Albus Severus Potter si sentiva un emerito idiota.
E no, non per i motivi più ovvi.
Avrebbe dovuto sentirsi un idiota per essersi ubriacato da far schifo alla sua festa di compleanno, per ciò che aveva fatto ad Alice... e sì, effettivamente sapeva di esserlo.
Ma il motivo per cui ora si sentiva così, era perché aveva paura di un ridicolo pacchetto.
Lui, il figlio di uno dei salvatori del mondo magico, aveva paura di un pacchetto regalo.
Si era seduto in disparte, in giardino, sulle radici di una grossa quercia, come se il contenuto del regalo potesse esplodere una volta aperto.
Albus era rimasto a rigirarlo tra le dita, facendo risplendere la carta argentata sotto i raggi del tardo pomeriggio, e si era immaginato le piccole e pallide mani di Alice che lo impacchettavano.
Si sentiva in ansia come prima di un test di Storia della Magia, e lo stomaco gli si aggrovigliava come fosse fatto di piccoli vermi vivi.
-Al diavolo- sbottò Albus passandosi una mano tra i capelli.
Era il tramonto ormai, non poteva restare all'infinito a guardare quel pacchetto.
Si decise a strappare la carta argentata, senza curarsi di romperla o meno, perché troppo ansioso di scoprire cosa conteneva.
Una scatola bianca, quadrata, con un coperchio del medesimo colore; Albus prese il coperchio con le dita intorpidite dal freddo, e lo sollevò.
Dentro la scatola c'era quello che aveva tutta l'aria di essere un cappello; Albus posò il coperchio sull'erba e prese il cappello tirandolo fuori dalla scatola.
Era di lana, lavorato con un modello molto bello e dall'aria complessa, ed era di un bellissimo blu.
Albus se lo rigirò tra le mani e vide, dentro il bordo più spesso del capello, una piccola A ricamata con un filo nero.
Alice.
Albus strinse labbra, sbattendo in fretta le palpebre. Sebbene si sentisse un idiota a farlo, il ragazzo avvicinò il cappello al viso e inspirò.
Spalancò gli occhi sentendo come un pugno colpirlo allo stomaco: aveva il suo profumo, come aveva temuto.
Nella lana era impregnato il profumo di lavanda di Alice.
Mentre abbassava il cappello, stringendolo tra le dita, Albus notò qualcosa sul fondo della scatola vuota: un biglietto ripiegato a metà.
Leggere cosa Alice vi aveva scritto, lo terrorizzò più che aprire il regalo.
Albus stese il pezzo di pergamena tra le dita, trovando delle righe di una grafia in corsivo piena di ghirigori ed elegante come poche:

"Buon compleanno!
Spero che il mio regalo possa piacerti (perché il pensiero che potesse farti schifo mi ha tormentata per giorni)
L'ho fatto a mano, e senza magia.
Quel blu mi ricorda tanto il colore dei tuoi occhi, e, nella mia malata testa, mi immagino che ti starebbe benissimo.
Inoltre, come secondo "regalo" ti ho fatto una copia di tutti i miei appunti e schemi sulla guerra degli Goblin francesi del tardo settecento, e ho chiesto a Lily di farteli avere il giorno dopo la festa, così sarai coperto per il test di Storia della Magia di giovedì, te lo assicuro!
Questo biglietto sta venendo più lungo del previsto, quindi ora sparisco!
Tua, Alice"

Albus sentì il respiro mozzarsi, e chiuse gli occhi poggiando la fronte sui palmi delle mani.
Faceva male, terribilmente male.
Il ricordo di Alice, della sua risata, del modo in cui alzava lo sguardo su di lui quando la chiamava, con quell'espressione curiosa e assorta, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
Erano cresciuti insieme, sì, ma Albus ricordava che l'aveva vista per la prima volta in modo diverso a tredici anni, quando era venuta a passare il Natale a casa Weasley.
Era spuntata fuori dal loro camino andando a sbattere la testa contro la tavolata in legno della cucina; si era rimessa in piedi e aveva cercato di togliersi la cenere di dosso, che le copriva la pelle del viso a chiazze scure.
Albus ricordò che aveva riso di lei, così disordinata e sporca, e che Alice aveva piantato nei suoi gli occhi di un verde foresta, guardandolo furiosa.
Non seppe cosa lo colpì dell'occhiataccia che la ragazza gli lanciò, prima di superarlo con una spallata e raggiungere sua sorella, ma Albus, da quel giorno, l'aveva sempre seguita con lo sguardo.
Dopo un anno aveva capito che l'unico modo per avere la sua attenzione era farla arrabbiare.
Ed è per questo che l'aveva punzecchiata di continuo, facendole ogni tipo di dispetto che la potesse irritare.
Albus adorava vedere i suoi occhi saettare nei propri, furiosi, come quando aveva riso di lei perché aveva battuto la testa uscendo dal camino.
E, finalmente, quell'anno era riuscito a fare colpo su di lei, a conquistarla.
L'aveva sempre voluta, e, ora che l'aveva avuta, se l'era lasciata sfuggire via tra le dita.
No, non sfuggire.
Albus sapeva che l'aveva spinta lui a lasciarlo, e non poteva darle torto.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da solo.
-Ahia!- esclamò Albus, sentendo davvero il dolore di uno schiaffo colpirgli la testa.
Abbassò le mani e aprì gli occhi girandosi, e vedendo sua sorella in piedi davanti a lui.
L'unica della famiglia ad aver ereditato i capelli rossi di Ginny Weasley, Lily Luna Potter lo guardava dall'alto con gli occhi verdi saettanti di furia.
-Sei... un... emerito... deficente!- disse lei, dandogli pugni e schiaffi sulla spalla ad ogni parola.
-Piantala, Lils!- esclamò Albus alzando le mani per afferrare le sue.
Lily le tirò indietro con uno scatto, e Albus si affrettò a rimettere il cappello e il biglietto nella scatola, richiudendola e infilandola nella borsa a tracolla, mentre si alzava da terra.
-Che cosa lei hai fatto?- sbottò Lily puntando le mani sui fianchi -Non parla con nessuno né mangia, e sembra un accidenti di zombie! È a pezzi, e il mio istinto mi dice che è colpa tua!- Lily gli puntò un dito al petto, assottigliando gli occhi mentre lo guardava.
-Sì, è colpa mia- confermò Albus sospirando e abbassando la testa; infilò le mani ghiacciate nel cappotto e affondò il viso nella sciarpa dei Serpeverde.
-Che cos'hai combinato?- chiese Lily inconciando le braccia al petto, e guardandolo con lo stesso cipiglio severo della loro madre.
-Io... ho fatto una cazzata- disse lui, sentendosi attorcigliare lo stomaco dal disgusto al ricordo di come si era comportato con lei nella Stanza delle Necessità -Alice mi ha lasciato- aggiunse poi.
Gli fece uno strano effetto dirlo per la prima volta ad alta voce.
Lily sbattè le palpebre sorpresa -Devi averla combinata grossa allora, fratello, per farti lasciare, perché credo che Alice sia innamorata di te...-
Ad Albus tornò in mente l'ultima cosa che Alice gli aveva detto, prima di aprire la porta dello stanzino, senza guardarlo "Avevi ragione, sai? Perché fa male... e sì, era meglio non averti amato affatto"
Gli aveva chiesto se lui l'amava, ed Albus era rimasto in silenzio come un idiota a guardarla.
La mente gli si era improvvisamente svuotata, e gli ultimi anni gli erano piombati addosso.
Non sapeva se l'amava, non le era riuscito a dare una risposta siccome Albus non aveva mai amato prima.
Non sapeva se era amore ciò che sentiva per lei, ma era certo che la rottura con Alice lo aveva fatto soffrire più di ogni altra.
Anzi, Albus non aveva mai sofferto per una ragazza prima...
-Hey! Mi stai ascoltando?- chiese Lily schiocchandogli le dita davanti agli occhi, e facendolo riscuotere dai suoi pensieri.
-No- rispose Albus, con sincerità -Che stavi dicendo?-
-Che Alice mi aveva dato questi per te qualche giorno fa- disse la rossa prendendo a rovistare nella sua borsa a tracolla, e tirando fuori dei rotoli di pergamena chiusi con uno spago.
-Dovrebbero essere appunti di Storia della Magia, materia in cui, senza offesa, fai schifo- disse Lily porgendoglieli, e Albus li prese con un sospiro.
-Pensavo fossi qui per dirmi che faccio schifo in generale- mormorò lui, infilando i rotoli nel proprio borsone.
-Infatti- confermò Lily -E sono furiosa con te per aver spezzato il cuore della mia migliore amica! Ma d'altro canto, dovevo aspettarmelo...- disse lei lanciandogli un'occhiata sprezzante e sbuffando.
Albus la guardò sbigottito, sbattendo un paio di volte le palpebre -Che intendi...-
-Intendo- disse Lily -Che sapevo già che avresti fatto il coglione con lei, come fai con tutte. Ma per una frazione di secondo ho speraro che Alice contasse davvero qualcosa per te! Sono anni che la guardi come un cucciolo smarrito!-
Albus spalancò la bocca dallo sconcerto, inspirando di colpo -Ma lei conta per me!-
-Ah davvero? Allora dimmi, non sei forse tu quello che ha fatto l'ennesima cazzata? Pensavo che avresti trattato Alice in modo diverso, ma invece tu non cambi mai- Lily lo guardò con rancore, la sua espressione era velata di macerato disgusto, e Albus indietreggiò di un passo, colpito dalla veridicità delle sue parole.
-E ora Alice è ai Tre Manici di Scopa, insieme a Lucien, che, per la cronaca, è davvero un bravo ragazzo!- sbottò Lily -Migliore di quanto potresti mai essere tu con lei!-
-Smettila!- gridò Albus avvicinandosele di scatto e stringendo i pugni dalla rabbia -Perché lo fai, eh? Perché mi ricordi che idiota sono? Credi abbia bisogno che me lo dica tu?!-
Lily roteò gli occhi, senza scomporsi di fronte alla sua rabbia -Sì, perché ti conosco. E so che ti addosserai la colpa di quanto è successo con Alice, sminuendolo a un semplice "Ah beh, lo so che sono un idiota, doveva andare così "- Lily scimmiottò il suo tono di voce mimando delle virgolette con le dita -È ora che tu ti prenda le responsabilità delle tue azioni, Albus Severus Potter, e non che ti nascondi dietro a un Tanto sono fatto così!-
La sfuriata di sua sorella fece sussultare Albus. Nessuno era bravo a dire le cose in faccia quanto Lily, doveva ammetterlo, e sentire la durezza delle sue parole lo colpì.
-Quindi vedi di riconquistarla, mi hai capito? Perché è chiaro come il sole che siete pazzi uno dell'altra!-
-E secondo te come dovrei fare, sentiamo?!- sbottò Albus alzando le braccia al cielo.
-Ti sembro una sfera di cristallo che ha tutte le risposte?- chiese Lily inarcando un sopracciglio rossiccio -Metti a girare gli ingranaggi pieni di ragnatele in quella testa vuota. Perché sai cosa succederà se non lo fai?-
Albus non lo sapeva, eppure il vago senso di inquietudine che sentiva gli faceva preannunciare che non sarebbe successo nulla di buono.
-Te lo dico io, siccome non lo sai- intervenne Lily -Alice continuerà a uscire con Lucien, e prima o poi si metteranno insieme. E tu resterai da solo come un povero coglione che si è rovinato la vita con le sue mani!-
Albus storse le labbra -Quanti complimenti stasera...- mormorò stizzito -E poi...- aggiunse Albus con una smorfia -...che esca con quel francesino, a quanto pare le piace più di me!-
Lily spalancò la bocca e indietreggiò alzando le braccia, per poi farle ricadere lungo i fianchi -Io ci rinuncio, Albus Severus Potter! Sei un caso perso!- sbottò lei, lanciandogli un'ultima furiosa occhiata, prima di voltarsi e risalire la collina.
-Grazie eh! Che gran bella sorella che sei!- le gridò Albus dietro, e Lily, senza voltarsi, portò un braccio dietro di sé mostrandogli il dito medio.
In quel momento, girandosi, Albus vide un ragazzo risalire la collina dirigendosi verso di lui.
La testa bionda e arruffata guardava dritto verso il terreno, e le mani erano infilate nel cappotto blu scuro.
-Hey! Scorp!- gridò Albus, scendendo per andargli incontro.
Il biondo alzò la testa, guardandolo con un'espressione indecifrabile.
-Albus- disse il suo nome a mo' di saluto.
-Non hai un bell'aspetto- gli fece notare Albus, aggrottando le sopracciglia mentre lo guardava.
Scorpius sbuffò -Amico, così mi offendi. Io ho sempre un bell'aspetto- curvò le labbra in un sorriso tirato, che ad Albus parve più finto del mito sui Gorgosprizzi.
-Dove sei stato? Hai della polvere di fata sul cappotto- gli fece notare Albus, allungando una mano per toccare la polverina azzurrognola sulla spalla di Scorpius.
Il biondo si tirò indietro di scatto, incupendosi -Io torno in sala comune, vieni?-
Albus sbuffò -Lo sai cosa dobbiamo fare, vero?-
Scorpius scosse testa indietreggiando e superò Albus girandogli attorno -Non se ne parla! Non andremo a spiare gli allenamenti dei Grifondoro di nuovo!-
Albus ridacchiò -Guarda che la partita è domani e...-
-Ciao!- gli gridò Scorpius, risalendo la collina.

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