-Come stai, Rosa?- chiese Elvira sedendosi sul bordo del suo lettino e guardandola con un mezzo sorriso.
Rose evitò di correggerla sul suo nome, del resto le piaceva la nota spagnoleggiante che la ragazza gli aveva conferito.
-Bene! Qualcuno dica a Madama Chips che sto bene e posso andarmene!- piagnucolò Rose incurvando le sopracciglia e guardando a turno Elvira e Julian.
Il ragazzo era rimasto in piedi accanto al suo letto, appoggiato con un fianco al comodino in legno, e la guardava con un sorriso. Elvira ridacchiò.
-Insomma! Sono tutti usciti dall'infermeria tranne me! Voi due compresi- sbuffò Rose incrociando le braccia al petto.
Aveva tirato su il cuscino e ci aveva appoggiato la schiena, mettendosi seduta sul letto.
-Beh veramente, Aline è ancora svenuta in quel lettino laggiù- le fece notare Julian, indicandola con il dito.
-Tks, starà aspettando il bacio del principe azzurro per svegliarsi- borbottò Rose roteando gli occhi.
-L'infermiera sta arrivando, un po' di pazienza- disse Elvira.
Dopodiché la ragazza allungò un braccio per prendere la scatola di api frizzole di Rose, posata sul comodino di legno.
Prese a mangiucchiarle guardandole con interesse, interrompendosi appena si accorse che Rose e Julian la stavano fissando.
-Che c'è? Ne volete anche voi?- chiese dubbiosa, con lo sguardo di chi sperava ardentemente che non ne volessero.
-Eccoci- disse Madama Chips sbucando tra i due, con una lente di ingrandimento nella mano grassoccia.
Si sporse verso Rose, osservandone la ferita alla testa e borbottando qualcosa di incomprensibile.
-Bene, direi che si possono togliere i punti- disse lei posando la lente sul comodino, accanto a Julian, e prendendo dal taschino del suo camice bianco un paio di piccole forbici dalla punta affilata e sottile.
-No, no!- sbottò Elvira alzandosi di scatto dal letto di Rose -Questo non posso reggerlo! ¡Adios, Rosa!-
Dopodiché la ragazza corse fuori dall'infermeria, con la scatola di dolci stretta al petto.
Rose si scambiò uno sguardo divertito con Julian, mentre l'infermiera tagliuzzava il sottile filo che aveva tenuto insieme la ferita alla testa della ragazza.
-Fatto. Sei libera di andare, Weasley. Ma attenta a non battere la testa di nuovo nello stesso punto!- si raccomandò Madama Chips.
L'anziana infermiera le diede le spalle e si diresse verso il letto di Aline.
-Per Godric! Stavo mettendo radici in questo posto- borbottò Rose schizzando in piedi e sollevando le braccia sopra la testa, per stiracchiarsi.
Affiancò Julian e uscirono dall'infermeria.
Rose stava bene da giorni, così tanto da star indossando la divisa scolastica e non più la camicia da notte. Eppure l'infermiera aveva voluto tenerla in osservazione, dicendo che se fosse andata in giro allora la ferita alla testa avrebbe potuto riaprirsi.
Rose aveva omesso di dire che aveva girovagato per il castello da sonnambula, facendo pure una tappa alla Stanza delle Necessità.
-Devo tornare all'arena e cercare la mia bacchetta- disse Rose dopo un po' che camminavano -Non la trovò più e se l'ho persa... e devo anche andare a cercare James e supplicarlo di riammettermi nella squadra di Quidditch- aggiunse lei.
-Querida, c'è una cosa di cui dobbiamo parlare prima- disse Julian fermandosi di fonte a lei.
-Anzi, due- si corresse con un mezzo sorriso.
Uscirono in cortile e si sedettero sul bordo di una grossa e rotonda fontana.
Il sole di quella domenica mattina filtrava tra i capelli di Julian facendoli sembrare più rossicci che castani, e gli occhi erano completamente assorbiti dalle iridi verdi; le pupille erano ristrette come capocchie di spillo, e Rose notò delle screziature verde scuro a cui non aveva mai fatto caso prima.
-Ti volevo ringraziare- disse Julian, il vento le trasportò alle narici il suo profumo tropicale -Se tu non mi avessi guarito la ferita al fianco, non sarei riuscito a trasportare Elvira in infermeria-
Rose socchiuse le labbra dalla sorpresa, e fece un piccolo sorriso imbarazzato -Non devi ringraziarmi, non era niente- disse lei facendo spallucce e incrociando le caviglie distendendo le gambe al sole.
-Elvira lo sa, e ti ringrazia anche lei. Certo, non di persona, è troppo orgogliosa per farlo-
-È per questo che era così carina con me, oggi?- chiese Rose inarcando un sopracciglio e tornando a guardare Julian.
Il ragazzo sorrise -Sì e no. Credo che non lo ammetterà mai ma... stai iniziando a piacerle-
Rose annuì e abbassò lo sguardo sulle proprie mani -Anche lei mi piace-
Lanciò uno sguardo di sfuggita a Julian, e lo vide sorridere continuando a fissarla.
-Che c'è?-
-È che, querida, ti comporti come se noi non fossimo tuoi rivali- spiegò Julian piegandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Ruotò la testa verso di lei, e Rose, da così vicino, poté notare una spruzzata di lentiggini scure sulla punta del suo naso.
-Non vi considero rivali, infatti- disse Rose, accantonando l'idea di contare il numero delle sue lentiggini, e alzando gli occhi nei suoi -Siete miei amici-
Un'espressione indecifrabile corse sul viso di Julian, cancellandogli il sorriso, e il ragazzo abbassò le palpebre aprendo a ventaglio le ciglia corvine sugli zigomi.
-Prima o poi combattermo, querida, non lo vorrei ma... succederà. Il nostro rapporto potrebbe complicare le cose- disse lui incrociando le mani e alzando la testa per guardare un punto fisso davanti a sé.
Rose notò che aveva la mascella contratta e le spalle tese, le mani che aveva congiunto erano strette con forza tra loro.
Rose sbattè le palpebre, sorpresa dall'ultima frase, e drizzò la schiena socchiuddendo gli occhi per non farsi accecare dal sole.
-Quindi vuoi finirla qui? Vuoi dirmi addio ora in modo da non doverti preoccupare di sfidarmi a duello? Perché se è così lo capirei...- Rose mormorò l'ultima frase in un sussurro, perché era una bugia.
Il ragazzo si tirò su, oscurando di nuovo il sole e guardandola con un'espressione allarmata.
-No, querida, non ce la faccio- disse subito Julian scuotendo la testa -Ma ho paura del giorno in cui dovrai essere mia nemica per davvero. Io non voglio farti del male...- il ragazzo alzò una mano e prese uno dei riccioli di Rose, osservandolo alla luce e rigirandoselo tra le dita.
-La verità è che tu sei diventata troppo importante per me- Julian le sistemò la ciocca dietro un orecchio; le sue dita fredde indugiarono sul collo di lei, e Rose sentì la pelle d'oca correrle lungo le braccia.
-Anche tu conti molto per me- disse piano, confusa, senza sapere perché Julian la stava guardando in modo così intenso, né come avevano fatto a ritrovarsi improvvisamente così vicini.
Julian aggrottò le sopracciglia, guardandola con serietà e fermezza.
-Rose io sto provando a esserti amico, davvero, ma il fatto è che...- Julian indugiò, stringendo le labbra, e proprio quando riprese fiato per parlare, Rose spostò lo sguardo oltre la sua spalla.
-Oh! C'è James!- esclamò Rose sgranando gli occhi -Che fortuna! Scusa, arrivo subito- disse lei dando una pacca sulla spalla di Julian, e scendendo con un balzo dal bordo della fontana.
Rose corse attraversando il cortile come un razzo, dando una spallata a una Tassorosso e scusandosi di fretta, e attirando l'attenzione del maggiore dei Potter, che si voltò verso di lei inarcando un sopracciglio.
-James!- esclamò Rose fermandosi di fronte a lui.
-Sono stata un idiota. Ho volato da schifo e ho fatto una scenata inutile e non avrei dovuto lasciare la squadra... ti prego, ti prego, ti prego dammi un'altra possibilità... ti prometto che mi darò una svegliata, e vinceremo contro Serpeverde e...-
James la prese per le spalle, scuotendo la testa con un sorriso -Piantala Rosalie, non serve fare così-
Rose aggrottò le sopracciglia -Che... che vuol dire?-
-Che il posto di Cacciatore è tuo, non devi pregarmi di riprenderti nella squadra- disse James -E poi ho sentito cosa è successo con Scorpius... mi dispiace. Come stai?-
La rossa annuì, prendendo un gran respiro e si sforzò di sorridere -Tiro avanti- rispose con una risata.
La verità era tutt'altra.
Era che sognava Scorpius tutte le notti, che lo pensava per gran parte del giorno, che non riusciva a guardarlo camminare nei corridoi del castello senza sentire una fitta al petto e il magone in gola.
La McGranitt le aveva detto che un forte shock avrebbe potuto fargli tornare la memoria, ma come sarebbe riuscita a spaventarlo a tal punto? Non ne aveva idea.
-Vieni in campo tra un paio d'ore, oggi ci sono gli allenamenti- le disse James facendola riscuotere dai suoi pensieri.
Rose annuì e il moro le diede una pacca sulla spalla superando la ragazza ed entrando nel castello.
Rose si voltò e tornò sui propri passi, trovando Julian ancora seduto sul bordo della fontana.
Si era girato, e sembrava intento a osservare il suo riflesso nell'acqua con un cipiglio corrucciato tra le sopracciglia.
-Hey, eccomi. Scusami per essere scappata. Cosa mi stavi dicendo?- chiese Rose tornando a sedersi accanto a lui.
Julian voltò la testa verso di lei, e aprì la bocca per rispondere, ma qualcosa lo interruppe di nuovo.
Un'ombra era calata sui due ragazzi oscurando il sole che li scaldava, e Rose voltandosi vide la preside in piedi davanti a loro.
La professoressa McGranitt indossava una tunica nera come il petrolio e un cappello a punta grigio scuro; li guardava con un'espressione severa e labbra piegate in una smorfia di disapprovazione -Eccovi! Si può sapere perché non siete ancora nel mio ufficio? Muovetevi, mancate solo voi!- esclamò lei fulminandoli con gli occhi azzurri.
Rose si alzò insieme a Julian, guardandolo confusa mentre seguivano la preside per i corridoi.
-Che significa?-
-Ecco sì, era questa la seconda cosa che dovevo dirti- disse Julian passandosi una mano tra i capelli arruffati -Tutti i campioni devono riunirsi nell'ufficio della vostra preside. Ecco ci... ci faranno un'intervista prima dell'inizio dei duelli-
Rose sgranò gli occhi guardandolo sconcertata - Cioè verrà una giornalista?-
-Una certa Erica Skeeter- rispose Julian.
-Cosa?! Ne sei certo?- chiese Rose
-Sì, mi sembra di aver sentito così. Perché?-
Rose sbuffò incrociando le braccia al petto mentre camminavano -Quella donna è un'arpia. Scrive per la Gazzeta del Profeta, ed è subdola e manipolatrice come lo fu sua madre con i miei genitori-
Julian ridacchiò -Non può essere così tremenda...- tuttavia il sorriso gli si spense sulle labbra appena incrociò l'espressione seria di Rose.
Percorsero la scalinata a chiocciola, entrando nell'ufficio della McGranitt, e una decina di facce si voltarono verso di loro.
Rose ebbe un dejavù di quella scena, solo che stavolta non era entrata tra le braccia di Julian.
-Ecco gli ultimi, grazie Minerva. Vorrei un po' di privacy ora-
Rose, con sua grande sorpresa, vide la preside annuire e uscire richiudendosi la porticina in legno alle spalle.
La ragazza avanzò insieme a Julian e trovò tutti i campioni seduti ciascuno su una sedia in legno, a formare un semicerchio davanti a una donna.
Sarebbe potuta sembrare un angelo, da quanto era bella.
Erica Skeeter era alta e con un fisico slanciato e a clessidra, coperto da un elegante tailleur rosso fuoco.
Il viso rotondo da cherubino era incipriato e colorato da un'abbondante spennellata di blush rosato sulle guance.
Gli occhi, della stessa forma e colore delle mandorle, scintillarono dietro a un paio di occhiali dalla sottile montatura rettangolare.
I capelli biondissimi erano legati in un voluminoso chignon in cima alla testa.
-Weasley e Menendez, dico bene?- chiese lei alzandosi dalla sua sedia e porgendo una mano ai due.
Quando Rose gliela strinse la trovò fredda come il ghiaccio, e rabbrividì.
Vide una piccola piuma di fenice scribacchiare qualcosa su un taccuino, che fluttuava vicino alla proprietaria.
-Iniziavamo a temere che vi foste uccisi a vicenda anche se... da cosa posso vedere...- li studiò con un ghigno e Rose abbassò subito lo sguardo sentendosi a disagio.
Si sedette su una delle due sedie rimase vuote al centro del semicerchio, accorgendosi di avere Scorpius alla sua destra.
Tuttavia il biondo guardava dritto davanti a sé, con le braccia incrociate al petto.
-Mentre vi aspettavamo ho già fatto la conoscenza degli altri e delle loro bacchette- spiegò Erica tornando a sedere.
-Posso avere la vostra? Le darò solo un'occhiata- promise lei, allungando una mano verso Julian.
Rose notò che le sue dita terminavano con unghie lunghe e ricurve come artigli, dipinte di nero.
Julian frugò nella propria tunica e le porse la sua bacchetta, che Erica Skeeter afferrò avvicinandola subito al viso per studiarla.
-Molto graziosa... legno di acero, dico bene?- Erica le flettè tra le dita per saggiarne la durezza -Non posso conoscere il nucleo ma...-
-Aculeo di Knarl- disse subito Julian, lanciando occhiate preoccupate alla sua bacchetta, probabilmente desideroso di riaverla.
Erica fece una smorfia, piegando verso il basso le labbra pastrocchiate da un rossetto bordeaux.
Ridiede la bacchetta a Julian, mentre la piuma rossiccia continuava a scrivere frenetica sul taccuino.
La donna spostò gli occhi su Rose, in attesa, e la ragazza si sentì seccare la gola mentre molti dei duellanti attorno a lei si giravano per fissarla.
-Io ecco... la mia bacchetta...-
-Ebbene, dov'è?- chiese la donna inarcando un sopracciglio dorato.
-Veramente non lo so dove potrebbe...- Rose non fece in tempo a finire la frase, che Scorpius, accanto a lei, si rizzò sulla sedia raddrizzando la schiena e frugando nella tunica dei Serpeverde.
-Ecco, tieni-
Rose restò a bocca aperta notando che le stava porgendo proprio la sua bacchetta, che Rose non trovava da giorni.
Allungò una mano per prenderla, ma Erica Skeeter fu più veloce di lei.
La strappò dalle mani di Scorpius, guardando i due ragazzi a turno con un sorrisetto furbo.
-Perbacco! Siete così intimi da scambiarvi le bacchette?- chiese lei con un tono pieno di allusioni.
La piuma che svolazzava vicino alla sua testa prese a scribacchiare con più enfasi.
-No, io l'avevo persa e...-
-Shhh- la zittì la donna, prendendo a osservare la sua bacchetta.
-Legno di ebano, vedo, più nero del petrolio... abbastanza flessibile... che nucleo, cara?- chiese alzando gli occhi dalla bacchetta e puntandoli su Rose.
La ragazza strinse le labbra, indecisa se mentire o meno.
Sapeva che il nucleo della sua bacchetta non era esattamente in regola...
-Non osare mentirmi- la avvertì Erica, come leggendole nel pensiero -La mia piccola amica riesce a fiutare le bugie- disse indicando con un cenno del capo la penna rossiccia.
Aveva smesso di scrivere, e fluttuava a pochi centimetri dal taccuino, in attesa di sentire la risposta di Rose.
-Pelo... pelo di crine di Thestral- disse Rose.
Vide con chiarezza un lampo attraversare gli occhi della donna, e la penna accanto a lei prese a scribacchiare frenetica.
-Ma davvero? Non ne fanno più così... sai qual è l'ultima bacchetta esistita ad avere questo nucleo?-
Rose scosse la testa, sebbene sapesse benissimo la risposta alla sua domanda.
-Era il nucleo della bacchetta di Sambuco-
Rose sentì le persone attorno a lei trattenere il fiato e voltarsi per guardarla, ma più di tutte le bruciò lo sguardo di Scorpius addosso.
-Creature curiose i Thestral... può vederli solo chi ha visto la Morte... ed è ancora più curioso che tu abbia una bacchetta con questo nucleo, considerando i tuoi precedenti-
Rose avvertì una voragine aprirsi nello stomaco, e si sentì la bocca improvvisamente asciutta.
-Ho sentito la tua storia...- continuò Erica Skeeter accarezzando la bacchetta di Rose tra le dita ossute -...di come hai ucciso quel ragazzo-
Rose strinse a pugno le mani appoggiate sulle gambe.
Alla sua destra, Scorpius sussultò, e Julian, seduto alla sua sinistra fece altrettanto.
Rose si rese conto che nessuno dei due sapeva la sua storia.
-Dopotutto abbiamo qui sua sorella, che può confermarlo. Vero, cara?-
Teresa Wickham si sporse in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia, con un ghigno stampato in faccia.
-Assolutamente. Sono anche più che ben disposta a rilasciare un'intervista in merito-
Grandioso pensò Rose.
-Dal tuo passato e dal nucleo della tua bacchetta, sembrerebbe che tu abbia familiarità con la morte. Forse, come il Signore Oscuro usò una bacchetta del medesimo nucleo per distruggere il mondo magico... mi sorge spontaneo chiedermi se anche tu hai un animo oscuro, Rosalie Minerva Weasley- disse Erica Skeeter.
Rose stava guardando le assi lucide del pavimento, tesa come una corda di violino.
Nell'aria aleggiava solo lo scricchiolio della piuma che correva sulla carta.
Un animo oscuro.
Rose digrignò i denti, e non le diede la soddisfazione di una risposta.
Si era fatta la stessa domanda, innumerevoli volte, dopo ciò che aveva fatto a Thomas.
La sua anima non era forse macchiata di omicidio? Non aveva forse ucciso anche un drago solo pochi giorni prima? Con un incantesimo oscuro per di più...
-Mi domando- continuò Erica - quale sia l'ultimo incantesimo usato dalla tua bacchetta-
Rose sollevò la testa di scatto sgranando gli occhi, e si alzò dalla sedia in legno stringendo a pugno le mani tremanti dalla rabbia.
-Lei non ha alcun diritto di farlo. Solo gli Auror possono...-
-Sembrerebbe che tu abbia qualcosa da nascondere, o sbaglio?- chiese Erica, il ghigno perfido sul suo viso si allargò.
-Rose ha ragione- disse Scorpius alzandosi a sua volta dalla sedia.
Rose si voltò verso di lui, guardandolo sorpresa.
Il biondo fissava la donna duramente -Renda a Rose la sua bacchetta. Verificare l'ultimo incantesimo effettuato senza un consenso del Ministero comporta...-
-Interessante- disse Erica interrompendo Scorpius, e alzandosi per osservarlo più da vicino con gli occhi felini. Il taccuino dalla piuma rossiccia la seguì, continuando a scrivere in fretta.
-Sembra quasi che tu sappia ciò che Rose Weasley abbia da nascondere. Del resto, scambiarsi le bacchette è una cosa che solo gli amanti fanno...-
-Come si permette?!-
Quella frase, con stupore generale, venne pronunciata da Julian.
Il ragazzo si era alzato a sua volta in piedi, e guardava la donna con gli occhi verdi stretti a due fessure.
Erica parve enormemente soddisfatta di quella reazione, e porse distrattamente a Rose la sua bacchetta, spostando gli occhi sul brasiliano.
Rose si sedette di nuovo, così come Scorpius e Julian, e la giornalista non staccò gli occhi, penetranti come quelli di un falco, da quest'ultimo.
-Julian Menendez- pronunciò il suo nome come se assaporasse un dolce.
-Ho sentito anche parlare di te, ovviamente, e di tua sorella Elvira- disse Erica tornando a sedersi a sua volta, e accavallando le lunghe e pallide gambe con un rapido movimento -Tutta la vostra famiglia è morta in un incendio, in un solo colpo. I vostri vicini vi hanno scaricato sui gradini dell'orfanotrofio di Carablaca, a Rio de Janeiro, dove tutt'ora vivete. Che tristezza che un giovane bello e aitante come te...-
-Cosa c'entra?- chiese Rose interrompendola, e attirando le occhiate di tutti i presenti.
La penna rimase sospesa a mezz'aria, ma, appena Erica sorrise, ricominciò a scrivere.
-Come?-
-Perché lo fa? Perché deve tirare fuori il passato di ciascuno di noi e sbattercelo in faccia senza un minimo di umanità? Cosa c'entra questo con il Torneo?- chiese Rose fremendo dalla rabbia e stringendo i bordi della propria sedia tra le mani.
-Oh, tesorino, ma io devo conoscervi prima del torneo...-
-Lei sa già tutto di noi. Di ciascuno di noi- precisò Rose fissandola duramente -Ha tutto il materiale che vuole per scrivere un articolo falso e di cattivo gusto. Ci lasci in pace-
Il sorriso di Erica Skeeter svanì in un lampo, e la donna fissò Rose con i lineamenti contratti e imbruttiti dalla rabbia.
-Non mi faccio dire come fare il mio lavoro da una ragazzina! Di certo non da un'assassina senza cuore...-
Rose si alzò di scatto in piedi, facendo ribaltare e cadere la sedia dietro di lei.
-Non è vero!- sbottò Rose.
-Sì che è vero!- stavolta fu Teresa ad alzarsi e dire quella frase.
Fissava Rose con gli occhi azzurro chiaro, uguali a quelli di Thomas, e pieni di rabbia.
-Hai ucciso mio fratello a sangue freddo!- gridò lei tremando dalla rabbia.
Trevor White, il suo compagno di Ilvermorny, si alzò in piedi a sua volta mettendo una mano sulla schiena della ragazza, per tranquillizzarla.
-È stato un incidente, Tess!- sbottò Rose alzando le braccia al cielo.
-Non osare chiamarmi così!- gridò Teresa, ancora più furiosa di prima -Tu hai ucciso Thomas- appena disse il nome del fratello, i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime -E io non avrò pace finché non ti ucciderò per vendicarlo!- proseguì lei, con la voce resa roca dal dolore.
Rose ignorò le occhiate dei presenti, continuando a guardare fisso Teresa.
Le lacrime avevano ormai rotto l'argine dei suoi occhi, scivolandole sulle guance e unendosi sotto al mento, per poi gocciolare a terra.
Tuttavia la ragazza non stava battendo ciglio, e continuava a guardare Rose con dolore e rabbia misti insieme.
Rose, se prima era stata arrabbiata, ora si sentì soltanto svuotata da ogni emozione.
-Mi hai già tolto ciò che amavo di più- disse Rose piano -Non è abbastanza?-
-Solo la morte sarà abbastanza!- gridò Teresa slanciandosi in avanti per attaccare Rose.
Trevor la trattenne per le braccia bloccandola, e fu un bene, perché Rose non aveva battuto ciglio per provare a difendersi. Era rimasta immobile a guardare la mora arrivare a un palmo dal suo naso, prima di essere tirata indietro.
-Io me ne vado- disse Rose piegandosi per rimettere in piedi la sedia che aveva ribaltato quando si era alzata.
-E dove pensi di andare? Non abbiamo ancora finito...- iniziò Erica Skeeter, ma Rose le aveva già voltato le spalle, dirigendosi fuori dall'ufficio della McGranitt.
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Marked
FanfictionRosalie Minerva Weasley è tante cose. È molto bella, con i suoi ricci color rubino e gli occhi azzurro cielo. È una giocatrice eccezionale di Quidditch, ex capitano della sua squadra a Ilvermorny, e ora Cacciatrice in quella di Grifondoro. È una...