coi cuscini". Solitamente i cuscini erano l'ultimo strumento da utilizzare, prima venivano incantesimi, libri (urla di Remus e, occasionalmente James), letti, vestiti, borse, comodini volanti e volumi di scuola. Poi sembrava che nella stanza fosse passato un esercito di snasi, ma i Malandrini erano contenti così. E poi, per loro fortuna, Peter era un asso negli incantesimi di pulizia e James aveva sempre un nuovo trucco a portata di mano per rimediare a macchie, lividi, finestre rotte e, più o meno, qualsiasi cosa. Dopo mezz'ora di oggetti volanti, urla e risate, si erano lasciati cadere per terra, Peter sul suo letto, James accanto a Remus, di fianco alla stufa, e Sirius, trasformato in un grosso cane nero, accoccolato con la testa sulle gambe di Lupin.
"Certo che, Felpato, sei molto meglio come cane, quanti a favore di un cambiamento permanente?" scherzò James, grattandolo dietro a un orecchio. Sirius fece uno scatto come per morderlo, scodinzolando furiosamente. Si fermò a mezz'aria, con la testa ritta, come se avesse fiutato qualcosa e poi iniziò a leccare furiosamente la faccia di Remus.
"Black-ti-odio-smettila-BASTA-NO-tiprego" balbettò quest'ultimo tra le risate.
Poi Sirius si spostò in mezzo alla stanza e si ritrasformò: "Gente, mi duole annunciarvi che abbiamo perso la cena"
"stai scherzand... Oh sono le nove, e c'è il coprifuoco. Rischiamo troppo ad andare in cucina?" Chiese James
"E da quando ti preroccupi del coprifuoco?" Domandò Sirius tagliente.
"Dai Felpato, sai che è meglio non..." Iniziò a spiegare Remus.
"Sei diventato codardo all'improvviso?" disse Sirius sarcastico.
"Felpato dovresti capire meglio di ognuno di noi" Rispose James serio.
Sirius non rispose subito, si avvicinò alla finestra a fianco al suo letto. Nel frattempo, Peter aveva scagliato un incantesimo di pulizia e la stanza stava tornando in ordine.
"Il vero pericolo non è a scuola" Era strano sentir parlare il loro Sirius con un tono così rammaricato, così serio.
"No, ma non sarebbe rispettoso verso tutti quelli che hanno perso qualcuno. Hai 17 anni e sai meglio di noi cosa vuol dire, non possiamo andare in giro a fare i bambocci viziati e irrispettosi, a fare scherzi di sera, quando ogni notte c'è qualcuno che piange e sta male e non vorrebbe altro che riavere quel famigliare, o quell'amico, scomparso. Non possiamo e basta." Remus aveva parlato, e come al solito aveva ragione.
"Sirius lo so, so che vorresti fare come sempre, ma..." Disse James. Sapeva cosa stava passando il suo amico, ma non poteva fare di più per lui.
"Voi non capite che vuol dire, era l'unico posto in cui..." cominciò Sirius, ancora più spento.
"in cui potevi sfogarti, ma non è giusto. Che direbbero? Ah, sono sempre loro, rimangono bambini anche durante una guerra. Sirius, ti ho visto arrivare a casa mia distrutto, so come..." Provò ancora James, non avrebbe mai abbandonato un amico, ma ora, col suo Sirius, non sapeva esattamente cosa fare.
"No, Jaime, non sai come sto. Vorrei fare di più." Disse Sirius secco.
"Ma hanno ragione, fare di più non vuol dire fare la figura dei pazzi. Nessuno riderebbe se violassimo il coprifuoco per gioco, anzi." Concluse Peter. Il piccoletto parlava poco, ma quando lo faceva sapeva come rincarare la dose. Ogni tanto James temeva che il ragazzino stesse con loro solo per la "popolarità", ma Peter riusciva sempre a farlo ricredere.
"Anche io vorrei fare di più. E in realtà lo sto facendo, verreste tutti da me a Natale?" Disse James. Ne aveva pensata una buona con suo padre, e aspettava da tre mesi di dirlo ai suoi amici.
"Ramoso, ORA MI SPIEGHI CHE C'ENTRA" Urlò Sirius, con l'ombra di un sorrisetto sulle labbra.
"Sono d'accordo con mio padre che durante le vacanze posso accompagnarlo. Il Ministero ha organizzato delle pattuglie nelle zone babbane più colpite, intorno alle case dei nati babbani e... lui ha chiesto di poter partecipare. Gli ho dato fastidio fino a quando non ha accettato. Non possiamo ancora usare la magia, Black a parte, ma... possiamo, non so, dare una mano e..."
"James, SEI UN GRANDE CERTO CHE VA BENE" Gridò Sirius abbracciandolo, non era molto ma almeno era qualcosa, e Sirius era sempre stato bravo a capire quando bisognava accontentarsi per far contento un amico, ...o un fratello. E poi, sarebbe stata l'occasione perfetta per far arrabbiare i suoi genitori, con cui Sirus avea un rapporto precario e inesistente.
"Un attimo gente, ragioniamo..." disse Remus preoccupato.
"REMUS RAGIONI ABBASTANZA TU PER TUTTI E QUATTRO" Gli rise dietro Sirius.
"Non posso" mormorò Peter.
Seguì un attimo di silenzio attonito. "Per Natale mia madre vuole che io vada con lei, da qualche parte in Europa. È spaventata e, cioè, non vuole. Ragazzi io vorrei essere con voi ma..." Peter era affranto.
"Non abbiamo modi per convincerla?" Chiese James.
"No, la conosco...non voleva nemmeno fami venire a scuola..." rispose Peter afflitto.
Seguirono dieci minuti di lamentele e invettive varie. La madre di Peter non li poteva dividere, e allo stesso tempo la capivano, capivano la paura. Remus e Sirius accettarono, anche se il primo doveva ancora convincere i suoi genitori, ma si sarebbe ingegnato, dopotutto, erano o no i Malandrini? Poi finirono di mettere a posto, diedero fondo all'ultima scorta di dolci di James (sua madre si comportava sempre come se stesse per morire di fame e gli mandava dolciumi tutte le volte che poteva) e andarono a dormire.
James si svegliò di soprassalto a metà della notte, sudato fradicio e reduce da un qualche sogno strano che nemmeno ricordava. Si stiracchiò e si mosse per bere un bicchier d'acqua, quando un ricordo lo investì come un treno: si era dimenticato di portare su la ricerca fatta con Lily, era sul tavolo in sala comune, chiunque avrebbe potuto prenderla e copiarla e lui avrebbe fatto una figura terribile con la ragazza.
Balzò giù dal letto e scese barcollando di sotto. Le scale, al buio, da mezzo addormentato e senza occhiali erano una tortura, ma quando fu finalmente di sotto, si rese conto di non essere solo. Il caminetto era ancora acceso, e un fuocherello giocoso illuminava a sprazzi la stanza, le finestre sulla notte, le poltroncine, i pouf, i tavoli e perfino l'angolino in cui si sedevano sempre i Malandrini per fare i compiti e organizzare malefatte. Da una poltrona di fronte al camino spuntava la testa di una ragazza, James si avvicinò al tavolo cercando di non svegliarla, ma il suo testo là non c'era. Girandosi la vide in volto, era capace di riconoscere Lily anche senza occhiali. Si era addormentata leggendo qualcosa da un foglio di pergamena che teneva in grembo, quasi abbandonato. Aveva la testa inclinata, appoggiata su un pugno, e si reggeva su un bracciolo. Aveva i capelli sparpagliati, mossi, che le ricadevano sul volto sereno, tranquillo nel sonno. James si perse per un attimo a guardarla e si concentrò un attimo sul foglio che stava leggendo. Anche da mezzo cieco sapeva riconoscere la grafia di Lily, doveva aver trovato e riletto il loro tema. James glielo sfilò dalle mani senza svegliarla, le rivolse un ultima occhiata e si diresse verso le scale per i dormitori maschili.
"James" disse lily, la voce roca dal sonno.
"Oh, Lily, scusa non ti volevo svegliare, solo, la ricerca..." Balbettò lui, in segno di scuse.
"Oh no, va tutto bene, volevo solo...tranquillo non mi hai svegliato. Cioè, mi sono svegliata da sola quindi..." a quel punto Lily rimase a fissarlo. E James maledisse aspramente il suo TREMENDO pigiama a pallini, chi se l'aspettava di incontrare Lily in tutto il suo splendore? Le tute erano, ormai, tutte da lavare, e ora sembrava un bimbetto di 5 anni.
"Oh, ehm, ok. Io vado, buonanotte" biascicò, cercando di nascondere l'imbarazzo con tutto sé stesso.
"James, non te ne andare" Disse lei tutto d'un fiato.
E James Fleamont Potter, il migliore amico di Sirius Black abituato a tutte le sue cazzate, colui che passava una o due notti al mese con un vero e proprio lupo mannaro, la fissò attonito e incredibilmente felice.
Le si sedette accanto, le si stavano arrossando le guance e sembrava stupita dalle sue stesse parole.
"Oh, io, volevo chiederti una cosa, ma oggi ecco, me ne ero dimenticata." Disse lei, quasi sottovoce. Il cuore di James cominciò a battere più forte. Possibile che, in qualche modo assurdo, avesse fatto colpo? Siano ringraziate le pozioni da animagus.
"Certo Evans, sicura di stare bene?" Chiese lui, osservandola, dopotutto era tardi, che ci faceva lei in sala comune?
"Io, ecco, sai che i miei genitori sono babbani e, beh, secondo te rischiano qualcosa? Di questi tempi..." lei era visibilmente preoccupata e lo guardava speranzosa. James sentì una stretta di rimorso, non ci aveva mai pensato, chissà che stava passando lei, in quella guerra, in quella situazione.
"Non posso dirlo con certezza, ma -so che è brutta detta così ma ho sonno ok, i miei pensieri non seguono un filo logico- dovrebbero "volere te" non loro. Poi, io..." James si stava maledicendo sia per la sua incapacità nel sostenere un discorsso sensato, sia per il suo cuore battente, Lily non lo sentiva? Ormai andava per conto suo, a un ritmo ben più alto del normale.
"Oh grazie, starei aspettando una lettera, ma non è arrivata e temevo che gli fosse successo qualcosa" disse lei, quasi sollevata, guardando il camino.
"Ah no, lo sapremmo. Se lo sapesse il ministero lo sapremmo. Il padre di Remus lavora là e sa sempre tutto in anticipo, ci ha avvertito tutte le volte che era successo qualcosa alla famiglia di qualche studente." Disse James, ripensando alla genialata di Peter: le lettere di conforto.
"LO SAPEVO CHE ERAVATE VOI" disse lei, ridacchiando. Lui la guardò persino più stupefatto. "eravate voi a mandare lettere di conforto a tutti, vero?" chiese Lily, sorridendo. Non era possibile che Lily riuscisse a leggergli nel pensiero, e, allo stesso tempo, la cosa gli piaceva. Quella ragazza era proprio un enigma.
James borbottò qualcosa.
"Lo sapevo che siete più di quanto date a vedere" disse lei, convinta e felice.
"Ah sì?" disse lui, provocatorio, con un sopracciglio sollevato e la bocca che si apriva in un sorriso. Alemo era riuscito a distrarla dalle sue pene.
"Ohhh non ti montare la testa Potter e..." James era deluso, la conversazione stava prendendo una bella piega, perché doveva sempre rovinare tutto? Ma in quel momento, qualcosa batté contro il vetro di una finestra. Si trattava di un piccolo Barbagianni appollaiato sul davanzale. Aveva una lettera legata a una zampa. Lily saltò in piedi, la aprì, la lesse e tirò un sospiro di sollievo. James si sentiva come se qualcuno gli avesse tolto un macigno dal cuore, sentiva che ciò che faceva stare male lei, in qualche modo, affliggeva anche lui. Lily sorrise, grattò la testa del gufetto e lo lasciò andare in guferia.
"Buone nuove?" Domandò il ragazzo, alzatosi in piedi e strizzando gli occhi. Si malediva per non aver preso gli occhiali, avrebbe saputo a che indirizzo scrivere per mandare qualcosa a Lily nelle vacanze.
"Sì, grazie James. È proprio tardi, buonanotte." Disse lei, sorridendogli, un po' evasiva, ma sollevata.
Passarono i successivi due minuti a guardarsi, James era incapace di risponderle, e lei era bloccata, come se non potesse andarsene. Lily doveva essere davvero preoccupata, e, se lui era riuscito a farle passare l'ansia per un intero pomeriggio e una sera, forse, aveva qualche speranza. Ma James non era mai stato bravo ad aspettare. Poi, si decise "Allora, buonanotte" le disse, col cuore in gola. Sentiva che avrebbe dovuto dire di più, fare di più.
"Anche a te" e Lily non si mosse.
James fece per avviarsi su per le scale, combattuto, non sapeva se parlarle o se avesse rischiato troppo, cosa avrebbe detto lei? Stava per far sfumare una buona occasione. Così si riscosse, dopotutto, James Potter aveva convinto Sirius di non essere un reietto, possibile che invitare una ragazza a uno stupido ballo fosse più difficile? Racimolò tutto il suo coraggio e si riscosse.
"Senti, Lily..." disse incerto, girandosi verso di lei. Era ancora lì, ancora tranquilla e tenera, con il segno del pugno su una guancia, dove si era appoggiata per dormire. "Si?" chiese, forse stupita.
"Verresti al ballo con me?" disse James tutto d'un fiato, pentendosene amaramente subito dopo, e pronto a una risposta negativa, che gli avrebbe spezzato il cuore.
"Si" disse lei, assumendo una sfumatura rossiccia.
James dovette tenersi alla parete per non cadere dalle scale, voleva chiederle ancora tante cose, ma ormai lei si era dileguata su per le scale del dormitorio femminile. James si sedette su un gradino. Aveva invitato Lily Evans a un ballo e lei gli aveva detto di sì senza esitazioni. Nemmeno nei suoi sogni migliori aveva mai immaginato una cosa simile. Si tirò su, in piedi, e riprese a salire le scale, come se stesse volando. Doveva dirlo a qualcuno, doveva e subito. Sirius l'avrebbe ucciso se l'avesse svegliato, aveva problemi ad addormentarsi e dopo una carenza di sonno diventava proprio intrattabile. Peter non era molto ferrato. Remus... lui aveva sempre qualcosa di buono da dire di tutti, e a tutti. Si, avrebbe scelto lui.

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