69. STRANGOLARMI

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Alessandra's pov

"Con quanto stai guidando?" Alex sembra quasi intimorito, anche solo a domandarmelo. Decellero leggermente: "Solo cento."

La testolina di Vanessa sbuca da dietro, in mezzo ai nostri due sedili anteriori: "Ma qui il limite non è novanta?" La guardo stranita dallo specchietto: "E tu che ne sai scusa?" Alza le spalle innocente: "Zio Lù mi dice sempre di guardare i cartelli quando ci sei tu alla guida, quindi l'ho letto prima."

Non so se ad infastidirmi di più sia sentire il suo nome oppure sapere che si permette addirittura di fare ammonizione sulla mia guida a una bimba, che per di più è mia cugina: "Tu e tuo zio mi sa che parlate un po' troppo di me eh, che dici?"

Si ritira, poggiando la schiena sul sedile: "Non ti arrabbiare però."

Osservo un deficiente davanti a me che guida a venti all'ora probabilmente e gli urlo contro, premendo con forza sull'acceleratore, tanto da notare che Alex si aggrappa alla maniglia. Urlo: "Dai cazzo, dai."

Lo supero incattivita per poi rivolgermi a Vane con un tono di voce, seppur più tenue, ugualmente nervoso: "Non sono arrabbiata." Vedo sempre dallo specchietto che incrocia le braccia al petto, così specifico: "Non con te almeno..."

Inizia a guardare fuori dalla finestra, mostrandomi che non ha più alcuna intenzione di rivolgermi la parola e io, fin troppo stanca, la lascio imbronciarsi, non trovando la forza di proseguire con lei un discorso.

A preoccuparmi ora è Alex: "A proposito di chi ti fa tanto arrabbiare..." Lo zittisco subito, sono due settimane che non vedo, non sento e non parlo con questa persona e mi va più che bene: "Non voglio parlarne."

Sbuffa sonoramente, facendo anche lui la medesima cosa appena fatta da Vane, solamente che questa volta non trattengo la mia disprovazione: "Ma avrò il cazzo di diritto di essere innervosita e lasciata in pace da tutti voi? Oppure avete intenzioni di tenermi tutti il muso per cazzate?"

Accellero d'istinto: "Non posso nemmeno sfogarmi ora..." Mi guarda preoccupato: "Non sto dicendo questo, solo..."

Lo interrompo nuovamente: "Solo non posso rispondere male, anche se il resto del mondo mi tratta di merda?" Sospira: "Lascia stare, tanto non ascolti..." E ancora una volta si gira dall'altra parte e non mi rivolge più alcun tipo di attenzione.

Una volta arrivata davanti alla palestra in cui la piccola pratica danza, parcheggio e provo a salutarla con disinvoltura, speranzosa che ricambi come se fino a due minuti fa non avesse deciso di odiarmi.

Ma ovviamente non funziona e l'unica risposta che ottengo è una porta sbattuta troppo forte e il sarcastico commento del mio migliore amico: "Bè almeno sappiamo con certezza che è sangue del tuo sangue ora."

Mentre la osservo raggiungere una sua amica dalle trecce ben ordinate, credo si chiami Luna, per poi ripartire, bisbiglio: "Mai avuto dubbi."

Nel resto del viaggio fino all'appartamento della ragazza, con cui Alex si sta frequentato da un po' e dalla quale mi ha chiesto di condurlo, il silenzio più assoluto regna sovrano fra noi.

Finchè freno dove mi suggerisce, solo a quel punto apre bocca e taglia corto anche parecchio velocemente con un freddo: "Chiamami quando capisci di voler parlare e non litigare. Ciao."

Sbatte anche lui la porta con veemenza, facendomi spazientire: "Dannazione, pure tu..."

Guido fino a casa con la testa sovraffollata dai pensieri, i quali raddoppiano non appena noto chi mi sta chiamando proprio ora.

Ovviamente opto per una non risposta, giustificando me stessa che la mia decisione sia il semplice frutto del mio buon senso, il quale sa di non poter utilizzare il cellulare mentre è al volante. Alla terza chiamata però lo afferro, solamente con il fine di silenziare il telefono.

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