BLAKE
È così bella... Specialmente così, nuda fra le mie braccia mentre le disegno dei cerchi immaginari sulla spalla. Lei sta dormendo, ne aveva bisogno, ma io ho bisogno di questo. Di osservarla e sapere che è serena, almeno mentre dorme. Di tanto in tanto fa degli incubi che la fanno agitare e si sveglia piangendo, svegliando anche me. Dopo non riesco più a prendere sonno per la paura che abbia bisogno di me di nuovo.
Lei crede che io sia indistruttibile. Che niente mi scalfisca, ma non è così. Mi sta uccidendo tutto questo, specialmente vedere lei in questo stato.
-Fratello?- Alessio mi chiama dalla soglia della porta e mi fa cenno di raggiungerlo in salotto. Cautamente mi sfilo dalla presa di Aria, che si stringe le coperte ancora di più al corpo, recupero un paio di boxer e i pantaloni della tuta che avevo messo prima e poi vado da mio fratello.
-Come sta?- lui, così come tutti, non sa il motivo per cui Aria sta così male, ma sono tutti preoccupati.
-Non al meglio. Non mangia quasi, non parla, non fa altro che piangere. Ho dovuto provocarla per farla reagire e alzare dal letto- spiego passandomi una mano tra i capelli mentre lancio uno sguardo alla porta chiusa della camera.
-Mi sembra che abbia funzionato però, no?- quella semplice battuta di mio fratello mi fa ridere, anche se per un breve momento. Senza dire niente mi butto su di lui bloccandolo in un abbraccio. Resta interdetto per un attimo prima di ricambiare la mia stretta. Non è esattamente da me esprimere le mie emozioni, scambiare effusioni con chiunque o chiederle. Ma in questo momento ne ho fottutamente bisogno.
-Cosa sta succedendo Blake?- si allontana un po' per vedermi, ma continua a tenermi le spalle con le mani. In questo momento mi sento io il fratello minore che ha bisogno del fratellone.
-Non posso dirlo... Non ad alta voce- altrimenti diventerebbe troppo reale.
-Sono io. Guardami. Tu puoi dirmi ciò che vuoi senza paura- cerca un contato visivo con me, che però mi ostino a non concedergli. Quando capisce che non parlerò cambia tattica dicendomi che anche nostra sorella e i ragazzi sono preoccupati, ma stanno tutti bene. Aisha sta bene. Non la vedo da due giorni e non è affatto da noi.
-L'ho messa incinta- esplodo ad un certo punto perché ho bisogno di dirlo a qualcuno. Forse ho bisogno addirittura di crollare.
-E ha perso il bambino. Quando si è chiusa in bagno due giorni fa. L'ho portata in ospedale, ma non c'era altro da aggiungere. L'ho portata qui e non si è più alzata dal mio letto fino a questa mattina- mi lascio ricadere sula poltrona alle mie spalle, portandomi le mani nei capelli, lo sguardo verso il basso. Alessio si inginocchia accanto a me per essere alla mia altezza e cerca di rassicurarmi. Di calmarmi. Sento quanto è spaventato in questo momento.
-Andiamo fratello... So che è difficile, ma non ti ho mai visto piangere- già. Forse perché non ho mai imparato.
-Non l'ho mai fatto, infatti- ho la voce che si spezza ad ogni singola parola. Perché deve essere tutto così fottutamente difficile? Perché devo avere le lacrime agli occhi che mi appannano la visuale. Perché devo sentirmi così, sbagliato, inutile.
-Vieni qui- e, per la seconda volta in cinque minuti, ho di nuovo bisogno delle braccia di mio fratello e di sentirlo dalla mia parte. Ho bisogno di sentirmi dire che non è colpa mia... Per nulla. Né per Aisha, né per Aria. Ho bisogno di sentirmi dire che non avrei potuto fare nulla per impedirlo. Ed è esattamente ciò che mio fratello mi dice.
-Cazzo. Devo essere davvero patetico in questo momento- mi sporgo in avanti, le mani congiunte sulle ginocchia, mentre Alessio si siede sul tavolinetto di fianco.
-Hai solo bisogno di sfogarti un po' con qualcuno. Tutto qui. Ti tieni tutto dentro dall'inizio di tutta questa storia e non è affatto salutare-
A quello preferisco non rispondere perché so che è vero.
-Quando dovreste partire?- cambia discorso arrendendosi al mio silenzio.
-Fra due giorni. Dovremmo andare? Lei sembra un vegetale e io non so che fare. Forse, anche se il rapporto con la famiglia non è dei migliori, le farebbe bene. Non lo so. dovevamo andare lì per annunciare...- la gravidanza. Dovevamo annunciare la gravidanza.
-Le farebbe bene cambiare un po' d'aria. In fin dei conti quella è la sua famiglia e tu ne farai parte. Prima o poi- mi da una pacca sul ginocchio e poi se ne va, dopo che gli dico di voler retare solo. Forse ha ragione. Dovremmo partire comunque.
Torno in camera da Aria e la trovo sveglia intenta a rimettersi l'intimo che per poco non le ho strappato via qualche ora prima. La raggiungo sul letto, avvolgendo un braccio intorno a lei per attirarla a me, e le propongo di partire comunque usando le motivazioni di Alessio. Un po' riluttante decide di accettare, anche perché poi dovremmo andare a New York e non vuole rovinare il Natale o il viaggio agli altri.

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Il Mio Destino Sei Tu
Roman d'amourAisha Price ha sempre avuto una predisposizione per il drammatico e il catastrofico e un gran talento nel pensare sempre al peggio e quando questo si avvera decide di partire per l'America. Con un tumore al cervello e il primo anno di università che...