L'orario

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James era in orario. Incredibile, la McGranitt avrebbe dovuto baciarlo ed eleggerlo re. Invece, non degnò di uno sguardo i poveri diciottenni e diciassettenni che si apprestavano a iniziare l'ora di Trasfigurazione. Erano passate tre settimane dal casino nella Foresta, e nessuno dei colpevoli era stato beccato. Tutti i sospettati, tutti coloro che erano stati controllati dai professori, si erano dimostrati innocenti...o avevano un alibi convincente. Lumacorno si era prostrato in mille salamelecchi e scuse. Era stato tutto inutile.
Sirius era stato di cattivo umore per una settimana. Si era trattenuto, per quanto poteva, da scatenare risse in corridoio, o danni maggiori, come, invece, sarebbe certamente avvenuto qualche anno prima. Lily ne aveva parlato, un giorno, a James. Non si notava troppo, ma erano cambiati. O meglio, stavano trovando strategie diverse per farsi vendetta da soli. Poi era arrivata la Luna Piena ed era toccato a Remus essere uno straccio. Almeno, ciò aveva riportato Sirius coi piedi per terra, e la vita quotidiana era ripartita...anche se, forse, con una consapevolezza in più.
Dopo i fatti avvenuti, i pattugliamenti erano stati sorpresi. C'erano dei veri auror che piantonavano il perimetro della scuola, e l'ultima uscita ad Hogsmeade era saltata. James si sentiva strano, come un pesce in un acquario che sa di star per esser liberato nell'oceano...e che ha paura degli squali. Gli allenamenti di Quidditch c'erano ancora, così come tutte le altre attività extrascolastiche, ma c'era qualcosa che gravava sul petto del ragazzo. Come se non fosse più rilevante. L'idea che mancava poco, forse un mese e mezzo, al giorno in cui sarebbe stato buttato fuori dal quel meraviglioso mondo a parte che l'aveva accolto e ricambiato d'amore gli provocava come una ferita nel petto. Ed era un sentimento comune al resto del settimo anno, glielo vedeva scritto negli occhi. Clara gli aveva assicurato, con la scusa di doverlo consultare per qualcosa da caposcuola, che le riunioni dei neo-mangiamorte si erano interrotte. e aveva confessato che il capo designato per stirpe era Regulus. Clara si era morsa le labbra, nel tentativo di trovare le parole. C'era qualcosa di strano nel fratello di Sirius, come se stesse cercando di essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che la sua essenza gli comandava. James aveva giurato di non dire nulla a Sirius, e la ragazza era scivolata via, nel corridoio, con un sorriso triste in volto.
Mai come in quei momenti, James sentiva che non era più il ragazzino viziato e pronto a sollevare in aria un povero coetaneo per sfizio. Forse erano davvero maturati, come sosteneva Lily, o forse stavano solo scoprendo, a loro spese, che il mondo degli "adulti" non era mai stato così vicino.
James era seduto al banco, con la testa su una mano e faceva volare con la bacchetta una barchetta di carta, sovrappensiero. Poi una massa informe dai capelli corvini gli collassò a fianco.
"Oi, secondo te interroga?"
"Sirius, che cazzo ne so?" Rispose, nervoso.
"james" Sibilò Remus, sedendosi a fianco a Sirius. Peter prese posto dopo Remus.
"Eh?" Chiese James, strabuzzando gli occhi, mentre Sirius recuperava il libro e cercava, freneticamente, le ultime pagine da studiare. Remus gli scoccò un'occhiata esasperata.
"Vuoi farti buttare di nuovo fuori dalla classe per linguaggio inappropriato?" Chiese, poi, a James, con tono d'accusa.
"Sto parlando con Sirius, è più che appropriato insultarlo" Si difese James. Sirius era troppo concentrato per rispondere.
"Ehm, si non posso darti torto..." Riconobbe Remus, sfruttando l'attimo.
"Che amici di merda che siete" Borbottò Sirius.
"silenzio..." Disse, a mezza voce, la professoressa.
La classe si quietò, fissando con aspettativa la professoressa che estraeva dei fogli da un cassetto. Capirono, senza bisogno che qualcuno lo dicesse ad alta voce, che dovevano rimanere in silenzio. Che c'era qualcosa di grande nell'aria. Come un missile terra-aria che parte.
"Tra un mese esatto inizieranno gli esami"
Il missile era esploso.
Miriadi di bisbigli e parole si persero nell'aria, mentre il panico iniziava a diffondersi nella classe. Il cervello di James si fece vuoto.
Oh, merda.
"Ragazzi, silenzio" Alla McGranitt bastava decisamente poco per farsi valere. Anche se le espressioni di sconforto, e terrore, non se ne andarono.
"I MAGO sono fondamentali, e molti alunni hanno svolto un buon percorso impegnandosi sempre e rispettando tutte quelle regole che permetteranno loro di avere una prospera vita futura. Altri..." E fece una pausa ad effetto lasciando sorvolare lo sguardo sulla classe. James e Sirius si sentirono chiamati in causa, e si lanciarono un'occhiatina di scherno. Remus sbuffò. "Si sono rivelati più refrattari alle regole. Ma avete tutti le stesse capacità, in fondo, basta mettere il massimo in quest' ultimo mese. Devo..." Diede un'occhiata fuori dalla finestra, e i ragazzi la fissarono costernati. "Devo ammettere che, come ogni anno d'altronde, voi del settimo mi lasciate, senza pretese, qualcosa di speciale. Oh, non credete che per questo io smetta di pretendere il massimo da voi in queste ultime settimane. Intendo solo...augurarvi buona fortuna. Ecco..." Diede un colpo di bacchetta ai foglio, e quelli si mossero, in aria, in un vortice armonioso, andandosi a posare uno per banco. "questi sono i programmi degli esami. Avete dieci minuti per leggerli e poi...Si, Signor Black, mi duole informarla che interrogo."
Per la prima volta in sette anni, James non rise della frecciata della McGranitt ai danni di Sirius. Quel foglio bianco pareva urlare "Buttami via, resta qua per sempre" ...ma non poteva.
Chiuse gli occhi, inspirò profondamente.
E girò il foglio.
C'era una tabella, semplicissima e disarmante. Possibile che il 16 giugno 1978 avrebbe posato la penna d'aquila sul banco per l'ultima volta? Possibile che sarebbero usciti insieme dalla Sala comune, lui e i Malandrini, e sarebbe stato l'ultimo compito sul quale avrebbero scherzato? Sarebbe davvero finito così? Con una scheda di orari e una lista impersonale di voti? I sette anni migliori della sua vita.
Non sapeva definire quel sentimento, una struggente nostalgia. Mancavano 31 giorni all'inizio dei MAGO, 42 alla fine degli esami. E solo 56 umili giri della terra su sé stessa al suo ultimo giorno a Hogwarts. C'era un groppo che gli ostruiva la gola. Deglutì, ma quello non fece che salire. Gli pizzicavano gli occhi, come non succedeva da mesi. Quante mattine si era lamentato della colazione? Quante volte aveva dormito durante le lezioni? Quanti momenti aveva perso, incantato a guardar fuori da una finestra? Come poteva uno stupido pezzo di carta comunicargli, così, che tutto stava per finire?
Non voglio, mormorò una voce dentro di lui. La voce che aveva a undici anni, quella vocina bianca e tenera con la quale aveva salutato il ragazzo ombroso seduto sul sedile di fronte al suo sul treno. Non ce la faccio, urlò disperata. Come tutte le volte che era stato male, che l'avevano deluso...o che, ancora peggio, si era deluso da solo.
Quanti anni hai passato a sprecare tempo, Jaime?
Tirò indietro la sedia di scatto e si alzò in piedi. Barcollava. Iniziò a mulinare le mani in aria, incapace di parlare. Si sentì, come da un latro mondo, farneticare qualcosa sul bagno, e fuggì dalla classe.
Il corridoio era vuoto.
Non si accorse delle lacrime che gli rigavano il volto finché non si vide riflesso nello specchio in bagno.
Non finirà così.
E invece, inesorabile come il ciclo lunare, stava finendo. Ora la morsa gli serrava il petto, come se pure respirare fosse troppo, per quell'anima che tanto desiderava restare bambina. Si chinò sul lavandino, coi gomiti sul lavabo e le mani fra i capelli. Solo quando gli occhiali scivolarono via dal naso e caddero, secchi, nel bacino, James parve risvegliarsi. Li recuperò sdegnosamente e se li ficcò in tasca, poi aprì l'acqua, bevve e si lavò il volto. Se li rimise, asciugandosi sommariamente la faccia.
Aveva gli occhi rossi, e la faccia a chiazze.
Come la notte in cui Sirius era arrivato a casa sua, e James, appena realizzato cos'era successo all'amico, aveva fatto appena in tempo a sfogarsi senza che l'altro se ne accorgesse.
L'acqua fredda pareva un elisir. Lo calmava, gocciolava, era arrivata a inumidirgli il colletto della camicia.
Non si era mai sentito solo.
"Ramoso, forse dovremmo darti davvero della femminuccia" Disse Sirius, la voce sarcastica venata di tristezza. James si voltò a fissarlo passandosi una mano fra i capelli, imbarazzato. Da quanto era lì, appoggiato alla porta, a fissarlo?
"Io..." Balbettò James. Non tanto per scusarsi, o per vergogna vera. Era Sirius, non esisteva persona di cui si fidasse di più al mondo, ma...ma c'era qualcosa che lo erodeva da dentro, e non sapeva come tirarlo fuori.
"Va tutto bene?" Gli chiese Sirius, un po' impacciato, avvicinandosi.
"Ovvio che va bene" Decretò James, mettendosi dritto in piedi di scatto.
"James, sei una testa di minchia" Gli disse Sirius, fermandosi a pochi passi di fronte all'amico.
"Grazie" Disse James, facendo il sorriso più falso della sua vita. Sirius lo capì senza nemmeno sforzarsi, e James arrossì di nuovo. Non c'era bisogno che si preoccupasse per lui, non per così poco.
"Posso..." Mormorò Sirius, poi arrossì. James corrugò la fronte. Poi l'altro fece tre passi avanti e lo abbracciò stretto.
"James, non mi lascerai solo, vero?" Gli sussurrò.
"Mai" La certezza era tornata, e così anche la calma.
"Anche io non ci crederò mai" Mormorò Sirius. Ora era James a tenerlo stretto a sé.
"A cosa?"
"Non ci torneremo mai più. qui. Ma è come se...non l'avessi ancora realizzato" Si mollarono.
"Oh, Black, lo sappiamo tutti che tu ci morirai in mano il giorno della partenza." Scherzò James. Sirius scosse la testa e sorrise.
"Chissà gli altri" Si chiese, ad alta voce.
"Peter si trasformerà in una fontana umana e, tra lui e Lily, io non saprò chi guardare. E Remus...lui era deciso a lasciare tutto al secondo anno, ricordi? Finiremo per trovarci tutti fra le sue braccia" Immaginò James, mentre il suo animo si levava in volo, come rinato.
"Io lo sapevo che voi due sparlavate di me alle mie spalle. Da non crederci" Fece una voce leggera e tranquilla alle loro spalle. "La McGranitt si è pentita di aver spedito qui Sirius, ha realizzato che potreste starne facendo una delle vostre"
"Ma scusa, in cinque anni non ha ancora capito che tu non sei capace di fermarci?" Disse James, sorridendo a Remus.
"Che vi devo dire? Forse sapeva che, stavolta, saremmo tornati" Commentò allora quello.
"Chi te lo dice?" fece Sirius, sistemandosi in fretta i capelli allo specchio.
"Già, voglio pur provare l'ebbrezza di riempire la Sala Comune di Serpeverde di caccabombe almeno una volta" sospirò James, facendo finta di sognare.
"James, una parola: la partita" Lo riportò a terra Remus.
"Remus, sono due" Rise Sirius, prendendoli entrambi a braccetto e trascinandoli in corridoio.
"Non è...oh, merda" fece Remus, sconfitto.
"è stata, più o meno, la mia reazione all'idea degli esami" Ricordò James, ridacchiando.
"Oltre all'attacco di panico" Precisò Sirius, James lo fulminò.
"Non era un attacco di panico"
"fattelo dire da un esperto. Lo era"
"Davvero?" Chiese James, improvvisamente preoccupato. Non credeva di essere diventato così pazzo, ma se lo era...
"NO TI PREGO, CHE ORA FA L'IPOCONDRIACO" esplose Remus, disperato.
"Ipo-che?" Fecero Sirius e James in coro.
"Dopo" Mimò a mezza voce Remus, per poi aprire la porta della classe e scusarsi con la professoressa. Lei non si lamentò nemmeno.
***

In classe, la McGranitt non gli aveva lasciato tempo ulteriore per studiare le tabelle, quindi i ragazzi erano rimasti curiosi e a bocca asciutta. Il pomeriggio passò in un turbine di impegni, burle e allenamenti. Quando Dorcas e James piombarono in Sala Comune, dopo cena, collassarono su un divanetto.
"Forse, ho esagerato" Mormorò James, massaggiandosi i muscoli morti.
"Ne avessi ancora la forza ti ucciderei" Borbottò Dorcas, seppellendosi tra i cuscini.
"Grazie..." Fece James, chiudendo gli occhi...chissà se era avanzata un po' di crostata...
"Ciao gente, ma avete visto per gli esami? Non voglio iniziare con Trasfigurazione..." Trillò Marlene, spiaccicandosi sulla poltrona a fianco a James...e spaccandogli i timpani.
"Cosa?" Chiese Emmeline, accoccolandosi per terra, al calore del camino, con la schiena poggiata alle gambe di Marlene. Addio sonno...
"Si, la prima settimana facciamo tutti gli scritti, e la seconda tutti gli esami pratici" Spiegò Alice, recuperando una sedia e posandocisi sopra, a fianco a Marlene. E il settimo anno si conquista il camino, pensò James, scorgendo le occhiatacce di alcuni tredicenni.
"Ma per Astronomia che cazzo di esame pratico facciamo?" Chiese Sirius, tirando un calcio a James e sedendosi di fianco a lui.
"Mappa del cielo come ai GUFO" Borbottò James, ridestandosi.
"fanculo, Potter, non provare a svegliarmi il giorno dopo..." Prese a minacciare Sirius.
"Abbiamo un esame il giorno dopo?" Chiese, invece, Dorcas, come riemergendo dal letargo.
"No, è sabato, è tipo l'ultimo esame che facciamo" precisò, ancora, Alice.
"No, aspettate, non ho capito un cazzo" è normale Sirius, ma James non ebbe il tempo di rispondere...
"Ciao ragazzi...JAMES, Mi sei sfuggito per tutto il giorno, come stai?" Gli chiese Lily, preoccupata, accorrendo vicino a lui. Doveva ammettere che quelle attenzioni non erano del tutto nocive...qualcuno si preoccupava sempre per lui. Con Lily erano entrati anche Remus e Peter, che si affrettarono a occupare le due poltrone rimanenti.
"Bene..." Mormorò James. Lily si appollaiò sul bracciolo del divano e prese una delle sue mani fra le sue. I nove ragazzi presero a fissare il fuoco, sovrappensiero.
"Madonna che ansia" Sospirò Emmeline, rompendo la magia.
"Cosa vi fa più paura?" chiese Remus, tranquillo come al solito. Non aveva mezzo programma di erbologia da recuperare, lui...
"Difesa contro le arti oscure" Disse Dorcas, collassando di nuovo.
"Sei seria? Trasfigurazione" Decretò Marlene.
"Concordo" Fece Emmeline, alzando una mano.
"Pozioni..." Borbottò James. Lily ridacchiò. Facile, Evans...
"No ma ragazzi, Incantesimi" Disse Peter, tremando.
"Non puoi competere con antiche rune...oh, merda, posso farmi bocciare?" Fece Lily, saltando in piedi, nervosa. James alzò gli occhi al cielo.
"EVANS VIENI QUI" La chiamò, sistemandosi sul divano (e restituendo il calcio a Sirius).
"E TU CHI CAZZO SEI PER DARMI ORDINI?" Fece lei, fiera come al solito. James si obbligò a non sorridere.
"Andrà bene, lo sappiamo tutti che sei fantastica, ok?" fece. Lei gli si sedette in braccio.
"Potrei anche perdonarti" Mormorò, poggiandogli la testa sull'incavo della clavicola. James le avvolse un braccio attorno. Ecco, avrebbe potuto restare così per sempre...
"Potrebbe anche venirmi il diabete" Commentò Dorcas, con la puzza sotto al naso. Scoppiarono tutti a ridere.
"Sta zitta, tu non sopporti Lupin e Black 24 ore su 24" Commentò James. Peter rise, e Remus prese a fissare il caminetto con insistenza. Doveva impedire che ci si buttasse dentro?
"JAMES" Esclamò Marlene, fra le risatine.
"Come si fa a non sopportare Remus?" Chiese Sirius, dandosi una manata sul petto e fingendo un attacco di cuore. Melodrammatico come al solito...
"Secondo me non sopporta te, ma non voleva offenderti, sai che Potter è un cuore di panna" Ridacchiò Lily. Tradito....
"Andate tutti al diavolo?" Mormorò, sbadigliando.
"Signor Potter, questo linguaggio scriteriato..." Fece Sirius, ora imitando la McGranitt. Le ragazze applaudirono.
"Mi scusi Signor Black, mi offrirebbe questo ballo per farsi perdonare?" Rise James.
"Potrei essere geloso" Commentò Remus, sforzandosi inutilmente di non sorridere.
"potrei concordare" Ammise Lily.
"No, è dal primo anno che questi due sono sposati, tu scherzi ma..." prese a raccontare Peter. Quello era vergognoso, Sirius e James si lanciarono un'occhiata stizzita.
"Ci crederei anche, non fosse che James la persona più etero del mondo" Disse Marlene.
"Sono sposati lo stesso" Fece Remus.
"Mi sento leggermente offeso" protestò James.
"Come potete sostenere che io sia innamorato di questo...individuo? Ha dei capelli di merda, io non scenderei mai così in basso" Commentò Sirius, risero tutti di nuovo.
"Ragazzi, non avete capito nulla della vita, i capelli di James sono magnifici" Lo difese Lily. Grazie amore.
"Ah, beh" Mormorò Alice, alzando gli occhi al cielo.
"Tu sei di parte, però" protestò Emmeline.
"Non che non mi piaccia sentirvi lodare i miei magnifici capelli, però non ho ancora capito nulla dell'orario..." Disse James, cambiando discorso all'improvviso.
"James, è facile, apri la borsa, estrai il foglio e leggi...sai leggere, vero?" Lo prese in giro Lily.
"Ah, che spiritosa"
"Lily, penso di dovresti battere il cinque" Rise Sirius. James li fissò a battersi il cinque e ridere. E ci erano voluti davvero sette anni per farli conoscere?
"Vi odio quando vi coalizzate contro di me" Commentò, poi, fingendosi stizzito.
Gli andò bene, perché poi Lily lo baciò per farsi perdonare.

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