Luca's pov
Quando avevo 5 anni, amavo sentirmi inaferrabile dagli altri bambini quando giocavamo a ricorrerci.
Quando avevo 12 anni, amavo essere imprendibile da mio padre, quando mi inseguiva per sgridarmi, ma io riuscivo comunque a dileguavarmi, uscendo con i miei amici.
Quando avevo 16 anni, amavo sentirmi irraggiungibile dalle tipe, infatti adoravo farmi desiderare. Dare loro qualche attenzione e poi filarmela, lasciandole con mille dubbi.
E ancora oggi amo questo tipo di sensazione. Amo sentirmi quasi inaccessibile, intangibile. Mi fa sentire speciale, fuori portata. Qualcuno di difficile da ottenere, guadagnare, controllare, manovrare.
Tutti adoriamo essere rincorsi, seguiti, voluti. Io proprio lo desideravo.
Sarà colpa del mio ego smisurato o forse semplicemente ho la smania di fare il prezioso, quello criptico e incomprensibile in cui tutti vedono del mistero.
Ma questa volta la motivazione è diversa.
Questa volta ho deciso di scappare, cercare di non essere raggiunto, di non essere preso non perchè ami l'atteggiamento sfuggende che mi caratterizza, ma perchè ho paura.
E la mia paura si è appena palesata davanti ai miei occhi. Anzi è appena rimbombata nelle mie orecchie.
Uno sparo zittisce tutti. Uno sparo squarcia prima l'aria e dopo le mie paure. Uno sparo diventa il terrore negli occhi di tutti noi. Uno sparo colpisce la gamba di Lollo, che si era offerto di aprire la porta al corriere che si era addentrato nel cortile con la scusa di dover consegnare un pacco.
Lollo cade a terra di colpo. Tutto diventa appannato di colpo.
Perdo il controllo. Sento un battito più forte del solito perforarmi il torace. Socchiudo leggermente la bocca. Mi rendo conto che mi manca la salivazione. Guardo il mio amico per terra. Noto la pozza di sangue vicino a lui. Senza neanche formulare un pensiero, la mia mente decide che le mie gambe si devono muovere verso di lui. E così fanno.
Corro nella sua direzione, mentre sento Pietro gridare: "Lo rincorro io." Si riferisce probabilmente al postino, che sta probabilmente scappando e che prima ha probabilmente deciso di gettare l'arma vicino all'entrata, dove siamo tutti radunati ad assistere il mio migliore amico.
Tutti questi probabilmente sono dovuti al fatto che non so assolutamente cosa stia accadendo. Sono qui fisicamente, ma non mentalmente. Non riesco a mettere a fuoco la situazione. Ho perso qualsiasi contatto con la realtà dopo lo sparo. Agisco, ma non so veramente cosa sto facendo. Non parlo, perché non so che dire. Non penso, perché non riesco a farlo. Semplicemente ipotizzo cose e cerco di dare un senso a ciò che mi circonda.
Ma qual è il senso se ciò che mi circonda è il sangue del mio migliore amico?
Solo sangue. Tanto sangue. Ovunque sangue.
Improvvisamente sento una voce, la sua voce, ed è come se mi risvegliassi da questo incubo, come se aprissi gli occhi dopo un coma durato anni, interminabili anni, come se mi guardassi allo specchio dopo tanto, come se qualcuno mi avesse gettato addosso un secchio di acqua gelida: "Lù..."
Alzo lo sguardo nella sua direzione e la vedo. La vedo la stessa paura nei suoi occhi. La vedo deglutire, osservando Lollo. La vedo indugiare, nel vedermi con gli occhi ancora spalancati e terrorizzati dal fatto. La vedo la sua dolcezza, appena si abbassa sulle ginocchia e mi poggia la mano sulla spalla.
"Lù..." ripete ancora. Forse perchè nota che io sia ancora abbastanza disorientato. Sposta il palmo della sua mano sulla mia guancia e per un attimo sembra che tutto scompaia. Sembra di stare per un attimo solo io e lei. Respiro pesantemente.
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Solo tu lo sai [Capoplaza]
RomanceDAL CAPITOLO 30 ~ "Vostri? Perchè, secondo te, esiste un noi? Cioè esiste un me e Leila?" Quasi le scoppio a ridere in faccia per la sua affermazione. Mentre lei mi fissa insistentemente, si inumidisce nuovamente le labbra e deglutisce. Okay, è in...