43. SEMPRE LO STESSO

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Alessandra's pov

Appena prova a posare le sue labbra sulle mie mi scanso, voltandomi a sinistra. Sbuffa sonoramente e ripete la mia frase, facendomi ridere: "Non vale."

Mi giro verso di lui e lo vedo alzare gli occhi al cielo, sempre con il sorriso stampato in faccia. Mi dispiace interrompere questo momento, ma ho mille domande e la prima di tutte è: "Perchè non hai risposto al messaggio ieri?" Sospira e noto che smette di sorridere.

Capisco immediatamente che qualcosa non va, principalmente perchè il suo atteggiamento è stato parecchio ambiguo ieri notte e 'sta mattina, ma anche perchè il suo attuale cambiamento di umore conferma i miei dubbi.

"Ragazzi mi hanno detto che siete qui...Disturbo?" Sentiamo la voce incerta e imbarazzata di Sabrina dall'altra parte della stanza e istintivamente mi stacco da Luca, che impreca qualcosa in salernitano.
Passo la lingua tra le labbra e cerco di ridarmi un tono decente. Mi alzo dal letto velocemente per guardarmi allo specchio: si nota lontano un miglio quello che è appena successo. Mi sbatto una mano in faccia, ancora rincoglionita, e sento Luca ridere.

Non sono pentita del bacio, semplicemente preferivo che nessuno assistesse a questo momento.

"Cazzo ridi?" Dico con tono basso per evitare che Sabrina mi senta. Lui, come se non fosse successo nulla, avverte la madre con tono tranquillo: "Ma' ora apro." Spalanco gli occhi perchè non mi ha nemmeno dato il tempo di riprendermi, però quando il mio cervello connette che potrei correre in bagno e nascondermi, è troppo tardi.

Lui ha già aperto la porta e Sabri ci sta già fissando con uno strano sorrisino sulle labbra. Vedo che fissa per qualche istante la mia bocca, per poi allargare il sorrisino. È leggermente inquietante, infatti Lù, scoppiando a ridere, chiede: "Hai una paralisi?"

Lei lo spintoma scherzosamente, spiegando: "Stavo solo verificando." Luca scuote la testa divertito, mentre io mi chiedo a cosa si stia riferendo. Mentre Sabri entra in camera, decido di domandarglielo, perchè sono troppo curiosa: "Verificare cosa esattamente?" Lei mi osserva per un po', mettendomi anche abbastanza in soggezione, e poi mi lancia uno sguardo da: "Non lo vuoi sapere." Capendo il suo riferimento, sposto lo sguardo immediatamente.

Mentre cerco mentalmente una via di fuga, lei mi porge il cellulare, avvisandomi: "Ti hanno chiamata poco fa." Annuisco controllando le ultime chiamate perse e sono tutte da Erika. Mi ricordo che anche prima di entrare qui, ho trovato diverse sue chiamate, quindi un po' allarmata, decido di richiamare. Lancio uno sguardo a Luca, che si avvicina, domandandomi: "Perchè sei preoccupata?" Non mi stupisco nemmeno più. È palese che mi conosca alla perfezione e che mi legga dentro.

Mezzo sguardo e lui mi ha capito.

Gli mostro il display e sento il suo corpo, tra l'altro vicinissimo al mio, irrigidirsi. Dopo aver letto il nomignolo che ho affibbiato a sua sorella, mi lancia una veloce occhiata e si volta di spalle.

Capisco subito che Erika conosca il motivo per cui ieri Luca non mi ha risposto o comunque che lei sappia qualcosa che io non so. Lo capisco perchè Erika mi ha chiamato più di una volta oggi, come se avesse il bisogno di rivelarmi qualcosa. Lo capisco dall'occhiata che mi ha appena lanciato Luca. E lo capisco dal fatto che in questo momento lui non mi voglia guardare in faccia.

Improvvisamente Sabri interrompe il silenzio creato da me e Luca: "Ma quindi... Quando divento nonna?" Mi giro di scatto, sbarrando gli occhi e non riesco a trattenere un sorriso, quando capisco che lo ha detto solo per smorzare la tensione.

Sabri non è mai stata troppo pressante o appiccicosa nel mio rapporto con suo figlio, ci ha sempre lasciato fare, senza mai intromettersi. Io ammetto che, se si fosse intromessa, non me la sarei neanche presa tanto poichè è sua madre, ma apprezzo molto come lei sia sempre comprensiva con noi, soprattutto con me che non le sono niente. Anzi forse, le poche volte che è entrata in qualche nostra discussione, ha difeso me. È la suocera che tutti vorrebbero: tranquilla, presente, ma non troppo, dolce, mai assilante. E un po' sto male al pensiero che non potrà mai più essere mia suocera.

Lei ricambia il mio sorriso e, mentre sto per avvertirla che il suo desiderio non è molto attuabile, una voce insostituibile proviene dalla porta, aperta in precedenza: "Signò ma suo figlio non sa mettersi le mutande, figuriamoci cambiare un pannolino." Mi volto verso quell'ammasso di capelli rossi e mi sbatto una mano sulla fronte incredula.

Luca immediatamente controbatte con tono scherzoso: "Ma che vuoi tu?" Giona entra in camera con nonchalance per poi dirgli: "Devo parlarti di una cosa." Poi si volta verso me e Sabri: "Scusate ragazze, ma ve lo devo rubare." Scuoto la testa guardando la sua espressione da idiota e schiaccio il pulsante per chiamare Erika.

Mentre sento il primo squillo, vedo Gio prendere Luca per un braccio e trascinarlo verso l'esterno. Ma prima di chiudere me e Sabrina dentro la camera, probabilmente per non farci sentire i loro discorsi, mi domanda: "Cat woman, se il bimbo nasce biondo lo chiami Gionata?"

Alzo gli occhi al cielo, mostrandogli il medio. Il problema è che sorrido. Sfera può sembrare anche imbecille, probabilmente lo è, ma è una delle persone più simpatiche e premurose che io conosca. Se ti vuole bene, è capace a darti il mondo.

Rimango stupita quando noto che il cellulare continua a suonare senza risposta, infatti richiamo, ma comunque non ricevo risposta. Sabri, notando sicuramente la mia agitazione, domanda: "Non ti risponde?" Sono un po' indecisa se dirle o meno che è Erika a non rispondermi. Non vorrei farla preoccupare troppo, ma non vorrei nemmeno nasconderlo a lei, che è sua madre.

Mi vede tentennare, infatti chiede: "Chi ti ha chiamato prima?" Sospiro, mentre lotto con i miei dubbi e, dopo un po', rispondo: "Erika." Immediatamente si calma, lasciandomi stupita, ma poi mi spiega: "Sicuramente starà facendo fisioterapia."

Annuisco più tranquilla. Mi sorride e mi guarda, facendomi sentire un po' in soggezione, questo sguardo indagatorio mi agita. Ma il colpo di grazia arriva con la sua domanda: "Vi siete baciati? Come è stato?" Deglutisco in difficoltà. Ho sempre avuto problemi a parlare dei miei sentimenti, con Sabri non è mai stata una grande preoccupazione. Però ora non è più semplice come prima parlare di essi, nè con lei, nè con gli altri.

Io e lui non abbiamo mai avuto problemi a mostrarci innamorati, ma ora è tutto diverso. È tutto un casino.

Sorride ancora di più, quando inizio a toccarmi i capelli agitata. Mi mordo il labbro: "A quale domanda devo rispondere prima?" Ridacchia, scuotendo la testa: "Sei sempre la stessa." Ricambio il sorriso a questo commento. Mi irrigidisco, quando però aggiunge: "Luca invece mi sembra diverso." La osservo silenziosamente e, vedendo la smorfia di sconforto sul suo volto, ci rimango male.

Pure lei avrà capito che qualcosa non va, ma mi dispiace che ne soffra. Mi dispiace perchè io ho provato lo stesso dolore, mi sono sentita disorientata, notavo che mi mentiva e non dicevo nulla, mi sono sentita presa in giro.

La comprendo, ma la contraddico: "Pure lui è sempre lo stesso."

Credo avesse bisogno di sentirsi dire proprio questo, perchè sorride: "Se lo dici tu, ci credo."

A interrompere questo momento ci pensa Luca: "Sono tornato." Non sembra tranquillo come prima, anzi sembra nervoso. A un certo punto, lui ci domanda: "Andiamo a trovare Erika?" Sua madre passa lo sguardo da me a lui, per poi avvertirci: "Io sono appena tornata dall'ospedale, andate voi." So per certo lo stia dicendo apposta per lasciarci soli, infatti le sorrido grata.

Abbraccia suo figlio e poi me. Dopodiché uscendo, concorda con la mia affermazione precedente: "Hai ragione, ora l'ho guardato meglio." Annuisco capendo e ridacchio vedendo l'espressione di Luca.

Lei esce e io cammino verso di lui. Mi stupisco perchè indietreggia: "Che fai?" Domando insospettita e lui sospira: "Prima di andare in ospedale, mi devi rivelare qualcosa?" Il suo tono serio, mi fa ridere, poichè fino a 5 minuti fa il suo atteggiamento era l'opposto, perciò scherzo: "Sei bipolare?" Non si smuove e rimane serio.

A questo punto, mi fermo davanti a lui e rispondo con la dannata domanda che mi tormenta, una domanda vera: "Perché non mi hai risposto ieri al messaggio?" Deglutisce, grattando il gomito. Poi risponde: "Ero arrabbiato con te." Vorrei dirgli che fin qui ci ero arrivata pure io, ma mi sembra già abbastanza nervoso, quindi chiedo: "E questa rabbia è tornata adesso?" Annuisce, non guardandomi negli occhi.

Mai un attimo di tranquillità.

"Potresti parlare senza giri di parole?" Mi irrigidisco perchè oramai si gioca a carte scoperte, non ha senso tutto questo mistero. Infatti mi domanda diretto: "Tu c'entri qualcosa con il fisioterapista di Erika?" Spalanco gli occhi a questa domanda, ma ammetto che ora come ora la sua gelosia mi fa più che piacere, quindi ci gioco sopra: "Chi? Quello stra figo?"

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