-Sei ancora in tempo per scommettere- le ricordò James, seduto accanto a Julian, sporgendosi verso di lei con un ghigno.
-Non ci tengo- rispose Rose, senza staccare lo sguardo dall'arena.
I due studenti di Mahoutokoro indossavano lunghe tuniche chiare, dal colore madreperlaceo e lucenti come le perle stesse; i loro capelli neri spiccavano come macchie d'inchiostro su di esse.
Le uniformi azzurre di Beauxbatons erano altrettanto raffinate, e Rose invidiò il modo in cui l'azzurro donava alla carnagione e ai capelli scuri di Aline.
-In posizione!- tuonò Bagman.
Hizaki fronteggiò Lucien, e Aline invece Akira; si misero la bacchetta davanti al viso e si diedero le spalle in contemporanea, allontanandosi di quattro lunghi passi.
Quando si voltarono puntandosi la bacchetta contro, Bagman stava già contando.
-Al mio tre! Uno... due... tre!-
Fasci di lampi colorati volarono tra le due coppie, a una velocità spettacolare.
Rose si focalizzò su Aline, e la vide indietreggiare evocando un Protego dietro l'altro mentre Akira avanzava con un'espressione concentrata e seria come la morte.
La giapponese era una duellante nettamente superiore; ogni suo movimento era aggraziato, studiato, rapido e preciso.
Rose la guardò con una punta di paura, sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontarla lei stessa.
Akira impiegò pochissimo tempo a disarmare Aline.
La bacchetta della francese le volò di mano, e il suo viso si sollevò per seguirne la traiettoria con lo sguardo.
Appena abbassò la testa, il fulmine creato da Akira la colpì.
Rose sussultò, vedendo la ragazza venire scagliata lontano e restare sdraiata a terra, immobile.
Bagman iniziò a contare lentamente i secondi, fino ad arrivare a quindici.
-Aline Belletrand ha perso!- esclamò poi dalla cabina dei commentatori.
Vide Akira riporre la bacchetta nella tunica, con un rapido e meccanico gesto, e con lo stesso sguardo imperturbabile dipinto in faccia.
Rose abbassò gli occhi sul duello di Lucien e Hizaki, e trattenne il fiato.
Era più bravo di sua sorella Akira, sebbene sembrasse impossibile, ma lo era, e Rose ebbe un brivido al pensiero che Scorpius lo avrebbe sfidato.
Lucien tuttavia, essendo un legilimens, anticipava ogni suo incantesimo.
L'ago non sembrava pendere su nessuno dei due bracci della bilancia, finché Hizaki non fece qualcosa che lasciò il pubblico senza fiato.
Si smaterializzò, scomparendo con un sonoro crack e riapparendo alle spalle di Lucien.
Il ragazzo si voltò ed evocò uno scudo in tempo, sul quale il lampo rosso di Hizaki si disperse; Rose vide riflesso sul viso di Lucien il suo stesso stupore.
-Non ci si può smaterializzare a Hogwarts!- esclamò Rose, incredula.
-In questa arena sì. È una maniera di duellare... non tutti ne sono capaci- le rispose Julian.
Rose notò che guardava il duello con il suo stesso cipiglio corrucciato, preoccupato forse dalla consapevolezza che sarebbe toccato anche a lui sfidare il giapponese.
L'aria si riempì di suoni simili a spari, rapidi e ritmici, dato che Hizaki si smaterializzava appena rimetteva una punta dei piedi a terra.
Era rapido, felino, veloce e agile come un ninja; le voci riguardo alla loro scuola erano tutte vere.
-Lucien è fregato- disse Julian -Deve combattere sia contro Hizaki che contro Akira. La ragazza non sta intervenendo, ma potrebbe farlo, e se lo facesse... due contro uno... Lucien sarebbe spacciato. E se anche ottenesse un vantaggio su Hizaki, Akira può fermarlo così come tu fermasti Dimitri-
Rose guardò Julian di sfuggita, sussultando, e tornò ad osservare il duello.
Aline era ancora a terra, svenuta, e Akira seguiva il duello del fratello con le mani incrociate davanti a sé; non aveva nemmeno la bacchetta sguainata, segno che era certa della bravura di Hizaki.
Il giapponese continuava a spuntare da una parte all'altra dell'arena, in uno schema ritmico, accerchiando Lucien e lanciando un incantesimo ogni volta che toccava terra, per poi sparire di nuovo.
Lucien a quel punto cambiò strategia, e iniziò a smaterializzarsi a sua volta cercando di inseguire Hizaki, ma non ci riuscì.
Hizaki lo disarmò e, mentre la bacchetta di Lucien si stava ancora innalzando verso l'alto per via dell'Expelliarmus, Hizaki si smaterializzò di nuovo.
Apparve come una macchia perlacea sopra Lucien, librandosi nell'aria, afferrò la sua bacchetta e si smaterializzò di nuovo, riapparendo a terra davanti a lui.
-Lucien Laurent ha perso! Mahoutokoro vince il duello!- esclamò Bagman.
-Oh santo Godric!- urlò James sovrastando le grida e gli applausi della folla -Avete visto che mossa ha fatto? Quello è un accidenti di ninja te lo dico io!-
Rose stava guardando ancora incredula i due giapponesi prendersi per mano, ed eseguire un perfetto inchino sincronizzato alla folla.
La rossa si sentiva come se vi fosse un buco negli spalti e la stesse pian piano risucchiando.
Ruotò il busto alzando lo sguardo verso Scorpius, seduto sopra di lei, e lo trovò con la sua stessa espressione allarmata e terrorizzata in viso.
"Siamo spacciati" pensò Rose, sentendo la pelle d'oca correrle sulla nuca.
-Pensi anche tu quello che penso io?- chiese Rose voltandosi verso Julian, che fissava ancora i due studenti di Mahoutokoro.
-Che quelle tuniche sono sin troppo femminili per dei ninja?- chiese Julian inarcando un sopracciglio, e spostando lo sguardo verdastro su di lei.
Rose riuscì a sorridere, dandogli un pugno sulle spalla.
-Secondo voi quando comincerà la seconda manche di duelli?- chiese Rose, mentre scendevano il pendio della collina per tornare al castello.
Era insieme a Julian, Elvira, Dominique, Alice, Lily, James, Hugo e Lysander. Scorpius e Albus camminavano più indietro di loro, in disparte, apparentemente senza volersi unire al gruppo.
-Ho sentito che faranno passare qualche giorno- disse Alice, affondando il viso nella sciarpa dei Grifondoro -E che non duelleranno le stesse scuole. Cioè... se Hogwarts venisse estratta insieme a Durmstrang di nuovo, si sceglierebbe un'altra scuola-
Rose annuì con un sospiro. La cosa non la tranquillizzava affatto.
Esclusi i bulgari, restava la scuola di Mahoutokoro, la più forte; dopodiché Ilvermorny... e Rose temeva la furia e la sete di vendetta di Teresa Wickham quasi più dei giapponesi; restava anche Castelobruxo... e Rose non voleva nemmeno pensare alla possibilità di duellare contro i suoi amici.
Alla fine, l'unica scuola sfidante che poteva accettare ben lieta era Beauxbatons, sebbene Lucien fosse un legilimens... sarebbe stato molto difficile batterlo.
-Rose- la chiamò James affiancandola, e mettendole un braccio sulle spalle -Piantala di rimuginare. Sai a cosa dovresti pensare?-
Rose lanciò uno sguardo divertito a Alice e Dominique, togliendosi di dosso il pesante braccio di James.
-A cosa?-
-Alla festa di stasera!- esclamò James dando un cinque a Lysander -Abbiamo vinto il campionato! Dobbiamo festeggiare!- esclamò, abbastanza forte da farsi sentire da Albus e Scorpius.
Rose roteò gli occhi al cielo, sospirando, e tornò a rimuginare sugli avversari del Torneo.
Raggiunsero la Sala Comune, e Rose e Alice occuparono il divanetto davanti al camino prendendo la scacchiera; era da troppo tempo che non giocavano.
-Hai più parlato con Albus?- chiese Rose mentre faceva muovere il suo cavallo nero.
Alice sospirò, ordinando al suo re e alla sua torre di eseguire un arrocco -No, e non ci tengo a farlo-
-Pensavo che nella vostra coppia, quello orgoglioso fosse lui- mormorò Rose, sollevando brevemente lo sguardo dalla scacchiera, per osservare quello di Alice.
La ragazza però mantenne gli occhi fissi sul gioco -È semplice, Rose- disse Alice, facendo avanzare un suo pedone bianco -La verità è che lui non ha mai tenuto abbastanza a me. Non da rispettare i miei tempi, non da mettere a parte l'orgoglio... non da amarmi.-
La voce della mora si incrinò, e Alice emise un sospiro frustrato distogliendo lo sguardo dalla scacchiera, e puntandolo verso il camino acceso.
Il fuoco fece brillare i suoi occhi già lucidi di lacrime.
Rose si alzò dal divano, superando la scacchiera che le divideva, e si sedette al fianco di Alice, lasciando perdere la partita.
Le mise un braccio dietro la schiena e la mora appoggiò la testa sulla sua spalla, guardando ancora il fuoco.
-Non gliene faccio una colpa in realtà- aggiunse Alice schiarendosi la gola -Non avrei dovuto pretendere che fosse diverso con me... lui non è costretto ad amarmi come io amo lui-
Quella frase fece sussultare Rose, e la rossa vi si rispecchiò.
Non poteva costringere Scorpius ad amarla come lei amava lui.
A volte le cose semplicemente non seguivano il verso che si voleva... a volte non era destino.
-Ti capisco- mormorò Rose, battendo in fretta le palpebre per ricacciare indietro le lacrime -Ti capisco davvero-
Alice alzò la testa dalla sua spalla, guardandola con un sorriso tirato.
-Almeno tu sai che Scorpius ti ha amata davvero- sussurrò Alice.
-Non per questo fa meno male- rispose subito Rose, passandosi in fretta una mano sulle guance per cancellare un paio di lacrime che erano sfuggite al suo controllo.
-A volte penso... a volte vorrei...- Rose sorrise abbassando la testa, e sentendo altre lacrime solleticarle il viso.
-Cosa?- chiese Alice, e stavolta fu la mora a metterle un braccio attorno alle spalle.
-È una cosa stupida...-
-Dilla lo stesso- insisté Alice -A me puoi dire tutto-
Rose risollevò il viso, sorridendole attraverso la coltre di lacrime che le faceva vedere sfocato.
-A volte vorrei che avessero obliviato anche me, vorrei che succedesse...- mormorò Rose con la voce roca dal pianto -Come in quel film babbano che abbiamo visto qualche anno fa, dove entrambi si facevano cancellare dalla mente il ricordo dell'altro per non soffrire...-
-In quel film, alla fine, loro si ritrovavano e si innamoravano di nuovo- le fece notare Alice con un tono gentile e rassicurante.
-Si sentivano anche vuoti... Scorpius dice di sentirsi così... e so che non dovrei volerlo ma... vorrei sentirmi vuota anch'io, piuttosto che soffrire ancora-
Rose si pentì di averlo detto ad alta voce, se ne vergognò, e si portò le ginocchia al petto affondandoci il viso e lasciando che le calze nere assorbissero le sue lacrime.
-Shhh non lo dire. Vedrai che le cose si sistemeranno in qualche modo...-
-Scusami- disse Rose tirando su con il naso e passandosi di nuovo le mani sulle guance -Sono io che dovrei far star meglio te, non il contrario-
Alice emise una lieve risata -Rose, avevi bisogno di parlarne con qualcuno. Non lo hai fatto, da quando Scorpius ha perso la memoria... non ti sei confidata con nessuno. Era ora che lo facessi-
-Avrei dovuto- mormorò Rose appoggiando la schiena contro il divano e guardando il camino davanti a sé. Ora capiva perché Alice l'aveva guardato: c'era qualcosa di rilassante e ipnotico nel modo in cui si muoveva il fuoco.
-Invece non ho parlato né con te, né con Nique o Lily... ho fatto finta di non aver bisogno di voi-
-Lo so- disse Alice -Ti conosciamo Rose, sappiamo che quando soffri ti chiudi in te stessa. Né io né Nique o Lily te ne facciamo una colpa-
Rose si voltò verso di lei, con gli occhi finalmente asciutti, e abbozzò un sorriso -Grazie-
-Ma insomma! Vi muovete o no? Per quanto ancora dobbiamo sorbirci questa telenovela?- chiese una voce squillante e stizzita.
Le ragazze abbassarono lo sguardo sulla scacchiera, notando che la regina nera di Rose si era alzata dal trono e guardava le due ragazze con le mani poggiate sui fianchi.
-Oh suvvia, cara, tu non hai mai sofferto per amore?- chiese la regina bianca di Alice, alzandosi a sua volta e raggiungendo la sua gemella.
-Il mio cuore si spezza ogni volta che distruggono il mio amato!- ribatté la regina nera -Eppure sono ancora qui!-
-Ma cara, il tuo cuore è fatto di pietra, come te del resto- le ricordò la regina bianca.
Alice e Rose scoppiarono a ridere, e la rossa si alzò per tornare dall'altro lato della scacchiera e finire la partita.
-Sei proprio sicura di non voler venire alla festa? Vuoi che resto con te?- le  chiese Alice quella sera, alzandosi dal divano.
-No, vai pure. Io credo che resterò qui, oppure farò un giro cercando di non farmi beccare da Pix o Gazza- rispose Rose.
Alice le lanciò un'ultima lunga occhiata, studiandola con gli occhi verde foresta, prima di annuire e salire nel dormitorio.
Rose restò a guardare il fuoco morire nel camino, mentre la Sala Comune si riempiva di studenti che sgattaiolavano fuori per raggiungere la Stanza delle Necessità.
-Querida- disse la voce di Julian, e Rose notò che si era fermato in piedi accanto a lei.
-Julian- rispose Rose a mo' di saluto.
-Pensavo scherzassi quando dicevi di non voler venire alla festa- osservò lui, confuso.
Rose notò che indossava di nuovo una camicia bianca e un paio di jeans, che facevano un bel contrasto con la pelle abbronzata.
-No, non scherzavo- rispose Rose tirando ancora di più sulle spalle il plaid rossiccio che nonna Molly le aveva regalato per Natale.
-Vuoi che... io...- Julian si interruppe, stringendo le labbra e guardandola con un'espressione improvvisamente cupa e frustrata.
Dopodiché le diede le spalle e si incamminò in fretta fuori dalla Sala Comune, quasi avesse l'Inferno alle calcagna.
-Ciao anche a te- sussurrò Rose piano.
-Ignoralo- le disse Elvira spuntando da dietro il divano su cui Rose era seduta, e appoggiandosi con le braccia allo schienale, vicino a lei.
-Credo di sapere cosa lo turba- aggiunse Elvira con un sorrisetto, guardando il ritratto della Signora Grassa -Ma può avercela solo con se stesso. Io l'avevo avvertito- aggiunse staccando le mani dal divano e tirandosi su.
Fece una piccola piroetta per mostrare a Rose i jeans neri e aderenti, e la camicia color fuoco che indossava.
-Come sto?- chiese passandosi le mani tra i voluminosi capelli castano rossicci.
-Stai benissimo- disse Rose ruotando il busto verso di lei e appoggiando un braccio allo schienale del divano.
-Ma che intendevi riguardo a Julian...?-
-Vado!- esclamò Elvira con un sorriso accattivante, saltellando verso il ritratto della Signora Grassa.
Rose sospirò; probabilmente andarsene senza salutare era una prerogativa dei Menendez.
Tornò a poggiare la schiena contro il divano, guardando le braci ormai spente del camino e striate di una piccola ragnatela rossiccia, come di sangue.
Quando l'orologio a muro rintoccò la mezzanotte, Rose decise che aveva bisogno di sgranchirsi le gambe.
Si alzò dal divano, stringendosi il plaid addosso, e uscì dal ritratto della Signora Grassa.
Dette un'occhiata al corridoio buio e deserto del settimo piano, e prese a camminare sentendo la pietra gelida sotto la pianta dei piedi nudi.
Passò accanto al ritratto di Barnaba il babbeo bastonato dai trolls, ben consapevole che dietro quel muro vi fosse una festa in corso, e stupendosi del silenzio assordante che invece sentiva.
Svoltò a destra, passando sotto i fasci lunari che penetravano dalle finestre e, ancora prima di rendersene conto, Rose stava salendo la scalinata a chiocciola che portava alla Torre di Astronomia.
Entrò nella grande stanza circolare, al cui centro regnava un enorme telescopio dorato puntato verso l'apertura circolare nel soffitto a cupola.
Più avanti la stanza dava su un balconcino, sotto il quale Rose sapeva di trovare un grande e profondo strapiombo roccioso.
Si sedette a terra, poco distante dal telescopio, e alzò la testa osservando la notte puntellata si stelle sopra di sé.
La luna era piena per tre quarti.
I crateri grigi sul satellite, e il modo in cui erano disposti, aveva sempre fatto pensare a Rose di vederci il viso di un uomo sofferente, nella luna.
Lily le aveva detto che lei ci vedeva un coniglio, e Rose lo aveva trovato impossibile.
Forse la luna mostrava qualcosa di diverso a ciascuno; si ritrovò a domandarsi che cosa vi vedesse Scorpius, se la guardava.
Un lieve rumore passi la fece sobbalzare, e Rose si alzò di scatto in piedi stringendosi dentro al plaid.
Pensò subito di essere stata scoperta da Gazza o da un altro studente.
Si rese conto troppo tardi che poteva esserci chiunque su quella torre, anche uno studente di un'altra scuola...
Si maledì per aver lasciato la bacchetta in Sala Comune e prese a tremare, non dal freddo pungente che tirava dal balconcino, ma bensì dalla paura.
Un'ombra più nera delle altre, dall'inconfondibile forma umana, si mosse nell'oscurità, e Rose si sentì balzare il cuore in gola.
Valutò di scappare e raggiungere la scalinata a chiocciola, ma ci ripensò subito: per arrivarci sarebbe dovuta passare affianco all'ombra che si stava avvicinando.
Rose tirò via il plaid dalle spalle, stringendolo tra le mani tremanti e portandolo davanti a sé.
-Chiunque tu sia... ti avverto! Sono armata!- disse lei.
Era una grossa bugia ma pensò che, se fosse riuscita a balzare addosso all'uomo e stringergli la coperta attorno al collo, avrebbe potuto fargli perdere i sensi.
Si abbassò piegando le ginocchia, pronta a saltare sull'ombra che si stava avvicinando.
-Vuoi aggredirmi con quella specie di sciarpa?-
Passò sotto a un raggio argentato di luna, che gli illuminò il viso dagli zigomi pronunciati, la mascella squadrata e le labbra piegate in un ghigno divertito.
I suoi occhi grigi parvero neri nella semi oscurità, e i capelli avevano il colore dell'oro antico.
-Scorpius!- esclamò Rose, sgranando gli occhi dalla sorpresa.

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