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Alice Paciock non pensava di essere mai stata così agitata in vita sua.
Si passava i palmi delle mani sudate sui jeans neri, e guardava a destra e sinistra lungo il corridoio deserto come un tic.
Era appoggiata al muro, accanto al ritratto della Signora Grassa che la guardava con disapprovazione dalla testa ai piedi.
Eppure Alice non pensava di avere niene di strano: indossava un semplice paio di jeans scuri, sneakers blu e un maglione bianco a collo alto. Aveva lasciato che i capelli neri le scendessero in morbide onde sulle spalle, ed evitato di truccasi.
Non voleva far sembrare che si fosse messa in tiro per Albus, non voleva che il ragazzo pensasse di avere ancora più potere su di lei... più di quanto già ne avesse. E solo Alice sapeva quanto effettivamente ne aveva.
-Alice- disse una voce all'improvviso facendola sussultare.
La mora guardò da una parte e dall'altra allarmata, eppure di Albus non c'era nessuna traccia.
Il ragazzo sbucò accanto a lei letteralmente dal nulla, lasciandosi scivolare sulle spalle il candido e argentato mantello dell'invisibilità.
-Ti ho spaventata?- chiese inarcando un sopracciglio e piegando un angolo della bocca in un ghigno, nella semi oscurità i suoi occhi blu sembravano due pozzi di petrolio.
-Certo che no- rispose Alice sbuffando, e incrociando le braccia al petto.
La verità però era che il cuore le galoppava nel petto ben più veloce di quanto fosse lecito.
-Perchè il mantello? Credevo che avessi il permesso della professoressa Sinistra- chiese Alice.
Albus fece spallucce -Non volevo incontrare Peeves. Mi avrebbe seguito per tutto il tempo urlando parolacce e lanciandomi rane morte-
Alice annuì, e guardò di sfuggita Albus con la coda dell'occhio.
Indossava i pantaloni dell'uniforme e una felpa nera con il cappuccio, che faceva un piacevole contrasto con la sua pelle.
Alice non lo aveva visto spesso senza la tunica dei Serpeverde, e pensò che quei semplici abiti gli donassero molto.
-Ci conviene usarlo finchè non usciamo dal castello- disse Albus aprendo il mantello dell'invisibilità, e invitando Alice ad affiancarlo.
La ragazza annuì,cercando di non dar a vedere quanto la vicinanza di Albus la mettesse a disagio. Le loro spalle si toccavano mentre camminavano fianco a fianco sotto al mantello, e la loro vicinanza faceva respirare ad Alice a pieni polmoni il profumo di pino e valeriana di Albus.
-Dove stiamo andando?- chiese Alice. Erano usciti dal castello e avevano superato la casa del guardiacaccia, avvicinandosi alla Foresta Proibita.
-Ci siamo quasi- mormorò Albus guardando dritto davanti a sè.
Non era una risposta, ma Alice non fece altre domande e si lasciò guidare.
Si fermarono sulla riva del Lago Nero, e Albus tolse il mantello dell'invisibilità che li copriva.
Alice rabbirividì, e guardò la distesa nera del lago illuminata solo da uno spiraglio di luna crescente. La superficie calma e lucida sembrava una pozza di catrame, e la ragazza notò piccole fate dalla pelle violacea e brillante volare a filo con l'acqua rompendo la perfezione di quella distesa.
Si udivano solo le loro risate cristalline, mischiate al sottofondo ritmico del canto dei grilli.
-Vieni- disse Albus affiancandola.
La prese per mano e si voltò conducendola verso una panchina ai piedi di una grande quercia.
Alice guardò le loro mani unite, e sorrise.
Si sedetterò sulla panchina, e Alice si portò le ginocchia al petto poggiandoci il mento sopra e guardando il lago davanti a loro.
-Hai sentito cosa ha fatto Scorpius?- chiese Alice. Si voltò verso Albus e lo vide sbuffare scuotendo la testa con un sorriso.
-Da pazzi... un bagno nel lago in pieno inverno. È impazzito di certo. E se non è morto per mano del Calamaro Gigante, stai certa che lo ucciderò io se non si riprenderà in tempo per la partita che abbiamo contro Tassorosso-
Alice alzò gli occhi al cielo -Prendi il Quiddich troppo seriamente-
Albus sorrise spostando gli occhi nei suoi -Certo. Io prendo seriamente tutto ciò che mi piace. Non ho vie di mezzo: o metto tutto me stesso in qualcosa, o non me ne interesso-
Alice sorrise tornando a guardare il lago senza riuscire a reggere lo sguardo di Albus, troppo intenso e sincero.
-Tu credi... Tu credi che la ami?- chiese d'un tratto Alice, interrompendo il silenzio contornato dal canto dei grilli.
-Di chi parli?-
-Di Scorpius- rispose Alice lasciandosi cadere all'indietro e appoggiando la schiena contro la panchina -Insomma... Si è buttato nel lago per Rose, per recuperare la sua scopa-
-Non è possibile... Lo conosco da quando aveva undici anni. Non l'ho mai visto innamorato...-
-Fino ad ora?- lo interruppe Alice, voltando la testa verso di lui e inarcando un sopracciglio.
Albus prese un profondo respiro, guardando il lago di fronte a sè -Forse... Forse hai ragione- mormorò lui senza guardarla -Ma se l'amore rende così pazzi, allora spero di non innamorarmi mai-
Alice trattenne il fiato sgranando gli occhi, e restò a guardarne il profilo finchè Albus non si voltò verso di lei.
-Non sei mai stato innamorato?- gli chiese in un soffio, così piano che ebbe paura che Albus non l'avesse sentita.
-No- rispose Albus lasciando cadere lo sguardo nel vuoto -Spero di non esserlo mai-
Alice sbuffò con un sorriso -Cosa significa?-
Il silenzio che seguì fu così lungo che Alice temette di avergli fatto una domanda troppo personale, e che Albus non le avrebbe risposto. Innaspettatamente, però, rispose.
-Significa che per me l'amore non è una favola. Non voglio innamorarmi... non se non sarò ricambiato. Meglio non aver amato affatto. Non credi?-
Alice schiuse le labbra dalla sorpresa, e si stupì di quanto Albus le sembrasse sincero in quel momento.
-No- rispose, e la testa del ragazzo scattò verso di lei guardandola sorpreso -Non sono d'accordo-
Albus sorrise distendendo le lunghe gambe fuori dalla panchina, e poggiando un braccio sullo schienale di essa -Perchè?- le chiese guardandola da sotto le lunghe ciglia corvine.
-Penso che sia egoistico pretendere che le altre persone ci amino come noi amiamo loro. Non puoi costringere qualcuno a volerti bene, non sarebbe vero. Penso che io vorrei davvero amare, un giorno, anche con il rischio di soffrire o non essere ricambiata... Vorrei provare l'amore di cui ho letto solo nei libri, viverlo, sentirlo, passare le notti insonni per lui... Vorrei che quando arriverà la mia ora, e spero non presto, io possa dire "Ho vissuto appieno. Ho provato tutto". Non si può vivere senza amore, non si vivrebbe davvero- era probabilmente il discorso più lungo che Alice aveva fatto, le parole le erano uscite rapide come una cascata e senza che se ne rendesse conto.
Si voltò verso Albus, con la paura di aver detto troppo... forse il ragazzo avrebbe riso di lei, o l'avrebbe presa in giro dandole della stupida.
Albus invece la guardava e basta, inespressivo, con le mai nelle tasche della felpa e le punte dei capelli smossi dal vento.
Alice pensò che si sarebbe ricordata sempre di quel momento, di come Albus la stava guardando e della luce della luna che illuminava d'argento il suo viso, dei capelli smossi dal vento che le portava alle narici il suo profumo.
Il profumo che le ricordava casa.
Pensò che se avesse potuto amare qualcuno, allora quel qualcuno sarebbe stato Albus Potter e i suoi occhi blu lapislazzuli, i capelli neri e lucidi come piume di corvo, le labbra piene e rosee.
Alice distolse lo sguardo sentendosi arrossire, e liberò l'aria che aveva trattenuto nei polmoni senza accorgersene.
Si sentiva decisamente tesa, come se ogni centimetro di pelle potesse sfrigolarle dalla tensione che alleggiava tra loro.
-Guarda- sussurrò Albus avvicinandosele, e Alice trattenne di nuovo il fiato vedendo il viso del ragazzo vicno al suo, i capelli di lui solleticarle la guancia.
Albus alzò un braccio indicandole il cielo con la mano, e Alice guardò in alto.
Nel cielo nero e putellato di stelle, all'orizzonte, Alice vide la cometa.
Era una sfera di luce bianca e luminosa, che viaggiava nello spazio lasciando dietro di sè una lunga coda azzurra e brillante, come fatta di altre piccole stelle.
Si muoveva piano, come se avesse tutto il tempo del mondo, come se volesse essere guardata
-Wow- susssurrò Alice a bocca aperta dallo stupore.
Aveva sempre amato l'astrologia, le stelle e gli eventi celesti, ma non aveva mai visto nulla di simile in vita sua.
Si sentì scaldare il petto dalla felicità, come una piccola fiammella che prese a sfrigolarle tra le costole.
Voltò la testa verso Albus, trovandolo ancora vicino a lei, e sorrise.
-Grazie- mormorò Alice piano, guardando la cometa che si stagliava nel cielo e poi Albus, che invece guardava lei.
Erano così vicini che le punte dei loro nasi si sfioravano.
Si guardavano negli occhi in silenzio, come in attesa che succedesse qualcosa.
Alice sapeva cosa, e all'improvviso non ebbe più dubbi.
Voleva baciarlo, toccarlo... era vero ciò che aveva detto prima.
Alice voleva vivere davvero, voleva innamorarsi anche se Albus l'avrebbe fatta soffrire... lei voleva lui, come non aveva mai voluto nessuno prima.
Gli posò una mano sul collo, infilando le dita nei suoi soffici e freddi capelli neri.
Albus non si scostò, e Alice si sporse in avanti unendo le loro labbra.
Alice non aveva mai baciato nessuno per davvero e aveva paura di non saperlo fare.
Eppure le venne facile come respirare.
Le labbra di Albus si muovevano piano e dolcemente insieme alle sue, combaciavano alla perfezione.
Fu un bacio lento e delicato, eppure Alice sentiva il cuore batterle forte in gola e lo stomaco aggrovigliarsi.
Quando si scostò per riprendere fiato, aprì gli occhi trovando quelli di Albus e restò paralizzata sul posto senza sapere cosa dire.
Aveva ancora una mano nei suoi capelli, e la tolse piano temendo di rovinare l'atomosfera.
Tuttavia Albus gliela prese prima che la ragazza potesse abbassarla, e intrecciò le dita alle sue.
La tenne per mano sedendosi di nuovo accanto a lei, questa volta più vicino, e alzando il viso verso il cielo.
Alice posò timidamente la testa sulla spalla di Albus, e guardò la cometa azzurra davanti a loro mentre il cuore le tamburellava nelle orecchie.
Restarono così, uno affianco all'altro, tenendosi per mano e senza parlare.
Alice chiuse gli occhi e le restò impressa sulle palpebre chiuse la sagoma luminosa della cometa.
Sorrise, rendendosi conto che non poteva più negarlo: si stava innamorando di Albus.
Da molto tempo forse, ma ora avevano raggiunto un punto di non ritorno.
Ora sarebbe cambiato tutto.

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