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-È un drago, querida, un drago- disse Julian.
A Rose parve di sentire il sapore del terrore in bocca, e indietreggiò di un passo guardando Julian sconcertata.
Affrontare un drago... Bagman era pazzo!
Rose si riscosse scuotendo la testa.
Lo avevano fatto tutti... ci sarebbe riuscita anche lei.
-Sei ferito?- chiese guardandolo con occhio critico.
Julian fece una smorfia di dolore, togliendosi la mano dal fianco e abbassando la testa -Penso di avere una costola inclinata...-
Rose evocò Lumos, e la luce della sua bacchetta illuminò una macchia di sangue fresco che impregnava la divisa nerastra come fosse vernice.
-Togliti la tunica- disse subito lei, passandogli le mani sulle spalle per aiutarlo a sfilarla dalle braccia.
La lasciò ricadere a terra, e armeggiò con i bottoni della sua camicia biancastra.
Era orrendamente macchiata di sangue, e Rose dovette stringere i denti per contrastare il senso di nausea.
-Non posso dire che sia la prima volta che una ragazza mi spoglia ma, nessuna aveva mai avuto una faccia così disgustata- scherzò Julian ridacchiando, tuttavia la risata si trasformò in un gemito di dolore, e il ragazzo strinse gli occhi sofferente.
-Salazar, trovatevi una stanza!- gridò Scorpius dietro di loro.
Rose lo ignorò e, una volta che ebbe finito di sbottonare la camicia di Julian, ne scostò un lembo attaccato alla pelle dal sangue.
Il ragazzo aveva una grossa ferita al fianco, che partiva dalla curva delle costole fino all'avvallamento degli addominali, e che sanguinava copiosamente.
Rose prese un profondo respiro, e, come le aveva insegnato Madama Prince, immaginò la ferita che si richiudeva e i filamenti di pelle che si assemblavano insieme, focalizzandosi su quell'immagine.
-Epismendo!- esclamò, agitando lievemente la bacchetta vicino alla pelle abbronzata di Julian.
Esattamente come aveva previsto, la ferita smise immediatamente di sanguinare e la pelle si richiuse lasciando solo una rosea e lunga cicatrice.
-Ferula!- disse poi Rose, facendo apparire delle bende biancastre dalla bacchetta, che si avvolsero attorno al busto di Julian, fasciandolo.
-Sono nel caso si riaprisse la ferita, ma non dovrebbe farlo. Se hai una costola inclinata basterà un po' di Ossofast, ricordati di passare in Infermeria, si trova al primo piano- disse Rose tirandosi su.
Si mise la bacchetta tra i denti, stringendo un occhio per non farsi accecare dalla luce, e abbottonò di nuovo la camicia di Julian, bianca e rossa di sangue.
Quando ebbe finito, riprese la bacchetta in mano -Politio!-
La macchia scomparve, lasciando il tessuto come nuovo.
-Potrei pulirti anche la tunica, ma forse è meglio che te la metti e basta perché fa freddo...- Rose si bloccò dopo aver raccolto la sua tunica dei Grifondoro da terra; tirandosi su si accorse che Julian la stava fissando.
-Che c'è? Ti fa male il fianco?- chiese Rose confusa.
Era più che sicura di aver curato la ferita da manuale, in modo impeccabile.
-Dove... come hai fatto, querida? Gli Epismendo sono incantesimi complessi, se si sbaglia qualche passaggio...- Julian rabbrividì.
-A Ilvermorny ero l'apprendista dell'infermiera Prince. Mi ha insegnato a guarire certe ferite... sarei potuta diventare un Medimago, ma la vista del sangue mi da la nausea- spiegò Rose facendo spallucce.
Julian sorrise guardandola con affetto -¡Dios mio! Cosa farei senza di te?- chiese scuotendo la testa divertito.
-Cammineresti sanguinando fino al castello, ecco cosa- spiegò Rose con una risata.
-Dovresti preoccuparti del drago, non di curare me- disse Julian rimettendosi la tunica nerastra.
Rose sbuffò  -Se pensassi al drago, l'ansia mi consumerebbe prima ancora di affrontarlo-
-Un drago?!-
Rose sussultò sentendo la voce di Scorpius accanto a loro.
Il biondo li aveva raggiunti e fissava Julian sconcertato.
-Sì, biondino. Preparati, quando uscirà Elvira tu sarai il prossimo- gli disse Julian guardandolo duramente, mentre si sistemava la tunica.
Scorpius rabbrividì, e prese a camminare avanti e indietro nervosamente.
-Querida, tu sarai l'ultima. Devi stare attenta, è un Grugnocorto Svedese- le spiegò Julian abbassando la testa verso di lei -Le loro squame sono usate per fare armature e scudi, in quanto respingono gli incantesimi. Come la pelle dei giganti...-
Rose annuì prendendo un profondo respiro.
-Non temere, io ti aspetterò qui. Okay?- le chiese Julian mettendole una mano sulla spalla.
-Grazie- disse Rose debolmente.
Non era sicura che a Scorpius importasse abbastanza di lei da aspettarla, e, l'idea di avere qualcuno una volta uscita dall'arena, la confortò.
Julian la affiancò e si misero entrambi a osservare la porta dell'arena, aspettando che Elvira uscisse da essa.
Rose vide che Scorpius stava ancora camminando avanti e indietro dalla tensione, facendo svolazzare la sua tunica dei Serpeverde.
La rossa, che fino a quel momento aveva mantenuto le distanze per non soffrire ancora di più, decise di avvicinarglisi per la prima volta.
-Scorpius- lo chiamò mentre camminava verso di lui, fermandoglisi di fronte.
-Si tratta di un Grugnocorto...-
-Che vuoi?!- gridò Scorpius guardandola furioso, e Rose sussultò indietreggiando di un passo.
-Volevo solo dirti che drago dovrai affrontare...- mormorò lei debolmente.
-Non mi serve il tuo aiuto- sbottò Scorpius -Perciò torna a fasciare le ferite al nemico, razza di traditrice...-
Rose sussultò sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
-Perché mi tratti così?- chiese piano, senza riuscire a impedire alla sua voce di tremare.
-Perché dovrei trattarti in modo diverso? Nemmeno ti conosco!- sbottò Scorpius alzando le braccia al cielo -Quindi smettila di guardarmi come se ti avessi ucciso il gufo, perché io non ho fatto niente per...-
-Ora basta- lo interruppe Julian duramente, mettendosi tra i due.
Rose stava ancora guardando Scorpius con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse dalla sorpresa.
-Abbi un po' di rispetto- sibilò Julian guardando Scorpius con astio, dopodiché prese Rose per le braccia facendole fare qualche passo per allontanarla da lui.
Rose non riusciva quasi a reggersi in piedi, ciò che Scorpius le aveva detto e il modo in cui l'aveva guardata...
Facevano molto più male di una pugnalata.
-Lascia perdere, querida, è solo agitato perché deve affrontare un drago. Okay? Non ci pensare-
Rose annuì debolmente, dando le spalle a Scorpius e asciugandosi le lacrime senza farsi vedere.
-Ora devi avere sangue freddo- disse Julian guardandola con fermezza -Devi farti coraggio per affrontare il drago...- proprio in quel momento, la porta dell'arena si aprì.
Julian si interruppe e si voltò vedendo sua sorella barcollare fuori dallo stadio.
"Elvira Menendez: 6" 
Fu quella la scritta dorata che apparve in cielo sopra l'arena.
Julian corse subito da sua sorella, raggiungendola a metà strada e chiedendole in spagnolo se stava bene.
Rose lanciò uno sguardo a Scorpius, vedendolo prendere un profondo respiro e dirigersi piano verso l'entrata dell'arena.
Non riuscì a evitare di sentirsi stringere lo stomaco e di avere paura per lui.
-Elvira, sicura di stare bene...?- chiese Julian reggendo la sorella per le braccia e aiutandola a camminare.
Elvira annuì, ma Rose notò che aveva un brutto colorito e sembrava non stare affatto bene.
Come per confermare quel pensiero, la ragazza si piegò su se stessa atterrando in ginocchio e vomitando sull'erba.
Vomitò sangue.
-Elvira!- esclamò Julian, tirando su la ragazza di peso e prendendola tra le braccia mentre barcollava all'indietro.
-Va portata in infermeria!- esclamò Rose raggiungendoli -Corri!-
Julian le lanciò un rapido sguardo allarmato.
Rose lo vide esitare, solo per un secondo, dopodiché annuì e si precipitò giù per la collina stringendo la sorella tra le braccia.
Rose si voltò guardandoli allontanarsi e diventare una scura figura in lontananza, finché non vennero avvolti dalle tenebre della sera.
Tornò a guardare lo stadio davanti a sé.
Ora era davvero sola, la tensione le stava consumando lo stomaco e le faceva battere il cuore contro lo sterno con forza.
Prese un profondo respiro, e si avvicinò alla porta da cui sarebbe uscito Scorpius.
Aveva paura per lui, per ciò che sarebbe potuto succedergli, e allo stesso tempo non poteva fare a meno di pensare a ciò che le aveva detto poco prima.
Che lui non la conosceva nemmeno.
Scosse la testa.
Julian aveva ragione; stava per affrontare un drago, aveva bisogno di mantenere il sangue freddo.
Sobbalzò sentendo la porta dell'anfiteatro aprirsi.
Scorpius uscì da essa zoppicando, e cadde a terra con un grido di dolore.
Rose si sentì balzare il cuore in gola, e corse verso di lui buttandosi in ginocchio sull'erba.
-Fermo, non muoverti- disse illuminandogli la gamba con la luce della bacchetta.
Scorpius aveva il taglio più brutto che avesse mai visto: gli correva per tutta la lunghezza della coscia e Rose poteva vedere carne viva ed esposta ai lati della ferita profonda come un solco.
-Non muoverti- ripeté Rose prendendo un respiro.
Era una ferita troppo grave. Non era sicura di riuscire a curarla, ma era certa che Scorpius non sarebbe riuscito ad arrivare vivo al castello.
Non si poteva reggere in piedi, e sarebbe morto dissanguato nell'arco di cinque minuti.
Gli tenne ferma la gamba mettendogli una mano sul ginocchio, e si concentrò immaginando la carne che si riassemblava e i tessuti che si ricollegavano tra loro.
-Epismendo!- sussurò muovendo fluentemente la bacchetta.
Scorpius gridò di dolore, mentre Rose guardava i filamenti di pelle ricollegarsi tra loro.
Non aveva mai dovuto guarire un taglio così profondo ma, con un sospiro di sollievo, vide che ce l'aveva fatta.
-Ferula- disse poi fasciandogli la gamba con delle bende biancastre.
-Hai altre ferite... vai da Madama Chips. Ora dovresti riuscire a camminare fino al castello, il peggio è passato- disse lei controllando con le dita che la fasciatura aderisse bene al sua gamba.
Scorpius si rizzò a sedere sull'erba, puntando le mani sul terreno dietro di sé, e Rose sussultò rendendosi conto di quanto le si era avvicinato.
Il suo profumo era misto all'odore metallico del sangue, ma Rose non ci fece quasi caso.
Era da tanto che non aveva Scorpius così vicino. I suoi occhi grigi, illuminati dalla fiocca luce della bacchetta, sembravano neri, e la guardavano senza traccia di ostilità o rancore.
-Perché lo hai fatto?- chiese lui piano, aggrottando le sopracciglia bionde.
Perché ti amo pensò Rose, ma non poté dirlo ad alta voce.
Una luce dorata brillò sopra le loro teste, e alzarono entrambi lo sguardo verso il cielo.
"Scorpius Malfoy: 7"
Rose non riuscì a non sorridere, sentendosi il petto riempirsi d'orgoglio per lui.
-Sei stato bravo, a quanto pare- mormorò lei distrattamente.
Si alzò stringendo la bacchetta nel pugno, e guardando la porticina nera che avrebbe dovuto attraversare.
-Aspetta- disse Scorpius tirandosi faticosamente in piedi, con una smorfia di dolore.
Afferrò Rose per un polso, facendo voltare la ragazza verso di lui.
Rose non sapeva più se il cuore le martellasse nel petto per la paura, o per il tocco del ragazzo.
-Io... grazie- mormorò Scorpius, guardandola intensamente e lasciandole il polso.
Rose sentì l'elettricità sfrigolarle sulla pelle, laddove l'aveva toccata.
Non sapendo se sarebbe stata in grado di rispondere, per via del blocco che aveva in gola, Rose abbozzò solo un sorriso guardandolo.
Si voltò decidendosi a entrare nell'arena.
La punta della sua bacchetta illuminò un piccolo cunicolo fatto in legno, e Rose dovette chinarsi per attraversarlo, chiedendosi dove l'avrebbe portata.
Dopo qualche secondo di cammino vide una luce giallognola alla fine del tunnel, e Rose spense la bacchetta facendo gli ultimi cento metri strizzando gli occhi per distinguere ciò che aveva davanti.
Il tunnel finì per condurla in uno spiazzo largo e circolare, come quello in cui combattevano i gladiatori.
Il pavimento in gommapiuma era sparito, lasciando il posto a un terreno frastagliato pieno di massi nerastri e appuntiti, sparsi a vista d'occhio.
L'ambiente era illuminato da decine di fiaccole che correvano lungo i muri dell'arena e Rose vide, davanti a sé, a diversi metri di distanza, l'uscita.
-Weasley- la voce di Bagman risuonò da sopra le platee in legno, e Rose alzò la testa vedendo il mago in una piccola cabina dei commentatori sopra di lei -Raggiungi l'uscita e avrai superato la sfida- disse Bagman, facendo risuonare la sua voce spettrale nell'arena.
Rose strinse forte la bacchetta nel pugno, ed entrò nell'arena saltando per superare un paio di rocce.
Ma dove accidenti era finito il...
Qualcosa si schiantò accanto a lei  facendo tremolare il terreno, e Rose si buttò di lato schivandolo per un soffio.
Atterrò tra le rocce, ferendosi le mani, ma continuò a stringere forte la bacchetta e alzò lo sguardo.
Era stata la coda del drago a colpirla.
Rose si sentì gelare sul posto.
Il drago sbattè le grosse ali, lunghe almeno tre metri l'una, e atterrò planando e affondando gli artigli color colbato nelle rocce.
Era enorme, coperto da una spessa corazza color mare e lucente, come se portasse un'armatura.
Sulla cima delle testa spuntavano due corna bianche come il latte, ricurve, e gli occhi neri come pozzi di petrolio si soffermarono su Rose.
Il drago portò il possente collo al cielo e spalancò le fauci emettendo il ruggito più raccapricciante e spaventoso che Rose avesse mai sentito.
La ragazza si portò istintivamente i palmi delle mani alle orecchie, e si alzò rapidamente da terra.
-Confringo!- urlò Rose agitando la bacchetta.
Una scintilla volò velocissima verso il  drago, andando a schiantarsi sulla sua pelle bluastra ed emettendo un'esplosione che fece tremare il terreno sotto di sé.
Il drago gridò in modo stridulo, e, quando la nube di fumo attorno a lui si dissolse, Rose si aspettò di vederlo ferito.
Si sentì gelare il sangue quando notò che il manto coriaceo del drago non aveva nemmeno un graffio.
Anzi, il mostro ora sembrava solo più furioso di prima, e affondò gli artigli delle ali sul terreno piegando il collo verso il basso e spalancando le fauci.
Rose intuì cosa sarebbe successo e si gettò a terra dietro un enorme masso, proprio nel momento in cui dalla bocca del drago usciva un turbine di fuoco turchese.
Rose si ranicchiò contro la roccia proteggendosi la testa tra le mani.
Sentiva il fuoco sfrigolare sul masso che la riparava, e avvertiva il calore che penetrava nella roccia ustionandole la schiena.
Doveva trovare un modo... un modo per distrarlo. Dubitava che un Incarceramus sarebbe riuscito a immobilizzare una bestia di oltre sei metri.
-Avis- sussurrò agitando la bacchetta.
Apparvero una decina di grossi uccelli neri simili a corvi, che svolazzarono attorno a Rose.
-Oppugno!- gridò poi alzandosi di scatto in piedi e puntando la bacchetta contro il drago.
Il piccolo stormo di uccelli volò verso di lui e andò a circondargli la testa oscurandogli la vista.
Rose vide il Grugnocorto Svedese irritarsi ancora di più, e battere le piante artigliate dei piedi contro il terreno, facendolo tremare.
Lanciò degli sbuffi di fuoco azzurro per carbonizzare gli uccelli che gli volavano attorno alla testa.
Rose ne approfittò subito per correre tra le rocce, rasente al muro circolare dell'arena, cercando di arrivare all'uscita.
Il ringhio del drago le fece alzare la testa di scatto, e lo vide puntare dritto verso di lei.
Aveva disintegrato gli uccelli più in fretta di quanto Rose avesse previsto.
-Avanti! Sputa fuoco!- gridò Rose mettendosi in posizione con la bacchetta puntata verso di lui.
Il drago, come capendo le sue parole, abbassò il collo blu verso il terreno e spalancò le fauci.
Lo schiocco di una scintilla, e un turbine di fuoco azzurro volò fuori dalla sua bocca puntando verso la ragazza.
-Aguamenti!- gridò Rose facendo ondeggiare la bacchetta.
Fu come quando, settimane prima, si era battuta contro Scorpius nella Stanza delle Necessità.
Il turbine d'acqua che fuoriuscì dalla bacchetta di Rose andò a schiantarsi contro quello di fuoco del drago, producendo una nuvola enorme di vapore nel punto in cui si incontrarono.
Avanti, tieni duro! pensò Rose, concentrandosi per mantenere forte l'incantesimo.
Se avesse esitato per anche solo un secondo, la vampata di fuoco del drago l'avrebbe travolta bruciandola viva.
Il braccio che reggeva la bacchetta tremava, e Rose lasciò andare in fiato che aveva trattenuto, appena il drago smise di sputare fuoco e lei poté interrompere l'incantesimo.
L'arena era piena di vapore biancastro, come in una sauna, e Rose esultò dentro di sé.
Se lei non poteva vedere il drago, allora nemmeno il drago avrebbe potuto vederla.
Si mise a correre tra le rocce cercando di ricordare dove fosse l'uscita.
L'umidità le fece attaccare i capelli alla fronte e al collo, e una fitta le pungeva il fianco laddove era atterrata sulle rocce.
Un rumore secco le fece alzare la testa di scatto.
La nebbia si diradò in un colpo solo: il drago aveva sbattuto le enormi ali bluastre spedendo una folata di vento contro Rose, che la fece barcollare sul posto.
-Accidenti- sbottò Rose appoggiandosi a una grossa roccia, per non cadere.
Voltò la testa verso il drago, e proprio in quel momento vide la sua coda possente e fulminea schizzare verso di lei come una frusta lucente.
Non poté evitare l'impatto.
Il colpo andò a schiantarsi sulle rocce dov'era la ragazza, e raschiò il suolo colpendo Rose e spendendola a qualche metro di distanza.
Atterrò sulle rocce gridando di dolore, con tutto il fiato che aveva in gola, e rotolando sul terreno.
Si portò una mano al fianco, e subito la sentì bagnata e calda.
Non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per sapere che stava perdendo molto sangue.
Per fortuna non aveva lasciato la presa sulla bacchetta, ancora stretta nel suo pugno.
Il drago ruggì di nuovo, e Rose lo vide piegarsi per sputare un'altra vampata di fuoco pronta a incenerirla.
La ragazza si tirò in ginocchio e spiccò un salto nascondendosi giusto in tempo dietro a un grande masso.
Il fuoco carbonizzò la roccia e le colpì un braccio, facendola urlare di dolore e appiattirsi contro il terreno.
Stava iniziando a vedere dei puntini neri ballarle davanti agli occhi. Il dolore era atroce e la colpiva ad ogni respiro accelerato che prendeva.
Era quasi al limite, e non era riuscita nemmeno a scalfire il drago.
Si domandò se fosse arrivata davvero la sua ora. Se tutto ciò che aveva vissuto, per cui aveva sofferto, avrebbe portato a questo.
Alla sua fine.
Si domandò se avesse ancora senso lottare.
-No- disse stringendo i denti, mentre sentiva lo sfrigolio dell fuoco sulla roccia dietro di lei -Io non morirò qui!- gridò.
Lo gridò a se stessa, alla parte di sé che stava mollando ed era pronta a cedere.

-È un incantesimo potente- disse Thomas correggendo la postura di Rose e il modo in cui curvava il braccio reggendo la bacchetta -La magia oscura si nutre della tua rabbia, della tua paura, del tuo dolore. Devi lasciare che lo faccia, e allo stesso tempo impedirle di consumarti e ucciderti- disse lui seriamente, guardandola con gli occhi azzurri fermi nei suoi.
-E se non fossi abbastanza forte da impedirglielo?- chiese Rose, aggrottando le sopracciglia dalla preoccupazione.
-Tu lo sei, Rosalie, tu sei la ragazza più forte che io conosca- disse Thomas seriamente, con sicurezza.
-Avanti, fallo- disse lui indietreggiando di un passo, e facendole un cenno con la testa dai capelli color cioccolato al latte.

Rose strinse la bacchetta nel pugno.
Sentì il dolore della sua perdita, e della perdita di Scorpius, pervaderle il petto.
Si mischiò alla paura di morire, e alla rabbia per aver pensato di cedere e lasciare che accadesse.
Si alzò in piedi uscendo da dietro la roccia con un balzo e guardando il drago bluastro, mentre si sentiva fremere dalla rabbia e inspirare l'aria fredda della sera tra i denti stretti.
Gli occhi neri del mostro scintillarono appena la videro, e spalancò la bocca per sputare altro fuoco.
Rose agitò la bacchetta sopra la testa e spostò il peso del corpo in avanti mentre la indirizzava verso il Grugnocorto Svedese.
-Ardemonium!- gridò Rose.
Dalla punta della sua bacchetta apparve un turbine di fuoco rosso vivo, che andò a colpire quello azzurro del drago.
Si schiantarono l'uno sull'altro.
Rose fece come Thomas le aveva insegnato.
Canalizzò la rabbia, il dolore e la paura in quell'incantesimo, lasciando che li assorbisse e lo fortificasse.
Se Rose gridò, non lo seppe mai.
Il suo turbine di fuoco si ingigantì e prese la forma di un enorme serpente infuocato, largo diversi metri.
Il serpente spalancò le fauci, mangiando la vampata di fuoco azzurro del drago mentre avanzava, e schiantandosi contro quest'ultimo.
Il drago emise il ruggito più sofferente e acuto che Rose avesse mai sentito, mentre il serpente di fuoco abbandonava la punta della sua bacchetta e avvolgeva il mostro, circondandolo nelle fiamme.
Vide il drago fare un paio di passi all'indietro, continuando a gridare, dopodiché si accasciò su un fianco con un boato che fece tremare il suolo.
Rose sbattè le palpebre guardando la scena irreale che le si parava davanti.
Il drago, di cui ormai vedeva solo una figura nerastra stesa tra le rocce, stava continuando a bruciare in una palla di fuoco enorme.
Rose fece qualche passo incerto, sentendosi le gambe molli e respirando velocemente dalla bocca.
La puzza di carne bruciata e di fumo le fecero bruciare la gola, e Rose distolse lo sguardo da quello spettacolo.
Camminò tra le rocce, sentendosi ancora tremare dalla tensione, e puntò dritto verso la porta nerastra che conduceva all'uscita, lasciando la carcassa del drago alle sue spalle, ancora bruciante.
Entrando, e chiudendo la porta dietro di sé, percorse un corridoio uguale a quello dell'andata.
Rose sapeva che, in qualche modo, il cunicolo in legno l'avrebbe fatta uscire esattamente da dov'era entrata.
Quando spalancò la porta, e inspirò l'aria fredda e pulita della sera, chiuse gli occhi lasciando finalmente che la tensione le scivolasse di dosso.
Fece un paio di passi e vide che, contrariamente a quanto si era aspettata, non era sola.
Davanti a lei, illuminato dalla luce di una bacchetta, c'era Scorpius Malfoy.
-Sei rimasto- mormorò Rose sorpresa, facendo un altro paio di passi verso di lui.
Il sollievo di vederlo fu indescrivibile. Quando l'oscurità le calò sulle palpebre togliendole le ultime forze che la reggevano ancora in piedi, Rose l'accolse con un sorriso, lasciandosi cadere in essa.

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