ARIA
Esco dall'aula incazzata nera e vado spedita lontana da lì. Non so dove, l'importante è allontanarmi. Incurante di tutti vado a sbattere contro ogni essere vivente che viene nella mia direzione e non ha il buon senso di scansarsi. Fatti loro. Continuo a dare spallate senza davvero guardarmi intorno fin quando non mi scontro con Blake, solo che mi accorgo di lui quando mi prende per il polso e mi costringe a fermarmi e a guardarlo negli occhi.
-Ehi che succede? Sembri una furia in questo momento- mi chiede con quel suo solito modo strafottente e divertito
-Se te lo dico ti metti a ridere- mi sottraggo alla sua presa mettendo il broncio come farebbe una bambina di due anni.
-Dai, ti prometto che non riderò e mantengo le mie promesse- cerca di convincermi in tutti i modi. Per un attimo credo addirittura mi baci pur di farmi capitolare.
-Ho appena sostenuto un esame scritto e sono sicura sia andato male. La professoressa ci ha dato la consegna in ritardo e non riusciva ad essere precisa quindi ho perso i primi venti minuti così per non parlare del fatto che, per la fretta, non sono stata precisa nelle risposte- mi passo le mani sul viso e le lascio lì per cercare di calmarmi. So che può sembrare un motivo banale, ma sommato alla visita di mia madre e Blake, questa è la fiamma che innesca la bomba pronta ad esplodere.
-Non sai quanto vorrei prendere a pugni qualcosa in questo momento- gli confesso sospirando rumorosamente. Quindi Blake mi sposta le mani dalla faccia per guardarmi negli occhi. il suo sguardo ha qualcosa di diverso, non è quello del solito stronzo.
-Non guardare me per quello, ma ho un'idea che potrebbe aiutarti- senza né ma, né come mi prende per mano intrecciando le sue dita alle mie e inizia a correre per tutto il campus come se da questo ne valesse la sua vita. Dopo qualche minuto ci ritroviamo negli spogliatoi della squadra dove le ragazze teoricamente non sono ammesse. Ma ora come ora non me ne importa più di tanto e poi ci siamo solo noi qui.
Blake caccia dal suo armadietto dei guantoni da boxe spiegandomi che il coach gli ha dato l'accesso libero alla palestra e al campo di gioco ogni volta che vuole allenarsi col sacco o con qualche schema. Mi passa i suoi guantoni fasciandomi prima le nocche con i bendaggi per proteggermi e addirittura le sue protezioni, quelle che di solito vanno sotto la divisa.
-Mi sorprende che mi abbia permesso di usare le tue cose visto che non vuoi far indossare niente di tuoi agli altri- lo punzecchio mentre lui mi allaccia i guantoni. Con una scrollata di spalla indifferente risponde che non vuole che mi faccia male o si sentirà in colpa. Dopodiché andiamo al centro del campo. Io resto ferma perché non s cosa vuole che faccia. Si aspetta davvero che o colpisca? Io sono contro la violenza nonostante lo schiaffo che gli ho dato, ma è stata colpa sua in quel caso. Se l'è meritato.
-Tranquilla non puoi farmi male- come se mi avesse letto nel pensiero mi risponde ridendo. Come se fosse davvero tanto assurdo che possa fargli del male un mio colpo.
-Stai insinuando che non sono abbastanza forte?- e prima che mi dia una risposta lo colpisco sullo zigomo facendogli voltare la testa dall'altra parte. Torna indietro come una molla e si massaggia il punto indolenzito con aria divertita.
-Okay ora punta al petto, ma non allo stomaco o mi ucciderai e scarica tutta la tensione degli ultimi giorni- mi istruisce benevolo. Infondo mi dispiace colpirlo, si è anche prestato come mio sacco da boxe personale. Ma lo accontento comunque iniziando a tirare tiri sul suo petto con tutta la rabbia e la forza che ho. Riesco a farlo indietreggiare appena mentre incassa un colpo dietro l'altro in silenzio. Quando evidentemente si è stancato di farsi picchiare alza le mani con dei guantoni specifici per ricevere colpi e torno alla carica su quelli. Dopo non so quanto sono esausta e smetto di colpire. Blake invece sembra appena uscito da una spa per quanto è rilassato, ma ho un'ultima richiesta da fargli. Non ho mai giocato a football e questo mi sembra il momento giusto.
Blake recupera una palla dal cestello dove sono raccolte e me la passa. Mi spiega che devo fare solo un punto andando dalla sua metà campo e che lui cercherà di placcarmi, anche se ci andrà piano. Inutile a dirsi che appena diamo via al gioco mi ritrovo a terra, distesa sul rato, con Blake lo Stallone addosso che si sposta dopo qualche minuto iniziando a ridere. Non posso fare a meno di imitarlo.
-Va meglio adesso Furia?- mi chiede passando un braccio sotto la nuca mentre guarda il cielo. Si è fatto buio, chissà che ore sono. Le ragazze saranno preoccupate per me, non le ho avvertite.
-Stranamente sì. Mi ci voleva, grazie- rispondo accoccolandomi sul suo fianco, la testa sul suo petto. Solo perché ho fatto ieri lo shampoo e non voglio che mi si sporchino i capelli giuro. Lui però non sembra infastidito dalla cosa, anzi inizia ad accarezzarmi una spalle e poi a giocare con le mie dita fino ad intrecciarle, di nuovo. Annuso il suo profumo fino a farlo mio. Mi sento protetta tra le sue braccia, al sicuro e non voglio più andarmene. Non voglio dover rinunciare alla mia vita fra poco più di un anno. non voglio dover tornare a casa per essere perfetta e intransigente come mia madre, per quanto io la ammiri e le voglia bene io non sono come lei e non lo sarò mai.
-Non è da te piangere Furia... Sei strana ultimamente, parlane con me- Blake tenta di rassicurarmi quando avverte i miei brividi a causa dei singhiozzi soffocati e delle lacrime che nascondo contro il suo petto.
-Non voglio tornare a casa e rinunciare alla mia libertà- rivelo in un sussurro quasi come se avessi paura ad ammetterlo ad alta voce.
-Allora non andare. Non lasciare che la tua famiglia decida per te Aria. Tu non sei fatta per essere domata. Sei come una leonessa: feroce e maestosa che ha bisogno della sua libertà per vivere bene. Nessuno ti può sottomettere se non sei tu a volerlo- le sue dita scivolano sotto il mio mento e mi costringono a guardarlo. Eccolo di nuovo, quel sorriso di poco fa. Quello sincero che all'inizio non conoscevo. Con un pollice allontana via dalla mia guancia una lacrima e, sporgendosi di poco, mi dà un bacio sulla punta del naso, gesto che fa sorridere anche me.
-Non è uno dei tuoi sorrisi radiosi a cui sono abituato, ma per ora può andare bene- mi sussurra dolcemente mentre riprende ad accarezzarmi. Restiamo così per un altro po'. Sdraiati sul prato a guardare le stelle abbracciati e a scambiarci sguardi che dicono molto più delle parole.

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Il Mio Destino Sei Tu
RomanceAisha Price ha sempre avuto una predisposizione per il drammatico e il catastrofico e un gran talento nel pensare sempre al peggio e quando questo si avvera decide di partire per l'America. Con un tumore al cervello e il primo anno di università che...