67. GETTARE SANGUE

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Alessandra's pov

Stava lì fermo sullo stipide della porta da oramai una decina di minuti.

Le braccia conserte, la spalla appoggiata all'uscio della porta, la gamba destra davanti alla sinistra, quasi come un incrocio, la testa inclinata che portava il capo ad essere attaccato al legno dell'entrata della mia camera.

Avevo avvertito la sua presenza fin dall'inizio, il suo ineguagliabile odore e il magneticismo che da sempre ci univa mi avevano reso il compito facile. Aspettandomi però un suo ingresso, avevo continuato a leggere il fascicolo di appunti che dovevo studiare per l'esame di venerdì, incurante del suo silenzio.

Amavo i momenti di semplice silenzio tra me e lui, ma questo era strano. Stava lì, immobile, incorruttibile e tremendamente taciturno. Mentre io stavo qui, dentro la stanza, lontano da lui, con i suoi occhi costantemente addosso, ma senza spiccicare ugualmente parola.

Appena mi sono resa però conto del suo mancato ingresso, ho alzato gli occhi dalla miriade di parole del foglio, che oramai manco comprendevo, troppo concentrata al pensiero di ciò che lo angosciava talmente tanto da farlo stare in un angolino muto a contemplare un mio stupido momento di studio.

"Per quanto rimarrai lì?" Domando prendendo una penna dal tavolo e appuntando accanto al foglio la scritta: studia cazzo, non pensare a lui.

Promemoria che sono conscia non essere in grado di rispettare.

"Per quanto credi che dureremo?" Chiede di rimando, facendomi boccheggiare. Ah... è questo che lo angoscia tanto. "Intendo dire fino al momento in cui ci distruggeremo a vicenda." Specifica, suscitando in me un leggero fastidio.

"Stai dando per scontato che finirà male." Cerco di farlo ragionare, poggiando la penna sulla scrivania e alzandomi per raggiungerlo.

Continua a non muovere un muscolo: "Sto dando per scontato che finirà male perchè finiremo insieme."

Ripongo anch'io la spalla sullo stipide, imitando la sua rigida posa e posizionandomi a pochi centimetri dalla sua figura: "Se finiremo insieme allora significa che non finiremo male."

Socchiude le labbra per dirmi qualcosa che però precedo: "Che pensieri hai per la testa, Lù?"

Sospira: "Ho fatto qualcosa che credo ti distruggerà." Dice tutto d'un fiato, come se si fosse appena tolto un peso. Così posiziono la mano sul suo petto, perfettamente attillato alla maglia nera: "D'orso la tua intera esistenza rappresenta la mia distruzione." Dico maledettamente seria, facendolo ridacchiare.

'Dico sul serio... tu esisti, io ti amo e questo comporta una sorta di autosabotaggio." Affermo seria.

"Semplicemente darei tutto per te e... porca troia, è davvero una cosa ostacolante e disgruggente per me. Ma è inevitabile dal momento che esisti." Un sorriso non riesce a non comparire sul suo volto.

Mi avvicino ulteriormente e mormoro: "L'ho accettato però, quindi fammi un piacere, smettiamo di affrontare questo discorso. Lo sappiamo entrambi che amarci così tanto comporta distruggerci a volte." Annuisce lievemente e concludo: "Che hai combinato?"

Mi guarda soltanto, non sembra trovare la forza di parlare. Socchiude le labbra, poi le richiude. Non è convinto per niente.

Frappongo anche l'altra mano tra noi, posizionandola sul suo petto, spostando quella destra sulla sua spalla: "Dimmi solo che non mi lascerai ancora..." Sento i suoi battiti più chiaramente ora, perciò con un tocco leggero passo la mano su tutta la parte superiore del suo busto fino al mento, che sfioro con due dita per alzargli il volto, per guardarlo bene negli occhi.

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