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Erano cambiate molte cose dall'ultima volta che Rose aveva messo piede a King's Cross.
La prima, quella meno importante, era che stava nevicando. Fiocchi grossi e bianchi come piume ondeggiavano nell'aria con lentezza, come se avessero tutto il tempo del mondo.
Come se sapessero che toccare il suolo avrebbe posto fine alla loro vita, e cercassero di evitare più a lungo possibile quel momento.
La seconda, quella più importante, era che la Rose che stava scendendo dall'Hogwarts Express e che si voltava per guardare il treno, era una persona nuova.
Rose si sentiva diversa, lo era davvero.
Non era più la ragazza triste e spaventata che era stata il primo settembre, la ragazza che si era voltata temendo di vedere lo spirito di Thomas e ne aveva sentito la voce all'orecchio.
Non era più la ragazza triste, sola, tormentata e spezzata dentro.
Non era più il fantasma di se stessa.
-Tutto bene?- le chiese una voce, e Rose voltò la testa di scatto.
Non si era accorta di star fissando il treno finché Scorpius non si era materializzato accanto a lei, prendendola per un gomito.
Incrociò gli occhi grigi del ragazzo, e annuì.
Allungò una mano e strinse quella del biondo, intrecciando le dita alle sue.
Scorpius abbassò la testa verso quel gesto, e quando la ritirò su Rose lo vide sorridere appena, guardandola con quella calda luce negli occhi, la stessa che si ha quando si osserva qualcosa di bello.
Sì, erano cambiate decisamente molte cose dal primo Settembre.
-Hey, piccioncini! State intasando il traffico!- esclamò la voce di Hugo.
Il moro passò accanto a loro trascinando il baule e dando una spallata a Scorpius mentre lo guardava con un broncio.
-Tuo fratello ha ragione, la neve mi sta inzuppando la sciarpa- borbottò James Potter spuntando da dietro di loro e seguendo Hugo con passo svelto.
Rose vide solo di sfuggita i fiocchi di neve incastrati tra i suoi capelli corvini, come un cielo puntellato di stelle.
Si riscosse e prese a camminare trascinando con una mano il suo baule, e stringendo quella di Scorpius con l'altra.
Vennero affiancati da Lily, Dominique, Alice e i gemelli Scamander.
Albus era passato accanto al gruppo con passo svelto, il viso seminascosto dalla sciarpa verde-argento, e stava raggiungendo James come se avesse l'Inferno alle calcagna.
-Cielo, i miei fratelli sono delle vere donnine- commentò Lily alzando gli occhi verdi al cielo -Un po' d'acqua e corrono via come se fosse acido-
-Tu sei l'esatto opposto- disse Lysander, accelerando il passo e affiancandola.
Rose vide che teneva in mano un piccolo ombrello e che lo metteva tra loro coprendo la più piccola dei Potter.
Lily arrossì e guardò dritto davanti a sé cercando di nascondere il sorriso nella sciarpa dei Grifondoro.
Lorcan sbuffò, alzando gli occhi castani verso l'ombrello che reggeva sopra la testa -James e Albus hanno ragione. Se si resta troppo esposti ad acqua e freddo si rischia una polmonite, e i tempi di guarigione variano tra cinque giorni e due settimane. Per niente spassoso-  si strinse la sciarpa dei Corvonero ancora di più sul collo.
-Oh come sei rigido!- esclamò Dominique spuntando accanto a lui.
La bionda diede un colpetto all'ombrello di Lorcan e la neve che si era accumulata sopra cadde in testa al ragazzo.
Lorcan spalancò la bocca dalla sopresa e guardò furioso Dominique, ma la bionda non parve accorgersene siccome camminava piegata in due ridendo di gusto di Lorcan.
-Nique! Guarda che se mi ammalo dovrai farmi da infermiera!- sbottò Lorcan furioso.
Rose si voltò e notò che Scorpius aveva il viso abbassato verso di lei e la guardava sorridendo.
La rossa sentì lo stomaco attorcigliarsi e ricambiò il sorriso di Scorpius.
-Eccoli! Vedo i miei genitori e i signori Weasley! E c'è anche Luna e Rolf Scamander! E zio Bill e zia Fleur!- esclamò la piccola Lily Potter.
Rose vide i suoi occhi scintillare di gioia come due smeraldi, e corse via da sotto l'ombrello di Lysander, lasciandolo perplesso.
Rose vide Hugo insieme ai suoi genitori, Albus e James con zio Harry e zia Ginny.
Affrettò il passo, e prima di rendersene conto aveva lasciato la mano di Scorpius e stava correndo con il baule appresso proprio come Lily.
Ebbe la fugace visione del viso di sua madre colmo di sorpresa appena la vide, prima che Rose si gettasse tra le sue braccia stringendola forte.
-Mamma- disse semplicemente appoggiando il mento sulla sua spalla.
Hermione la prese per le spalle tirandola indietro e guardandola meravigliata.
Rose, sorridendo, si sollevò sulle punte per abbracciare anche suo padre.
-Tesoro...- mormorò Hermione -...ti... ti trovo bene- disse ancora sconcertata.
-Sto bene- confermò Rose.
Venne raggiunta dal resto dei suoi cugini e amici, e Scorpius la affiancò guardando con interesse la punta delle proprie scarpe.
-Scorpius! Che piacere rivederti!- esclamò Harry Potter facendosi largo tra la folla e stringendo il biondo in un abbraccio.
Scorpius sgranò gli occhi grigi, e lo ricambiò un po' impacciato.
Rose non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Si ricordò di quando Scorpius le aveva parlato di suo padre, della madre morta, e di come i Potter lo accogliessero ad ogni Natale a braccia aperte.
E, sebbene non dovesse essere una novità per lui, Scorpius sembrava comunque sorpreso da tanta gentilezza.
Il gruppo si spostò uscendo dalla stazione affollata di King's Cross e si incamminò per le strade innevate di Londra.
Nel chiacchiericcio generale Rose tornò al fianco di Scorpius.
Si era resa conto che era quello il suo posto: quando non lo aveva vicino, si girava per cercarlo.
Hugo le disse che avrebbero preso una passaporta poco fuori Diagon Alley, che li avrebbe condotti direttamente a casa Weasley; i loro nonni erano rimasti a casa per preparare la cena della Vigilia.
Rose non stava prestando troppa attenzione a ciò che succedeva attorno a lei.
Sentiva e vedeva le chiacchiere dei suoi genitori, degli zii, di Lily e Lysander e Dominique e Lorcan. Vedeva Albus e James, sentiva Alice camminare a qualche passo da lei, tuttavia era come se ciò che la circondava fosse solo un sogno.
L'unica cosa che riusciva a sentire come reale era Scorpius accanto a lei che la teneva per mano mentre camminavano.
Quando la passaporta li fece smaterializzare nel grande salotto dei Weasley, Rose riprese lucidità guardandosi attorno.
C'erano file di vischio appesi alle pareti come striscioni, luci colorare correvano sul soffitto. Riconobbe i divani color sangue che davano sull'enorme camino in pietra, nel quale scoppiettava un grande fuoco arancione.
Un enorme albero di natale perfettamente addobbato sedeva in un angolo, e ai suoi piedi c'era una piccola montagna di regali impacchettati.
Rose si voltò e vide una grossa tavolata imbandita di ogni ben di Dio: dagli arrosti, al tacchino, al pollo, alle verdure e castagne cotte al forno.
Il tavolo lungo e rettangolare era enorme, ingrandito di certo con la magia, e contornato da almeno una ventina di sedie in legno.
Nonna Molly e nonno Arthur li salutarono uno ad uno, dopodiché i coniugi Potter si offrirono di portare i loro bauli nelle varie stanze al piano di sopra.
Rose indietreggiò fino a sedersi su una delle poltrone davanti al camino.
Non si era ancora tolta il cappotto, e lo sbottonò meccanicamente mentre si voltava a guardare le persone che affollavano la stanza.
Erano anni che non passava un Natale a casa Weasley, anni che non sentiva il chiacchiericcio e l'ambiente di famiglia.
-Sembra strano, vero?- chiese una voce facendola sussultare.
Rose si rese conto solo in quel momento che la madre si era seduta sul divano accanto alla sua poltrona, e guardava la figlia con un sorrisetto.
-È il Natale più vivo e rumoroso che sentiamo da quattro anni- disse Hermione spostando lo sguardo sulla loro famiglia.
-Mancava anche a te- mormorò Rose sovrappensiero. Non si era mai resa conto di quanto ne sentisse la mancanza, perché ogni Natale passato  con i suoi genitori e Thomas le era sembrato perfetto.
-Non ti ho fatto le congratulazioni- disse Hermione, e Rose spostò lo sguardo su di lei confusa.
Una parte della sua mente virò subito su Scorpius.
-Sei stata scelta per il Torneo- continuò sua madre -È un grande onore. Ho saputo che duellerai con Scorpius, la McGranitt mi ha detto che quando inizieranno le sfide io e Ron potremo venire a vedervi combattere-
-Oh... sì, è vero- confermò Rose.
-Temevo che non avresti più voluto duellare dopo...-  dopo che Thomas era morto.
Non ci fu bisogno che Hermione finisse la frase.
-Era così- disse Rose accennando un sorriso -I primi giorni sono stati terribili, non riuscivo a duellare e...- evitò di raccontarle della sensazione di panico, della voce di Thomas nella sua testa, delle corse in bagno a vomitare dalla tensione che rischiava di sopraffarla.
-È cambiato qualcosa- disse Hermione, e Rose sbattè le palpebre tornando a guardarla -Sei diversa. Più forte, più felice. Non sei più la ragazza che è salita sul treno il primo Settembre-
Rose sorrise, e il suo sguardo corse verso Scorpius.
Lo trovò insieme ad Albus, appoggiato alla parete vicino alla porta d'ingresso. Il Potter gli stava mostrando un binocolo che aveva comprato ai Tiri Vispi Weasley in grado di dare un pugno a chi ci guardava dentro.
-Sono andata avanti, sono... guarita- mormorò Rose. Era vero, il ricordo e il dolore di Thomas l'avevano attanagliata per mesi come una malattia, risucchiando ogni parte di lei che la rendeva la Rose di una volta e lasciandola ad affrontare la sua vita dentro la pelle di un'estranea che non riconosceva più.
-Harry dice che Scorpius è un bravo ragazzo- Rose drizzò le orecchie sentendo quel nome, e si voltò verso la madre.
La trovò sorridente a guardare a sua volta verso il biondo.
-Mi ha detto che passa qui ogni Natale... che Draco non riesce più a trattarlo come un figlio da quando Astoria è morta. Povero ragazzo... è come se avesse perso anche suo padre, dopo la madre. Deve essere orribile non avere nessuno che lo ami...-
-Non è così- disse Rose d'istinto. Le parole di sua madre l'avevano colpita al petto come un pugno.
Hermione sì voltò verso di lei, serena, come se non fosse per niente sorpresa della reazione di sua figlia.
-Ha te, giusto?- chiese Hermione con dolcezza.
Rose si sentì avvampare e distolse lo sguardo.
Avrebbe dovuto capire che sua madre, l'intelligente Hermione Granger, le avrebbe letto in faccia ciò che c'era tra lei e Scorpius.
-Tu lo ami- disse infatti Hermione, come un dato di fatto.
Rose infilò le unghie nella pelle rossiccia del divano.
"Non c'è parola che possa riassumere o esprimere davvero quanto io ti ami" le parole di Scorpius le riccheggiarono in testa, come se gliele stesse sussurrando a un orecchio.
Le tornò in mente il modo in cui l'aveva guardata in infermeria, quando le aveva dette.
Il modo in cui Scorpius la guardava sempre.
-Non gliel'ho detto- mormorò Rose in un sussurro, senza curarsi che la madre l'avesse sentita o meno.
Scorpius le aveva detto di amarla, e lei non glielo aveva mai detto a sua volta.
Forse perché non era stato facile cancellare il suo primo amore, Thomas, dalla sua vita.
Forse per paura di lasciarsi andare con lui.
-Dovresti dirglielo- disse Hermione, e Rose alzò lo sguardo su di lei.
Sua madre la guardava comprensiva, con un lieve sorriso sulle labbra sottili e rosee -Non aspettare che si scateni una guerra magica, come per me e tuo padre-
Detto ciò, Hermione si alzò dal divano e raggiunse Ron, che stava parlando con Ginny e Harry con un bicchiere di burrobirra in mano.
Rose sorrise vedendo come suo padre aveva messo un braccio sul fianco di sua madre, quando questa l'aveva affiancato, quasi inconsapevolmente.
Rose si alzò dalla poltrona e infilò di nuovo il cappotto rossiccio che si era tolta. Mentre lo abbottonava, Scorpius la raggiunse.
-Dove vai?- le chiese confuso -Tra poco inizierà la cena... mi stupisco sempre di come ci si metta tre ore e mezza a mangiare la cena della Vigilia...- Scorpius ridacchiò, passandosi una mano tra i riccioli biondi.
-Prendi il cappotto, dobbiamo parlare- disse Rose raccogliendo la sciarpa dei Grifondoro dalla poltrona.
Scorpius parve sorpreso, sbattè un paio di volte le palpebre smettendo di sorridere, ma si infilò il cappotto nero e affiancò Rose.
La ragazza uscì di casa fermandosi sui gradini del portico in legno, e osservò le verdi colline inglesi coperte di uno strato di neve, come zucchero a velo.
In America non c'erano colline così, non a New York.
Rose sentì Scorpius chiudere la porta d'ingresso e affiancarla.
La ragazza aveva lo stomaco annodato dalla tensione, e un'espressione concentrata mentre fissava la neve.
Si chiese quale fosse il modo migliore per dirlo, se avrebbe balbettato, o se il cuore che le martellava furiosamente in gola l'avrebbe resa incapace di parlare.
Sentiva lo sguardo di Scorpius su di sé, in attesa.
Rose scese i gradini in legno, e i suoi stivali produssero uno scricchiolio sulla neve mentre prendeva a passeggiare.
Si fermò a qualche passo da casa, prendendo un gran respiro e voltandosi verso Scorpius.
Erano così vicini che Rose poteva vedere dei fiocchi di neve incastrati tra le sue ciglia sciogliersi e diventare piccole goccioline.
-So cosa stai per dire- disse Scorpius abbassando gli occhi, le gocce gli caddero sugli zigomi come lacrime.
-Davvero?- chiese Rose confusa.
Sapeva che Scorpius riusciva a leggerle dentro con facilità... ma addirittura così tanto? Tanto da sapere il motivo per cui l'aveva portato fuori per parlargli?
-Sì. E lascia prima che ti dica che io non sono affatto così... per quanto può servire dirlo... non potrei mai farti del male. E lo so, sono stato io a romperti il naso, ma ti giuro su Salazar, Merlino e mia madre, sì, lo giuro su mia madre, che non ti toccherei mai con un dito. Io davvero non sono un tipo violento e quell'idiota brasiliano ha detto delle cose su di te per provocarmi ma io non potrei mai...-
-Scorpius- lo interruppe Rose corrugando le sopracciglia -Di che diamine stai parlando?-
Il biondo alzò testa guardandola finalmente, i suoi capelli umidi di neve scintillavano come oro.
-Lo so, hai ragione. Non ha senso cercare di giustificarmi per convincerti a non rompere con me...- mormorò Scorpius piegando le labbra in un sorriso amaro.
Rose trattenne il fiato -Rompere con te? Ma sei impazzito?- chiese Rose, e si rese conto di aver quasi urlato.
Il biondo sussultò -Ma... pensavo che era questo il motivo per cui... mi hai detto "dobbiamo parlare" con un tono così serio, e oggi sei stata così assente e... Merlino! Si sa che quando una donna ti dice il famoso "dobbiamo parlare" è per rompere...-
Rose scoppiò a ridere allontanandosi di un paio di passi. Si portò le mani ai capelli per allontanarli dal viso e  trovandoli fradici per la neve.
-Oh bene, ridi pure di me- borbottò Scorpius sbuffando, e incrociò le braccia al petto con una smorfia.
La rossa sentì il petto gonfiarsi di gioia guardando Scorpius, e gli si avvicinò di nuovo. Allungò una mano per scostargli un ricciolo biondo dalla fronte, e Scorpius riportò gli occhi nei suoi.
-Ti ricordi quando ho preso una pasticca vomitosa per evitare le lezioni di Vitious? E tu mi hai raggiunto fuori dall'infermeria e mi hai abbracciato?-
-Si...- mormorò Scorpius confuso.
-Oppure quando ti ho baciato sulla torre di Astronomia, o ci siamo addormentati guardando le stelle nella Stanza delle Necessità. Oppure quando sei entrato in infermeria bagnato fradicio con la mia scopa in mano, delirando per la febbre... oh Merlino, se ripenso a tutte le occasioni che ho avuto... sono stata un'imbecille...- Rose si passò di nuovo le mani nei capelli, spostando il peso del corpo da un piede all'altro senza riuscire a stare ferma.
-Rose che stai dicendo... non capisco...- disse Scorpius prendendola per le spalle.
La rossa prese un profondo respiro cercando di calmarsi, sebbene si sentisse la testa leggera come un palloncino.
-Mi dispiace di non avertelo mai detto- disse Rose sollevando lo sguardo e piantando gli occhi in quelli grigi di Scorpius -Ho avuto mille occasioni per farlo ma non l'ho fatto. Perciò sì, ho deciso di portarti qui fuori a parlare e a farci infradiciare dalla neve, e probabilmente ci verrà una polmonite come ha detto Lorcan alla stazione, ed effettivamente è il momento peggiore per dirtelo, e sono stata una stupida non averne avuto il coraggio prima. Coraggio, coraggio, che pessima Grifondoro che sono! E sto parlando assolutamente a vanvera in questo momento perché sono una codarda! Il cappello parlante dovrebbe smistarmi di nuovo, sì dovrebbe, Merlino mi gira la testa. Ma se cadessi tu mi prenderesti? Perché giuro che sto per morire qui- Rose scoppiò in una breve risata isterica, a corto di fiato, e appoggiò le mani alle spalle di Scorpius.
-Rose ma che ti prende? Stai tremando...- mormorò Scorpius confuso.
Era vero. Rose non si era mai sentita così in ansia in vita sua. Le sembrava che il cuore le battesse come un martello pneumatico, respirava in fretta e le girava la testa.
-Scusami, è che sono così nervosa! Merlino! Pensavo di avere un po' di ansia ma qui stiamo raggiungendo livelli stellari, scusami! Sto assolutamente rovinando tutto sì sì, forse è meglio se torniamo dentro e ci mettiamo dei vestiti asciutti oppure...-
Il biondo le prese il viso tra le mani ghiacciate, e Rose allacciò lo sguardo al suo mentre il suo cuore faceva una capriola.
-Rose, dimmi cos'hai da dire. Ti prego!- esclamò Scorpius con un sorriso.
Rose si rese conto che non aveva nulla di cui doversi preoccupare così tanto.
Scorpius la amava, non doveva essere così nervosa né temere un rifiuto.
-Ti amo- mormorò Rose guardando fisso le iridi grigie di Scorpius.
Il ragazzo sbattè le palpebre molte volte, come se non capisse.
-Co... cos'hai detto?- chiese Scorpius in un soffio, sgranando gli occhi e sollevando le sopracciglia.
Rose arrossì -Ti ho detto che ti amo- ripeté lei, abbozzando un sorriso.
Scorpius aveva fatto cadere le mani che le tenevano il viso, e la guardava incredulo.
Passarono dei secondi di silenzio in cui si guardarono e basta.
Rose cominciava a chiedersi se avesse sbagliato a dirglielo...
-Potresti dirlo di nuovo?- chiese Scorpius guardandola con attenzione.
-Ti amo- disse Rose, confusa.
Dopo averglielo detto per la terza volta, Scorpius si slanciò in un avanti prendendola tra le braccia.
Rose ricambiò l'abbraccio poggiando la testa sulla sua spalla, e inspirando il suo profumo di neve.
-Ti amo anch'io- mormorò Scorpius a un soffio dal suo orecchio -Ma questo lo sai già-
Rose chiuse gli occhi e un calore innaspettato le scaldò il petto, si aggrappò a Scorpius ancora di più, sentendosi quasi scoppiare di felicità.
-Avevo paura che non te l'avrei mai sentito dire- mormorò Scorpius.
Si scostò da Rose e le sollevò il mento con due dita.
Le pupille del ragazzo erano dilatate, il nero inghiottiva quasi del tutto le iridi chiare lasciandone solo un piccolo cerchio a contornarle.
Rose allacciò le braccia dietro al suo collo e si sollevò sulle punte chiudendo gli occhi e baciandolo.
Le sue labbra erano fredde per l'inverno, e allo stesso tempo roventi contro le proprie.
Rose, come mai prima d'allora,  si sentì a casa.
Casa era tra le braccia del ragazzo che amava, con il cuore che sembrava volesse uscirle dal petto dalla felicità.
Era finalmente a casa.

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