Scorpius Malfoy si stupì di starsi trovando ai margini del campo da Quidditch.
Per essere Settembre faceva stranamente troppo caldo, e il sole cocente gli attraversava la tunica nera dei Serpeverde. Avrebbe dato di tutto per essere nella propria Sala Comune, fresca perché situata nei sotterranei.
-Mi spieghi di nuovo perché siamo qui?- chiese Scorpius con una smorfia, appoggiandosi con la spalla al legno delle gradinate e guardando Albus accanto a sé.
Quella visione per un istante gli parve sbagliata e allo stesso tempo familiare.
Il Potter alzò gli occhi blu al cielo e sospirò. Aveva le guance paffute chiazzate di rosso dal caldo, e i capelli scuri gli cadevano in una zazzera disordinata sugli occhi. Scorpius gli aveva detto più volte di tagliarli, ma Albus voleva imitare lo stile di suo fratello James, che faceva scalpore sulle ragazze.
-Ti ho già detto che dobbiamo spiare le selezioni di mio fratello. Sono il capitano della squadra quindi fai come dico io- chiarì lui.
Scorpius pensò che, per avere dodici anni ed essere appena stato nominato capitano, Albus si stava pavoneggiando decisamente troppo.
Il biondo alzò la testa verso i Grifondoro in volo sul campo, e la sua attenzione venne colpita da uno in particolare.
Stava piroettando sulla scopa, una mossa che Scorpius non sapeva ancora fare, e i capelli rossi scintillavano come rame al sole.
-Chi è quella? Quella con i capelli lunghi e rossi- chiese Scorpius.
-È mia cugina Rose, sarà almeno la quarta volta che te lo dico. Spero che James non la prenda in squadra... è troppo brava per essere una del nostro anno-
Scorpius abbozzò un sorriso, e scrollò le spalle -Io me ne torno in Sala Comune-
-Scorp! Che due pluffe però!- gli gridò Albus dietro mentre il biondo se ne andava, uscendo dal campo.
Scorpius rise, e un raggio di sole filtrò tra i rami di un albero, colpendolo in viso e accecandolo.
Il biondo strinse gli occhi con una smorfia e, quando li riaprì, si trovò in tutt'altro posto.
Era sull'espresso per Hogwarts, seduto sul divanetto della cabina, accanto ad Albus.
Scorpius poggiò la schiena sul divanetto, guardando le colline color smeraldo correre veloci fuori dal finestrino.
Era iniziato un altro anno, il quinto, e Scorpius non era affatto in vena di tornare a Hogwarts.
Aveva discusso con suo padre, quella mattina stessa, perché Albus l'aveva ospitato a casa Weasley per tutta l'estate.
Draco si era infuriato e aveva urlato addosso a Scorpius, biascicando per via dell'alcool. Non era la prima volta che succedeva, ma Scorpius quella mattina non era riuscito a impedire a suo padre di guastargli l'umore.
-La verità è che pensi solo ai boccini, Albus Severus Potter!- esclamò Alice Paciock, facendo riscuotere Scorpius dai suoi pensieri.
Il biondo le scoccò un'occhiata e la vide guardare furiosa Albus, seduto accanto a lui.
-In realtà mi interessano di più le ragazze, dei boccini, ma tu non puoi saperlo. Sei più una specie di mezzo troll, che una ragazza- Albus piegò le labbra in un ghigno compiaciuto.
Scorpius trattenne un sorriso vedendo l'espressione indignata di Alice.
Dominique, seduta accanto a lei, provò a metterle una mano sulla spalla per convincerla a lasciar perdere.
-Tu! Razza di idiota...-Alice si era alzata in piedi e aveva sguainato la bacchetta, pronta ad affatturare Albus.
Il moro si era alzato a sua volta per scappare, e Scorpius vide chiaramente un quadratino nero e luminoso scivolargli fuori dalla tasca della felpa, e cadere verso terra.
Il biondo si alzò cercando di afferrarlo prima che toccasse il suolo, ma fallì.
Una nebbia nera come la notte si diffuse in tutta la cabina, oscurando il sole che entrava dalla grossa vetrata, e Scorpius non vide più nulla.
-Albus! Nella cabina no!-
-Qualcuno apra una finestra!-
Scorpius, nell'oscurità, inciampò in un paio di gambe sconosciute e ricadde a sedere a terra.
Stava per alzarsi, quando qualcosa gli precipitò dolorosamente sopra.
Qualcosa di pesante, e che aveva uno strano profumo di fragole.
-Porco Salazar- bisbigliò una voce accanto al suo orecchio.
Scorpius s'irrigidì, sentendo un corpo muoversi sopra di lui, e in un istante la nebbia nera venne risucchiata dalla punta di una bacchetta.
La luce tornò di colpo, e Scorpius, steso sulla schiena con una ragazza addosso, sgrano gli occhi.
Incontrò un paio di grandi iridi bluastre, vicine alle sue, e in un istante venne riportato indietro di anni.
Erano dello stesso identico colore della rosa d'Acquamarina che sua madre portava al collo, quando era ancora in vita.
La ragazza sussultò, rendendosi forse conto di essere stesa sopra Scorpius, e le sue guance si tinsero di rosa.
Si alzò frettolosamente, sistemando la camicetta nera che le si era alzata mettendo in mostra una striscia di pelle pallida sopra la cintura dei jeans.
-Rose!- gridò Alice.
Scorpius alzandosi si voltò e la vide correre verso la rossa, ma inciampare nelle gambe di Albus finendo per cadere sopra di lui.
-Paciock! La polvere Buiopesto Peruviana deve esserti entrata nel cervello!- Albus spostò di peso le gambe della ragazza dal suo stomaco, con una smorfia.
Scorpius tornò a sedersi, e non poté fare a meno di guardare tutte le persone della cabina andare da Rose e Hugo per salutarli.
Pensò che non aveva mai osservato bene la Weasley... era certo che si sarebbe accorto della sua figura slanciata e attraente, del suo viso grazioso e dei suoi grandi occhi blu.
O forse era cambiata davvero più di quanto ricordasse, in quei tre anni a Ilvermorny.
Scorpius la guardò sedersi sui divanetti davanti, insieme a Alice, Lily e Dominique.
Lysander le si mise subito accanto, e allungò un braccio sullo schienale del divano in un modo che non lasciava fraintendimenti.
Rose drizzò la schiena, per evitare quel contatto, e strinse le mani a pugno sui jeans.
Scorpius vide chiaramente la ragazza irrigidirsi, e un lampo di paura e dolore attraversarle gli occhi celesti.
Perché? E soprattutto, perché quel suo sguardo tormentato gli era così familiare?
Scorpius chiuse gli occhi, e d'un tratto sentì lo scenario cambiare di nuovo.
Li riaprì e vide che era in piedi nella torre di Astronomia; faceva freddo, molto freddo, fu per questo che si stranì di vedere una ragazza in camicia da notte laggiù.
Era Rose Weasley. I capelli le ricadevano sulle spalle, sopra la camicia da notte, come fragole e panna, e gli occhi spalancati fissavano il vuoto davanti a sé.
Si stava dirigendo verso il balconcino della torre, che dava sullo strapiombo. Scorpius sapeva che la ringhiera del balcone era piccola, arrugginita e malferma, e Rose non sembrava assolutamente in grado di accorgersene.
Andò verso di lei e le mise una mano sulla spalla, ma la ragazza non parve notarlo nemmeno e continuò ad avanzare.
Fu così che, per fermarla, Scorpius la prese tra le braccia stringendola a sé.
-Rose-
Il suo nome sembrò farla riscuotere, e la rossa alzò la testa di scatto guardandosi attorno freneticamente.
-Hey, ferma, non vorrai farci cadere entrambi?- chiese Scorpius indicandole con un cenno del capo lo strapiombo sotto di loro.
Rose sgranò gli occhi blu, notandolo, e si aggrappò a Scorpius facendo combaciare i loro corpi mentre il biondo indietreggiava, spostandosi dal balconcino insieme a lei.
Si stupì di quanto il suo profumo di fragole misto all'aria invernale fosse buono, e di quanto Rose fosse piccola ma salda tra le sue braccia.
Tremava, ma Scorpius non seppe dire se dal freddo o dalla paura.
Non aveva mai incontrato una persona sonnambula prima, e non sapeva neanche che parlassero mentre vagavano di notte.
Rose però aveva detto più volte e chiaramente un nome: Thomas.
Sentì la ragazza tra le sue braccia perdere consistenza, come diventando fumo, fino a sparire.
Scorpius si trovò di nuovo catapultato con violenza in un altro posto.
Era il bagno di Mirtilla Malcontenta, e la ragazza fantasma volteggiava sopra qualcuno insultandolo e lamentandosi.
Scorpius abbassò lo sguardo e vide Rose appoggiarsi con le braccia ai bordi di un lavandino, e stringerlo con forza tra le mani.
Scosse il capo -Non ce la faccio- mormorò lei, la sua voce melodiosa risuonò nel bagno deserto, nonostante le lamentele di Mirtilla.
-Non posso, non ce la faccio-
Il dolore nella sua voce era palpabile, le mani che stringevano il lavandino erano tremanti.
Perché era così difficile per lei duellare? Perché sembrava la peggiore tortura che potessero infliggerle?
Scorpius fece un passo verso di lei, ma lo scenario cambiò di nuovo dissolvendosi come fumo davanti ai suoi occhi e ricreandosi.
Erano fuori dall'infermeria, e Rose gli stava di fronte. Aveva saltato una lezione di duello di Vitious dicendo di stare male, ma Scorpius non le aveva creduto.
Ci aveva visto giusto. La rossa aveva paura di duellare, una paura così radicata e forte che sembrava quasi inghiottirla.
Scorpius le aveva appena detto che l'avrebbe aiutata a superare la paura, che l'avrebbe aiutata a duellare.
La rossa abbassò la testa e strinse le labbra; l'incertezza le corse negli occhi e Scorpius sospirò.
-Smettila...- le disse, prendendola per le spalle -... smettila di pensare che non ce la farai. Perché ce la faremo-
Rose alzò la testa di scatto, con un sussulto, e piantò i suoi grandi occhi blu in quelli di Scorpius.
-Sei un Legilimens?- chiese lei con una punta di dubbio nella voce.
Scorpius sorrise, trattenendosi dal ridere -No, Rose, è solo che... è facile leggerti-
Ed era così. Scorpius riusciva a sentire e capire ogni espressione del suo viso, a percepire come sulla sua pelle ogni volta che il dolore tornava a galla in lei, rischiando di soffocarla.
-Allora perché ci sei riuscito solo tu, fino ad ora?- chiese Rose piano, e sembrò volere davvero una risposta.
Scorpius smise di sorridere.
Ricordò come Albus gli aveva detto di starle lontano, come nessuna delle sue cugine sembrava accorgersi di quanto stava male, e si chiese perché solo lui l'avesse notato.
-Non... non lo so-
-Puoi tirarti indietro quando vuoi... io sono un vero casino- mormorò lei, e abbozzò un sorriso. Un sorriso triste e allo stesso tempo dolce, che fece provare al biondo un innaspettato impeto d'affetto per lei.
Fu travolgente, inspiegabile, ma Scorpius rise e le mani che stringevano le sue spalle attirarono la ragazza a sé.
La strinse in un abbraccio, e se ne stupì lui stesso.
Non aveva mai abbracciato nessuno da quando Astoria era morta, e Scorpius non capiva come Rose Weasley potesse fargli quell'effetto.
-Promettimi una cosa- si ritrovò a dire, con la guancia premuta contro i suoi capelli che profumavano di fragole.
-Che cosa?-
-Che non scapperai più- mormorò Scorpius piano.
Era vero. Non voleva che lei si rinchiudesse in sé stessa, non voleva che lo tagliasse fuori dalla sua vita... e non voleva più stare lontano dell'unica persona che era riuscita a fargli provare qualcosa, da quando sua madre era morta.
Rose si tirò indietro, quel poco che bastava per alzare la testa e guardarlo negli occhi. Scorpius sentì la bocca asciutta e l'improvviso e travolgente desiderio di baciarla.
-Promesso- sussurrò Rose.
Lo scenario cambiò di nuovo, e Scorpius si ritrovò in un altro posto.
Era seduto a gambe incrociate sul pavimento della torre di Astronomia, e aveva Rose davanti a sé.
La ragazza indossava un bel vestito verde, e sulle spalle aveva il giubbotto color crema di Scorpius.
Il biondo, ancora brillo dopo la festa nella Stanza delle Necessità, la guardava stupendosi di come Rose stesse bene con addosso i suoi vestiti.
Come se fosse una cosa giusta, che lo riempiva di uno strano senso di orgoglio.
-È la seconda volta che mi salvi... dovrò pur sdebitarmi in qualche modo- disse Rose con un mezzo sorriso, stringendosi ancora di più nel giubbotto.
Scorpius sgranò gli occhi, e si sentì torcere lo stomaco.
-Okay... hai due modi in cui puoi sdebitarti. Te ne propongo due perché so che uno non lo accetteresti... promettimi di non picchiarmi però!-
Rose rise, e quella risata fu come il suono del campanellio che producevano le fate, quando uscivano dai loro nidi, o forse era solo l'alcool a farglielo sembrare così?
Rose lo guardava in attesa, e Scorpius disse apertamente ciò che voleva da lei.
-Un bacio-
Non aveva mai dovuto chiederlo, mai, e non l'aveva mai nemmeno desiderato così tanto.
E forse da sobrio non avrebbe avuto il coraggio di chiederlo, ma quella notte era diversa. Quella notte c'erano solo loro due nella torre di Astronomia, e Rose era bellissima, e aveva addosso il suo giubbotto... il che aveva fatto crescere in Scorpius la speranza che lei accettasse.
La vide sgranare gli occhi smettendo di sorridere, e Scorpius si sentì di colpo un emerito idiota.
-C'è sempre la seconda opzione se non vuoi scegliere questa- disse subito lui alzando le mani al cielo.
Aveva davvero creduto che Rose volesse baciarlo? L'espressione sul viso di lei sembrava dire l'esatto opposto.
-Bene, dimmela così la scelgo!- disse lei allarmata.
-Raccontami di Thomas- rispose subito Scorpius.
Se non poteva averla, allora poteva almeno conoscerla. E Scorpius non aveva mai desiderato così tanto conoscere qualcuno.
La rossa sussultò, e il suo viso lasciò trasparire tutta la sua angoscia e la sua paura. Scorpius la vide esitare, stringere le labbra in una linea dura, e pensò che forse le aveva chiesto troppo.
Probabilmente non avrebbe ottenuto nulla da lei, ed era forse stato anche stupido chiederlo...
Era tentato di alzarsi e andarsene, preferibilmente a prendere a calci un muro, da quanto si era reso ridicolo con quella ragazza.
Si riscosse vedendo Rose spostarsi e mettersi in ginocchio davanti a lui.
Nei suoi occhi blu corse uno sguardo strano, uno sguardo che Scorpius non le aveva mai visto prima.
La rossa gli si avvicinò piano, e mise una mano fredda sul suo viso.
Scorpius trattenne il fiato di colpo, dalla sorpresa, e la consapevolezza di ciò che stava succedendo lo colpì.
Rose che gli si avvicinava, sempre di più, fino a fermarsi a pochi centimetri dal suo viso.
Sentì il fiato di lei sulle labbra, e gli sembrò che il cuore potesse uscirgli dal petto.
La rossa restò per qualche secondo così, e quelli furono i secondi più lunghi che Scorpius avesse mai vissuto; dopodiché Rose annullò la distanza tra loro e premette le labbra sulle sue.
Scorpius inspirò di colpo e fece correre le mani tra i suoi capelli, alzandosi a sua volta in ginocchio e avvicinandosele.
E per Merlino! Baciare Rose era qualcosa di incredibile.
Si sentiva come scorrere l'elettricità sulla pelle; aveva lo stomaco contratto come se fosse sul cornicione di un palazzo e dovesse buttarsi trenta piani più sotto; e si sentiva bruciare come se avesse la febbre.
Approfondì quel bacio, come aveva spesso fantasticato di fare, e con sua sorpresa Rose lo ricambiò con lo stesso fervore.
Lo scenario cambiò di nuovo, e Scorpius si vide passare davanti agli occhi tante immagini di Rose.
La rossa con le ginocchia strette al petto e gli occhi impauriti, mentre gli parlava di Thomas.
Il suo sguardo di sfida, quando rifiutava l'invito a uscire di Scorpius e quello sorpreso e meravigliato quando il biondo la raggiungeva in infermeria con la sua scopa tra le mani, dopo essersi tuffato nel Lago Nero a prenderla.
Lo colpì l'immagine della neve che cadeva a fiocchi grandi come piume, e si incastrava tra i suoi riccioli rubino mentre percorrevano i binari di King's Cross alla vigilia di Natale.
La rivide balbettare e parlare a vanvera dall'ansia di dirgli quel ti amo che Scorpius aveva tanto atteso.
La rivide ai piedi della grossa quercia nel giardino di casa Weasley, quando Scorpius le aveva messo al collo la collana di sua madre, e si risentì dirle -Non ho mai saputo di essere stato vuoto, finché non sei piombata tu nella mia vita e non me l'hai riempita-
La rivide camminare fuori dal castello, al buio, illuminati solo dai Lumos delle bacchette e Rose che alzava il viso verso il suo e gli prendeva le mani.
-Non importa quanto pericoloso sarà il Torneo. Non importa perché io non sono sola, non più. Io ho te...e non pensò avrò più paura di niente. Perché io e te ci apparteniamo-
E sentì di nuovo una mano stringergli il cuore, appena Rose pronunciò quelle parole.
Tuttavia Scorpius di quella notte ricordò anche il sorriso trionfante e crudele di Teresa Wickham; la ricordò sussurrare -Oblivion- mentre Trevor gli torceva la braccia dietro la schiena per farlo stare fermo.
Ricordò l'angoscia che aveva provato mentre Teresa pronunciava quella parola, e il terrore di sentirsi portare via i ricordi più felici avesse avuto negli ultimi anni della sua vita.
Ricordò come Rose era corsa in infermeria verso di lui, con gli occhi pieni di paura, e come Scorpius si era spostato chiedendole -Ci conosciamo?-
Si rivide di notte, fuori dall'arena, ad aspettare che Rose combattesse il drago e trovando quell'immagine ridicola, perché erano bastate poche parole a farla quasi scoppiare a piangere. Eppure la rossa ne era uscita vittoriosa, così forte da sorprenderlo.
Forte abbastanza da affrontare Durmstrang, da affrontare Dimitri che la colpiva con un pugno.
Forte abbastanza da guardarlo, e sorridergli con gli occhi pieni di lacrime mentre gli diceva -Non è vero... io ho bisogno di te-
E Scorpius l'aveva vista ogni giorno raccogliere la sua fragilità e il suo dolore, e trasformarla in forza, e ricordò perfettamente come pian piano se ne era innamorato di nuovo.
Come si era ritrovato a sognarla ogni notte, a seguirla con lo sguardo quando camminava per il castello parlando con Julian, e a odiare quest'ultimo anche solo perché le stava troppo vicino.
Ricordò come aveva provato a starle lontano, perché non sapeva più cos'era l'amore, negando a sé stesso la verità più grande: che lui l'amava già.
Ricordò i baci rubati, Rose che volteggiava con la sua scopa e l'eco della sua risata; ricordò il suo talento nei duelli, il suo altruismo, il suo coraggio e la sua forza.
Ricordò il modo in cui l'aveva tenuta tra le braccia durante il Ballo del Ceppo, quando avevano danzato insieme, e di come Rose gli avesse detto che voleva quello che tutti volevano: ciò che non poteva avere.
E Scorpius con sorpresa aveva capito di volere la stessa cosa, di volere lei ma senza poterla avere, per paura di non ricambiare il suo amore per lui.
Ricordò la paura di averla persa, mentre la cercava insieme a Julian per tutto il castello, e ricordò di come l'aveva vista sdraiata sul dorso di un Thestral che usciva dalla Foresta Oscura.
Ricordò di averla stretta tra le braccia, tremando dalla paura di averla perduta per sempre, e rendendosi conto che era stato un idiota a tenerla lontana, perché lui l'amava.
Anche senza i suoi ricordi, anche senza il loro passato insieme.
Scorpius, stringendola tra le braccia e trovandola fredda come il ghiaccio, aveva capito che non gli importava di non ricordare il passato... perché non poteva immaginare un futuro senza di lei.
E infine, ricordò il loro ultimo duello.
Ricordò come Rose gli aveva preso una mano e l'aveva guardato con una sincerità e dolcezza disarmante.
-Non mi serve tempo per pensarci. Io voglio stare con te-
Dopodiché ricordò di come l'incantesimo l'aveva colpito con forza, sollevandolo da terra.
Il dolore alla testa, e poi il buio.
Lo vedeva ancora. Era avvolto dalla più completa oscurità e non sapeva come uscirne.
Ma lui doveva uscirne.
Doveva svegliarsi e correre da lei.
-Mi dispiace tanto, figliolo-
Scorpius riconobbe la voce di suo padre, la sentì accanto a sé, e vi si aggrappò per sfuggire all'oscurità.
Cercò di raggiungerla, e pian piano si sentì riprendere conoscenza e consapevolezza del suo corpo.
Scorpius spalancò gli occhi di colpo, trovandosi davanti il soffitto a cupola dell'infermeria, e si rizzò di scatto a sedere sul letto.
-Scorpius!- esclamò la voce di suo padre.
Il biondo voltò la testa di scatto, e vide l'uomo in piedi accanto al suo letto.
Sembrava ben vestito e pettinato; gli occhi non erano lucidi e arrossati per l'alcool e aveva un profumo di colonia invece che di Whisky Incendiario.
-Padre- mormorò.
Erano anni che non l'aveva più chiamato papà.
-Madama Chips non sapeva se ti saresti svegliato... come stai figliolo? Vado a chiamarla?-
Scorpius scosse la testa, e con un braccio scostò le lenzuola che gli coprivano le gambe. Notò che indossava ancora la divisa dei Serpeverde.
-Devo andare- disse lui piegandosi per cercare le scarpe accanto al letto, e infilandosele.
-Scorpius forse dovresti riposare ancora e...-
Draco provò a poggiare una mano sulla sua spalla, ma il biondo si alzò di scatto indietreggiando di un passo, e lo guardò furioso.
-Tu non sai più ciò che è meglio per me. Da anni, mi prendo cura di me stesso da solo! Non puoi pretendere di dirmi cosa devo fare!- si ritrovò a gridare, senza riuscire a impedirselo -E ora me ne andrò, andrò a cercare l'unica persona che mi abbia mai amato da quando mamma è morta. E tu non me lo impedirai!-
-Scorpius ti prego ascoltami per un minuto, ti chiedo solo un minuto- disse suo padre piazzandosi davanti a lui e prendendolo per le spalle.
Fissò gli occhi grigi nei suoi, e Scorpius si stupì di leggervi uno sguardo così lucido e serio.
-Sono stato un uomo orribile, da quando Astoria è morta. Ti ho reso la vita un inferno, mi sono lasciato consolare dal bere e ho lasciato che tu superassi la morte di tua madre da solo... e non ti ho reso la vita facile. È stato imperdonabile da parte mia, sono stato un mostro... così come la tua ragazza mi ha definito poco fa, un mostro. E non merito il tuo perdono, ma sono qui per dirti che sono cambiato.
Non bevo più da settimane, sto seguendo un percorso di cura per l'alcolismo al San Mungo e... Scorpius ti chiedo scusa, per tutto. Dammi un'ultima possibilità... dammi un'ultima possibilità di essere tuo padre. Non mi resti che tu a questo mondo. Ti prego-
Era il discorso più lungo che Scorpius gli avesse mai sentito pronunciare, e la sincerità nei suoi occhi lo lasciò interdetto.
Tuttavia Scorpius non poteva rifletterci seriamente, non in quel momento. Non quando metà della sua mente era impegnata a pensare a Rose e al desiderio di correre a cercarla.
-Padre... ho aspettato per anni che tu cambiassi...-
-Lo so, figliolo mi dis...-
-Aspetta- lo interruppe Scorpius.
Lo guardò con fermezza negli occhi, e mise a sua volta le mani sulle sue spalle.
-Ho aspettato per anni che tu cambiassi... ti chiedo di aspettare me per qualche ora. Ho bisogno di cercare Rose, sono successe tante cose di cui non ti ho parlato e...-
-Vai- disse Draco lasciando la presa sulle sue spalle, e indietreggiando di un passo. Sul viso gli corse l'ombra di un sorriso -Vai da lei, io ti aspetterò qui-
Scorpius sbattè un paio di volte le palpebre dalla sorpresa, dopodiché annuì.
Passò accanto a suo padre e corse verso l'uscita dell'infermeria, spalancando il portone.
Trovò Hermione Granger seduta su una panchina in pietra, accanto al muro.
-Lei dov'è?-
Hermione alzò la testa di scatto e lo guardò come se fosse un fantasma, sgranando gli occhi.
-Scorpius! Stai bene...?-
-Lei dov'è?- ripeté Scorpius, con più convinzione.
-Non... non lo so- rispose la donna in un sussurro, incrociando le mani in grembo sul tailleur nero.
-Non importa- disse Scorpius piano, mentre si voltava percorrendo il corridoio -La troverò-

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