109. Fastidiosi malesseri e...

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Due anni dopo.

"Riccardo, sono a casa!" Esclamo a voce alta non appena varco la soglia di casa e chiudo la porta alle mie spalle. Un delicato e fresco profumo mi riempie le narici, facendomi respirare profondamente per poterlo assaporare del tutto. 
Faccio scivolare le scarpe via dai miei piedi, lasciando che la mia pelle possa sfiorare il pavimento freddo, che riesce in meno di un istante, a farmi scappare un leggero sospiro di sollievo. Le temperature sono davvero alte e devo ammettere quanto questo piccolo dettaglio riesca a rendere tutto quanto un pizzico più semplice. 
"Sono in studio, vieni!" Proprio nel preciso momento in cui la sua voce roca risuona in tutta la casa, sorrido, e solo dopo aver lavato le mani in bagno, lo raggiungo a passi veloci. Quando varco la soglia del suo piccolo rifugio, le sue iridi celesti si incastrano alle mie senza nessun ostacolo, invitandomi ad avanzare verso la sua direzione. "Bentornata, paperella... com'è andata? Sei riuscita a registrare gli ultimi pezzi per il nuovo disco?" Mi domanda, allungando entrambe le braccia verso di me soltanto per stringermi dolcemente quando mi ritrovo a meno di un metro da lui. Solleva il capo soltanto per regalarmi un bacio sulle labbra, per poi farmi sedere sulle sue gambe e stringermi proprio come desidera. 
Non ci vediamo da questa mattina e stare poco meno di dodici ore lontana da lui è davvero doloroso ed insopportabile. Entrambi stiamo lavorando a dei nuovi progetti, per cui il nostro tempo passato insieme è nettamente dimezzato rispetto prima.
"Soltanto uno, purtroppo non mi sento molto bene. Non ce l'ho fatta a completare tutto quanto, ma spero vivamente di farlo domani" Spiego, facendo una leggera smorfia. Faccio scivolare le braccia proprio sulle sue spalle, stringendole lentamente, mentre riesco a sentire le sue avvolgermi i fianchi con una dolcezza infinita. 
"Perché, amore? Cos'hai?" Mi domanda con un filo di voce, preoccupato di sapere quale possa mai essere il problema. 
Ripenso al pomeriggio passato e per un attimo, mi sento quasi svenire. A dirla tutta non è stato per niente un bel pomeriggio e mentirei se dicessi il contrario. 
"Nulla di grave, ho avuto solo tanto mal di testa e un disgusto continuo. A pranzo ho mangiato il pollo... credo di non averlo digerito molto bene" Gli spiego, chiudendo gli occhi per un momento. Il suo sguardo mi osserva con costanza, non smettendo di farlo assolutamente, neanche per un minuto, neanche per un secondo. Ascolta ogni mia parola con attenzione, con un pizzico di dolore negli occhi nel vedermi così. 
"Adesso va meglio?" Mi chiede prontamente, cacciando via una ciocca di capelli dal mio viso. 
"Si, diciamo di si"
"Vai a farti una doccia e poi ti metti a letto. Hai bisogno di riposarti e le tue profonde occhiaie lo confermano... sei molto stanca, Fede" Mi sussurra con un filo di voce, facendomi sospirare. Ha ragione. Ha perfettamente ragione. 
"Si, giuro che stasera lo farò" Lo rassicuro, appoggiando la testa contro la sua spalla. Lui mi stringe a sé dolcemente, non lasciandomi neanche per un solo istante.
Sospiro senza accorgermene, cercando di rasserenare il mio corpo che si presenta teso e tremante. Mi prendo un momento di pausa e cerco di concentrarmi sui pensieri che mi riempiono la testa già da qualche ora.
Mentre cercavo di registrare il pezzo, il pensiero che io possa essere incinta ha varcato la soglia della mia mente, confondendola senza nessun problema e riuscendo in meno di un secondo, a provocarmi una leggera pelle d'oca all'idea. A dir la verità, quest'ultima settimana ho avuto perennemente mal di testa, ma non ho dato molto peso a questo fastidio. Un fastidio che purtroppo, è notevolmente aumentato poche ore fa dopo pranzo, seguito immediatamente da una nausea davvero difficile da gestire. Un fastidio che affiancato ad un ritardo del ciclo mestruale di ben quattro giorni può voler dire soltanto una cosa.
Ho messo insieme i pezzi e l'ho fatto senza nessun preavviso, avendo la consapevolezza che potrei benissimo aspettare un bambino.
L'agitazione scorre fra le mie vene rapidamente, come se fosse un fiume in piena. Non riesco a calmarmi e cercare di rasserenare il mio cuore è davvero complicato, a tratti quasi impossibile.
Ho tanta, troppa paura. Paura di scoprire la verità, paura di affrontare la situazione, paura di rivivere ciò che mi è successo anni fa e paura della paura stessa.
Non riesco a godermi ogni sensazione proprio come meriterebbe di essere vissuta e nonostante vorrei davvero cercare di non pensare alle conseguenze, non riesco a farlo assolutamente. 
A risvegliare la mia mente all'improvviso, sono le labbra di Riccardo che si poggiano sulla mia clavicola dolcemente, lasciandomi tanti piccoli baci. "Dio mio, profumi da morire... sei peggio di una droga, amore" Sfrega il naso contro la mia pelle, facendomi sorridere per il leggero solletico provocato. Assaporo la sensazione che mi attraversa il corpo e nonostante io cerchi di archiviare ogni preoccupazione almeno per qualche secondo, non riesco e fallisco nel mio obiettivo. 
I suoi baci sembrano aumentare d'intensità e quando chiudo lentamente gli occhi a causa del brivido che mi ha appena attraversato la schiena, tento di rilassarmi almeno per qualche minuto, vivendo queste piccole attenzioni da parte del mio uomo. Cerco di lasciarmi andare e lo faccio nel momento in cui le sue mani scivolano proprio sotto la leggera camicina che indosso, sfiorandomi il ventre. Respiro profondamente, ma purtroppo non riesco a lasciar perdere il resto, non riesco a vivermi il momento, per cui, stringo le sue dita rapidamente e le allontano dalla mia pelle, girandomi verso la sua direzione soltanto per incrociare il suo sguardo. Esso si incastra con precisione e senza nessun ostacolo al mio, che sembra tremare ininterrottamente.
"Riccardo, devo dirti una cosa..." Glielo dico all'improvviso e con un filo di voce. Non ho idea di quale sia la mia espressione, ma penso che sia tutt'altro che serena. Sono così agitata che purtroppo non riesco a rimanere neanche in equilibrio e sono certa che lui lo percepisca.
Torna serio all'istante, archiviando quella passione che stava per unirci e concentrandosi solo e soltanto su di me, che continuo a guardarlo con tutta l'intensità del mondo.
"Cosa è successo, Fede? C'è qualcosa che non va? Ti vedo pensierosa e terribilmente tesa"
"Un po'..." Sospiro, ma poi continuo, cercando e sperando di non crollare come un castello di sabbia. "Purtroppo non mi sento molto bene e le mie forze sono nettamente diminuite, mi sembra di svenire da un momento all'altro"
"Beh, ma non preoccuparti... fa molto caldo, per cui credo proprio che la causa siano proprio le alte temperature. Se questi disturbi dovessero continuare, potresti farti un esame del sangue per stare più tranquilla, ma ti assicuro che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Devi assolutamente dormire serena, si tratta soltanto di fastidiosi malesseri... nulla di più" Mi rassicura con dolcezza. Le sue parole e il tono della sua voce riescono ad avere un effetto calmante su di me, ma purtroppo in maniera molto parziale. 
"Si, ma non si tratta soltanto di questo" Non so davvero cosa dire, come dirglielo e quali parole usare per poter arrivare dritta al punto. Credo di essere solo spaventata e si sa, la paura purtroppo, è una brutta bestia.
"E di che cosa si tratta? C'è qualcosa che non so?" Posso vedere una lieve preoccupazione varcare la soglia del suo sguardo, ma cerca di mantenere un equilibrio più che stabile, non smettendo di darmi sicurezza. 
"Sono in ritardo..." Glielo dico così, senza nessun preavviso, riuscendo ad alleggerirmi il cuore, che continua a battere così forte tanto da spezzarmi il respiro. Riesco a sentire ogni singolo battito dentro le orecchie e nonostante provi a rasserenarmi, non riesco a farlo assolutamente.
"In ritardo? Perché in ritardo? Dove devi andare?" Domanda non riuscendo a capire ciò che voglio dire. Le sue domande mi fanno sorridere e sospirare all'istante, ma cerco di nascondere ogni mio grammo di tensione e lo faccio con molta naturalezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo intero. Mi rendo conto di dovergli dire qualcosa, di dover bloccare ogni suo pensiero errato e cerco di farlo all'istante, senza pensarci troppo.
"No, non in quel senso... sono in ritardo, ma non quel tipo di ritardo che pensi tu" Nel momento in cui queste parole lasciano le mie labbra, i suoi occhioni si illuminano immediatamente, riuscendo a farmi capire quanto abbia afferrato il concetto.
"C-cioè, non ho capito... è quel tipo di ritardo? Quel tipo?" Non so perché, ma mentre mi pone questa domanda, indica con l'indice la parte bassa del mio corpo e lo fa goffamente, con le labbra schiuse e lo sguardo completamente perso nel mio. 
"Si, quello... credo proprio di essere incinta, Riccardo" Sussurro con un filo di voce, sentendomi improvvisamente fragile. Sto per scoppiare a piangere come una bambina a causa delle intense emozioni che sto assaporando, ma cerco di resistere e lo faccio in silenzio, non smettendo di guardare l'uomo di fronte a me. 
Si porta le mani alle labbra per lo stupore, lasciando che i suoi occhioni possano riempirsi di lacrime, che riescono a renderlo ancora più bello del previsto. Non riesce a dire nulla, ma nel momento in cui fa scivolare entrambe le braccia attorno al mio bacino per stringermi in un profondo abbraccio, riesco perfettamente a percepire ogni sua emozione. Mi abbraccia con tutto l'amore del mondo e per me, potrebbe anche non darmi nessuna risposta, potrebbe anche rimanere in silenzio, perché credo proprio di aver percepito perfettamente tutto ciò che vorrebbe dirmi.

Lo sappiamo entrambi - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora