Lily fu cacciata dall'infermeria appena sveglia, la domenica mattina. In realtà, non era un problema così grave: James stava, nel complesso, bene. Ora potevano fargli visita, e lei preferiva non essere lì al suo risveglio. La sera prima non si era resa conto che, col suo discorso motivazionale, aveva indirettamente dichiarato il suo amore a James. E ciò sarebbe andato anche bene, non fosse stato che lui aveva risposto con un "ti amo" chiaro e sonante. Sul momento, Lily era stata invasa dalla gioia, ma poi...lei amava James, ma non era pronta a dirgli quelle fatidiche due parole. Grazie al cielo, era troppo concentrato sui suoi amici per accorgersene subito e Lily aveva intenzione di tirare fuori la questione solo quando lei si fosse sentita pronta per dichiararsi. Si sentiva sciocca, dopotutto stavano insieme da quasi due mesi, ma nulla era ancora formale e, intrinsecamente, temeva che si sarebbe rotto qualcosa se avessero avuto troppe certezze.
***
Erano passati tre giorni dall'incidente e James ne aveva viste di tutti i colori. Tra le cure dell'infermiera; le crisi esistenziali dei vari altri malati "finti" che comparivano puntualmente con le verifiche di Trasfigurazione; le visite dalla squadra di Quidditch (James non credeva che sarebbe stato possibile ridere di più in soli dieci minuti, ma si sbagliava...); varie comparse di Remus Lupin con tomi enormi in mano e pesi sul cuore (che James tentava, inutilmente, di sciogliere) e montagne di cibo portate da Peter, James non si era mai annoiato. Lily non era venuta troppo spesso a trovarlo, ma non l'aveva abbandonato e lui, se possibile, l'amava più di prima. La ciliegina sulla torta, però, era stato l'episodio con Sirius. Si era presentato in infermeria, provando e riprovando a vincere la scommessa. Aveva perso clamorosamente e James aveva avuto un attacco di tosse, o d'asma, dalle troppe risate. Era incredibile, ma non si era mai annoiato. La cura procedeva bene e Madame Pomfrey sosteneva che entro venerdì gli avrebbe tolto il gesso attorno al polso e avrebbe potuto riiniziare a scrivere. Fosse stato per James, avrebbe anche aspettato ancora...ma poter scrivere significava poter camminare con le stampelle, quindi non vedeva l'ora che quel giorno arrivasse. La ferita sul fianco e quella in testa erano completamente risanate e la gamba procedeva piano. Mancavano altri 16 giorni, poi avrebbe potuto camminare, correre, saltare, giocare a Quidditch e trasformarsi. James non stava più nella pelle, ma mancava ancora tantissimo tempo.
Sirius lo aspettava di fronte alla porta dell'infermeria. Madame Pomfrey aveva convocato tutti i suoi amici in infermeria e gli aveva spiegato come fare. Fino a quando James non avesse potuto usare le stampelle, sarebbe andato in giro in sedia a rotelle. Tutte le proteste del ragazzo erano state troncate dalla donna, da un Remus piuttosto convinto e da un pugno in testa da parte di un suo certo caro amico di nome Sirius- sono uno stronzo- Black. E così James si era rassegnato.
Era incredibile, ma spingersi da solo senza usare il braccio destro era, pressoché, impossibile.
"Buongiorno Potter, pronto a questa prima ora di Pozioni?" Gli chiese Sirius, più assonnato che mai, mentre si dirigevano verso i sotterranei.
"Scusa..." Disse James, beatamente spinto dall'amico.
"Scusa! Credi che una debole scusa basti? Pesi quanto un elefantessa incinta!" esclamò quello, per tirargli su il morale.
"Ti amo anche io, Sirius" Rispose James ridendo. Metà delle persone che incrociarono nel corridoio li fissavano, straniti o divertiti, e James ovviava l'imbarazzo salutando tutti come se fosse stato un VIP sul red carpet, e non un ragazzino sciocco e semidistrutto.***
Remus si era impegnato con tutto sé stesso per ignorare Sirius. O almeno, per ignorare il suo bisogno di Sirius. Ora che James si era fatto male, i tre Malandrini rimasti avevano collaborato per non lasciarlo solo. Fra scherzi ipotizzati per stare con lui, e veri e propri turni in infermeria, Remus era fiero del loro lavoro. Era James quello pazzo, ma con i sensi all'erta a captare i malesseri dei suoi amici. Faceva fatica ad applicare lo stesso metodo al resto del mondo, ma loro tre dovevano così tanto a James, che organizzare dei turni per stare con lui era decisamente il meno. Per Remus, però, era stato uno strazio. Non poteva passare del tempo con Sirius e comportarsi come se non fosse successo nulla, perché era successo fin troppo. Si tratteneva dal ridere con il suo amico, dal prendere in giro Peter insieme e da tutte le altre cose che erano solo "loro". Spesso Sirius lo guardava spaesato, ma Remus non capiva come fare. Non poteva essere suo amico se non lo poteva amare. Questa rivelazione l'aveva distrutto. Era sopravvissuto a una settimana e due giorni di noncuranza compulsiva, per rendersi conto che, ormai, avrebbe dovuto continuare così per tutta la sua vita. Per certi versi, era un bene che James si fosse distrutto per terra. Aveva qualcuno con cui stare, a cui dedicare le sue attenzioni, e che lo distraeva dal suo cuore spezzato. Ma adesso, che erano tutti e quattro insieme, era più difficile.
Era mercoledì e James era uscito dall'infermeria. Remus non si era reso conto di quanto gli erano mancati i commenti di James alle lezioni. Seriamente, solo lui poteva guardare Flitwick dritto negli occhi e dirgli: "scusi Prof! Parlavo perché reputo importante che la nostra noce di cocco vuota, alias il cervello di Sirius, comprenda qualcosa dei miei problemi fisici. Mi creda! Preparavo il terreno perché lui potesse capire meglio il resto della lezione. So che è un eccesso di cure inutile, continua a non capire un cazzo, ma..."
Non era finito in punizione solo perché ne aveva già una in arretrato ed era infortunato. A Remus erano venute le lacrime agli occhi dalle risate trattenute.
Ora avevano finito, dopo una giornata stancante, ed erano nella sala comune di Grifondoro a studiare un po' di cose. In realtà, Remus stava studiando, mentre Peter stava osservando Sirius che, sotto la supervisione di James, cospargeva di caramelle tutti i gusti+1 la poltrona preferita di Dorcas. La ragazza, dopo, li avrebbe uccisi. Anzi, avrebbe ucciso solo Sirius, perché James era davvero troppo tenero, tutto occhioni nocciola, capelli al vento e "Mi scusi, non sto bene..."
Ah sì, il ragazzo sfruttava già l'invalidità al massimo.
Remus stava per dire qualcosa a quei due mascalzoni, quando Lily scese dal camerone delle ragazze. Come al solito, l'attenzione di James fu catalizzata dalla ragazza. Lei gli si avvicinò, gli borbottò qualcosa di losco all'orecchio e i due si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi lei andò da Remus.
"Scusa, ti devo chiedere un favore, mi aiuteresti a trovare un libro in biblioteca?"
"Certo, aspetta che poso il libro...eccomi" rispose lui, insospettito ma non troppo.
Lily lo guidò fuori e scesero insieme un po' di scale. Poi, lei gli offrì un cioccolatino. Remus, innocentemente, lo prese e lo mangiò. Poi il suo cervello cominciò a vorticare di pensieri, come se stesse cercando qualcuno a cui aggrapparsi, qualcosa da seguire. Una ragazza coi capelli rossi gli si parò di fronte, sventolandogli una foto sotto gli occhi. Non appena si riprese, il volto del ragazzo nella foto fu la prima cosa che vide, e annientò il resto.
"Lui è Sirius Black e ti aspetta davanti all'arazzo di Barnabà il Babbeo, al settimo piano" Disse lei, sorridendo.
Per un attimo, Remus scordò anche il suo nome, poi tutto tornò normale, o quasi. Si sentiva un po' stupido (come aveva fatto a non riconoscere Lily?) ma non c'era tempo per pensarci. Sirius era il ragazzo più bello del mondo ed era come se ci fosse stato un filo che li univa. Remus doveva correre dal suo amore. Abbandonò Lily senza rimorsi e corse verso la sua meta.

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I Malandrini & Co.
FanfictionL'anno scolastico 1976-1977 alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è appena cominciato, e i suoi studenti non possono che giurare solennemente di non avere buone intenzioni. Gli equilibri instabili nelle relazioni dei ragazzi hanno iniziato...