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-Scorpius!- esclamò Rose sgranando gli occhi dalla sorpresa.
Si portò una mano al petto, dove il cuore le martellava furiosamente dalla paura, e con l'altro braccio si appoggiò alla piccola ringhiera che circondava il telescopio.
-Mi hai fatto venire un infarto! Cosa ci fai qui?-
Seguì il biondo con lo sguardo, e lo vide sedersi a terra dove poco prima c'era stata lei.
-Ero qui prima di te, in realtà- disse lui sollevando il viso verso il suo, e allungando le braccia dietro di sé per sostenersi -Ho sentito qualcuno salire e ho pensato fosse Gazza, così mi sono nascosto-
Rose schiuse le labbra, cercando di non lasciarsi incantare dal modo in cui la luna bagnava d'argento il viso di Scorpius.
-Oh... dovrei... dovrei andarmene allora. C'eri prima tu...- mormorò Rose stringendo il plaid al petto, e distogliendo lo sguardo.
-No, resta pure- rispose Scorpius guardando davanti a sé, e piegando una gamba per poi appoggiarci un braccio sopra.
Girò brevemente la testa verso di lei, senza guardarla, e un lieve sorriso gli incurvò le labbra -Siediti, non mordo-
Rose sorrise e si sedette a terra accanto a lui; dispiegò il plaid e se lo avvolse sulle spalle per proteggersi dal freddo.
-Sarebbe stata questa la tua arma?- chiese Scorpius allungando una mano, e prendendo con le magre dita da pianista il bordo pieno di frange della coperta.
Se le rigirò tra le dita pallide, e a Rose mancò un battito per la sua vicinanza.
-Beh, non ho molto altro con me... avrei potuto tirarti una scarpa, ma non ho nemmeno quella- spiegò la ragazza con un sorrisetto, cercando di nascondere i piedi nudi sotto l'enorme coperta.
Era una fortuna che fosse così buio e che Rose avesse un qualcosa con cui coprirsi, perché la bianca camicia da notte che indossava lasciava molto poco all'immaginazione.
-Di nuovo sonnambula?- chiese Scorpius riportando le braccia dietro di sé per sostenersi, e distendendo le lunghe gambe.
-No, volevo solo... fare due passi- spiegò lei portandosi le ginocchia al petto e poggiandoci le braccia.
-Tu invece? Perché non sei alla festa?-
Scorpius si voltò verso di lei, guardandola con un'espressione che la ragazza non seppe decifrare.
-Non sono... il benvenuto- spiegò lui.
Rose aggrottò le sopracciglia -Nel senso che i Serpeverde non sono invitati? Sarebbe assurdo...-
-No, no- si affrettò a dire Scorpius -Diciamo che sono solo io a non essere un ospite gradito... insomma, tutta la mia Casa mi odia per quello che ho fatto alla partita. E per le altre tre... beh sono il buffone del castello, in poche parole- spiegò Scorpius facendo spallucce.
Rose restò a guardarlo. Non sembrava  che la cosa lo turbasse, anzi, ne parlava come se fosse un inevitabile dato di fatto.
-Tu perché non sei alla festa?- le chiese il biondo, ruotando il viso verso il suo e incrociando il suo sguardo.
Rose sussultò -Beh io... l'ultima festa non è finita molto bene per me quindi...- fece un mezzo sorriso tirato.
Sul viso di Scorpius passò un lampo di comprensione, che gli fece sgranare leggermente gli occhi grigi.
Lui ricordava. Ricordava il loro bacio, lo sguardo estraneo che le aveva riservato, il fatto che Rose si fosse ubriacata e che Julian l'avesse portata via.
Scorpius si sdraiò con la schiena a terra, piegando un braccio sotto la testa e posando l'altro sul petto, mentre guardava il cielo stellato sopra di sé.
Rose sapeva che sarebbe potuta restare a guardarlo per sempre, perciò, per impedirsi di farlo, si sdraiò accanto a lui a guardare a sua volta il cielo.
-Marte è molto luminoso stasera- commentò lei, con un sorriso.
Il ricordo di loro due nella Stanza delle Necessità a guardare le stelle era ancora vivido, e la mano di Rose formicolava dal desiderio di stringere quella di Scorpius.
-Perché sei venuto proprio qui?- chiese Rose girando la testa verso di lui -La Torre di Astronomia è molto lontana dai sotterranei-
Scorpius la guardò a sua volta, e Rose osservò il modo in cui i riccioli biondi gli erano scivolati sulla fronte.
-Non lo so- rispose lui piano abbassando gli occhi, le ciglia dorate gli sfiorarono gli zigomi -Questo posto mi attira in qualche modo. È familiare-
-Lo è- rispose Rose e, prima di riuscire a impedirselo, aggiunse -Qui ci siamo baciati per la prima volta-
Scorpius risollevò le palpebre con un sussulto, piantando gli occhi nei suoi.
Aveva le pupille dilatate per la poca luce, e i suoi occhi sembravano più grandi e neri che mai.
-Scusa- disse subito Rose, sentendosi arrossire -Non avrei dovuto dirlo-
-No, non avresti dovuto- disse Scorpius voltandosi e tornando a guardare in su.
Si era irrigidito e Rose notò che stava stringendo la mano a pugno sopra il petto.
-Sei arrabbiato- mormorò lei.
Scorpius non rispose subito.
Si sollevò sui gomiti, e abbassò la testa verso di lei. I suoi occhi erano improvvisamente gelidi e neri come due pozzi di petrolio.
-Odio non ricordare niente, e tu peggiori tutto- sibilò lui.
Rose si sentì trafiggere da quelle parole, come se avesse ricevuto una pugnalata, e il dolore che sentì al petto le tolse il fiato.
Si tirò su a sedere di scatto, guardando Scorpius furiosa con gli occhi lucidi dalla frustrazione.
-E io odio ricordare- sibilò lei -E tu non fai che farmi male-
Scorpius si alzò a sedere puntando un braccio a terra, e Rose tirò un poco indietro la testa ritrovandosi il suo viso così vicino al proprio.
-Perché, tu pensi di non farmi male?- chiese lui a denti stretti.
-E come potrei? Io non significo niente per te!- esclamò Rose.
Scorpius si tirò indietro e passò le mani tra i riccioli biondi, scompigliandoli ancora di più. Il vento freddo della sera portava alle narici di Rose il suo profumo, e la rossa strinse il plaid tra i pugni per la frustrazione.
-Tu sai che sono attratto da te- disse Scorpius tornando a guardarla, gli occhi brillavano della stessa rabbia della ragazza.
-Allora perché non stiamo insieme?- chiese Rose alzando le braccia al cielo e guardando Scorpius esasperata.
-Perché tu mi ami!- sbottò lui, le si avvicinò di scatto prendendola per le spalle, e Rose trattenne il fiato sussultando.
I loro visi erano così vicini che gli occhi di Scorpius avevano riempito tutto il suo campo visivo.
-E io non so amare, non senza i miei ricordi. Ecco perché non possiamo stare insieme-
Rose, con gli occhi piantati nei suoi, posò le mani su quelle di Scorpius che le stringevano le spalle con delicatezza. Le fece correre lungo le sue braccia, fino a raggiungere le spalle e infine il viso, dove si fermarono.
-Non sai amare?- chiese Rose in un soffio.
-No- rispose Scorpius, abbassando gli occhi sulle sue labbra, per poi rialzarli nei suoi -Io non sono più il ragazzo che conoscevi. Non so cosa sia l'amore-
Erano vicini, molto vicini. Era come se sapessero di essere sul filo del rasoio, come consapevoli di commettere un passo falso, ma senza volersi tirare indietro.
Rose sentiva l'elettricità correre tra loro e cercare di attirarli più vicini, ma la combatté.
-Non facciamo altro che ferirci- sussurrò lei, facendo correre una mano tra i suoi capelli e rigirando i ricci tra le dita.
-È così- sussurrò Scorpius. Le sue mani abbandonarono le spalle della ragazza; una scivolò sul suo fianco, facendola rabbrividire, l'altra le accarezzò il collo.
-Dovremmo stare lontani, se non possiamo stare insieme- mormorò Rose, piano, in un sussurro appena udibile.
-Dovremmo- rispose Scorpius con una voce bassa e profonda, mentre le sue dita le accarezzavano il collo mandandole brividi lungo la schiena.
-Allora... da domani lo faremo?- chiese Rose con voce tremante.
Non sentiva più il freddo pungente della sera, sebbene il plaid le fosse scivolato dalle spalle; la vicinanza di Scorpius le procurava ondate di calore.
Si sentiva bruciare come se avesse la febbre, e strinse tra le dita i suoi capelli per impedirsi di sporgersi in avanti e annullare la distanza che li separava.
-Da domani lo faremo- mormorò lui; le si avvicinò ancora, facendo sfiorare le punte dei loro nasi -Staremo lontani-
Rose si sentì sprofondare lo stomaco a quell'idea, ma in quel momento non riusciva a lasciarsi andare alla tristezza.
In quel momento voleva così tanto toccare e baciare Scorpius, che ogni altro pensiero veniva spazzato via.
-Da domani- ripeté Scorpius, e il suo respiro le solleticò le labbra -Ma stasera...- Scorpius esitò, lasciando la frase in sospeso -...non è ancora domani- concluse lui, con voce bassa e vibrante dal desiderio.
La sua mano strinse il suo fianco, facendola sussultare e lasciandole sfuggire un sospiro.
-Che cosa stai aspettando?- sussurrò Rose, sentendo ogni rimasuglio di autocontrollo venire raso al suolo dalle mani calde di Scorpius.
-Il tuo permesso- bisbigliò lui, a un centimetro dalle sue labbra -Il tuo permesso per farci male un'ultima volta-
Quella frase fu sufficiente.
Rose lo attirò a sé facendo scontrare le loro labbra, e Scorpius la strinse facendo combaciare i loro corpi mentre si baciavano.
E quel bacio fu ardente, ardente quanto il fuoco da cui Rose si sentiva pervadere, e urgente, urgente come se il mondo dovesse finire e loro non avessero più tempo.
Le loro labbra si muovevano velocemente, e si premevano con forza come se potessero fondersi sempre di più.
Scorpius le strinse la schiena con le braccia mentre la baciava, annullando qualsiasi distanza tra i loro corpi, e Rose si aggrappò alle sue spalle con forza, come se fosse il suo unico appiglio per non cadere.
Il cuore le galoppava nel petto, la testa le girava come una giostra, il sangue le correva a mille nelle vene incendiandosi come fosse fuoco.
Era meglio di qualsiasi sogno, meglio di qualsiasi ricordo; baciare Scorpius la faceva sentire come se lei stessa fosse pura elettricità.
-Rose!- esclamò una voce facendola sussultare e spalancare gli occhi di colpo.
Si staccò da Scorpius, sentendo le labbra pulsare al ritmo del suo cuore, ed entrambi si voltarono verso l'ingresso della Torre di Astronomia; ancora avvinghiati, con il respiro affannato.
Rose rimase a bocca aperta.
Sulla soglia della porta c'era Julian, con una ragazza, che Rose non riconobbe, attaccata al suo braccio.
-Ops- disse lei con una risatina, guardando Rose e Scorpius -Pare che questo posto sia già occupato. Andiamo altrove?- lo tirò per il braccio, ma Julian parve non accorgersene nemmeno.
Il moro fissava Rose incredulo, con gli occhi verdi spalancati e dipinta in viso l'espressione più sorpresa e delusa che gli avesse mai visto.
Rose sentì le braccia di Scorpius lasciarla, e si voltò subito verso di lui vedendolo alzarsi in piedi e sistemarsi il colletto spiegazzato della camicia.
Abbassò la testa verso Rose, con gli occhi ancora accesi di passione e le labbra gonfie dei suoi baci.
Non disse nulla, ma Rose seppe che se ne stava andando.
Il momento era finito, la magia era passata.
Rose lo guardava frastornata avvicinarsi a Julian, per superarlo e uscire dalla torre.
Prima di farlo però, si fermò a fianco del brasiliano e si avvicinò sussurrandogli qualcosa all'orecchio, in un bisbiglio. Dopodiché lo superò e scese la scalinata a chiocciola, andando via.
Rose non sapeva cosa gli aveva detto, ma vide Julian stringere le mani a pugno guardando fisso per terra, con un'espressione stravolta.
-Vieni? Andiamo nell'aula di Divinazione o...- tentò la ragazza affianco a lui, ma Julian si liberò con uno strattone dalle mani strette al suo braccio.
-Vattene- disse lui gelido, senza guardarla nemmeno ma perforando il pavimento con gli occhi.
Rose vide la ragazza spalancare la bocca dallo sdegno, e guardare in automatico Julian e Rose a turno.
Dopodiché si voltò, scendendo la scalinata da cui era scomparso Scorpius.
Rose si riscosse e si alzò sulle gambe malferme, raccogliendo il plaid da terra e mettendoselo di nuovo sulle spalle per poi stringerlo al petto.
Julian sembrava non riuscire nemmeno a guardarla e Rose, per qualche ragione, si vergognò di essere stata scoperta avvinghiata a Scorpius... da lui.
Julian si voltò di scatto e se ne andò scendendo la scalinata a chiocciola che riportava al settimo piano.
Rose restò in piedi, immobile e sola, finché il vento gelido che soffiava dal balconcino della torre non le fece venire i brividi di freddo.
Si decise ad andarsene, trovando per fortuna il corridoio del settimo piano ancora deserto.
-Occami- disse in un sussurro al ritratto della Signora Grassa.
La donna si girò su un fianco russando, e aprì il proprio quadro per farla entrare.
Appena messo piede nella Sala Comune, Rose pensò che fosse vuota; questo finché non fece un paio di passi e vide un ragazzo seduto su una poltrona accanto al camino.
Era Julian, con i gomiti poggiati ai bracioli e le mani incrociate davanti al viso; guardava dritto verso Rose, le fiamme facevano danzare ombre dorate su metà del suo viso.
-Ciao- disse Rose debolmente. Era rimasta immobile, stringersi il plaid addosso.
Non sapeva perché si sentiva così in imbarazzo e a disagio sotto il suo sguardo.
Julian si alzò di scatto dalla poltrona, con un unico e rapido movimento, raggiungendola con due lunghi passi finché non le fu di fronte.
-Che diavolo stai combinando?- le chiese duramente, le sopracciglia aggrottate e la mascella serrata.
Rose indietreggiò di un passo, sentendo la bocca improvvisamente asciutta.
-Non so di cosa stai...-
-Sai benissimo di cosa parlo!- sbottò Julian interrompendola.
Rose non lo aveva mai visto così serio e arrabbiato, non con lei almeno.
-¡Dios mio! Per caso ti piace soffrire? Ti piace che quell'idiota ti usi in questo modo e...-
-Julian!- sbottò Rose incredula, prendendo aria con un rantolo dall'indignazione.
-Ma che stai dicendo? Non mi stava usando e poi... era una specie di bacio d'addio e...- Rose boccheggiò distogliendo lo sguardo e facendolo correre lungo la Sala Comune, in preda alla confusione.
-Io non devo giustificarmi con te!- sbottò poi, avvicinandoglisi di un passo e puntandogli un dito al petto, mentre teneva il plaid con l'altra mano.
-Tu non hai alcun diritto di farmi la predica! Non sei mio padre!-
Julian distolse lo sguardo, scoppiando in una risata amara e per nulla felice, che fece brillare di un inquietante scintillio i denti bianchi.
-Invece ti serve qualcuno che ti faccia la predica a quanto pare, perché ti comporti come una bambina!- rispose Julian abbassando il viso verso il suo e stringendo gli occhi verdi.
-Non sono affari tuoi!- ripeté Rose, offesa.
-Ah no? Beh non venire a piangere da me quando ti spezzerà di nuovo il cuore! Hai capito?- chiese lui stringendo i pugni dalla rabbia e avanzando di un passo.
Rose indietreggiò, e quella frase la colpì come uno schiaffo.
-Tranquillo, non lo farò!- esclamò lei, ferita -Credevo fossi mio amico, credevo mi volessi bene come te ne voglio io ma... è evidente che mi disprezzi- sibilò Rose, stringendo gli occhi e arricciando il naso -Vorrei darti uno specchio, in modo che tu possa vedere come mi stai guardando- sussurrò lei; scosse la testa, indietreggiando, e sbattè in fretta le palpebre per non piangere. Non voleva piangere davanti a lui.
-Mi guardi come se mi odiassi- aggiunse Rose, e, sentendo quelle parole Julian sussultò e le sue sopracciglia si distesero un poco.
-Tranquillo- disse lei distogliendo lo sguardo dal suo, schiarendosi la gola per non lasciar trapelare quanto vicina fosse alle lacrime -Non verrò a piangere da te; noi non siamo amici-
Si voltò e superò Julian, prendendo a salire la scalinata che portava ai dormitori.
Rose si chiese perché si sentiva come se avesse un coltello tra le costole, che affondava sempre di più ad ogni respiro.

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