Dichiarazioni

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James aprì gli occhi e si trovò immerso in un mondo di sfumature. Era senza occhiali, ma quello era il meno. Si era appena svegliato da un lungo sonno, ma il dolore non tardò a farsi sentire. La testa pulsava ancora e si sentiva abbastanza intontito, Madame Pomfrey doveva avergli dato qualche antidolorifico, perché la gamba e il pulso gli davano solo fastidio, non faceva più male. Il fianco abraso invece, bruciava, ma non era nulla di insopportabile. Ora che il dolore fisico si era fatto meno pressante, il peso della partita piombò addosso a James: avevano perso ed era colpa sua. Richiuse gli occhi e le emozioni lo invasero. Rabbia, sconfitta, sconforto, tristezza e delusione dilagarono a partire da un punto imprecisato nel suo petto, come ghiaccio che blocca qualsiasi altra sensazione. Aveva passato l'intera partita a spingere tutti a dare il massimo, e poi lui stesso li aveva delusi. James avrebbe voluto solo scavarsi una fossa nel ghiaccio che gli stava invadendo il cuore e sotterrarcisi, ma, forse, la vergogna l'avrebbe raggiunto anche lì.
Poi si riscosse. Lui era James Fleamont Potter, doveva combattere, per lo meno il dolore. Si mise a sedere, non senza difficoltà, e inforcò gli occhiali. La prima cosa che mise a fuoco fu il grande orologio appeso al muro di fronte a lui. Erano le nove meno venti.
"Potter! Sei sveglio e PER QUALE MOTIVO SEI SEDUTO DEVI RIPOSARE" Esclamò una voce sicura alle sue spalle. Eccola, l'infermiera.
"Sto bene, preferisco, ho dormito abbastanza..." Bofonchiò James, senza riuscire a convincere nemmeno sè stesso
"Solo 8 ore..." Continuò lei distratta. "Bene così, allora. Ti descrivo tutti i mali che ti sei inflitto? Sono migliori di quanto sembrino" James roteò gli occhi, contrariato.
"Il polso è rotto, ma con 5 giorni a doppia dose di Recrescor potrai tornare a scrivere, come nuovo. Per la guarigione totale impiegherai 10 giorni. Hai una brutta abrasione sul fianco e sulla gamba destra, ma in qualche giorno svanirà, puoi starne certo. Hai battuto una bella botta in testa, ma il peggio che potrebbe farti è metterti un po' di sale in zucca...Il peggio è la caviglia. La gamba, di per sé, non è rotta, ma la caviglia sì. In 10 giorni di Recrescor potrai camminare senza stampelle e in 20 giorni sarai guarito completamente"
James si sentì morire. Non tanto per la mano, era un casino, ma almeno avrebbe saltato un po' di compiti, però... la luna piena successiva era il 6 marzo e lui sarebbe guarito per l'11... Non era abbastanza bravo né per il Quidditch né per il suo Remus. Senza di lui e di Sirius...che sarebbe successo?
Però non protestò, aveva ancora una reputazione da difendere. Annuì stoicamente e guardò lontano, per costringersi a rimanere calmo.
"Tranquillo, voleranno...i tuoi compari hanno fatto un bel po' di cagnara per stare con te sai? Ah, uno di loro mi ha dato questo, per te" La donna gli passò una barretta di cioccolato e l'ombra di un sorriso si fece strada sul volto e nel cuore di James. Grazie Remus...
L'infermiera gli portò qualcosa di cena, ma James piluccò un po' qui e là, aveva lo stomaco chiuso. Lei gli diede un'occhiatina preoccupata e gli raccomandò di riposare ancora, in tre o quattro giorni sarebbe uscito dall'infermeria, ma prima di allora doveva recuperare le forze. James ripiombò nello sconforto. Oltre al danno, pure la beffa, lui odiava stare fermo, si sentiva inattivo, inutile e...solo.
Si concesse uno sguardo in giro. Era l'unico paziente in quel momento, quindi tutti i lettini erano vuoti e tutte le tende divisorie erano aperte. Era dal lato opposto alle vetrate e aveva la visuale libera di tutto il prato e parte del lago, ma il cielo stellato lo faceva sentire ancora più inadatto e misero. Poi un bussare sordo alla porta lo riscosse dai suoi pensieri. Silenzio e poi altri colpi. Qualcuno doveva entrare e madame Pomfrey si affrettò alla porta. James si sporse e contorse per capire chi ci fosse, ma non poté avere nemmeno un fugace scorcio del loro disturbatore. La donna uscì e si chiuse dietro la porta per parlare con l'intruso.

***
Lily era davanti alla porta dell'infermeria e sperava con tutta sé stessa che il piano funzionasse. Non le importava nulla del resto, lei doveva vedere James. I ragazzi erano proprio geniali. Lei, Sirius (che le era, fugacemente, parso più serio di quanto sembrava), Remus (i due avevano deciso di indire una breve tregua per James...e anche un po' per loro stessi) e Peter avevano ideato qualcosa...ma il vero stratega era James, tutto poteva andare storto.
Lily ripassò i passaggi e bussò. Dei passi si affrettarono alla porta e l'infermiera uscì.
"Signorina Evans? Che succede?" le chiese con un tono a metà tra il contrariato e il preoccupato.
Lily si sforzò di apparire sciupata e smunta e si strinse il ventre con le mani.
"Mi scusi, so che avrà casi più gravi ma...ero di pattuglia con Remus e ecco" Lily guardò in basso "Ho sentito un forte dolore alla pancia, credo di, ecco...è imbarazzante ma...so che non dovrebbe esserlo...Credo di avere il ciclo e i crampi mi stanno spaccando in due, mi dispiace lasciare solo Remus, ma..."
"Oh, cara ragazza, tranquilla, non c'è nulla di male. Maschi. Ti darò qualcosa per il dolore e..."
"No, la prego, gli antidolorifici mi danno il voltastomaco, mi basterebbe una borsa dell'acqua calda..."
"Povera cara, ma come puoi pattugliare in quelle condizioni? A meno che...Aspettami dentro, quasi tutti i letti sono vuoti, vado io ad avvertire il signor Lupin, poi le preparo un infuso e la borsa, ok? Povere ragazze, qui sole senza madri e sorelle, è difficile vero?" le chiese quella, distratta.
"Solo per certi versi e..." Lily fece il sospiro più finto della sua vita "Grazie, grazie di cuore"
La donna la fece entrare, chiuse la porta dietro di sé e Lily si ritrovò sola in infermeria.
"Che succede?" chiese una voce, roca, malata, triste, ma era James. Il vero peso sul cuore di Lily evaporò. La ragazza si lanciò al capezzale del suo Potter.
"James! Uno spavento...non ne hai idea...Come stai?" gli chiese affannata, studiandolo attentamente.
Lui la guardava stupefatto.
"Bene" Rispose laconico. Sembrava spento.
"Deve, oh, deve fare un male terribile..." Provò a dire lei, cercando un modo per riscuoterlo.
"Nah, sto bene. Non rischiare una punizione per me, va torna indietro" Il cuore di Lily mancò un battito. James non la voleva con sè? L'insicurezza le oppresse il cuore, ma lei cercò di scacciarla. Doveva essere forte per lui, con o senza il suo consenso.
"Ma che ti prende? Ho un piano per essere qui, tranquillo, tra poco arrivano anche gli altri."
L'espressione di James si fece ancora più dura e chiusa, i suoi occhi nocciola, di solito vivaci, sembravano spenti. Pure i suoi capelli ribelli erano flosci...oh, era un dolore fisico vedere James così abbattuto.
"Vattene Lily, non voglio vedere la pena per me sul tuo volto" Era solo un'impressione di Lily o gli occhi del ragazzo si erano fatti più lucidi?
"Sono in pena per te, non provo pena per te. È diverso" James sbuffò contrariato, ma non era convincente. "Non tagliarmi fuori, James" Gli prese il volto con una mano e lo obbligò a guardarla. Era sull'orlo del pianto, era così tenero. Chi avrebbe mai detto che James Potter poteva essere tenero e sconsolato come un bambino?
"Lily" Sussurrò guardandola "Vai via, non voglio deludere anche te..."
Cosa? Come? Perché? James credeva di averli delusi? Lily rischiò di ridere per l'assurdità della situazione, ma lui era così serio che la fece ricredere. James Potter aveva bisogno di una botta di autostima, e chi era lei per negargliela?
"Deludermi? Credi davvero di potermi deludere? Credi davvero di aver deluso gli altri? Ho visto il piccolo Jackie Jones tentare di sfondare la porta per poterti dire che sei il suo eroe...e tu ti autocommiseri e credi di aver deluso la tua squadra?"
James cosse la testa "Lily io...non sono abbastanza per uno stupido sport, figuriamoci se lo sono per te". Non poteva essere serio! Questo era il colmo.
"James perché credi che sia venuta con te a quel ballo? Tu non sei abbastanza per me, tu sei perfetto per me e non me ne ero mai resa conto. Ti ho odiato per 5 anni della mia vita. Eri uno stronzo, un bullo, un coglione. Ma io non mi sono innamorata del quindicenne che faceva volare i compagni più deboli. Io mi sono innamorata di te, del processo che hai fatto per cambiare, di ciò che sei e di ciò che fai. Non so cosa abbia fatto partire la scintilla, ma posso dire che i risultati sono soddisfacenti: tu sei il ragazzo che mi ha visto piangere e, dopo che era stato, palesemente, insultato, mi ha confortato lo stesso, meglio di chiunque altro. Tu sei colui che si preoccupa dei suoi amici prima di sé stesso. In realtà, non so perché mi piaci, ma so che, da quando vedo e capisco chi sei davvero, tutte le volte che sono con te mi sento come se stessi volando, come se avessi ricevuto un dono proibito. Tu non sei abbastanza, non devi esserlo. Tu devi essere te stesso e io ti amerò per ciò che sei. Questa è solo una stupida partita di Quidditch e tu sei James Potter. Tra un mese sarai su quella fottuta scopa e vincerai tutto, perché sei fatto così e io credo in te. Credimi, tra noi due sono io quella sfigata, che non meriterebbe attenzioni e..."
Durante quel discorso, che le era uscito direttamente dal cuore, James l'aveva sempre guardata dritto negli occhi. Le sue iridi color nocciola si erano fatte sempre più liquide, fino a quando due lacrime di rimorso, ripianto o gioia, o tutti e tre, erano rotolate giù dal suo volto. Lei le aveva asciugate, con un fremito, e aveva sentito la forza tornare in James. E, a quelle sue parole, lui si era riscosso...
"Lily tu meriti tutte le attenzioni del mondo, perché sei la persona più dolce, gentile e bella che io abbia mai avuto la fortuna di incontrare. E questi sono solo alcuni dei motivi per cui ti amo"
E mentre pronunciava piano quelle parole le si era avvicinato, Lily era convinta che potesse sentire il suo cuore che batteva furioso. D'amore, di gioia e di commozione. Non ebbe il tempo di rispondere alla dichiarazione, o di comprendere che lui le aveva appena detto ti amo, perché lui si era spinto di più e l'aveva baciata. Incurante delle ferite, delle fasciature e del resto, Lily si era lasciata andare a quella stretta. Lui era il suo James e lei non poteva credere a ciò che stava succedendo. Solo un anno prima avrebbe riso in faccia a chiunque le avesse detto che si sarebbe innamorata di James Potter. ma ora tutto ciò che desiderava era lui, erano i suoi baci. Voleva andargli più vicino, il più vicino possibile, e non lasciarlo mai.

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