(Lettura consigliata ascoltando Dancing Queen degli ABBA)
Remus Lupin era appena stato svegliato dal canto degli uccellini fuori dalla sua finestra. Era presto, forse le sette di mattina, ma nemmeno una sveglia di buon'ora poteva guastare il suo umore. Era il 15 luglio, la notte successiva sarebbe stata Luna Nuova, sarebbe stato il momento più lontano dal plenilunio, il momento in cui lui poteva essere, davvero, solo un ragazzo. Sorrise e si alzò, si cambiò i vestiti e scese in cucina. Rovistò in frigo, cercando qualcosa da mangiare. Sua madre era una babbana e aveva spiegato a lui e a suo padre come usare la maggior parte degli elettrodomestici. Trovato dello yoghurt, si voltò e si sedette sul piano della cucina a mangiare.
Il suo risveglio era stato così lieto anche per altri motivi. Era a casa da solo (sua madre era a lavoro in ufficio e suo padre sarebbe stato via per tre giorni, a un congresso sui poltergeist), quindi poteva stare nella doccia quanto voleva, senza che nessuno lo accusasse di finire l'acqua calda. Poi, quei due guastafeste di James e Sirius sarebbero venuti da lui, dopo pranzo. Remus, quindi, doveva rendere camera sua un posto vivibile.
Dieci minuti di doccia dopo, il ragazzo era rientrato in camera sua e aveva tirato su le serrande. Non c'era nulla da fare, poteva essere un bravo studioso finché voleva, ma l'ordine maniacale non era il suo forte. Non che la stanza fosse un soqquadro, ma era la prima volta che Sirius veniva da lui da quando stavano insieme.
A pensarci bene, era la prima volta che venivano da lui da anni. Da piccoli non si vedevano d'estate (Tutta colpa di Walburga Black). Poi, tra il quarto e il quinto anno, si erano incontrati per lo più in giro, mentre l'anno prima, casa di James era quasi diventata un accampamento, tante erano state le notti che loro avevano passato là.
Remus non era un tipo da estate, anzi, preferiva l'autunno, con i suoi colori vermigli e l'aria fresca. E le notti di pioggia infinite, durante le quali si può solo leggere con una tazza di tè caldo in mano. Ciò non significava che l'estate non avesse aspetti positivi (Come i capelli arruffati e sempre raccolti di Sirius, ma non riusciva ad ammetterlo nemmeno a sé stesso). Il migliore di tutti era che, abitando in un cottage un po' sperduto, in un bosco gallese che i suoi reputavano importante (ci si erano conosciuti), Remus passava le lune piene libero in una foresta deserta, senza il rischio di ferire nessuno, ma riuscendo a sfogare la sua forma animale. Certo, preferiva la Stamberga ed i suoi amici, ma non era un'alternativa tanto brutta.
Si asciugò il sudore dalla fronte e posò l'ultima pila di libri al suo posto. Sorrise e si perse a guardare fuori dalla finestra. Il sole era ancora basso, sugli alberi. Aveva ancora tempo. Recuperò qualche libro di testo e andò avanti coi compiti delle vacanze. Quell'anno erano proprio una marea ed era strano pensare che fossero gli ultimi. L'anno successivo, in quel preciso momento, la sua preoccupazione più grande sarebbe stata ben più grande di un Incantesimo Appariscente difettoso.***
"Sirius sei sicuro?" Chiese James per la sesta volta in dieci minuti.
"Ramoso, amo la fiducia che hai in me" Scherzò Sirius.
"Non potevamo prendere il Nottetempo? Questa strada è infinita" Si lamentò ancora l'altro. Nessuno dei due si ricordava così bene la posizione della casa di Remus da potercisi Materializzare, e Sirius era convinto di volerci arrivare a piedi.
Erano nel bosco da mezz'ora, si erano fatti portare da Fleamont Potter all'imbocco del sentiero, e James era convinto che Sirius si fosse perso. Per lo meno, sotto le fronde degli alberi, faceva fresco e la luce giocava con le foglie in un modo adorabile. Sirius amava casa di Remus, anche se ci era stato davvero poche volte. Era un posticino accogliente e isolato, che odorava di biscotti e ispirava tranquillità, proprio come i suoi abitanti.
Sirius si voltò a guardare James, stupito dal suo lungo silenzio. Eccolo, sguardo fisso e perso, mani in tasca ed espressione sognante e/o triste. Diagnosi: Lily.
James era migliorato un sacco in quelle due settimane. Era quasi normale, a parte quei lunghi minuti in cui si perdeva nei ricordi. Era testardo, non sarebbe andato a riprendersi Lily, quella volta, perché lei doveva aver toccato qualche tasto dolente e lui non ne voleva parlare nemmeno con loro. Sirius se ne era fatto una ragione, ma non poteva lasciarlo nelle mani della nostalgia.
"Facciamo a chi arriva prima?"
"Sei scemo? O vuoi perdere?" Rispose James, con un ghigno divertito sul volto. Aveva ancora gli occhi spenti, ma era meglio di niente. Sirius lo guardò negli occhi per un istante, poi si voltò. Fecero tre pasi tranquilli, sul sentiero. Poi Sirius scattò.
"Ohi, stronzo" Gli urlò dietro James, ma Sirius era già a cinque metri di distacco. Aveva il vento che cantava nelle sue orecchie e nei suoi capelli. Sirius amava correre, lo faceva sentire libro, puro, capace di fare qualunque cosa. E sapere di star gareggiando per arrivare da Remus lo faceva sentire ancora meglio. Per un attimo temette di aver staccato troppo James, poi fu superato da un cervo saltellante.
"Non vale" Urlò fra il fiatone e le risate, ma l'altro non si fermava, così Sirius dovette agire di conseguenza.
Per quanto, come Felpato, fosse molto più veloce, faceva comunque fatica a raggiungere Ramoso. In una curava gomito furono fianco a fianco.
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I Malandrini & Co.
FanfictionL'anno scolastico 1976-1977 alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è appena cominciato, e i suoi studenti non possono che giurare solennemente di non avere buone intenzioni. Gli equilibri instabili nelle relazioni dei ragazzi hanno iniziato...