Epilogo Scorose

1.1K 73 25
                                    

-Ed ecco Rose Weasley, capitana dei Thunder Thestral, entrare di nuovo in possesso della pluffa!-
La voce del commentatore rimbalzò tra gli spalti dell'enorme stadio, e Rose piroettò con la pluffa stretta al fianco, sorridendo.
Virò il manico in basso, e schivò per un pelo un bolide lanciatole dalla squadra avversaria.
La rossa si diresse verso i tre anelli dorati, e, volando a zig zag tra i cacciatori avversari, lanciò la pluffa con forza.
-Weasley segna! Dieci punti per... fermi tutti! Sembra che James Potter abbia visto qualcosa!-
Rose si voltò, notando suo cugino James volare a centro campo con Amanda Fox alle calcagna.
Il moro allungò un braccio, e qualcosa di dorato luccicò vicino alle sue dita.
Dopodiché fu un attimo.
James sollevò il braccio destro, agitando in aria una piccola sfera dorata, e la folla sugli spalti scoppiò in grida e applausi.
-Potter prende il boccino! I Thunder Thestral vincono il campionato!-
Rose sospirò, scuotendo la testa, e indirizzò la scopa verso il centro campo fermandosi poi di fianco a James.
-Piantala Jem, o ti andrà in cancrena il braccio!- esclamò Rose dandogli una spallata.
Il moro si voltò verso di lei con un sorriso radioso, lasciando finalmente volare via il boccino che stringeva tra le dita.
-Abbiamo vinto!- esclamò poi James, facendo una piccola giravolta con la scopa -Oh! Credi che la Gazzeta pubblicherà un fermo immagine di me che prendo il boccino?-
-O forse lo metteranno sul mio bellissimo lancio a inizio partita. Dopotutto sono io il Capitano- gli ricordò Rose, facendo poi un occhiolino.
Adorava ricordarglielo.
Da quando avevano fondato una squadra di Quidditch tutta loro ed erano entrati nelle Nazionali inglesi, Rose aveva ricordato almeno ogni settimana a James che il Capitano era lei.
Il maggiore dei Potter tendeva a dimenticarlo, di solito troppo preso dalla frenesia di aver acciuffato il boccino.
La squadra planò a terra, e si diressero verso gli spogliatoi.
-Vieni a cena a casa mia stasera? È l'anniversario dei miei genitori, e nonna Molly preparerà il suo famoso tacchino ripieno...- disse James, mentre uscivano dal campo con la scopa in spalla. Un gruppo di giornalisti li accerchiò subito, e si misero a correre per sfuggire ai flash delle loro macchine fotografiche.
-Non posso, Scorpius vuole portarmi in un posto... in realtà non ha detto dove... ma tu tienimi da parte un po' di tacchino!- disse Rose.
James annuì, dopodiché alzò una mano per salutarla e fece una rapida piroetta su se stesso per smaterializzarsi.
-Gran bella partita- commentò una voce dietro di lei -Posso avere un autografo, signorina?-
Rose si sentì spuntare un sorriso, e ridacchiò mentre si voltava.
C'era Scorpius Malfoy accanto a lei, fuori dallo stadio.
Aveva le mani infilate nelle tasche dei pantaloni scuri, la camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, e un sorriso dipinto sulle labbra.
Rose a volte si stupiva ancora di voltarsi e guardarlo, trovandolo così diverso e allo stesso tempo così se stesso.
I riccioli biondi erano tagliati più corti rispetto ai tempi della scuola, e il viso aveva tratti più decisi e marcati.
Eppure gli occhi color ferro fissi nei suoi erano gli stessi.
Aveva la stessa curva attraente e piena delle labbra, gli stessi zigomi alti, ma ora la mascella era più definita e il mento meno rotondo.
Scorpius era diventato un uomo, e Rose ancora si stupiva di averlo visto cambiare e crescere... con lei. Insieme.
Sorrise, e colmò la distanza che li separava buttandosi tra le sue braccia.
Il suo profumo di aria invernale e mare le riempì le narici, e Rose sorrise poggiando il mento sopra la sua spalla mentre lo stringeva forte.
Si tirò indietro, piano, e trovò il viso di Scorpius vicino al suo.
Il biondo le mise una mano sulla guancia e chinò il viso verso il suo facendo scontrare le loro labbra.
Quel leggero bacio le provocò uno sfarfallio nello stomaco, e Rose chiuse gli occhi beandosi della sensazione di calore e pace che Scorpius riusciva a trasmetterle.
Erano passati cinque anni, eppure le sembrava ieri il giorno in cui era caduta nella cabina dell'Espresso per Hogwarts, scura per la polvere buiopesto peruviana, ed era finita addosso al ragazzo che amava.
-Hai fame?- le chiese Scorpius tirandosi indietro, e passandole una mano tra i capelli.
Rose scosse la testa.
-Bene... allora tieniti forte- disse lui indietreggiando di un altro passo, e stringendole una mano.
Rose annuì, dopodiché Scorpius fece una giravolta su se stesso portandola con sé.
Il mondo le ruotò attorno, e a Rose parve di fluttuare nello spazio, alla deriva del nulla.
Quando toccò terra e aprì gli occhi, si trovò nell'ultimo posto che si era immaginata di vedere.
Era una radura priva di alberi, circondata dalla foresta, e piena di piccole colonne di cristallo che spuntavano dal terreno.
Era esattamente come la ricordava, ma con una piccola differenza.
Ogni centimetro libero d'erba era coperto da rose rosse.
Erano letteralmente ovunque, persino tra le colonne di cristallo, e impedivano quasi al verde dell'erba di spuntare fuori.
Rose fece un paio di passi, trattenendo il fiato dalla sorpresa.
-Oh Scorpius...- mormorò lei, portandosi le braccia al petto e stringendo le mani l'una dentro l'altra.
Si voltò verso il biondo con un sorriso, pronta a ringraziarlo per quella bellissima sorpresa, ma non lo vide.
Per un secondo pensò che fosse sparito, ma Rose si accorse che invece doveva solo guardare più in basso.
Scorpius era in ginocchio davanti a lei, il viso sollevato verso il suo e uno sguardo d'adozione negli occhi grigi.
-Rosalie Minerva Weasley- disse lui prendendole una mano tra le sue, e posandovi un bacio sul dorso.
Rose sentì il cuore farle una capriola, e guardò Scorpius incredula, senza capire cosa stava succedendo.
-Ti ho amata da quando mi sei caduta tra le braccia sulla cabina del treno per Hogwarts. Ti ho amata quando eri fragile e spezzata dalla morte di Thomas. Ti ho amata quando hai preso il coraggio in mano e hai affrontato il Torneo di magia. Ti ho amata quando non ti amavo né mi ricordavo di te. Ti ho amata quando abbiamo stretto il filo rosso, e io l'ho visto brillare e illuminarti gli occhi. Ti ho amata quando hai superato i M.A.G.O. a pieni voti, ma facendo comunque esplodere il tuo calderone a pozioni. Ti ho amata ogni ora, ogni giorno di questi anni... e ti amerò per sempre-
Rose sentì gli occhi lucidi per le lacrime, e si portò al viso la mano che Scorpius non le stava tenendo, per asciugarsi le guance.
-Perciò... ti ho portata qui per chiederti che sia davvero per sempre-
Scorpius le lasciò la mano, e senza smettere di guardarla negli occhi prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni scuri.
Rose sentì il cuore congelarsi nel petto quando realizzò ciò di cui si trattava.
Scorpius aprì una scatolina, porgendola verso di lei; al suo interno brillava un anello argentato, dello stesso colore dei suoi occhi, sulla cui cima spiccava una pietra turchese intagliata a forma di rosa.
Rose riconobbe con un sussulto la rosa d'Acquamarina della madre di Scorpius, incastonata nell'anello.
-Rose io ti amo, più di quanto tu possa immaginare... più di quanto io stesso potevo mai immaginare. E voglio passare il resto della mia vita con te.
Vuoi... vuoi sposarmi?- chiese Scorpius.
Rose restò immobile a guardarlo, e vide l'ultimo raggio del tramonto specchiarsi nelle sue iridi. Dopodiché un dolce campanellio invase l'aria, e anche senza voltarsi Rose seppe che le fate erano uscite dai loro nidi.
Non diede loro nemmeno un'occhiata però.
Aveva occhi solo per Scorpius.
Sperava di riuscire ad scolpire per sempre nella sua mente quel ricordo. Il modo in cui le luci colorate dei cristalli gli macchiavano di colore i capelli biondi, gli occhi chiari che brillavano d'emozione e le sopracciglia leggermente sollevate, come chiedendosi che risposta Rose potesse dargli.
La ragazza sentì le lacrime correrle sul viso, e ricadde in ginocchio davanti a Scorpius buttandogli le braccia al collo.
-Sì! Sì lo voglio!- disse lei, tremando dalla felicità, e stringendo Scorpius a sé come se sentirlo tra le braccia potesse darle la conferma definitiva che quello non era un sogno, ma la realtà.
Il ragazzo si tirò indietro, e Rose lo vide prenderle una mano tra le sue e infilare sull'anulare l'anello con la rosa d'Acquamarina.
-Non è un diamante ma...- mormorò Scorpius con un sorriso, guardando con amore la mano di Rose e accarezzandola con il pollice.
-Non mi serve un diamante, ho già te- rispose Rose.
Scorpius rialzò il viso verso il suo, con un sorriso così radioso da fargli brillare gli occhi come due veri diamanti.
-Ti amo, Rose- mormorò lui.
E quelle parole, mischiate al dolce e melodioso campanellio delle fate che regnava nell'aria, formarono la musica più bella che Rose avesse mai sentito.

MarkedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora