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-Tesoro, sei sicura di volerlo fare?- Hermione posò esitando una mano sulla spalla di Rose.
La rossa percepiva lo sguardo della madre su di sé, ma tenne gli occhi puntati sul lungo corridoio azzurrino che aveva davanti.
-Non le devi niente, Rosie, lo sai vero?- disse suo padre, apparendo all'altro fianco di Rose.
-Non lo faccio per lei... lo faccio per lui- mormorò Rose piano -...è ciò che Thomas vorrebbe-
Si era recata a Londra insieme ai suoi genitori quella mattina.
Dopo aver affrontato Julian, Rose aveva capito che c'era ancora un ultimo conto in sospeso da risolvere, e voleva farlo prima di tornare da Scorpius e permettersi di essere felice.
Prese un profondo respiro, e si incamminò con Ron e Hermione al suo fianco.
Rose non aveva mai visitato il San Mungo prima, ma lo trovò molto bello e accogliente.
C'erano ampie vetrate a muro, che facevano entrare così tanta luce da darle l'impressione di essere in Paradiso.
Nell'aria aleggiava un vago odore di disinfettante e fiori, e molti infermieri, dal camice verde lime, le passavano accanto entrando nelle porte che correvano lungo i muri
Rose, a metà corridoio circa, si fermò.
-Stanza 13A, Teresa Wickham. Ustioni da Ardemonio- lesse sulla targhetta dorata infissa sulla porta.
Una nodo d'ansia le strinse lo stomaco, e Rose prese un altro profondo respiro.
-Veniamo con te?- chiese Hermione, passandole una mano sulla schiena con un sorriso rassicurante.
Rose scosse la testa -Devo... devo farlo da sola-
-Ti aspettiamo nel salone d'attesa- disse suo padre.
Dopodiché Rose sentì i loro passi rimbombare nel corridoio mentre si allontanavano.
La rossa rimase a guardare la targhetta dorata con il cognome di Teresa, e ricordò come più di un anno addietro aveva riempito un'intera pagina di diario scrivendoci "Rose Wickham".
Ricordò quei momenti con una fitta al petto. Lei e Thomas erano stati così felici, così innamorati...
Scosse la testa e scacciò quel ricordo.
Si fece forza e girò il pomello della porta, aprendola piano.
Si trovò in una piccola stanza dalle pareti azzurre, con un letto bianco rasente al muro e un grande comodino in mogano vicino a esso.
Sul comodino c'erano almeno quattro o cinque vasi pieni di fiori ormai secchi.
La ragazza sedeva sul bordo del letto, guardando davanti a sé la grossa vetrata a muro che mostrava il grigio panorama londinese, e dando le spalle a Rose.
-Dorothy, ti ho già detto che non voglio altre caramelle mou- disse Teresa stizzita.
Rose chiuse piano la porta dietro di sé, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla ragazza.
La mora indossava una camicia da notte rosa, a maniche corte, e le sue braccia erano avvolte da bende biancastre fino ai polsi. Sui dorsi delle mani spiccavano chiazze rosa chiaro.
-Ma insomma...!- Teresa si voltò di scatto, e si immobilizzò.
I capelli castano chiaro le ricadevano in morbide onde sulle spalle, e il viso era di un bianco immacolato fatta eccezione per una macchia rosata su una guancia.
Teresa sgranò gli occhi azzurro chiaro, e spalancò la bocca.
Rose la vide alzarsi di scatto in piedi e indietreggiare, allontanandosi da lei e avvicinandosi al comodino, sebbene Rose non si fosse ancora spostata da davanti alla porta.
-Tu... cosa ci fai qui?! Ti avverto, mi basterà premere questo bottone e le infermiere si smaterializzeranno qui...- Teresa prese dal comodino un piccolo telecomando bianco con al centro un grande bottone.
-Mettilo giù, Tess, vengo in pace- mormorò Rose.
Vide l'espressione di Teresa indurirsi appena pronunciò il nomignolo con cui era solita chiamarla anni prima.
-Che cosa ci fai qui?- ripeté Teresa, assottigliando lo sguardo.
Rose abbozzò un sorriso -Io voglio... devo parlarti prima che torni in America-
La rossa poggiò le spalle alla porta e incrociò le caviglie; era certa che Teresa avrebbe dato di matto se le si fosse avvicinata.
-E cosa ti fa pensare che io voglia parlare con te?- chiese Teresa di scatto, con la voce carica di odio e rancore.
-Devi solo ascoltare allora- rispose subito Rose, rialzando la testa e fissando gli occhi nei suoi.
Teresa era ancora in piedi nella sua camicia da notte rosa, rigida, con il piccolo telecomando stretto tra le mani.
-Ti ricordi la festa in piscina che diede Trevor per il suo compleanno, l'ultimo giorno di agosto? Quella in cui tu ti mettesti un top così corto che Thomas ti caricò in spalla per riportarti a casa a cambiarti?- chiese Rose.
Teresa sussultò, e la sua espressione si perse nei ricordi. Rose vide una ruga d'espressione formarsi in mezzo alle sopracciglia.
-Sì, te la ricordi. Alla fine io convinsi Thomas che ti saresti messa una felpa per coprirti, ma poi te la togliesti subito appena Thomas si mise a giocare a ping pong con i gemelli Anderson- Rose abbozzò un sorriso al ricordo, e vide anche Teresa sollevare un angolo della bocca in un sorriso teso.
-Era tua la felpa, non l'abbiamo più ritrovata- disse in un soffio Teresa.
Rose annuì -Ad ogni modo... mi ricordo che era mezzanotte passata, la maggior parte della gente era andata via, e noi eravamo ancora ubriache fradicie. Siamo uscite facendoci luce con le torce, e io ho voluto fare la ruota sul bordo della piscina. Sono ovviamente caduta come un sacco di patate, e tu ti sei sbilanciata cercando di tirarmi fuori e siamo finite entrambe in acqua...- Rose sorrise ricordando quel momento, e vide un'espressione sofferente correre sul viso di Teresa.
-... siamo risalite a galla e ci siamo sedute sul bordo, dondolando i piedi in acqua. Tu mi hai detto che le luci della piscina sembravano piccoli ufo. Eravamo molto ubriache... e infatti tu te ne sei uscita dicendo una cosa un po' strana. Mi ricordo che eri così seria e guardavi fisso davanti a te in un modo che mi fece paura... mi dicesti che volevi tanto bene a Thomas, e che avresti ucciso chiunque gli avrebbe fatto del male- disse Rose, e lasciò cadere lo sguardo nel vuoto ricordando le luci della piscina che si specchiavano nei capelli di Teresa, seduta accanto a lei, e l'aria fresca della sera che le faceva correre i brividi sulle braccia.
-In quel momento ho capito che siamo uguali- continuò Rose. Spostò lo sguardo su Teresa e la vide aggrottare le sopracciglia dalla confusione.
-Perché ti ho capita. Le tue parole mettevano una gran paura ma... mi sono entrate dentro. Perché ho pensato che l'avrei fatto anch'io, se qualcuno avesse fatto del male a Thomas. Ho capito in quel momento che siamo uguali, che siamo disposte a tutto per chi amiamo...- Rose riportò lo sguardo in quello di Teresa, e vide che la mora aveva posato il telecomando sul comodino.
Aveva dipinto in viso il dolore; le sopracciglia aggrottate, gli occhi lucidi e le labbra serrate come se si stesse sforzando di non piangere. Si era appoggiata al comodino e aveva portato le braccia dietro di se, stringendolo con forza.
-Perciò io... io capisco perché hai fatto ciò che hai fatto...- disse Rose piano -...capisco perché mi hai torturata e picchiata, e capisco che mi volessi anche uccidere. Perciò vorrei che tu capissi che l'Ardemonio... è stato perché avevi fatto del male a Scorpius, di nuovo, e io lo amo. E, come te, sono disposta a tutto per chi amo. So che hai voluto vendicare Thomas facendomi del male... ma Tess, lui non lo vorrebbe. E in fondo lo sai anche tu... e voglio che tu sappia che io lo amavo davvero. E che perderlo mi ha distrutta... tu non eri lì, tu non hai visto la luce abbandonare i suoi occhi...- la voce di Rose si ruppe, e la ragazza strinse gli occhi facendo scivolare sulle guance due grosse lacrime -...è morto davanti a me Tess, davanti a me... ed è stato un incidente, ma cosa importa ormai? Lui non c'è più. E, affinché tu lo sappia, la sua morte mi ha uccisa. Non mangiavo, non dormivo, e quando dormivo non facevo che sognarlo e... sai per mesi ho sentito la sua voce in testa, che mi diceva che ero un mostro e un'assassina... mi ha tormentata per mesi, ho pensato che sarei impazzita e pensavo anche di meritarlo. Ma poi ho capito che era tutto nella mia testa... che Thomas non mi avrebbe mai detto quelle cose... Tess lui è stato il mio primo amore e lo sai. Tu eri la mia migliore amica, e ci dicevamo tutto... tu ci hai visti amarci, per davvero, hai visto con i tuoi occhi che amavo Thomas... credi che avrei potuto ucciderlo? Che avrei mai voluto fare una cosa del genere?- chiese Rose in un soffio, supplicandola con lo sguardo.
Il labbro di Teresa tremolò, e la ragazza si lasciò ricadere a sedere sul bordo del letto. Le esili spalle vennero scosse da un singhiozzo, e poi da un altro, mentre si curvavano in avanti.
Rose si avvicinò con cautela, un passo alla volta, fino a raggiungere il letto, e vi si sedette pian piano a debita distanza da lei.
-Mi manca ancora così tanto- disse Teresa con la voce roca dal pianto e la testa bassa, passandosi poi le mani sulle guance.
-Anche a me. È ancora come se mi stringessero il petto e mi togliessero l'aria dai polmoni- mormorò Rose, con la testa girata verso di lei.
Teresa tirò su con il naso e alzò il viso guardando fisso davanti a sé, verso la grossa vetrata.
Aveva lo stesso sguardo che ebbe la sera della festa in piscina, e Rose desiderò farsele più vicina e metterle una mano sulla spalla.
Teresa tolse un braccio dal grembo, e lo posò sulle coperte biancastre, tra loro due. Rose osservò quel gesto, e vide la ragazza allungare il mignolo della mano.
Rose sentì mancarle il fiato, e una forte nostalgia le chiuse la gola scaldandole il petto.
Allungò a sua volta la mano e intrecciò il mignolo a quello di Teresa, restando ferme in quella stretta, che era così familiare e lontana da sembrare di un altro mondo.
Erano anni che non avevano più stretto le mani per i mignoli.
La mora aveva ancora lo sguardo fisso davanti a sé, e gli occhi arrossati.
-Avrei ucciso anche per te- sussurrò Teresa, senza guardarla.
Rose sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
-E io per te-
Dopodiché restarono sedute sul bordo del letto, con le mani intrecciate, a guardare fuori dalla vetrata la città in fermento.
Quando Rose rimise piede nel castello di Hogwarts, quella sera, aveva la testa altrove.
Ripensava a come era rimasta seduta con Teresa finché non era tramontato il sole, e a come la ragazza si fosse voltata verso si lei facendole un sorriso.
Poteva sembrare una cosa da nulla, ma per Rose quel sorriso era stato uno dei suoi più grandi traguardi.
Ora poteva sperare che Teresa la odiasse un po' di meno, e che magari riuscisse ad elaborare meglio la morte di Thomas.
-Per Salazar! Ti ho cercata ovunque!- esclamò una voce facendola sobbalzare.
Rose, che stava girovagando senza meta per i sotterranei deserti, si voltò di scatto.
Alle sue spalle c'era Scorpius.
Il biondo era avvolto talla tunica nera dei Serpeverde, che faceva sembrare la sua pelle ancora più pallida e i capelli ancor più chiari.
-Scorpius...- mormorò Rose, avvicinandoglisi di un passo.
-No- disse Scorpius indietreggiando, e scuotendo la testa.
Infilò la mano nella tunica e prese quella che aveva l'aria di essere la Gazzeta del Profeta.
Lasciò ricadere il giornale a terra con un tonfo, ai suoi piedi, e Rose vide una foto in prima pagina.
Erano lei e Julian.
Il brasiliano le teneva una mano tra le sue, guardandola negli occhi, fuori dall'ufficio della McGranitt.
Rose ricordava quel momento, era stato quando Julian le aveva chiesto di essere suo amico... prima che Scorpius le aprisse gli occhi e Rose decidesse di allontanarsi per sempre da lui.
-Merlino! Lo vengo a sapere così? Dopo tutto quello che abbiamo passato io...- Scorpius s'interruppe e voltò di scatto la testa, inspirando e serrando la mascella dalla tensione.
-Scorpius...-
-Okay! Okay non ho il diritto di fare scenate, certo. Ti ho dato la libertà di scegliere e tu hai scelto lui, ma mi meritavo almeno che me lo dicessi! Invece sei sparita chissà dove senza dire nulla e...-
-Scorpius Hyperion Malfoy!- gridò Rose, interrompendolo.
Il biondo sussultò e voltò la testa di scatto verso di lei, alzando le sopracciglia dalla sorpresa.
Rose gli si avvicinò e diede un calcio al giornale a terra, spedendolo lontano.
-Da quando preferisci ascoltare la spazzatura che scrive Erica Skeeter, piuttosto che me?-
Scorpius sbattè le palpebre, aprendo e chiudendo la bocca senza dire nulla -Ma tu... ma tu sei sparita e...-
-Sono stata a Londra con i miei genitori... al San Mungo. Avevo dei conti in sospeso con Teresa da sistemare, prima di... prima di tornare da te- spiegò Rose, abbassando la voce e rilassando le spalle.
Scorpius aggrottò le sopracciglia chiare -Che vuoi dire?-
-Che sono andata da Julian per dirgli addio. Che sono andata da Teresa per sistemare le cose... e che solo dopo questo sarei potuta venire a cercarti e... per Godric, Scorpius... hai davvero pensato che avessi scelto lui? Dopo tutto questo tempo?-
Scorpius distese le sopracciglia aggrottate, e le si avvicinò di un passo -Io... è che tu lo ami e pensavo...-
Rose colmò la distanza che li separava, con tre lunghi passi, e si sollevò sulle punte stringendo Scorpius in un forte abbraccio.
Chiuse gli occhi e inspirò il suo irreale e buon profumo.
-Forse una parte di me lo ama, sì, ma è pur sempre una piccola parte. È come una goccia... e tu invece sei il mare- Rose si tirò indietro, e alzò il viso verso il suo guardandolo negli occhi -E ti amo così tanto... così tanto che sei molto più che mare. Sei un intero oceano. E non posso immaginare la mia vita senza di te, non posso, perché il mio cuore l'hai preso tu, è tuo, e senza non vivo. E senza te non vivo. Ti amo, Scorpius, ti amo da impazzire e niente ha potuto cambiarlo... niente lo cambierà mai. Ti fidi di me?-
Scorpius abbassò il viso verso il suo, e con una mano le accarezzò una guancia mentre posava l'altra sul fianco della ragazza, attirandola a sé e annullando la distanza che li separava.
Il viso di Scorpius riempiva tutto il suo campo visivo, da quanto era vicino; vedeva solo lui, lui era tutto il mondo.
Gli occhi grigi brillavano di felicità, le pupille erano nere e dilatate mentre la guardavano, e un sorriso si fece man mano largo sul suo viso.
-Sì, mi fido di te-
Dopodiché Rose chiuse gli occhi, nello stesso momento di Scorpius, e trattenne il fiato quando le loro labbra si unirono in un tenero bacio.

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