Sensi di colpa

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Remus si svegliò in infermeria. Era venerdì, la Luna piena era finita da un pezzo, i ragazzi l'avevano accompagnato in infermeria ed erano fuggiti all'arrivo di madame Pomfrey. Lui aveva preso la sua solita decina di pozioni e infusi, e ora stava cercando di stare sveglio. Era pomeriggio inoltrato, e lui odiava dormire troppo. La luna piena aveva su di lui un tale effetto soporifero che, una volta, era riuscito a dormire durante una delle epiche battaglie con i cuscini fra James e Sirius. Neanche lui sapeva come fosse stato possibile. Sbadigliò si mise a sedere e per poco non cadde a terra. C'era qualcuno disteso nel letto di fronte al suo. E stava piangendo. Respirò piano per tranquillizzarsi. Chiunque fosse stato, non aveva fatto caso al letto già occupato e non si stava preoccupando di svegliare altri malati. E pareva disperato. Remus scivolò sulle coperte, fino ad arrivare, seduto, in fondo al letto. Ora che la vedeva bene, poteva dire che si trattava di una ragazza coi capelli scuri. Ci mise un po' a ricollegare la sua figura al suo nome. Era Sandra Smith, caposcuola di Corvonero.
"Ciao" mormorò Remus. la ragazza sobbalzò dallo spavento e prese a fissarlo con gli occhi rossi e inondati di lacrime. Remus si vergognò un po', ma non poteva uscire dall'Infermeria, non era ancora stato dimesso e il suo mal di testa martellante gli segnalava che ci sarebbe voluto ancora un po', e non poteva stare a guardare in silenzio.
"Mi hai spaventato a morte" mormorò la ragazza, asciugandosi gli occhi e nascondendo il volto per ricomporsi. Remus fece finta di non essersene accorto e le lasciò il suo spazio.
"Non volevo...sei la caposcuola di Corvonero, vero? Sandra?" Chiese, più per gentilezza. Dopotutto, almeno in teoria, era lei a star invadendo il suo spazio vitale.
"Si...tu sei l'amico di James." Per poco Remus non rise. Si, lui era il pazzo che osava essere amico di James.
"Si, sono Remus, piacere" Disse il ragazzo, allungando una mano nello spazio tra i due letti. Sandra si strofinò gli occhi con le mani, le pulì sul suo maglione, si alzò e gliela strinse.
"Che ti è successo?" Chiese, fissando Remus. Il ragazzo arrossì. Aveva un braccio bendato e un polpaccio pure, ma almeno erano coperti dalla tunica che madame Pomfrey faceva indossare a tutti i malati, però sapeva che la stanchezza sul suo volto e i suoi movimenti doloranti tradivano il suo malessere.
"Io...preferirei non..." Mormorò, abbassando lo sguardo e rimettendosi a sedere all'inizio del letto, con la schiena appoggiata al muro. Sandra si sedette a fianco a lui, a metà letto, continuando a fissarlo interessata.
"va bene, non volevo io..." Si scusò la ragazza.
"No, è colpa mia...se...cioè...non volevo disturbare ma non mi sembrava giusto stare qui e non dire nulla e..." Ecco, bravo Remus! Vuoi anche il premio per la più grande testa di cazzo sulla faccia della terra? Devi parlare...parole...ragiona dai...
"Va bene" tagliò corto lei. Remus non riusciva a ricordare un'occasione in cui si era sentito più a disagio e...oh, ma chi voleva prendere in giro? Lui era l'amico di James, di sicuro era stato in situazioni peggiori. Probabilmente gli erano sembrate migliori proprio perché Sirius e gli altri erano con lui.
"Che ti è successo?" Le chiese, con una nota di comprensione nel tono della voce.
"Preferirei non dirlo" Disse, a occhi bassi. Remus sorrise.
"Sembri un po' uno straccio" Commentò lei. Remus si strinse nelle spalle. Che ti aspettavi? Disturbatrice di malati? Ragionò, per tirarsi su il morale.
"Beh, anche tu" Scherzò.
"Solo...se..." balbettò lei. Remus le prestò un po' più di attenzione. Doveva dirgli qualcosa? Ma non sembrava fosse lì per lui.
"Se?" Chiese, curioso. "Sandra...non voglio farmi i fatti tuoi ma...posso fare qualcosa?"
"SANDRA è UNO SCHERZO VERO?" In realtà, non era nemmeno stato un grido, ma nel silenzio tranquillo dell'infermeria aveva rimbombato come una detonazione. Remus si guardò intorno disorientato.
"SARAH?" Chiese stupita Sandra, balzando in piedi. Ecco, ora al suo capezzale c'era pure la battitrice di grifondoro...e pareva decisamente distrutta.
"No, deve, deve, deve esserlo io..." balbettò, come rotta.
"Sarah..." Fece sua sorella, trattenendo le lacrime. Remus si sentì ancora più fuori posto, c'era come una forza che lo chiamava verso la porta, che gli urlava di scappare, che gli sussurrava suadentemente che lui, ciò che era successo, non lo voleva proprio sapere.
"Non può essere morto, non può..." Pianse la Grifondoro.
"Sarah..." Disse ancora la Corvonero.
"Come è successo?" c'era un'urgenza, un dolore, in quella frase, che distrusse i recettori di Remus e gli fece venire la pelle d'oca. Oh, no...non un altro attacco...
"Sarah, non..."
"DAMMI DELLE RISPOSTE"
"Un lupo mannaro" le viscere di Remus si annodarono e lui si sentì morire. Non potevano averlo scoperto, vero?
"COSA?" Gridò, senza controllo su ciò che stava facendo. Sarah girò sui tacchi e lo vide.
"Lupin?" Chiese, stupita. Remus recuperò l'uso della ragione. Se avessero saputo che razza di mostro era, non sarebbero state là, con lui, ma allora...
"State...come...io...mi dispiace...tantissimo" Lo colpì come un fulmine. Cosa poteva far star male così due sorelle, legarle indissolubilmente, se non l'affetto o la morte? E cosa era peggio, della morte per mano di un lupo mannaro?
"Remus...noi..." balbettò Sandra, come risalendo dalle profondità di un oceano, come un annegata.
"Io...io...sono...devo andare" e senza aspettare risposta, Remus si alzò e scappò dall'Infermeria.
***
James si stava dirigendo in guferia, con, in mano, la lettera di risposta a quella che gli era arrivata quella mattina. Suo padre avrebbe fatto da insegnante di Pozioni nel corso per il settimo anno. James non impazziva all'idea di avere suo padre a scuola, ma allo stesso tempo...era il suo papà e non poteva non essere felice di vederlo. Anche se sarebbe stato una rottura di scatole assurda e...James scosse la testa e cercò di districarsi dall'inutile magna formato dai suoi pensieri, di cui una parte non indifferente era dedicata a Remus, chiuso in Infermeria. Sospirò ed arrivò all'ingresso della Guferia. Entrò nella fredda stanza piena di gufi e rimase a bocca aperta. Là, seduto sul davanzale di una delle molte finestre, c'era proprio Remus. per un attimo James credette di avere le traveggole, però quella tunica bianca a maniche lunghe, quei capelli castani chiari, quelle mani affusolate...era proprio Lunastorta.
"in risposta ai tuoi pensieri: no, buttarsi di sotto non è una buona idea" Scherzò James, richiamando con un fischio un gufo della scuola. Remus si riscosse con un sobbalzo e si tolse le mani dalla faccia, voltandosi, un po' stralunato, a fissare James.
"Che..." Mormorò fissandolo attento.
"mandare una lettera" Spiegò James, legando la lettera alla zampetta testa del gufo reale, per poi lasciarlo volare via "Per mio padre" Aggiunse. Remus annuì. "E tu che fai?"
"Io...nulla" Bugiardo, pensò James. Per quale motivo Remus avrebbe dovuto stare la da solo al freddo, a meno che...
"Non ci credo!" Urlò, risvegliando tutti i poveri gufi del circondario.
"Eh? Lo sai già..." Oh, non era possibile, ci avevano davvero messo così poco?
"L'ho immaginato" disse, in tono greve. Come fare a riconciliarli?
"davvero?" esclamò Remus, cadendo dalle nuvole.
"Tu e Sirius siete delle teste di minchia e..." Partì James, ma Remus lo fermò con un gesto della mano.
"Che c'entra Sirius?" Chiese, stupito.
"Avete litigato?" fece, allora, James, aspettandosi un sì.
"No" E allora che diamine Era successo? Remus era pallido e debole, chissà quanto sangue aveva perso, James iniziò a ragionare alacremente su come riportarlo in Infermeria.
"Ah...Allora che ci fai tu qui?" Chiese, prendendo tempo.
"Nulla" Borbottò Remus, lasciando vagare lo sguardo sulla bellissima vista dei prati e della Foresta Proibita.
"Remus" Mormorò in tono di rimprovero.
"Davvero io..." Si spaventò l'altro. Qualcosa puzzava di marcio. E, probabilmente, non erano solo le assi del soffitto.
"JAMES, LO SAPEVO CHE TI AVREI TROVATO QUI. Maledetto Remus Lupin, senza di lui non leggiamo mai il giornale e ce lo siamo persi, c'è stato un...Remus?" Sirius era comparso dal nulla. Aveva i capelli acconciati in una crocchia disordinata, con ciuffi corvini che partivano in tutte le direzioni, le guance rosse per la corsa e gli occhi che brillavano di preoccupazione.
"Buongiorno Sirius" Disse Remus, con nonchalance. Sirius e James si scambiarono un'occhiata allibita.
"Ma io...PER QUALE CAZZO DI MOTIVO NON SEI IN INFERMERIA?" Esplose Sirius, con una furia inaudita.
"Non è rilevante e..."  tentò Remus, ma nessuno può sfuggire a Sirius Black, avrebbe dovuto averlo imparato.
"Che è successo?" chiese James, mentre un vago senso di estraneità lo catturava.
"Nulla" Fece Sirius...con un'espressione che urlava "di tutto" stampata in faccia.
"Sirius. Lo so già." Disse Remus. James scosse la testa. E allora lui chi era? Lo scemo del villaggio? Non meritava uno straccio di informazione?
"Come?" Chiese ancora.
"Cosa?" Disse Sirius, ignorandolo.
"C'è stato un attacco, ieri notte. A opera di un lupo mannaro" Disse Remus, continuando ostinatamente a guardare fuori.
"COSA?" Gridò James, perdendo il controllo sulle sue corde vocali, causa shock.
"Più di uno" Precisò Sirius, in tono mesto.
"l-lupo?" Balbettò James.
"Attacco a opera di lupo" Continuò Sirius, senza staccare lo sguardo da Remus, che si comportava ancora come se loro non fossero lì.
"Oh...Remus tu che c'entri?" Chiese James. Sirius lo fulminò, ma era, comunque, una domanda legittima. Remus era stato con loro tutta la notte, era distrutto e non c'entrava nulla con quegli attacchi.
"Io..." Mormorò, voltandosi e facendo l'errore di incrociare lo sguardo di James. Lui si sentiva colpevole.
"E IO CHE CREDEVO CHE IL CRETINO DEL GRIPPO FOSSE SIRIUS, REMUS GUARDAMI NEGLI OCCHI...NON PUOI SENTIRTI IN COLPA PER QUALCOSA CHE NON è NEANCHE MINIMAMENTE LEGATO A TE, CHIARO?" Esplose, catturando l'amico per la tunica e trascinandolo, in piedi, via dalla finestra. Tremava come una foglia, pareva ancora più debole e fragile del solito.
"Ma..."
"Ha ragione" Rincarò Sirius.
"Lo so, ma...anche io potrei..." Biascicò Remus, poco convinto.
"No, tu non potresti. E quelli che passano le loro notti di luna piena con te siamo io e Sirius e Peter, quindi non sarai tu a giudicare." Decretò James, secco.
"James, sono..." Provò ancora Remus.
"Un grosso e grasso lupo che gioca. Remus, capisci che quegli altri hanno una colpa perché erano esattamente dove volevano essere? Perché provano gioia al pensiero di ciò che hanno fatto?" Attaccò Sirius, e lo sguardo di Remus si focalizzò nel suo. James sospirò e lo lasciò andare.
"Si" Rispose Remus.
"E tu non sei così" Concluse James. Sirius gli mandò un cenno di approvazione. James avrebbe tanto voluto abbracciare Remus ma aveva paura di fargli male e non sapeva come avrebbe reagito. Sembrava sempre così solo, dopo le lune piene.
"Merda, chi...da chi l'hai saputo?" Si informò Sirius, rompendo il ghiaccio.
"Le sorelle Smith" Spiegò Remus. una morsa gelata strinse il cuore di James tra le sue grinfie maligne.
"MA ALLORA È LA MIA SQUADRA CHE È SFIGATA" Esclamò teatralmente.
"No, Potter, è solo colpa della tua influenza" Scherzò Sirius. Remus alzò gli occhi al cielo e James sorrise piano.
"Simpaticissimo, Black. Comunque, devo andare, i caposcuola dovrebbero fare qualcosa, no?" Chiese incerto. L'esasperazione negli occhi di Remus divenne approvazione.
"Si...e James, grazie" Disse, abbassando la testa per guardarsi i piedi.
"Lupin ti ho detto solo cose ovvie e vere, non mi devi ringraziare" Rispose, perentorio. Poi diede un'occhiata a Sirius, capì che stava lasciando Remus in buone mani e se ne andò.
***
"Remus John Lupin, che cosa diavolo avevi in mente?" Si lamentò a gran voce madame Pomfrey. Sirius annuì. Ormai l'infermiera non lo cacciava nemmeno più, sapevano che sarebbe tornato. Aveva riaccompagnato, tenendogli un braccio attorno alle spalle per scaldarlo, Remus in Infermeria e ora lui stava venendo visitato e controllato.
"Mi scusi Madame" Borbottò con occhi da angelo. Perfino Sirius sospirò.
"Stia Tranquilla, può andare, farò in modo io che lui non si muova da qui." Decretò, poi, subendo l'occhiata esasperata della donna.
"Signor Black, faccia attenzione la avverto." Disse, autoritaria. Per poi alzarsi e andarsene nel suo studio, premurandosi di chiudere la porta.
"Sirius io..." Cominciò Remus, ma fu zittito da un bacio a fior di labbra.
"No, devi riposare" Mormorò Sirius, chinato sul suo stupidissimo ragazzo. Remus ricadde sui cuscini e chiuse gli occhi per un secondo, poi si riattivò.
"Sto riposando" Disse, sarcastico.
"Perché ti dai colpe che non ti riguardano?" Chiese Sirius, spostandosi a sedere sul letto, alla destra di Remus.
"io...non lo so" Ammise quello. Come cavolo faceva a non notare il suo valore?
"Comunque, sapevo che non sarei riuscito a tenertelo nascosto troppo a lungo, ma non voglio che tu legga l'articolo, chiaro?" Impose poi.
"Ma, Sirius..." protestò Remus. come unico risultato ottenne un altro bacio destabilizzante. Sirius sorrise allontanandosi.
"Breve Storia lunga, quindici località diverse hanno visto un progressivo aumento di senzatetto sospetti nell'ultima settimana e, ieri notte, sono state accomunate da più terribili casini assimilabili con attacchi da parte di licantropi. Solo uno è stato visto da testimoni oculari mentre si trasformava..." Disse, in tono neutro.
"Grayback" precisò Remus, Sirius strinse i pugni. Quel maledetto l'avrebbe pagata...doveva...
"...e sono morte alcune persone...in una maniera..." gli morì il fiato in gola, Remus lo stava fissando dritto negli occhi e sapeva benissimo che stava cercando di dire.
"orrenda" Concluse.
"...e varie persone sono state ferite/morse più o meno gravemente" Decise di aggiungere Sirius. Remus si ridestò.
"Morse?" chiese, agghiacciato.
"Tutti aggiornati nel registro"
"ma è terribile, vivranno una vita ai margini di tutti i progetti sociali e..." Cominciò a elencare Remus, Sirius gli posò una mano su un braccio.
"Lo so" Disse tristemente.
"Saranno come me" statalizzò Remus. un lampo di rabbia invase Sirius.
"Remus, non scherziamo, tu sei la persona migliore sulla faccia della terra, nessuno può essere come te" Decretò, indignato.
"Sirius...penso che a vincere quel primo premio saresti tu" Ribatté l'altro, gentile.
"Sirius Orion Black, traditore del suo sangue e scappato di casa?" Chiese Sirius, ridendo.
"Si, hai già collezionato un po' di epiteti, non è questo ciò che rende famosi i re e i cavalieri?" Chiese, dolcemente, Remus. come si faceva a resistergli?
"Ti amo" Si lasciò sfuggire Sirius.
"Ti amo anche io...mi porteresti carta e penna?" Chiese poi Remus. Sirius lo fissò confuso.
"Eh?"
"Penso di avere un po' di lettere anonime di conforto da scrivere. Dopotutto, i morsi, per certi versi...saranno come me" Lo amava. Lo amava da morire.
***
James entrò sgommando in Sala Studio e mezza scuola si voltò a fissarlo. Si passò una mano tra i capelli, sorrise e udì distintamente i sospiri repressi e i risolini di una banda di ragazzine. Almeno una gioia, nella sua triste vita. Lasciò vagare lo sguardo della Sala...e vide ciò che stava cercando, un gruppetto di Tassorosso che ridevano dalle finestre.
"THOMAS" Gridò, avvicinandosi fulmineo. Il ragazzo sobbalzò e si versò addosso una boccetta d'inchiostro. Poco male, meno vestiti riusciva a fargli tenere addosso, più probabilità di evocare Clara.
"James? Tutto bene?" Chiese quello, rimettendo penna e calamaio sulla scrivania. Tutti i suoi amici erano in silenzio, ora. E fissavano curiosi James.
"Si...cioè no...cioè io sì, ma il mondo no" James fece una faccia confusa, Thomas sorrise.
"James?" Gli chiese, divertito. Oh, parole a me...
"Potresti venire con me?" Chiese, serio.
"Certo!" Rispose Thomas, dando un colpetto di bacchetta ai libri che iniziarono a ritirarsi da soli.
"Lo so che sono un rompicoglioni e che è l'ultima cosa che hai voglia di fare, ma sono incombenze da caposcuola e...un attimo, hai detto di sì?" Comprese James, all'improvviso.
"Si?" Thomas ora era davvero confuso, ma ciò non gli impediva di stare al fianco di James.
"Sirius fa male alle persone. Scusa, avevo già pronta l'arringa per convincerti, ma tu sei una persona gentile, per cui..." Si giustificò il Grifondoro, iniziando a camminare verso l'uscita.
"Caposcuola?" Fece Thomas, sorprese.
"Arrivederci, gruppo di gioviali tassorossi, siete persone sensate, quindi non devo minacciare di trasfigurare un po' di rane nella vostra cena per farvi stare tranquilli e...Thomas?" salutò James, camminando all'indietro e passando nel corridoio.
"Si?" Gli era alle calcagna.
"La prossima volta che parlo a vanvera, tirami un pugno in testa" Implorò James. Thomas sorrise, gentile come suo solito.
"Va bene, ora, mi vuoi spiegare?" Chiese, tranquillo. Che arte usava per essere sempre così sensato?
"Giusto, io...c'è stato un nuovo attacco" non c'era modo di indorare la pillola.
"Oh, merda" Fece Thomas, ora serio e compunto.
"già e..." James era in palla. Chiamava i caposcuola e?
"Io avverto Alyssa e Clara, se riesci a trovare Philip, Lily e Sandra sarebbe il massimo, Tyberius...lo vado a cercare io, tu faresti casino, chi..." Thomas aveva preso le redini della situazione.
"Temo che Sandra sia a casa sua, ora" Fu tutto ciò che James riuscì a spiegare.
"Cosa...no, no stai scherzando non..." Mormorò Thomas, allibito.
"Già" fece James greve, dondolando sulle punte dei piedi.
"E poi..." Continuò il Tassorosso, pragmatico.
"Ci dividiamo, andiamo dai rappresentanti delle casate e organizziamo il rientro dei ragazzini colpiti o...non lo so...ah, non sono bravo a fare piani e..." blaterò James, ma Thomas gli posò una mano su una spalla, calmandolo.
"Andrà bene" disse, sicuro.
"A dopo" Fece James, sorridendo e facendo per andarsene.
"A dopo?" Chiese Thomas. Oddio, era così facile parlare con lui che si scordava quante poche volte effettive fossero stati insieme.
"Alla prossima?" Disse James, incerto. Thomas sorrise.
"Alla prossima, stammi bene" Salutò, poi i Capiscuola si divisero, per andare ad aiutare i malcapitati in quel loro, ormai traballante, piccolo mondo.

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