Colazione a sorpresa

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La luce della luna danzava sulla pelle del lupo, ma il cervo non aveva paura. Felpato guaì giocoso e saltellò attorno a Lunastorta che uggiolava e pareva quasi normale, non fosse stato per gli scatti fulminei che, spesso, lo animavano. Era stata una notte lunghissima, Ramoso non stava quasi più in piedi dal sonno, ma sapeva che, a breve, la luna sarebbe tramontata. E, infatti, pochi attimi dopo, la luce diminuì drasticamente. Felpato smise di distrarre Lunastorta, perché quello, ormai, era catalizzato dalla luce morente. Ululò. Un lungo lamento, un addio al plenilunio, che scosse la Stamberga e i cuori dei suoi abitanti. Il topo si arrampicò su Ramoso e si sistemò tra i suoi magnifici palchi. Il lupo si voltò verso i tre animagus un ultima volta, prima di iniziare a tremare e contorcersi. Il pelo tornava indietro o si schiariva, le ossa si accorciavano con schiocchi sonori, l'animale si contorceva nel doloroso sforzo di tornare umano. La bestia si trascinò dietro al letto ed emise un ultimo uggiolio basso, che si tramutò in un respiro affannoso. James lasciò andare il cervo, quasi salutandolo, e tornò sé stesso. Il bello di essere animagus, rifletté, era che ci si trasformava copi vestiti sempre addosso. Felpato, accanto a lui, non accennava a cambiare forma, e lo guardava con aspettativa. James aveva Codaliscia in testa. Pregando che il ragazzo non scegliesse quel momento per ritrasformarsi, spaccandogli l'osso del collo, James si chinò su un asse nascosta e chiusa meglio delle altre. Estrasse i vestiti di ricambio per Remus e lasciò che Felpato li raccogliesse per portarli al loro amico. Il cane ritornò in fretta e si ritrasformò, sbadigliando con forza. Remus riemerse, barcollante, da dietro al letto, poco dopo. James e Sirius si affrettarono a sostenerlo, mentre Peter scendeva a terra e tornava alla sua forma umana.
"A che ora arriva madame Pomfrey?" Chiese Sirius, scrutando preoccupato l'espressione di Remus.
"Alle sette, come al solito. Che ora sarà?" Rispose quello, a mezza voce.
"Non c'è nemmeno l'alba, possiamo arrischiarci a portarti fino in infermeria e a farle credere che sia stato un tuo forzo?" Chiese James, ponendo la domanda a Remus, ma cercando lo sguardo di Sirius per una risposta.
"Si" Decretò il licantropo.
"Come ti senti?" Chiese Sirius, mentre James passava un braccio sulla schiena di Remus e lo aiutava a camminare.
"A pezzi" Mormorò l'altro. La sua voce era sempre distrutta dopo le trasformazioni. Roca, triste e sfiancata, rifletteva il malessere generale del suo amico, pensò James.
"Dai, almeno stavolta non ti sei rotto nessun osso" Constatò, sorridendo. Lui e Sirius si obbligavano sempre a sorridere. Lunastorta rispose mogio a quel cenno.
"Voi?" Chiese, con una nota terrorizzata. Ma, per una volta, ne James ne Sirius ne Peter avevano cattiva notizie.
"Non ci hai nemmeno sfiorati" Spiegò Sirius, spostandosi un po' più vicino a lui. I tre si strinsero per le scale, e le scesero tutti insieme.
"è la verità" Giurò James, facendo attenzione a non saltare nessuno gradino. Ci mancava solo che scivolasse e trascinasse con sé Remus.
"Penso di avere una caviglia slogata e una spalla malmessa. È una delle volte migliori. Ho male alle ossa e ai muscoli, me è solo per via del cambio di forma, non ho ferite aggiuntive" Concluse Remus sollevato, accennando perfino un sorriso. Una smorfia percorse il suo volto quando poggiò il piede a terra. Poche ferite o meno, comunque non stava bene. James avrebbe pagato a peso d'oro una caraffa di caffè. Aveva tanto sonno che era convinto che sarebbe svenuto. Ma si tenne in piedi, per i suoi amici. Caracollando lentamente, entrarono nel cunicolo sotto al Platano. Lo percorsero con calma, fermandosi spesso per aiutare Remus. Poi, Peter si trasfigurò ed emerse vicino al platano, per bloccare il nodo e fare in modo che loro uscissero con calma. Sirius si lanciò fuori e issò su Remus, mentre James aspettava, ultimo della coda.
Anche James capitombolò fuori, per poi rialzarsi faticosamente, spostarsi lontano dal tronco e recuperare Codaliscia. Se lo mise in tasca, poi tornò al fianco di Remus. Con un po' di velocità in più, i ragazzi arrivarono nell'Atrio e si fermarono a riposare seduti sulla scalinata di marmo. Remus pareva un giocattolo rotto, così seduto scomposto, mezzo addosso a Sirius. Poi, un forte odore di croissant e pancake inebriò le loro narici.
"Dite che è un rischio se vado a chiedere qualcosa agli elfi?" Mormorò James. Remus annuì. Uno stomaco gorgogliò e Sirius fece cenno di scuse. Anche lo stomaco di James si stava lamentando a gran voce. Di solito, gli elfi non si lasciavano sfuggire odori così succulenti nell'Atrio, realizzò James. Quindi da dove veniva quel profumo sublime?
"Oh, siete già qua. Speravo di raggiungervi all'uscita dalla Stamberga" Esclamò una voce, seguita da uno sbadiglio. Dal corridoio che portava alle cucine emerse Lily.
Per poco James non cadde dalla scala. Poi, realizzò il significato delle parole della ragazza. E, soprattutto, vide cosa aveva in mano.
"Lily, non dovevi..." Mormorò Remus, pieno di riconoscenza, tentando di darsi un contegno. Lily era in pigiama, ma non era quello il punto: attorno a lei volteggiavano cinque tazze di latte e cioccolato, tre piattini di Croissant alla marmellata e teneva in mano un enorme vassoio di pancake.
"Sono morto e questo e il paradiso?" Chiese Sirius, sorridendo. "Oppure vuoi rubarmi il ragazzo a suon di colazioni?"
"Cretino, è per tutti e quattro...se le volete, certo...Peter?" Chiese, sorpresa dal rendersi conto che, alla sua vita, erano in tre. Codaliscia sbucò fuori dalla tasca di James e se ne andò su un gradino, dove, prontamente, riprese la sua forma umana.
"Lily, Grazie" Disse radioso, catturando una tazza volante. James si alzò con un balzo e porse due tazze a Sirius e Remus, per poi accaparrarsi un croissant e un latte e cioccolato per sé. Lily rimase in piedi, fece levitare l'altro croissant da Sirius e Remus e lasciò i pancake a Peter. Poi sorseggiò la sua tazza di latte e sbocconcellò il suo croissant, senza togliere gli occhi da Remus. Aveva le occhiaie e si muoveva a scatti, scomposto, con smorfie di dolore. Per non parlare dei suoi capelli, ricoperti di sporcizia e aggrovigliati. James percepì la preoccupazione nello sguardo di Lily.
"è una delle volte migliori" Spiegò con un sorriso.
"Migliori?" Disse lei, attonita.
"Una volta mi sono rotto una gamba" Ammise Remus, scuotendo la testa.
"Una volta James mi ha quasi ucciso" Fece eco Sirius. James sbuffò, Sirius non perdeva occasioni di rivangare quella vicenda spiacevole.
"Scusami, provaci tu a controllare un paio di corna pesantissime mentre tieni fermo un lupo mannaro, poi ne riparliamo" commentò James. Aveva quasi staccato la testa a Felpato, ma poi ci avevano riso su per mesi, quindi contava la questione come chiusa... almeno nel loro dubbio codice morale, come sosteneva sempre Remus.
"Corna?" Chiese Lily, stupita.
"Remus, esattamente, che hai raccontato a questa ragazza? Che ci trasformiamo in fiorellini e che ti stiamo vicino tutta la notte" Chiese Sirius con un tono decisamente poco lusinghiero.
"Tu saresti velenoso" sentenziò Remus, sorridendo a malapena. "e, comunque, ve l'avevo detto che non sapeva quali erano i vostri animagus"
"Ok, ma mi aspettavo qualcosa di più piccolo, tu che saresti James, un'alce?" Chiese Lily, stupita. James la guardò negli occhi. Quei suoi bellissimi, e piuttosto stanchi, occhi verdi. E prima che potesse dire qualcosa di estremamente furbo, come "Non sono affari tuoi", per mantenere la suspence, qualcuno lo sovrastò.
"Nah, un cervo" spiegò Pete, mandando in fumo le idee gloriose di James. Lily si strozzò col latte.
"Mamma mia, Evans, che hai contro i cervi?" Chiese Sirius ridendo.
"Nulla, come il tuo patronus..." Realizzò la ragazza. Faceva sempre la stessa faccia pensierosa quando ragionava. James voleva scoprire con tutte sé stesso la causa di quel sobbalzo, ma lei non pareva intenzionata a spiegare. Remus ridacchiava con la testa affondata nella tazza.
"Esatto, patronus e animagus coincidono sempre." Spiegò Sirius, con due grossi baffi bianchi creati dalla schiuma nel latte. Scoppiarono tutti a ridere.
"Davvero?"
"Si, non lo sapevi?" Chiese Remus, pensieroso.
"No, Sirius, tu che cosa sei?" Chiese ancora Lily. Ecco, si disse James, ha dei lati negativi troppo curiosa. Non puoi avere una cotta devastante per una ragazza così curiosa, James.
"è un informazione riservat..." Cominciò Sirius, col suo solito tono che faceva sospirare le ragazze...e forse anche Remus.
"Un cane" Rispose James. Era ingiusto, se lui non aveva potuto tenere il mistero, allora non poteva nemmeno Sirius.
"Fermi tutti. No, ditemi che non è vero..." sembrava che Lily avesse realizzato qualcosa all'improvviso.
"Cosa?" Chiese Peter.
"Le milioni di battute su cani e cervi..." James e Sirius ridacchiarono, Remus sbuffò.
"E ratti" Aggiunse Sirius.
"Non vorrai dimenticare i lupi?" Rise ancora James.
"Siete seri?" Chiese Lily allibita, con un tono che ricordava vagamente quello di Remus quando loro esprimevano le loro grandi battute. Che ingrati, pensò James.
"Conosci il significato di questa parola, Potter?" Chiese Sirius, serissimo. James trattenne le risate.
"No, Black, ma non credo che sia rilevante..." Concluse.
"Ragazzi" Mormorò Remus, facendo per alzarsi. Sirius lanciò la tazza in aria e si precipitò ad aiutarlo.
"Lunastorta, stai cercando di morire?" Gli chiese, issandolo su due piedi.
"Ogni giorno, Sir, ogni giorno. Ti rendi conto che a momenti madame Pomfrey verrà a cercarmi, si?" Disse Remus, con la solita dose di sarcasmo.
"Cazzo" imprecò James, saltando in piedi e facendo evanescere le tazze e i pancake avanzati.
"Ti accompagno io" decise Lily, seguendoli su per le scale.
"Eh?" Esclamarono Sirius e James.
"Lily? Sei scema?" Domandò Remus, con una smorfia di dolore.
"No, se ci becca ho una scusa..." Spiegò la ragazza.
"Anche noi" Decretò Sirius, trascinando Remus lontano da Lily, manco fosse stata davvero pericolosa, ragionò James.
"Siete troppi" constatò lei. uffa, perché aveva sempre ragione?
"Evans, non mi interessa" Borbottò Sirius.
"Come lo spiegheresti?" Incalzò Remus, mentre Lily scansava James e iniziava a sostenere Remus dalla parte opposta rispetto a Sirius.
"Ti ho incrociato per strada a trascinarti in infermeria e sono cora in tuo soccorso, ovviamente." Disse lei, tranquilla e sicura, come se si stesse già trovando di fronte alla guaritrice della scuola.
"E non avresti domande scomode, perché..." Incalzò Sirius, per nulla intenzionato a mollare la presa.
"...ho un problema abbastanza grave da dovermene andare subito, in fretta, senza pensare ad altro" Borbottò Lily, Remus le passò un braccio attorno al collo e lasciò Sirius.
"Ha ragione" Sentenziò. Ed era una delle regole più ferree dei malandrini: in fatto di post luna piena, Remus aveva sempre ragione.
"Remus..." Mormorò Sirius, un po' deluso.
"A voi non crederanno mai, a lei si" Spiegò quello. James riuscì a vedere il ragionamento di fondo ed aveva senso, ma non gli piaceva comunque l'idea di abbandonare Remus.
"Ma..." Cercò di protestare.
"Sono definitivo, non osate seguirmi, o alla prossima luna vado da solo" Minacciò Remus, gelandoli sul posto.
"Non puoi" Balbettò Sirius.
"Perché? Chi me lo impedisce?" Remus era convinto, quindi James e Sirius si guardarono negli occhi e cercarono anche lo sguardo di Peter. E va bene.
"Va al Diavolo, Remus. va bene" Decretò James, un po' a malincuore. L'altro annuì in segno di ringraziamento.
"Lily, qual è la brillante scusa che non è una scusa?" Chiese, all'ultimo James, mentre li guardava allontanarsi.
"Marlene ha mal di testa e io le sto andando a prendere delle erbe per calmarlo" Gli urlò Lily, per poi svoltare l'angolo trascinandosi dietro Remus.

***
Remus passò meno tempo in infermeria rispetto al solito e, nei giorni successivi, recuperò bene tutti i compiti e le lezioni saltate. Lo stesso non si poteva dire dei suoi amici, che pure avevano partecipato direttamente in quelle classi.
Settembre finì prima che riuscissero a rendersene conto, come se fosse sfumato via, nel vento freddo da nord. Intanto, l'autunno era piovuto, all'improvviso, sulle loro teste. Nella prima settimana di ottobre si scatenarono una serie di temporali violentissimi, tanto che James fu obbligato a spostare gli allenamenti. Dopo quei giorni grigi, il cielo si riaprì su una foresta rosso-dorata. Tutto il meglio dell'autunno era cominciato. Le passeggiate di Lily erano diventate sempre più lunghe e sempre più al fresco. Ma gli alberi erano così belli, la natura così viva, mentre le foglie cadevano a terra morte in una pioggia di colori.
Gli allenamenti ripresero più serrati di prima, e ogni volta, James era più sicuro di sé. Come squadra, funzionavano meglio rispetto a quanto aveva mai sperato. Non lo disse a nessuno, nemmeno ai suoi amici, mentre passava il tempo a riprendere questo o quel giocatore per le cose più sciocche. La tensione doveva rimanere alta, così la partita sarebbe stata vinta in partenza.
Con grande gioia di tutti, fu comunicata la prima uscita ad Hogsmeade, dal terzo anno in su. Proprio i giorni prima di Halloween, 29 e 30 ottobre. Sirius non vedeva l'ora. Un po' perché aveva notato dei silenziosi cambiamenti in Remus e voleva invitarlo a uscire, e un po' perché lui e James avevano finito la loro scorta di frisbee zannuti in un fortunato incontro con una banda di Serpeverde in corridoio. Gli era costato una settimana a lavare tutti i vetri della scuola e un altro discorso sulla crescita da parte della McGranitt, ma ne era valsa la pena. Per James era stata un po' più pesante, perché era appena riuscito a ridurre la pena della punizione nei Sotterranei e a finire, almeno quella, punizione (era stato uno strazio, perché, non essendo come nelle ronde, lui e Lily si erano davvero comportati come sconosciuti. Remus aveva sempre ragione). Ovviamente, lui e Sirius erano stati portati a due piani diversi, per non intralciarsi a vicenda e perché, ormai, tutti i professori avevano imparato a non metterli mai in punizione insieme. Ma non era nulla che non si potesse ovviare utilizzando due specchietti comunicanti. Riuscirono a farsi rimettere in punizione mentre erano già in punizione, e nemmeno Remus capì come avevano fatto.
E la partita diventava sempre più vicina, gli allenamenti si facevano più serrati e l'ansia iniziava a stritolare James dall'interno. Lui voleva la coppa. Per gloria personale, per livellare il flop dell'anno precedente e perché sentiva che la sua squadra se la meritava. Perché lui se la meritava. Sirius lo sosteneva sempre, ridendo e scherzando. Non si sapeva come, ma era riuscito a farsi nominare di nuovo come cronista delle partite, e, almeno quello, sarebbe stato esilarante.
Nel frattempo, Remus non era arrivato a un dunque. Non riusciva a scrivere a suo padre e non ne voleva parlare con i suoi amici. Non voleva pensarci e basta e per tantissimo tempo non ci aveva fatto caso. Ma, con l'avvicinarsi di Halloween il problema si faceva più pressante. Da piccolo, aveva sempre festeggiato con il suo papà. Lyall sii prendeva un giorno libero e lo passava con il figlio, quasi a volergli dimostrare che lui non era un mostro. Ormai, Remus era logorato dai sensi di colpa e dall'orgoglio. Voleva sapere e non poteva abbassarsi al livello di cercarlo per primo. Ma la malinconia lo uccideva. Remus avrebbe voluto chiedere consiglio agli altri, ma non a James, che aveva già espresso la sua opinione, e nemmeno a Peter, che non avrebbe compreso del tutto di cosa aveva bisogno. Voleva l'opinione di Sirius, quella vera. Ma non poteva lamentarsi con Sirius su come riallacciare legami in famiglia. Non al ragazzo che, ormai, la sua vera famiglia non ce l'aveva più.

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