61. CON OCCHI DIVERSI

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Alessandra's pov

La sensazione più brutta di sempre?
La sto sicuramente provando io.

In generale, questi giorni non sono stati un granché, se non fosse stato per il buon umore che hanno cercato di trasmettermi Luca e i ragazzi, definirei questa settimana penosa. Colma di angosce e priva di emozioni.

Ero quasi paralizzata. Ogni volta che provavo qualche secondo di serenità, immediatamente mi ricordavo il volto di Sofia che cercava, con scarsi risultati, di spiegarmi il motivo per cui mi ha nascosto una cosa simile.

Solo...perchè? Solo questo non comprendevo.

Ci pensavo. E tornavo a stare uno schifo, a vedere tutto buio intorno a me, a sentirmi il vuoto sulla bocca dello stomaco. Solo una cosa non posso negare: voglio veramente bene a quella stronza se sto davvero così tanto male, se sono davvero così tanto delusa.

"Che dirai?" Improvvisamente la sua voce leggermente roca, proveniente dal lato destro, mi distrae. Mi fermo al semaforo ed osservo le persone che si trovano in strada a quest'ora, solo per evitare di guardare lui: "Io niente, deve parlare lei."

Lo liquido con queste parole e lo sento borbottare qualcosa, ma non gli do peso, cerco di concentrarmi su altro. Lui mi fa troppo riflettere sui miei errori, non mi fa mai sfuggire dalla realtà dei fatti, quando riguarda qualcuno do estraneo alla nostra relazione, e io ora ho solo voglia di sfuggire. Anche di fuggire forse.

Ava da dietro mi fa notare: "È verde..." Riporto lo sguardo avanti quasi con un sussulto e riparto. Nel preciso istante in cui sto per dire a Luca di alzare la musica, la sua voce mi sorprende, nuovamente: "Se in qualsiasi momento, sentissi la necessità di andartene, dimmelo."

È come se solo ora si fosse reso conto che la situazione mi turbi. Fino a poco fa era felice all'idea di una conversazione tra me e Sofia, ora sembra un po' meno sicuro.

Deglutisco perchè in realtà non so come controbattere, vorrei ringraziarlo.

Ringraziarlo di essere così, di amarmi così.

Ma poi confermerei che ha ragione, che sono incapace di affrontare questa vicenda nella maniera corretta. Confermerei che sto soffrendo.

Mi limito a un piccolo cenno del capo, ma basta. Per lui io basto sempre.

Perchè annuisce, come se avesse compreso. Come se sapesse che è il massimo che posso donargli ora. Come se il mio grazie mancante non sia un peso. Non ne ha bisogno.

Basta il silenzio, mezzo sguardo ed è tutto chiaro tra di noi.

"Voi due siete proprio strani... Fino a due minuti fa vi scannavate, mo vi proteggete. Tra poco Luca criticherà l'apatia di Ale e Ale si incazzerà. Vi scannerete di nuovo e poi..." Descrive, soffermandosi su particolari futili, Sfera, che oggi sembra più rompi palle del solito.

Lo interrompo: "È chiaro il concetto." Fa un smorfia: "Da quando confermi che so anche esprimere i concetti?" Svolto a destra col volante e rispondo: "Da quando preferisco ascoltare la radio che te." Alzo il volume della musica appena parte "Equilibrio" e lui sorride, gridando per sovrastare la musica: "Sono comunque io. Ascolti comunque la mia voce così."

I 20 minuti di macchina rimanenti sono passanti in fretta. Ma appena ognuno è sceso dal proprio veicolo, davanti la strada su cui si affaccia casa mia, il tempo si è fermato.

Tiro fuori le chiavi, le infilo dentro la serratura, mi cadono dalle mani: "Fanculo." Impreco, mentre Lollo mi precede e le raccoglie. Me le passa con un mezzo sorriso: "Bussa." Concordo con la sua idea e aspetto di vedere la porta aprirsi.

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