27. LA MIA ROVINA

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Alessandra's pov

Mentre ho aperto la porta, una sola certezza si è impossessata di me: adesso lo ammazzo.

Ora, invece, che lo guardo negli occhi, occhi spenti e stanchi, la mia certezza è cambiata: dovevo farmi i cazzi miei.

Perché so già come andrà a finire.

Dire che è messo male è riduttivo.

Enzo lo trasporta come un sacco di patate, per poi lasciarlo stendere sul  mio divano, dopo aver percorso tutto il salotto. I ragazzi entrano e noto, con grande dispiacere, che Lollo evita accuratamente il mio sguardo. Capirò mai che gli ho fatto? 

Faccio finta che la cosa non mi turbi più di tanto e mi volto verso Luca che, stravaccato con la bocca socchiusa, afferma serio con delle lettere accentuate dall'alcool: "Ezio, devi imparare a essere più delicato." Ezio? Mi giro verso Enzo, che sembra sconsolato, e scoppio a ridere quando capisco.

La situazione è tragica e sapere che non riconosce manco Enzo mi spaventa, ma la sua serietà nel chiamarlo "Ezio" ha reso il tutto molto comico.

Sa farmi star bene pure quando è fuori di sé. Tipico suo.

La mia risata viene interrotta da Francesco: "Non si ricorda il nome di nessuno, solo il mio perché sono stato con lui ogni singolo secondo. " Mi sorride dolce: "Però ha ripetuto che vuole te. Non Ezio." Fa un cenno, sorridendo beffardo verso il manager, marcando l'ultima parte del discorso. Sorrido sinceramente pure io, ma per un'altra parte del suo discorso: "Vuole te". Ma tanto loro non sapranno mai che sorrido per questa bambinata diabetica. Spero.

Guardo l'orologio: 4.22.

Simone è andato via da due orette ormai, abbiamo visto metà serie, parlato molto, ma non abbiamo più sfiorato l'argomento "Luca". 

Tutto andava bene, finché l'argomento "Luca" ha deciso di ubriacarsi e palesarsi qui.

Trattengo un altro sorriso, quando lo sento sbiascicare: "Dov'è Alessandra?" Un silenzio imbarazzante si instaura immediatamente. Enzo mi guarda in una maniera indescrivibile, poi afferma con un atteggiamento quasi passivo-aggressivo: "Il mio nome ha 4 lettere. 4 fottutissime lettere- E lui le riesce a sbagliare. Ma le tue 10 lettere, neanche volendo, le sbaglierebbe..." So che vuole essere ironico, ma il suo intervento mi fa riflettere e, ancora una volta, mi dimostra che Luca è il problema più grande della mia vita.

La mia rovina.

"Dai, andate a casa. Ci penso io." Affermo abbastanza assonnata, per poi sedermi sul divano vicino al morto vivente. 

Ma quanto puzza d'alcool?

I ragazzi mi guardano mortificati, so che loro non volevano portarlo qui e lasciarmi questo "peso", ma in realtà sono più serena se devo occuparmene io. 

Dopo la sua scenata in ospedale, non sono riuscita a pensare ad altro che alla sua reazione illogica. Era palese non stesse bene e stesse affrontando il dolore nel modo peggiore esistente. Quindi sono più tranquilla così. 

Ava mi osserva per un po', mentre sbadiglio e cambia idea: "Senti, forse ho sbagliato. Lo riporto a casa." Scuoto la testa energicamente: "Non ci pensare neanche. Sto io con lui, nessun problema. Poi domani lo accompagno io a prendere Sabri e Giorgio in stazione, non credo sarà in grado di guidare." Annuisce piano, ancora diffidente e non molto convinto.

Poi Enzo aggiunge: "Noi andiamo a casa, ma per qualsiasi cosa... chiama." Annuisco, sapendo benissimo che non lo farò e lo sanno anche loro. Già lui gli avrà rotto le palle abbastanza, ora è il mio turno di subire la sua sbronza. Li abbraccio e ammetto di aver sussurrato a Lollo, mentre lo stringevo, un: "Dobbiamo risolvere." Non mi ha risposto e, anche se sono "senza cuore", ci sono rimasta male. Ma ho finto di no e li ho accompagnati all'uscita, salutandoli con: "Auguratemi buona fortuna." E ricevendo le loro risate. Lollo escluso.

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