-...ci conosciamo?- chiese Scorpius, guardandola confuso.
Rose spalancò la bocca dalla sorpresa. Si era immaginata Scorpius ferito... ma questo, questo era mille volte peggio.
Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene, e lo stomaco le si rivoltò dolosamente mentre il cuore le batteva piano ma con forza, assordandola.
No pensò non può essere vero.
Abbassò il viso a terra, senza più riuscire a reggere lo sguardo di Scorpius.
La stava guardando come se fosse un'estranea, per di più sgradita.
-Querida- disse una voce vicino a lei, e Rose percepì un paio di braccia a sorreggerla; non si era resa conto di essersi lasciata cadere all'indietro.
-Respira- le sussurrò piano Julian all'orecchio.
Rose, che stava iniziando a vedere dei puntini neri davanti agli occhi, prese un grosso respiro sentendo la gola chiusa dal terrore aprirsi.
-Julian, come va, amico?- chiese Scorpius.
Rose non riusciva a credere alle sue orecchie.
-Bene... grazie...- mormorò Julian esitando.
-Weasley, ti vorrei parlare un attimo- disse la professoressa McGranitt.
Rose era rimasta a guardare il pavimento, imponendosi di respirare, mentre una fitta le attanagliava il petto.
Camminò insieme a Julian fuori dall'infermeria, per lo più sorretta da lui, perché Rose si sentiva le gambe intorpidite.
Una volta che furono fuori, la preside chiuse la porta dell'infermeria e Rose osò sollevare la testa.
-Lo hanno obliviato- disse la McGranitt incrociando le mani davanti a sé. Indossava un accappatoio rossiccio sotto al quale spuntava una camicia da notte bianca.
-Non può essere- mormorò Rose scuotendo la testa.
Julian la accompagnò verso una panchina in pietra accanto al muro, e Rose crollò a sedere guardando fisso davanti a sé.
-No, non è vero- disse lei, continuando a scuotere la testa.
-Weasley, lo hai visto con i tuoi occhi. Lui...-
Rose spostò lo sguardo sulla McGranitt, sgranando gli occhi.
-Lui mi ama- sussurrò lei con voce strozzata, in un bisbiglio.
Si portò una mano al petto, dove sentiva il dolore travolgerla a ondate.
-Non può non ricordarsi di me... non può...- aggiunse Rose sovrappensiero.
-Gli abbiamo fatto delle domande, prima che arrivassi...- continuò la preside con calma -...ricorda tutto... tranne te. La persona che lo ha obliviato gli ha cancellato un solo specifico ricordo... il tuo- concluse la preside.
Il tuo.
Rose sentì le orecchie tapparsi e iniziare a fischiare; notò che Julian le stava passando su e giù una mano sulla schiena, per confortarla. Chissà da quanto lo faceva, senza che Rose se ne accorgesse.
-È stata Teresa Wickham- disse Julian accanto a lei -Non posso dimostrarlo, ma ne sono sicuro-
Rose lo sentiva come se parlasse da molto lontano, sebbene sapesse che era seduto sulla panchina accanto a lei.
Disse qualcos'altro, ma Rose non lo sentì; non sentì nemmeno ciò che la preside rispose.
Rose rivide davanti agli occhi il giorno del suo compleanno.
Scorpius l'aveva raggiunto in cortile, dietro la quercia dove Rose e Hugo si arrampicavano da piccoli.
Ricordava perfettamente ciò che le aveva detto.-Non posso lasciarti, mi hai capito? Non posso perché ti amo. E non ho mai saputo di essere vuoto, finché non sei piombata tu nella mia vita e non me l'hai riempita. Perciò non pensare nemmeno per un secondo che io possa stare senza di te-
Rose sbattè le palpebre tornando alla realtà.
Quel ricordo fu più doloroso di una pugnalata.
In quel momento non capì perché le persone dicessero di sentirsi crollare il mondo addosso.
Perché ciò che stava provando era l'esatto contrario: era lei che stava crollando a pezzi, addosso al mondo.
-Voglio andare a casa- disse Rose di punto in bianco, interrompendo ciò che Julian e la preside si stavano dicendo.
Sentì i loro sguardi addosso.
Rose si rese conto di aver detto la cosa più sbagliata possibile.
E non perché non potesse andare a casa davvero... ma perché casa non era più un posto, ma una persona.
Casa erano le braccia calde di Scorpius che la avvolgevano.
-Cioè... in sala comune- si corresse lei -Voglio andare in sala comune-
Sentì la preside sospirare, ma non la vide: Rose stava ancora guardando il vuoto a occhi sgranati.
-Menendez, accompagni Weasley alla torre di Grifondoro. Ne discuteremo meglio domani-
Rose non sapeva di cosa si dovesse discutere, e non le importava nemmeno.
Niente aveva più importanza: né che giorno fosse, né dove si trovasse, né dove stesse andando.
-Vieni- le disse la voce gentile di Julian sorreggendola per i gomiti e aiutandola ad alzarsi.
Rose non ricordò affatto il viaggio di ritorno alla torre di Grifondoro, seppe solo che si ritrovò seduta sul divanetto rossiccio davanti al camino, a guardarlo.
Il fuoco si era ormai spento, e la legna giaceva nera e striata di rosso nel camino, come coperta da una ragnatela di sangue. Rose sussultò quando uno dei tronchi si spezzò da solo, spedendo scintille arancioni in aria.
-Ecco, stai tremando-
Voltò la testa e vide che Julian era insieme a lei, e le aveva messo una coperta sulle spalle.
-Vai a dormire, Julian- disse Rose con un filo di voce, chiudendo gli occhi.
Sentiva che c'era qualcosa di urgente che doveva fare, per la quale aveva voluto tornare in sala comune...
-Non ho sonno- rispose Julian sedendosi sul divano affianco a lei, portandosi le ginocchia al petto e abbracciandosele.
Rose si stupì ancora di quanto grande fosse il suo pigiama, e si rese conto che Julian stava tremando di freddo.
Rose tirò la coperta con un braccio e gliela mise sulle spalle, in modo da coprire entrambi.
Julian voltò la testa guardandola con gli occhi verdi sgranati.
-Perché hai un pigiama così grande?- chiese Rose in un soffio.
Julian abbozzò un sorriso -All'orfanotrofio ce li danno di tre taglie in più, in modo che possiamo crescerci dentro- spiegò Julian facendo spallucce.
Rose sbattè le palpebre sorpresa, e sentì gli angoli della bocca curvarsi in un sorriso tirato.
-È impossibile che tu cresca ancora, tra un po' picchierai la testa contro il soffitto-
Julian scoppiò a ridere, e così anche Rose.
La ragazza rise, senza esserne davvero felice, e mentre rideva sentì il dolore al petto soffocarla e gli occhi riempirsi finalmente di lacrime.
Le risate divennero singhiozzi, e Rose sentì le lacrime scenderle sulle guance una dopo l'altra, ininterrottamente.
-Querida...- disse Julian dispiaciuto.
Rose non lo vedeva nemmeno, tra la coltre di lacrime.
Sentì le braccia di lui stringerla e Rose vi si aggrappò mentre veniva scossa dai singhiozzi.
-Non è vero!- disse con voce rotta dal pianto e dal dolore, contro la sua spalla -Non è vero! Dimmi che è un incubo e basta!- lo supplicò Rose.
Il dolore era troppo forte, troppo intenso, sentiva che la stava consumando come un cane che rosicchia un osso.
-Non posso dirtelo, querida. È successo davvero... mi dispiace tanto- disse Julian con il mento sopra la sua testa, stringendola tanto forte da farle quasi male.
Rose però gliene fu grata. Sentiva che se avesse allentato la presa, nulla le avrebbe impedito di cadere a pezzi.
Restò così, rannicchiata abbracciando Julian e piangendo ininterrottamente.
Dopo un po' i singhiozzi si placarono, e restarono solo le lacrime, e dopo ancora non ricordò più nulla.
-Rose- una voce fievole la fece svegliare, e la rossa strinse una mano a pugno aprendo gli occhi.
Era come se le sue palpebre fossero state incollate insieme. Rose tirò su la testa e si rese conto che era ancora sul divano della sala comune, abbracciata a Julian e coperti dal telo rossiccio.
Guardò oltre la sua spalla e vide un raggio di sole entrare dalla vetrata a muro.
-È mattina. Hai... anzi, abbiamo lezione- le disse Julian scostandosi, e Rose rabbrividì sentendo la pelle accapponarsi per il freddo.
Si portò le gambe al petto e strinse forte la coperta, affondandoci il viso.
Aveva un profumo tropicale e speziato.
-Non posso farcela- disse Rose; sentì di nuovo le lacrime scendere senza poterlo impedire, ma almeno la coperta le assorbì -Non posso andare a lezione come se nulla fosse successo... Scorpius... se dovessi incontrarlo...- Rose strinse coperta fino a farsi male alle dita.
-Rose- disse Julian scostandole una ciocca di capelli -Oggi devi essere forte. Mi hai capito? Devi trasformare il dolore in qualcos'altro-
In cos'altro? Rose non riusciva a immaginarlo.
-Vai di sopra a prepararti, poi andremo a fare colazione. Okay?-
Rose annuì, strofinandosi le mani sul viso a testa bassa.
-Ho un aspetto orribile, eh?- chiese, con voce rotta e tremante.
-Solo peggiore del solito- le disse Julian dandole una pacca sulla spalla.
Rose lo sentì alzarsi dal divano, i suoi passi risuonarono lungo le scale che portavano ai dormitori.
Prese un profondo respiro e si decise ad alzarsi a sua volta.
Trascinò le proprie gambe su per la rampa di scale ed entrò nel dormitorio che condivideva con le sue amiche.
Lily, Dominique e Alice si voltarono a fissarla appena mise piede nella stanza, ma non dissero nulla.
Rose ne fu felice, e, a testa bassa, recuperò l'uniforme scolastica e si rinchiuse in bagno.
L'acqua bollente della doccia le sembrò quasi fredda; Rose fece il possibile per non pensare a Scorpius, mentre si lavava e vestiva, e uscì dal bagno buttando il pigiama sul letto, senza guardarlo nemmeno.
Sentiva su di sé lo sguardo delle tre ragazze, ma non sollevò la testa.
Scese le scale tornando in sala comune.
Ora c'erano tanti studenti che la affollavano, e il chiasso delle loro chiacchiere la disorientò facendole venire un mal di testa martellante.
Si diresse verso il ritratto della Signora Grassa, stringendo forte la spallina della borsa a tracolla, e uscì strizzando gli occhi per la luce che la colpì in pieno viso.
Una risata la fece sussultare, e voltò la testa trovando Julian appoggiato con le spalle contro la parete.
-Sembri un vampiro- le disse, ridacchiando.
Rose notò che indossava una divisa dei Grifondoro, e che il nero non gli donava molto.
-Come mai...- lo indicò con un cenno della mano.
-Oh la tua preside ci ha dato una divisa. L'uniforme delle nostre scuole la dovremo indossare solo durante i duelli ufficiali- le spiegò Julian.
Rose annuì distrattamente distogliendo lo sguardo e prendendo un respiro. Aveva ancora un peso sul petto, e la gola dolorosamente chiusa.
-Andiamo in Sala Grande?- chiese Julian staccandosi dalla parete e affiancandola.
Rose annuì iniziando a camminare, e stringendo i denti per impedirsi di piangere.
Scorpius non si ricordava più di lei. Non l'amava più.
Tutto ciò le sembrava un orribile scherzo cosmico.
-Devi elaborare il dolore, querida, sembri un morto che cammina- le disse Julian
Rose gli scoccò un'occhiataccia -E come dovrei fare?- chiese stringendo le labbra in una linea dura.
-Lo capirai da sola- le rispose lui, facendo spallucce.
-Gran bel consiglio del cazzo- borbottò Rose, e Julian scoppiò a ridere attirando l'attenzione degli studenti attorno a loro, che camminavano verso la Sala Grande.
-Credi che tua sorella stia già mangiando...- iniziò Rose, mentre attraversavano il grosso portone di legno spalancato.
La rossa si interruppe e s'immobilizzò sul posto. Il fiato le uscì di colpo in un rantolo, come se le avessero dato un pungo nel petto.
Davanti a sé c'era Teresa, con addosso una divisa dei Corvonero, che conversava ridendo con alcune ragazze del sesto anno.
Non si era ancora accorta della presenza di Rose, e sembrava felice. Senza alcuna preoccupazione al mondo.
Il dolore sordo nel petto si trasformò, e, invece che ghiaccio, Rose sentì scorrere il fuoco nelle vene.
La rabbia divampò in lei con violenza, e Rose in quel momento capì cosa aveva voluto dire Julian con "elaborare il dolore"
Lei lo stava trasformando, sì, lo stava trasformando nella rabbia più cieca che avesse mai provato in vita sua.
Si tolse il borsone dalla spalla e lo lasciò ricadere a terra con un tonfo.
Con la coda dell'occhio vedeva Julian guardarla, ma Rose aveva occhi solo per Teresa Wickham.
È stata lei. Lei. cantilenò una voce nella sua testa.
Fu così che, nel bel mezzo della Sala Grande, Rose scattò iniziando a correre e gridando dalla rabbia.
Teresa si voltò verso di lei proprio nel momento in cui Rose spiccava un salto, buttandola a terra.
Sentiva una forza sovrumana pervaderla, e prese Teresa a pugni mentre la mora cercava di ribellarsi dalla sua presa, sotto di lei.
-Tu! Sei stata tu! Sei morta!- gridò Rose, tirandole un pugno dopo l'altro.
Si fermò solo quando sentì due mani afferrarle le braccia e tirarla su di peso, staccandola da Teresa.
Rose si dimenò cercando di scrollarsi di dosso quella presa, e si rese conto che era il professor Paciock a tenerla ferma.
-Weasley!- la professoressa McGranitt era in piedi davanti a lei, in un impeccabile tunica verde scuro, e la guardava a bocca aperta.
-Trenta punti in meno a Grifondoro! E in punizione anche!- gridò lei.
Il suo tono autoritario risuonò nella Sala, dove tutti gli studenti si erano zittiti e la guardavano.
L'unica a cosa a rompere il silenzio erano i gemiti di dolore di Teresa.
Rose abbassò lo sguardo su di lei e la vide mettersi seduta, portandosi le mani alla faccia gonfia e sporca di sangue.
-Neville, accompagna Wickham in infermeria per favore- disse la preside, emettendo un sospiro stanco.
Il professor Paciock lasciò Rose, e si inginocchiò accanto a Teresa aiutandola a tirarsi su.
La mora si appoggiò al professore, singhiozzando, e Rose sentì la rabbia divamparle nuovamente dentro, vedendo quella scena.
Si sentì stringere i pugni e dirigersi verso di loro, quando la mano della preside la fermò, afferrandola per un braccio e piantandole le unghie nella carne.
-Weasley! Vuoi far perdere altri punti alla tua casata?- sbottò la McGranitt, guardandola furiosa.
Rose si tirò indietro, scrollandosi dalla sua presa, e strinse le labbra guardando a terra e imponendosi di calmarsi.
-Siediti e fai colazione... lo stesso vale per tutti quanti voi!- gridò poi la McGranitt, voltandosi verso gli studenti che la fissavano.
Rose sentì il chiacchiericcio nella Sala accendersi nuovo, la preside la superò passandole accanto.
-¡Dios mio!- esclamò Julian affiancandola, e mettendole una mano dietro la schiena -Non ho mai visto una ragazza picchiare così forte! Credo di essermi appena innamorato!- esclamò portandosi una mano al petto in modo plateale.
Rose gli diede uno spintone -Ma piantala!-
Si andarono a sedere al tavolo dei Grifondoro, vicino ai suoi cugini e a Lysander.
-Era questo che intendevo- le disse Julian allungandosi per prendere una scatola di cereali -È la seconda fase del dolore: la rabbia-
Rose gli scoccò un'occhiata scettica -E quale sarebbe la terza allora? Morirò per autocombustione come una fenice?-
Julian scoppiò a ridere, scuotendo la testa dai ribelli capelli castano rossicci.
-No ma... hai due posibilidades- disse lui versandosi del latte nella ciotola dei cereali.
-Sarebbero?- Rose mise meccanicamente latte e cereali nel piatto, senza guardarli nemmeno.
-O molli tutto, e ti lasci consumare dalla tristezza- disse Julian ruotando il busto verso di lei, e poggiando un gomito sul tavolo -O ti fai forza, e combatti- le spiegò lui seriamente.
Rose sospirò -Facile a dirsi- borbottò rigirando il cucchiaio nel piatto e facendo vorticare i cereali che galleggiavano nel latte.
Sussultò guardandosi la mano destra, e vedendo le nocche spaccate e rosse di sangue. Non se ne era nemmeno accorta.
Julian le prese la mano avvicinandosela, e osservandola con occhio critico -Dovrai metterci del ghiaccio- disse sovrappensiero.
Rose tirò indietro la mano, chiedendola a pugno e accogliendo ben lieta il dolore fisico.
Era molto più piacevole rispetto a quello che sentiva nel petto.
Si era seduta dando le spalle alla tavolata dei Serpeverde, ma la tentazione di voltarsi e guardare Scorpius era forte...
-La prima opzione non è un'opzione- disse Julian, e Rose alzò lo sguardo confusa.
-Tu ti farai forza, e lotterai, e io mi assicurerò che tu lo faccia- disse Julian con fermezza, gli occhi verde foglia fissi nei suoi.
Rose ricacciò indietro le lacrime, stringendo i denti -Non sono un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada- disse lei duramente, distogliendo lo sguardo -Non mi devi aiutare perché ti faccio pena-
Con sua sorpresa, Julian rise e lei si voltò a guardarlo come se avesse qualche rotella fuori posto.
-Tu? Un cucciolo? Querida, che sciocchezza- Julian scosse la testa, divertito.
-Rose- disse una voce accanto a loro, e la ragazza si voltò vedendo James sporgersi sul tavolo.
Notò che tutti la stavano guardando, ma cercò di ignorarli.
-Oggi ci sono gli allenamenti di Quidditch, te lo ricordi, no?- chiese James inarcando un sopracciglio scuro.
-Certo che me lo ricordo!- esclamò Rose agitando una mano in aria -Uhm... a che ora sono, già?- chiese poi, incerta.
Julian, accanto a lei, rise ancora di più.
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FanficRosalie Minerva Weasley è tante cose. È molto bella, con i suoi ricci color rubino e gli occhi azzurro cielo. È una giocatrice eccezionale di Quidditch, ex capitano della sua squadra a Ilvermorny, e ora Cacciatrice in quella di Grifondoro. È una...