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Alice Paciock percorse i corridoi dei sotterranei senza vedere davvero dove stava andando. La sua mente era altrove.
Pensava alla paura che aveva avuto di perdere Rose, e a come avesse trovato conforto nelle calde e forti braccia di James.
Non riusciva a crederci ancora, eppure il maggiore dei Potter aveva dimostrato di una gentilezza e una comprensione che non pensava potessero appartenergli.
Completamente diverso da suo fratello.
Si rese conto che i due Potter erano opposti, e lo erano anche le sensazioni che Alice provava con loro.
Se si era sentita protetta, al sicuro, in pace tra le braccia di James... con Albus era decisamente l'esatto opposto.
Alice si sentiva sempre sul filo del rasoio con lui, come pronta a cadere nel vuoto al primo passo falso.
La faceva sentire debole e irrazionale, manovrava le sue emozioni con una facilità disarmante e amava prendersi gioco di lei o stuzzicarla.
Se James era tranquillità, Albus era pericolo.
Non si fidava abbastanza di nessuno dei due, non abbastanza da lasciarsi andare... ma la parte più razionale di lei la metteva in guardia su Albus.
Era un campanello d'allarme involontario: era evidente che il giovane Serpeverde avrebbe potuto farla soffrire di più.
E non per il suo carattere, no.
Ma perché Alice sapeva che glielo avrebbe permesso.
Non voleva farsi condizionare da Albus ma stava diventando quasi impossibile impedirlo... qual ragazzo aveva un potere su di lei, che nessun altro aveva avuto prima.
-Paciock- disse la sua voce facendo eco ai suoi pensieri.
Alice sussultò alzando la testa, e trovandosi davanti proprio Albus Potter.
Non avrebbe dovuto esserne sopresa: stava percorrendo i sotterranei proprio per riuscire a incontrarlo e parlargli.
Tuttavia averlo davanti a sé la colse comunque di sopresa, facendo annodare il suo stomaco dalla tensione.
-Potter- disse Alice raddrizzando le spalle, e cercando di non dar a vedere la sua agitazione -Sei riuscito a trovare Scorpius?-
Albus strinse le labbra -No, ma mi resta ancora il campo da Quiddich da controllare- la guardò in modo freddo, dalla testa ai piedi.
-Che ci fai in giro per i sotterranei?-
Alice sospirò. Avrebbe dovuto capire che quel dettaglio non sarebbe sfuggito ad Albus.
"Forza Alice, sei una Grifondoro. Sei coraggiosa" si disse chiudendo gli occhi con forza.
-Cercavo proprio te- disse riaprendoli e guardandolo con fermezza.
Ormai l'aveva detto, non poteva tirarsi indietro.
Albus inarcò un sopracciglio nero -Ah si? Ma che onore, cercavi me! Aspetta, adesso segno questa data sul mio diario segreto- commentò lui acido, guardandola sprezzante.
-Devi fare sempre l'idiota? Non puoi farne a meno?- chiese Alice stringendo i pugni dalla rabbia.
La facilità con cui Albus Potter la faceva scattare aveva dell'incredibile.
-Come gentilmente mi ricordi tu, idiota è il mio secondo nome- Albus fece un inchino guardando la ragazza con un ghigno malefico.
Alice alzò gli occhi al cielo, e in quel momento le balenò alla memoria un ricordo.

-Perché mi tratti sempre male?- chiese lei in un sussurro, spostando gli occhi verdi verso il suo viso.
Albus sorrise, anche se non sembrava affatto divertito.
-Perché se non lo facessi, tu non mi vedresti nemmeno- 

Era un ricordo della festa... Alice lo aveva completamente rimosso, fino a quel momento.
Ora, si rese conto, aveva una carta a suo favore.
-Non serve che tu mi prenda in giro, Albus. Non più- gli disse Alice avvicinandoglisi di qualche passo.
Il Potter sollevò le sopracciglia sopreso.
-Non devi farlo. Perché io ti vedo- sussurrò lei guardandolo attentamente per cogliere la sua reazione.
Albus sgranò gli occhi blu scuro e dischiuse le labbra come per parlare, ma esitando. Alice non riusciva a decifrare la sua espressione.
-No, tu non mi vedi- rispose Albus, più serio che mai.
Alice sussultò, ma non riuscì a trovare nulla con cui rispondere.
-Cosa volevi dirmi? Mi stavi cercando, no?- chiese poi Albus incrociando le braccia al petto.
Alice sbattè le palpebre, ancora spiazzata dalla risposta del moro, ma decise di raccogliere il coraggio e fargli il discorso che si era studiata precedentemente.
-Sì... io non ho intenzione di uscire con te stasera, a vedere le stelle- disse tutto d'un fiato, e si maledì per aver distolto lo sguardo dall'imbarazzo.
-Non erano stelle. Era una cometa azzurra, che passa vicino al nostro pianeta una volta ogni cinquant'anni- fu la prima cosa che Albus rispose.
Alice inarcò un sopracciglio -Davvero?-
-Sì, davvero. Sarà visibile solo stasera e... sentiamo, perché non vuoi venire?- le chiese Albus, e il suo sguardo si fece più cupo e gelido.
-Perché... perché hai usato stratagemmi di dubbia onestà per convincermi ad accettare!- Alice sbuffò contrariata, ricordando come effettivamente Albus l'avesse letteralmente sedotta nella serra, per ottenere un suo Sì.
-E quindi?- chiese Albus inarcando un sopracciglio.
-Quindi non ho intenzione di farmi manovrare da te come un burattino, Albus Severus Potter!- sbottò Alice, stupendosi che il moro non avesse ancora capito il punto della situazione.
-È così irritante per te...- Albus distese i lineamenti in un sorriso -...la consapevolezza che ti ho già in pugno?-
Alice spalancò la bocca dallo sdegno che provava -Ti sbagli! Razza di narcisista, sfrontato, illuso...- Alice non riusciva a trovare  una sola parola che lo descrivesse a pieno.
-Perché non vuoi più vedere la cometa con me?- le chiese di nuovo Albus, come se nulla fosse.
-Perché tu non mi hai in pugno- rispose Alice con un ghigno.
Albus scosse la testa sospirando, e quando tornò a guardarla la ragazza vide una scintilla di risentimento nei suoi occhi.
-Come vuoi. Non ci sarebbe neanche gusto, del resto, con una come te...-
-Come scusa? Una come me?-
-Sì sai...- Albus alzò una mano in aria, come per scacciare una mosca invisibile -...a quanto pare sei più facile di quello che pensavo. Insomma, sei già caduta ai piedi di James-
Alice indietreggiò di un passo, come se avesse ricevuto uno schiaffo.
-Ma che stai dicendo...- mormorò lei.
-Oh non hai nulla di cui vergognarti, tranquilla. In fondo siete così carini insieme- disse Albus, con il tono di voce piu velenoso che la ragazza avesse mai sentito.
Alice fu tentata di cedere alla rabbia e ricoprire il ragazzo di insulti, ma decise che quella conversazione poteva ancora giocare a suo favore.
-La cosa ti turba, Potter?- chiese Alice con un ghigno -Ti irrita sapere che tuo fratello è riuscito ad avvicinarmi, perché è migliore di te?- la ragazza sapeva di star esagerando, ma in quel momento voleva Albus provasse almeno la metà del dolore che sentiva lei.
Albus finalmente tradì un'emozione, e un'espressione ferita gli si dipinse in volto. Alice aveva colpito nel segno.
-Ma certo, tu lo sai già che James è migliore di te in tutto. Compreso con le ragazze, vero? Sai, ti sbagli. Non sei tu ad avermi in pugno, ma forse è proprio James...-
-Smettila!- Albus gridò quella frase a un palmo dal viso di Alice.
La ragazza sussultò e si immobilizzò dalla paura.
-Sei una bugiarda! Una bugiarda!- Albus sembrava fuori di sé dalla rabbia, e una luce furiosa gli illuminava gli occhi.
Alice indietreggiò finché non si trovò con le spalle al muro.
Non aveva mai visto Albus davvero arrabbiato, e il quel momento ne ebbe paura.
Alice strinse al fianco la borsa a tracolla, e si scostò dalla parete guardando fisso Albus incredula.
Le cose tra loro non erano mai state così... Alice capì di essersi spinta troppo oltre.
La ragazza si rese conto appena dell'espressione che aveva in faccia, ma non poté fare nulla per nasconderla.
Si voltò per andarsene, quando dei passi la raggiunsero di corsa.
-No! Cazzo Alice scusami, non avevo alcun diritto di urlarti addosso io...- Albus si era piazzato di fronte a lei prendendola per le spalle, il viso era una maschera di preoccupazione -...io non sono così, te lo giuro. Mi dispiace tanto, ho esagerato! E non penso che tu sia una facile, non potrei mai! Tu invece sei fantastica e io sono un idiota esattamente come mi dici sempre e...- Albus stava parlando a vanvera senza riprendere fiato, gli occhi blu sgranati e impauriti. Le mani che stringevano le spalle della ragazza tremavano.
Alice si sentì travolgere da un'ondata di tenerezza e sensi di colpa, e non riuscì a non dispiacersi di vedere Albus in quello stato.
Si sporse in avanti abbracciandolo, e Albus la strinse a sé affondando il viso nei suoi capelli.
-Io non sono così. Ma sentirmi dire quelle cose su James... da te... io... mi ha mandato fuori di testa...-
-Va tutto bene, tranquillo- disse Alice.
-No, non va bene! Perché sono un idiota e non faccio altro che fare uno sbaglio dopo l'altro con te... e James invece...-
Alice si scostò, vedendo che Albus stringeva gli occhi.
-James non è migliore di te, l'ho detto per cattiveria e per ripicca...- sussurrò Alice dispiaciuta.
-Ma lui è migliore di me con te. Mi illudo che tu... ma invece...- Albus aprì gli occhi e guardandosi la punta delle scarpe, e si passò le mani nei riccioli neri con un sospiro.
Alice realizzò che non lo aveva mai visto così fragile come in quel momento.
Per una volta non era il ragazzo sfrontato e sicuro di sé, ma al contrario, le stava mostrando ogni sua debolezza.
Alice gli si avvicinò abbracciandolo di nuovo, e inspirando il profumo di pino e valeriana del ragazzo.
-A che ora ci vediamo, stasera?- gli chiese Alice appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sentì Albus irrigidirsi -Oh.. ehm...- balbettò qualcosa di incomprensibile, dopodiché disse -Per le dieci- esitando, facendola sembrare quasi una domanda.
Alice sorrise -Ti aspetto davanti al ritratto della Signora Grassa- disse, dopodiché si alzò sulle punte e diede ad Albus un bacio sulla guancia.
Non sapeva nemmeno lei perché l'aveva fatto.
Alice si scostò e se ne andò senza guardarlo, mentre un sorriso che le spuntava sulle labbra.

Scorpius Malfoy impietrì. Il calamaro gigante aprì un grande occhio bianco guardandolo fisso.
Scorpius non riusciva a descrivere l'orrore stava provando, e in una frazione di secondo ebbe la consapevolezza che sarebbe morto.
Che non avrebbe mai riportato la scopa a Rose, che non l'avrebbe mai più rivista. Che non avrebbe mai potuto confessare a suo padre che era stato lui a rompere il vaso cinese di famiglia, che non avrebbe mai più fatto visita alla tomba della madre.
"Non voglio morire" pensò intensamente, mentre l'enorme calamaro si muoveva davanti a lui alzandosi dal fondale.
Era piu imponente di quanto avrebbe immaginato, grosso quando una piccola montagna.
La mente di Scorpius lavorava a mille, e non riusciva a muovere un muscolo. Sapeva che sarebbe stato inutile provare a nuotare via: era spacciato.
Il calamaro lo studiò per qualche altro secondo, dopodiché agitò i lunghi tentacoli grigiastri con un colpo secco.
La pressione dell'acqua che smosse attorno a sé fu come uno sparo, e il cuore di Scorpius mancò un battito dal terrore.
Il calamaro però, non l'aveva colpito.
Aveva mosso elegantemente i lunghi tentacoli, ed era nuotato via.
-Oh Porco Godric!- urlò Scorpius vedendo che il calamaro diventava una piccola chiazza grigiastra in lontananza, scomparendo nelle profondità marine.
-Sono vivo! Sono vivo!- gridò il biondo incredulo tastandosi il petto con le mani, come a volersi accertare di essere tutto intero.
Tremava come una foglia, e non per via del freddo glaciale del lago.
Fece forza muovendo le gambe e atterrò sul fondale raccogliendo la scopa in fretta.
Non ci teneva a sfidare la sorte due volte, e decise che prima usciva dal lago e meglio era.
Salì in sella alla scopa.
Non sapeva se funzionavano sott'acqua, ma quando si diede una spinta con i piedi sentì la scopa di Rose schizzare in avanti quasi disarcionandolo da essa.
Sembrava ansiosa quando Scorpius di uscire dal lago.
Direzionò il manico verso l'alto, e vide l'acqua attorno a lui diventare man mano di un blu sempre più chiaro.
Scorpius riemerse dal lago prendendo un profondo respiro, e indirizzò la scopa verso l'ingresso del castello.
Si sentiva così euforico da essere quasi stordito dalla felicità, e quando atterrò scendendo giù dalla scopa ebbe un capogiro.
Faceva incredibilmente caldo al confronto con le temperature glaciali del lago, e Scorpius si accorse di essere ancora senza camicia quando entrò nel castello ma non ci diede peso.
Reggeva la scopa saldamente in una mano, e la bacchetta nell'altra. I capelli gli gocciolavano sul petto, facendogli il sollico e dandogli un po' di sollievo dal caldo opprimente che sentiva.
Si accorse appena degli studenti che lo guardavano indicandolo con il dito, e percorse il corridoio del primo piano con un sorriso sulle labbra.
Raggiunse la porta dell'infermeria e la spalancò senza bussare, entrandovi quasi di corsa.
Individuò subito Rose.
Era sdraiata su uno dei lettini vicino alla porta, e quando Scorpius entrò la rossa girò subito la testa di scatto verso di lui.
-Scorpius!- esclamò lei sgranando gli occhi.
Fece per alzarsi, ma strinse il viso in una smorfia di dolore portandosi una mano al petto.
Scorpius la raggiunse in un lampo, e le mostrò orgoglioso la scopa che teneva il mano.
L'espressione di Rose fu qualcosa di unico.
Guardò la scopa come se fosse un miraggio, e il viso le si illuminò di gioia.
Sì, pensò Scorpius, era valsa la pena anche solo per vederla così.
-Sei andato a prenderla?- chiese Rose con un filo di voce, incredula. Fece per alzare di nuovo il busto dal letto, ma ricadde sul  cuscino con un grido di dolore.
Scorpius si inginocchiò per terra, per essere alla sua altezza, e poggiò la scopa contro il comodino della ragazza.
-Sei impazzito?! Hai idea di quanti pericoli ci siano nel Lago Nero? E se avessi incontrato il popolo delle Meridi? O il calamaro gigante? Scorpius! Sei pazzo?- chiese Rose sgranando gli occhi.
Scorpius scoppiò a ridere appoggiando la fronte sul bordo del suo letto.
-Sì, sono completamente fuori- rispose il biondo senza riuscire a smettere di ridere.
Sentì la mano di Rose prendergli il viso, e fu piacevole come una ventata d'aria fresca in un'afosa giornata estiva.
-Scorpius... sei bollente- sussurrò lei.
Scorpius alzò la testa, e la stanza girò brevemente.
-Anche tu non sei male, rossa- disse lui facendole un occhiolino, e scoppiando di nuovo a ridere.
-No, Scorpius. Tu scotti davvero, hai la febbre alta- disse lei guardandolo preoccupata.
-Rose- Scorpius le prese la mano che gli teneva il viso e la strinse tra le sue, trovandola gelida come la neve.
-Esci con me?- le chiese guardandola negli occhi, e Scorpius li vide quasi brillare.
In realtà vedeva tutta la pelle della ragazza emettere una strana luce, e la stanza attorno a loro annebbiata.
-Sì- rispose Rose, e Scorpius sollevò le sopracciglia sorpreso.
Non fece in tempo a rispondere, che un grido lo fece sobbalzare.
-Signor Malfoy! Per Merlino! Che accidenti ci fa qui mezzo svestito? Si alzi!- urlò Madama Chips.
Scorpius alzò gli occhi al cielo sospirando, e lasciò la mano di Rose mentre si alzava da terra.
La stanza girò pericolosamente attorno a lui, e Scorpius fece un paio di passi indietro finendo per ricadere sul lettino affianco a quello di Rose.
Chiuse gli occhi, sfinito dalla stanchezza.

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