Sogni infranti (o forse no)

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Remus stava correndo nel corridoio per fermare Sirius. Il suo amico aveva i capelli sciolti, neri come la notte, che stagliavano bene con il tramonto fuori dalla finestra. Rideva, con quella sua risatina da psicopatico, in sella alla moto. Remus gli arrivò a fianco.
"Sirius scendi siamo a scuola" lo apostrofò Remus.
"Ah, ma lo sai che per la dodicesima legge del Consiglio Superemo si può andare in moto in corridoio, ovviamente, solo se si vola," gli disse l'amico, tranquillo.
Remus non aveva la minima idea di che diavolo fosse il Consiglio Supremo, ma sentiva che Sirius aveva ragione. Così salì sulla moto e iniziarono a volare. Non sapeva come, ma si erano librati per un po' su Hogwarts, per poi finire in Galles. Remus conosceva bene il Galles, sua mamma veniva da lì, ma stavano volando e non era propriamente normale. Era strano essere così vicino a Sirius. O almeno, era dall'estate prima che tutto ciò che riguardava Sirius aveva iniziato a essere stano, come se stesse davvero sempre volando quando era con lui. I due atterrarono su un isoletta.
"Ma che diavolo sta succedendo?" chiese Remus stupito. Come era possibile che fossero lì, come mai si sentiva così a casa?
"Eddai, Lunastorta, rilassati" Disse Sirius mollemente, scendendo con lui dalla moto. Remus continuava a guardare le onde che si infrangevano, ritmiche e bellissime, sulla riva, e poi si girò verso l'amico. Sirius aveva i capelli al vento, le labbra inclinate in un sorriso, uno autentico, non come quelli falsi che regalava in giro per far finta di stare bene. Si guardavano negli occhi ed era...strano, come se ci fosse qualcosa di diverso tra loro, ma Remus non sapeva dire esattamente cosa. Sirius gli si avvicinò, e si misero insieme a rimirare la potenza del mare. Sirius era come un elemento naturale: libero, bello, forte, imprescindibile e misterioso. Remus era abituato a fermare l'amico quando si cacciava in brutte situazioni, o fargli rimettere i piedi per terra, quando la sua testa piena di idee si perdeva nelle nuvole.
"Sirius, perché siamo qui?" Gli chiese stupito.
"Beh, dipende da te, come tutto questo" rispose l'altro, ancora più enigmatico.
"In che senso?" Riprovò Remus.
"Non è ciò che vuoi, Remus Lupin?" Concluse Sirius.
Il sole stava tramontando, raggi di luce oro, miele e rossi sparsi in ogni direzione, e riflessi sul mare. Remus amava i colori del tramonto, e odiava la notte incombente. Sirius si stava girando verso di lui, faccia a faccia, come se gli volesse dire qualcosa. Continuavano a fissarsi, l'un l'altro, Remus si stava perdendo nei riflessi argentei negli occhi dell'amico, che tanto contrastavano con la luce dorata. Era come essere in una magia. Remus voleva dire qualcosa, non sapeva esattamente cosa, ma era...importante. E, allo stesso tempo, si sentiva come se non avesse più avuto le viscere, come se stesse ancora volando, volando negli occhi del suo migliore amico. Lui si stava avvicinando, e Remus iniziò a chiedersi come fosse possibile, che diavolo stavano facendo? Perché era tutto così giusto e sbagliato allo stesso tempo? Che sarebbe successo se Sirius si fosse avvicinato ancora?
Ma Remus non l'avrebbe mai saputo.
"Svegliati, Lunastorta, ti prego" La voce di James e i suoi scossoni avevano infranto il sogno.
"Io, dove sono? La moto, l'isola, Sirius?!" gridò Remus tirandosi su dal letto e ritrovandosi di fronte a James. Era seduto sul bordo del suo letto e lo fissava attentamente con i suoi occhi nocciola. "Remus non far rumore, non li svegliare, ti prego io... lo devo raccontare a qualcuno, non sapevo chi, quindi..." iniziò a parlare James, a macchinetta.
"Stooop, che è successo? Stavo...oh stavo solo sognando?" disse Remus, deluso. Poi una valanga di pensieri iniziò a sommergerlo: oddio che è successo? Che stavo per fare? Perché? Perché ero felice? James? Stavo sognando? Ma perché mai fare un sogno simile? Sirius? Se si fosse riaddormentato l'avrebbe finito? James? Perché voleva così tanto capire e vivere quel sogno?
"Si, che stavi sognando di così interessante?" chiese James, curioso e divertito. Le guance di Remus si imporporarono. "aehm, Nulla" si affrettò a dire "James che succede?" Chiese, rendendosi conto che il ragazzo sembrava sconvolto e felice.
"è una lunga storia...Sirius mi avrebbe ucciso se l'avessi svegliato ora. posso parlarti?" chiese James, supplichevole.
"ovvio, scusa non me l'aspettavo. Qui?" disse Remus, abbandonando la mezza idea di distruggere James solo per averlo svegliato.
"mmh, posso, chiudiamo le tende, non voglio svegliare tutti" biascicò James salendo sul letto e richiudendo il baldacchino. Si sedettero uno a fianco all'altro, appoggiati alla testiera del letto. Remus guardava il suo James concentrato. Sembrava stupito, sconcertato, come se fosse avvenuto qualcosa di strabiliante che riteneva impossibile. Aveva la testa appoggiata alle ginocchia, che stava abbracciando con le braccia, e si dondolava indeciso.
"Allora Potter, hai intenzione di parlarmi, o mi vuoi che mi riaddormenti con la magnifica vista del tuo pigiama a pallini? Potresti lanciare una nuova moda, un giorno, chi lo sa..." disse ridacchiando, Remus. Il sogno non accennava a svanire, come se la sua mente l'avesse ormai catalogato ed etichettato come un ricordo reale, ma ci avrebbe pensato dopo. Il sarcasmo lo aiutava a schiarirsi le idee.
"Ho invitato Lily al ballo" Disse James d'un fiato.
Remus rischiò di cadere dal letto. "Quando, come, ma ora? Di notte? James?"
E l'amico gli raccontò la storia della ricerca e del dialogo, aprendosi sempre di più in sorrisini e sguardi sognanti. James era sempre un toccasana per l'anima.
"Ricapitolando, l'hai invitata, e lei ti ha risposto senza nemmeno pensarci su? Nemmeno, non so, sorpresa?" Chiese, stupito e felice, Remus.
"Ecco, ero senza occhiali. Ed ero lontano, la sua faccia era quasi un macchia sfocata. Era pure buio, ma quanto sono sfigato? Però...credo abbia sorriso" James is lasciò andare in un'altra profusione di sospiri sognanti. Se non l'avesse conosciuto, Remus avrebbe detto che era sotto l'effetto di un filtro d'amore.
"Ah beh sarebbe il minimo"
"Sta' zitto" disse James ridacchiando e sporgendosi in avanti, bloccando Lupin contro lo schienale. Remus recuperò il cuscino e ci soffocò una risata. Era convinto che il sì di Lily non fosse stato di disperazione, o, non so, confusione per via della giornata. Sospettava dall'inizio dell'anno che l'interesse fosse reciproco, tra quei due, e il giorno dopo avrebbe avuto una buona occasione per parlarne con la ragazza.
"Ok, scusa Remus è che dopo averlo detto ad alta voce mi sembra più vero. Comunque, che stavi sognando prima?" Chiese James interessato.
"perché ti interessa?" Rispose Remus sulla difensiva, non era pronto a parlarne.
"Perché mormoravi nel sonno qualcosa di simile a "Sirius che stai facendo?" e lui è esilarante di suo, figurati in un sogno" Disse James ridacchiando. Qualcuno nel camerone iniziò a russare. "ecco vedi, si è sentito chiamato in causa..."
Remus sbiancò. Se ne vergognava senza nemmeno sapere perché.
"Ecco io, nulla, cioè..." si interruppe guardando James, il quale aveva iniziato a fissarlo dritto negli occhi, come se volesse leggergli l'anima.
"Va bene, Lunastorta, ma sappi che se hai bisogno io ci sono sempre." Disse tranquillo, alzandosi e tornando nel suo letto.
Remus l'avrebbe baciato se avesse potuto. Era questo il bello di James, ti voleva bene sempre e comunque e sapeva capire le persone meglio di chiunque altro al mondo. Ci aveva messo 15 anni, ma finalmente aveva spesso di considerare questa sua empatia come un limite, qualcosa di cui vergognarsi. E Remus sapeva che non appena si fosse sentito più a suo agio, si fosse capito di più, gliene avrebbe parlato. James sapeva quando non era il momento giusto per pressare qualcuno.
"Notte, James" gli augurò Remus, sollevato.
"Notte" rispose l'altro sbadigliando.
***
La giornata di sabato passò liscia come l'olio. Remus e Marlene finirono il progetto sugli animagus, senza intoppi. Sirius riuscì a rinchiudere Filch in un ripostiglio e si guadagnò una settimana di punizione. Quindi, i quattro festeggiarono sgraffignando quanto più cibo possibile dalle cucine e iniziarono a svenderlo in sala comune. Tutti i Grifondoro si accorsero che faceva parte dello quando il naso di un bambinetto del primo anno iniziò a gonfiarsi come un pallone. Ne seguì un ondata di panico generale, con una bella corsa in infermeria, e un passaggio di due buoni zellini dalle tasche di James a quelle del piccoletto. Ed era solo la mattina!
Peccato che a metà pomeriggio Remus avesse imposto il suo poco potere per convincerli a studiare, lunedì avrebbero avuto un test di Erbologia e solo Sirius se la cavava in quella materia. James aveva tutto tranne che il pollice verde, Peter andava a momenti e a Remus servivano almeno due orette di studio per poter dominare i Tranelli del Diavolo a dovere. Dopo aver passato l'intera serata in biblioteca (Sirius riuscì a farsi cacciare due volte) e la cena a discutere dell'invito di James a Lily, i quattro si diressero nel loro dormitorio. Sirius continuò a lamentarsi di non averlo saputo prima, per tutto il tempo, mentre Remus riuscì a tenere su una faccia abbastanza stupita da non destare sospetti.
"Gente che facciamo stasera?" chiese Sirius, lasciandosi cadere mollemente sul letto.
"fammici pensare...NULLA" rispose James sedendoglisi accanto.
"E dai Ramoso, c'è Remus nei pattugliamenti, nemmeno una visitina alla Foresta?" disse Sirius giocoso.
"Appunto, terranno su il doppio del controllo proprio perché credono che io possa lasciarvi impuniti." Replicò Remus, guardando Peter.
"E perché, Lunastorta? Da quando in qua riesci a impedirci di fare qualcosa?" ribatté Sirius tirandosi su e guardandolo negli occhi. Remus si sentì morire, non erano normali, parevano due dischetti d'argento, capaci di riflettere qualunque luce. Ma che gli prendeva?
"oh, sta zitto Felpato" gli venne in aiuto James "Non credo faremo nulla, tanto, non credo di volermi cacciare nei guai ora..."
"Potter, smettila di comportarti come se vi foste già sposati" a quelle parole il libro di pozioni di Peter volò in testa a Sirius. Ma nel farlo, James aveva iniziato a ridere, a crepapelle, come se non potesse più fermarsi.
"Ciao, gente sono le nove, non vorrei una scena come l'altro sabato, io vado" esclamò Remus, dirigendosi verso la porta. Non ce l'avrebbe fatta a reggere un altro sguardo da Sirius. Oltretutto, James era più che capace di tenerli occupati in camerone, senza troppi rischi. I ragazzi lo salutarono ridacchiando, probabilmente ne stavano già pensando un'altra delle loro, Remus sperava davvero che non si cacciassero in qualche guaio mentre era via.
Lily lo stava aspettando in sala comune.
"Ciao"
"ma buonasera, oggi siamo in orario?" Rispose lei sarcastica. Remus ridacchiò, ma non rispose. Voleva trovare un modo di parlarle di James senza che si rinchiudesse nel suo guscio. I due si diressero all'ufficio della McGranitt. Quest'ultima li dirottò al corridoio del secondo piano, da dove provenivano rumori sospetti, probabilmente era solo Peeves, il poltergeist che infestava la scuola, ma era meglio controllare.
"Sei silenzioso oggi, Remus" Disse Lily, con un tono particolare. Anche lei si aspettava che lui commentasse i fatti della notte prima.
"Potrei essere solo felice, te l'avevo detto, no? che James ne vale la pena" Rispose Remus.
Lily perse un po' di colore "In che senso?"

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