Signor Ramoso

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Lily si svegliò con un sussulto. Ogni tanto le capitava, i suoi stessi sogni la sputavano via come un'intrusa. Sospirò e si voltò dall'altra parte, alla ricerca di quello stato di sonno profondo che ancora avvolgeva le altre ragazze nel dormitorio. Aveva appena richiuso gli occhi, sentiva l'abbraccio invitante e travolgente delle coperte, quando un soffio d'aria gelata e frizzante le carezzò il volto. Aprì gli occhi, consapevole di aver perso l'ultima opportunità di addormentarsi, e si mise a sedere. Sbadigliò sonoramente, si strinse nel pigiama e si stropicciò gli occhi coi pugni chiusi, prima di guardarsi attorno. Una fitta alla schiena la trapassò. Com'era possibile? Manco avesse dormito per terra... Eccola là, la finestra accanto al suo letto era socchiusa, e il vento freddo di gennaio aveva aperto una breccia nel tepore della stanza. La ragazza stava ancora valutando tutte le sue opzioni: alzarsi definitivamente, o lasciare aperta l'anta? Quando udì un frullio d'ali. Subito credette di averlo immaginato, poi lo udì di nuovo. Questa volta pareva un fruscio di carta, come quando si gira la pagina di un libro. Solo allora la vide. Una farfalla di pergamena svolazzava sul suo letto. Lily ne rimase affascinata. Allungò una mano, come in tranche, e questa le si posò sul palmo, come se fosse rimasta li ad aspettare solo lei. era davvero bella, animata di vita propria, con pieghe lisce e precise, che la rendevano armoniosa, accattivante. E poi, quasi spaventandola, la pergamena si lisciò. In un unico morbido movimento, tutte le pieghe tornarono piane, e una scritta apparve sulla pagina che ora reggeva in mano. RIVELAMI.
Lily non se lo fece ripetere due volte, recuperò la bacchetta dal comodino e sfiorò la pergamena con la punta, senza pronunciare l'incantesimo. Revelio, pensò con tutta la sua forza, era troppo presto, non aveva ancora voce, e non se la sentiva di svegliare le compari. Era come se quel momento fosse stato architettato solo per lei. la pergamena la ascoltò.
La scritta svanì, assorbita dalla carta. Lily rimase là, delusa, a fissarla. E poi delle parole comparvero sulla pagina, ridestando la sua attenzione e la sua speranza.

Egregia Signorina Evans,
ci siamo riuniti, in questo particolare giorno, per farle i nostri più sinceri auguri. È oggi, infatti, che si celebra il giorno della Sua preziosa nascita, senza la quale la vita di alcuni di noi sarebbe stata oltremodo spoglia e triste.
Il Signor Felpato ci tiene a rimarcare come questo gesto sia stat una sua idea, e non dell'infingardo Signor Ramoso, del quale è bene diffidare. Si dissocia alacremente, da tutte le stupidaggini da innamorato che il suo egregio amico si sta apprestando a scrivere e prega la dolce pulzella in questione di non averne a male.
Il Signor Lunastorta è fiero di potersi definire amico della suddetta giovane, e si rammarica della deficienza (che dopotutto, significa mancanza) dei suoi compari. Augura alla Signorina di passare una lieta giornata e la invita a ridere, vivere e gioire più del solito, perché questo giorno è, davvero, solo per lei.
Il Signor Codaliscia voleva solo lasciare un avviso: i cuori impavidi sanno quando è tempo di agire, e, in questa speciale mattina, la Signorina è pregata di affrettarsi al tavolo della colazione. Tutti noi conosciamo le scorrettezze che ogni Grifondoro degno del suo nome è capace di commettere, per un buon pezzo di torta.
Il Signor Ramoso, infine, si complimenta con la dolce fanciulla. È certo che sia bellissima in questo momento, con un gentile sorriso sul volto e gli occhi ancora animati dalle bellezze dei sogni. Vorrebbe tanto essere lì con lei, e poterle fare i suoi auguri di persona, ma le scale non fanno eccezioni, nemmeno per i compleanni. Spera vivamente che questo biglietto non abbia disturbato la quiete del sonno perfetto della sua amata, ma che, al contrario, l'abbia fatta sentire spec8iale come merita.
Buon compleanno Lily,
dai tuoi malandrini preferiti.

Lily sorrise e scosse la testa. Quei quattro. Ripose la pergamena, ora preziosissima, nel cassetto del comodino. Si alzò lentamente e chiuse la finestra. Per una volta, una bella giornata. E ne fu convinta davvero, almeno, per i tre secondi successivi.

***
"Remus, uccidimi" Sirius e Remus erano in biblioteca, erano già le cinque di pomeriggio, ma la marea di compiti pareva non finire mai.
"Sirius, ti prego, siamo solo in biblioteca" Rispose Remus, senza levare lo sguardo dal volume in cui pareva sprofondato.
"Appunto, siamo a scuola da un giorno e siamo già in biblioteca..." Si lamentò Sirius, guardando fuori dalla finestra. Vedeva le sagome dei giocatori di Quidditch svolazzare sul campo, e si chiedeva che come avesse fatto James a finire la stessa quantità di compiti nella metà del suo tempo. Il fatto che ogni tre secondi si perdeva a fissare Remus, che da concentrato, con la coda della penna d'aquila in bocca, era ancora più dolce, non aveva influito minimamente, ne era certo.
"Per favore Sirius..." Lo implorò, levando gli occhi su di lui. Si stava mordicchiando un labbro ora. A volte lo faceva, quando era nervoso...Sirius ora non riusciva più a staccare gli occhi dalle sue labbra, ah, se solo fossero stati soli...
"Solo se mi dai un bacio" Decise, ridendo. Remus lo fulminò e ripose delicatamente il libro sul tavolo.
"Una solo? Mi pare poco..." scherzò.
"Sinceramente, anche a me..." E Sirius si sporse in avanti e iniziò a baciarlo incurante delle occhiate indispettite della gente intorno. Già si erano messi in un angolo isolato, gli altri non dovevano rompere. Oh, Remus era così bravo, così tranquillo, così...
"Voglio suicidarmi...ah, scusate" Lily Evans era appena collassata sulla sedia di fianco a Remus, infrangendo l'incanto. Sirius le lanciò un'occhiataccia, poi si ricordò che era il suo compleanno e decise di contenersi.
"Che succede?" Le chiese Remus, e anche Sirius si accorse che qualcosa non andava. Lily aveva i capelli arruffati e stretti in una coda e gli occhi stanchi, un po' spenti. Anche quella mattina, a colazione, fra festeggiamenti e torte, era apparsa un po' stanca, ma Sirius non gli aveva dato peso. Ora era evidente, anche, doveva ammetterlo, solo un occhio attento se ne sarebbe potuto accorgere.
"Nulla..." Borbottò la ragazza, guardandosi attorno. "James?" Chiese, poi, speranzosa.
"Dove vuoi che sia? Al campo a esercitare i suoi diritti appena riguadagnati" Spiegò Sirius, guardandola negli occhi. Lily annuì e sorrise.
"Grazie, ora vi lascio in pace..." Li salutò, poi si alzò e svanì tra le file di librerie. Remus e Sirius si lanciarono un'occhiata sospettosa.
"Non sta bene" Decretò Sirius.
"Più o meno, non è evidente ma..." Remus si stava passando una mano tra i capelli, segno di grande attenzione.
"Secondo te?" Incalzò Sirius, spostandosi dal suo lato della panca.
"Non lo so... forse è solo stress" Minimizzò Remus, iniziando a fissare Sirius negli occhi.
"probabile" Asserì lui.
"però è il suo compleanno..." Ragionò Remus, Sirius si spostò più vicino ancora, le loro ginocchia si sfioravano.
"Che significa? Auguri, hai fatto un altro giro intorno al sole..." cantilenò, posando una mano sul tavolo e voltandosi completamente verso Remus.
"Sei incorreggibile" Si lamentò quello, sorridendo.
"vedrai, starà bene" Lo rassicurò Sirius, avvicinandosi. I loro nasi si sfiorarono.
"Stai facendo tutto questo solo per tornare alla situazione iniziale" Lo prese in giro Remus. E non dire che non ti piace, aggiunse mentalmente Sirius.
"Ma che situazione? Io non mi ricordo nulla..." Fece il vago, Remus rise di nuovo.
"Ah sì?" Commentò, sarcastico, Remus, per poi baciarlo di nuovo. Sirius gli si abbandonò addosso completamente, ma Remus lo spinse via, decisamente troppo presto.
"Questo potrebbe avermi aiutato" Decretò, mordendosi un labbro, ma Remus non lo stava più guardando. Forse doveva iniziare a essere geloso di quel libro, ormai gli rubava tutta l'attenzione del suo ragazzo!
"Finisci Erbologia e poi potresti averne un altro" Concluse Remus, Sirius sbuffò, e riprese la sua pergamena.

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