19. FINGERE

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Alessandra's pov

Continuo ad osservare i miei stivali mentre penso solo "che cazzata sto facendo?".


Non so bene il motivo per il quale ho accettato, ma mi è sembrata la cosa giusta in quel momento. Ora non tanto, ma comunque ora non si torna più indietro.

Mentre ci avviciniamo alla macchina, mi chiede: "Posso guidare io?" Lo guardo abbastanza scocciata. Sa già la risposta, ma comunque gli comunico: "Assolutamente no, mutanda di ferro." Sorride alla mia spesa in giro, ma senza pensarci mi risponde: "Ci avrei scommesso, felpina mia." Cerco di non ricambiare il sorriso, soprattutto quando aprendo la porta sussurra: "Formeremo un guardaroba..." Penso che devo comunque mantenere una certa freddezza, già la situazione sta degenerando un po' troppo sotto il mio punto di vista ed entro nell'auto.

Accendo e parto, evitando i suoi occhi fissi su di me. Mi scruta per tutto il tempo come se volesse ancorare a sé ogni minimo attimo, mentre io fingo di non notare ciò con gli occhi puntati sulla strada e la bocca sigillata.  

Dovevo stare zitta. Dovevo dire che non volevo che venisse. Dovevo ricordarmi tutte queste notti in cui non facevo altro che versare lacrime come una bimba abbandonata sul ciglio della strada. Sembrava avessi perso un genitore, un organo o una casa.

Perchè è così, io in questa situazione ho solo perso. Forse è questo il vero dilemma: ho perso l'unica cosa che mi permetteva di respirare liberamente, respirare aria pulita. Invece ora mi ritrovo a respirare a fatica perchè sono costantemente appiccicata ai ricordi, a un 'ero felice prima' e non riesco nemmeno ad andare avanti. Non mi sembra di esserne capace.

Io non sto vivendo, sto sopravvivendo.

Sopravvivo in un mondo di bugie che mi sono creata da sola. La mia vita è una bugia. Fingo di vivere, ma solo per gli altri, per evitare loro domande, per non essere compatita. Fingo l'indifferenza, la tranquillità, la calma. Fingo che tutto vada fottutamente bene anche se è palese il contrario.

Mi faccio pena da sola, ma ho capito che la vita non sempre è come la desideri. Ho sempre creduto che ognuno si costruisca il proprio destino con le proprie scelte, però in questo periodo ho anche compreso che noi a volte siamo succubi delle situazioni. A volte ci ritroviamo a dipendere dagli altri.

Il contesto cambia sempre la prospettiva.

"A che pensi?" Mi mancava solo la sua curiosità, ora come ora. Non rispondo e continuo a guidare, la verità è che non saprei nemmeno come rispondere: "Sai com'è...stavo ragionando su quanto la mia vita non si possa definire tale da quando tu non ci sei." 

Dopo avergli rivelato ciò potevo definitivamente ammazzarmi dall'umiliazione. Preferisco tacere.

Lui, visibilmente infastidito dal mio silenzio, continua: "Guarda che se ti sei pentita, puoi anche accostare e lasciarmi qui. Non voglio essere un peso." Lo stronzo sa come tirarmi fuori le parole di bocca e poi siamo in autostrada quindi non lo potrei lasciare da nessuna parte, è tutta una sceneggiata per avere la mia attenzione. Ripeto: stronzo.

"Non fare la vittima con me. E poi sì, ti vorrei tanto lasciare in autostrada, ma non vorrei ti scambiassero per un gigolò." Cerco comunque di tenermi distaccata, non so se è giusto fidarmi di lui. O forse mi fido ancora, ma non so se è giusto mostrarglielo. E' tutto un casino.

Sorride sornione: "Baby mica sono un gigolòòòòòòò, ah
Tra i palazzi come Jeeg Robotttttt, ah." Inizia a cantare a squarcia gola come un pazzo, mostrandomi quanto è stato bravo a ottenere quello che voleva: un po' di attenzione da parte mia. 

Per sovrastare la sua voce alzo il volume della radio. Ma solo dopo mi accorgo che la canzone che stanno passando è di Peppe Soks. Cazzo...

Peppe e Luca non si parlano da un annetto, in pratica da quando Lù ha capito che Peppe era molto più volenteroso di ottenere successo e soldi che di continuare a fare musica con il suo migliore amico di infanzia. Poi ha capito che Luca stava avendo molto più successo di lui ed è andato tutto a rotoli. Voleva i suoi soldi, non più il suo migliore amico. L'invidia lo stava divorando e Luca non se ne era minimamente reso conto. Quanto è brutto quando alle persone non basta più il tuo essere, ma cercano di ricavare benefici da te e dalla tua notorietà. 

Solo tu lo sai [Capoplaza]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora