7. POTERE

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Alessandra's pov

"Sì Erika, sono molto contenta." Fingo entusiasmo alla sua dichiarazione: Eri e Fabri verranno a Milano tra qualche settimana, forse anche Sabrina, visto che lei sale spesso per incontrare il figlio. Sono felice di poter riabbracciare Erika, ma ora sono troppo scossa da quello che è appena successo per rispondere con lucidità alle sue affermazioni.

Mi ha fregata, anzi mi sono fatta fregare da quel bastardo. Sono sicura ora sia al settimo cielo per quello che è appena accaduto. Crede che lo ami ancora... ma ci rendiamo conto?  Cioè lui mi rincorre, cerca di parlarmi, mi fissa, viene a casa mia e io, che semplicemente lo evito, dovrei essere quella innamorata?

È pazzo. Non c'è altra risposta.

Se solo Erika non mi avesse chiamato, lo avrei mandato a cagare in 17 lingue diverse. Lo giuro, ero proprio sul punto di farlo.


Ma Erika ha sempre avuto un pessimo tempismo e ora mi ritrovo a sperare che il discorso si riapra in futuro, in modo che io possa fargli capire la mia totale indifferenza. Anche perché io non voglio più avere nulla a che fare con lui, sia chiaro. Allora, forse è meglio che il discorso non si riapra più... Sono così confusa, disorientata.

Ma voglio fargli capire chi ha le redini in mano, il controllo: io ovviamente. Perchè è lui quello follemente innamorato di me. E arrivata a questa affermazione dovrei chiedermi: allora perchè mi ha mollata? AD CAZZUM poi?

 Vabbè fatto sta che è lui quello innamorato, mi ripeto, Io proprio no... Oh ma chi voglio prendere in giro, prendo un respiro profondo e incasso il colpo, neanche a me stessa so mentire: con lui è diverso. Con lui è tutto diverso. Io lo sono.

Lui ha il potere di distruggermi, l'ha dimostrato poco fa.

"Mi stai ascoltando?" Chiede un po' infastidita Erika, sicuramente non sta ricevendo una mia risposta da cinque minuti buoni. "Sinceramente?" Domando con tono colpevole. "Ok, è successo qualcosa con mio fratello." Sentenzia convinta e io mi affretto a rispondere: "No." Sento che sospira. "Non era una domanda." Si prende beffa di me la ricciolina. Ho già detto di fare schifo a mentire?

"Senti magari 'sta sera ti richiamo e ti racconto..." Propongo. Non ho le forze di ripensare a quello che è successo ed ai mille brividi che hanno preso dominio della mia pelle al nostro contatto. Ma che caz... indifferenza sei ancora tra noi? No perché inizio a perdere colpi e ci ho parlato solo una volta.

E anche se odio ammetterlo: mi ha asfaltato.


Non va affatto bene, ma è solo una battaglia, sono sicura che io vincerò la guerra.

"Non dimenticarti di chiamarmi." Mi avvisa Eri, mentre ci salutiamo al telefono. Chiudo la chiamata e mi affaccio alla finestra. Devo prendere un po' d'aria e mettere i pensieri in ordi... Ok è in giardino, forse la finestra era una cattiva idea.

"Forse non l'ho persa." Sento uscire dalle sue morbidissime labbra, mentre sono certa che un'espressione di vittoria sia stampata sul suo meraviglioso volto. Eh no. Non va bene. Nè che io parli in questo modo dei tuoi tratti somatici nè che, dopo quello che mi hai fatto, hai la convinzione di avermi in pugno. Tu mi hai lasciato, tu mi hai fatta soffrire e tu non hai il diritto di credere di poter esercitare potere su di me.

Magari è anche vero, diciamo solo un po', ma tu questo non lo dovrai mai sapere. Quindi si torna al piano iniziale: indifferenza.

So che anch'io esercito un certo potere su Luca, devo solo essere più brava di lui a usare le miei carte. Lo osservo passeggiare avanti ed indietro con la sigaretta in mano, gioca a spostare un sacco con i piedi.

Mi fermo.

Cristo, sembra stia parlando di un nemico di guerra e non di Luca, ma devo proteggermi. Se ora mi sento distrutta, non oso immaginare cosa possa succedere se mi fido ancora di lui.Devo dimostrargli che si sbaglia.

D'improvviso la voce di Alex mi distrae dai miei pensieri, quasi spaventandomi: "Vuoi che vada io a prendere Vanessa a scuola?" Cazzo Vanessa... Fantastico, ci mancava solo affrontare la "tematica Luca" con lei. "No, non ti preoccupare, vado io." Rispondo al mio migliore amico, che mi guarda con disapprovazione, appoggiato allo stipide della porta.

Mi osserva attentamente e poi: "Ale perchè? Cioè non sei mai stata così. Quando tu e Marco vi siete lasciati non ti sei comportata in questo modo, anzi sembrava fossi al settimo cielo per aver ripreso la tua indipendenza in mano. Invece da quando tu e Luca non state più insieme è come se tu...ti fossi, come dire...spenta." Quello che dice è tremendamente vero, ma odio accettarlo. Marco e io siamo stati insieme tre mesi e mi è bastato per capire che l'amore non fa per me, ma poi ho incontrato voi sapete chi e...

Abbraccio Alex e lo rassicuro: "Non ti preoccupare, me la caverò. Anche 'sta volta." Non è vero. So che non sarà così semplice 'sta volta perchè Luca non è Marco.

Perchè Luca è semplicemente Luca.

Sapere che Alex si preoccupi così per me, mi rende molto fiera di avere un amico come lui, ma preferisco non essere un peso, quindi sdrammatizzo: "Da quando ti preoccupi della tua migliore amica stronza? Non è che mi devi confessare qualcosa? Hai iniziato a drogarti?" Iniziamo a ridere come due scemi, dopo che lui mi dà della "cretina" e io fingo un broncio.

Sciolgo l'abbraccio e, anche se non lo ammetterò mai, è stato proprio confortante. Poi prendo le chiavi della macchina e, cercando di evitare gli sguardi, ma soprattutto uno sguardo, vado a prendere Vane a scuola. 

Appena sale in macchina e mi lascia un dolce bacio sulla guancia, la avverto: "Dobbiamo parlare." Sono abbastanza diretta, mi piace affrontare le cose di petto, almeno così è più facile controllarle.

"Non sono stata io, è colpa di Sofia." Si mette sulla difensiva, lasciandomi confusa. Infatti il mio sguardo interrogativo la costringe a continuare: "Oh...forse non parlavi del tuo rossetto di Dior." Come scusa? Rimango basita: "Cosa è successo al mio rossetto?" Ritorna sulla difensiva la peste: "Ripeto: è colpa di Sofia. Sicuramente è stata lei a farlo cadere a terra, nel bagno, del secondo piano, giovedì pomeriggio..." Lo avevo detto che mi assomigliava: fa schifo a mentire.

Trattengo un sorriso e fingo un sospiro di frustrazione (deve imparare ad avere cura delle cose, soprattutto se non sono sue, ma la nostra somiglianza la rende troppo tenera ai miei occhi) poi ritorno sul discorso iniziale: "Dobbiamo parlare di Luca." Parola magica: la bambina al mio fianco si illumina.

"Oddio finalmente. Lo sapevo. Avete fatto pace, vero?" Come se fosse così semplice, piccola. Rispondo immediatamente, accarezzandole il capo: "No, è a casa nostra solo per lavoro." Calco il più possibile il "solo" e la peste si illumina ancora di più: "È davvero a casa? Oddio, lo rivedrò." Manco le avessi comprato una ferrari.

Sospiro un po' infastidita, cioè lei dovrebbe essere dalla mia parte, sa quello che ho passato per colpa di "Zio Lù" e invece...

Comunque è solo un bambina e Luca per lei ha fatto molto, quindi capisco. Mentre lei  in auto continua a lanciare urletti di gioia e io ad alzare il volume della radio, cercando di coprire questi maledetti urletti, mi accorgo che siamo arrivate.

"Ale, quando lo perdoni?" Mi chiede, prendendomi alla sprovvista, prima di scendere e gettarsi nelle sue braccia, come se fosse ovvio che prima o poi io lo perdonerò. Non mi conosci abbastanza, peste. Poi ammetto: "Vane, non credo succederà mai... Luca non è stato abbastanza onesto e leale con me." Cerco di spiegarle in modo pacato. Ma lei, come se fosse ovvio, afferma: "Ma se Luca è onesto e leale solo con te?" Calca il "solo", come ho fatto io poco prima, prendendosi gioco dei miei buoni propositi di dimenticarmi quello stronzo. 

Bambina molto furba.

Luca e io ci siamo sempre detti tutto. Ogni minima cosa. Eravamo senza segreti, infatti il suo atteggiamento è stata una delle delusioni più grandi delle mia vita.

Devo essere forte però e non farmi sopraffare dalle emozioni, quindi prendo un respiro ed evito la sua affermazione: "Dai, che ti sta aspettando." E come se non stesse aspettando altro, entra in casa come un fulmine.

E mi riprovo a pregare prima di attraversare la sogli: Ti prego "Zio Lù" non fare troppo il bravo con la peste, se no poi sarò costretta a rivedere la tua splendida faccia da cazzo.

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