58a. CLUB DEGLI ALCOLISTI ANONIMI

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Luca's pov

Entro in casa, mentre Fra mi avvisa: "Vado a farmi un doccia, Lù." Annuisco e mi dirigo in cucina, intanto che lui va verso il piano superiore. Siamo stati tutta la nottata in studio, infatti fatico a tenere gli occhi aperti, ma nonostante ciò ho troppa fame per andare a dormire adesso.

Quando mi ritrovo sulla soglia della porta, sento la voce intimorita di Pietro: "Ma sei sicura? È una cosa seria..." È palesemente turbato, pare faccia uno sforzo a parlare, come se avesse un groppo in gola. Rimango sulla soglia incuriosito e lo osservo accendersi una sigaretta, tenendo il cellulare tra la spalla e l'orecchio destro.

È metà febbraio, ma lui sta sudando.

Mi allarmo vedendolo in questa condizione, ma lui non mi nota perché si gira dall'altro lato, mentre sbotta: "Non puoi prendere una decisione del genere senza confrontarti con qualcuno. Potevi almeno dirlo ad Ale, lei è molto più razionale di noi." Ma che cazzo sta dicendo? Cosa c'entra Ale e soprattutto di che decisione seria sta parlando?

Vengo affiancato da Lollo, che con la fronte corrugata, domanda: "Con chi sta parlando?" Alzo le spalle confuso e gli faccio segno di far silenzio. Sembra una conversazione molto personale, ma soprattutto molto segreta. Per questo sono contento che Pietro non ci abbia ancora visti. So che è una persona molto riservata, se si trova in circostanze serie, non ha molto piacere a parlarne. Quindi l'unico modo per sapere, è spiarlo, anche se so che è oggettivamente sbagliato.

Ho la sensazione mi stia nascondendo qualcosa da un po' di tempo e ho anche la sensazione che sia arrivato il momento di capire i suoi atteggiamenti bizzarri.

"Ma veramente non glielo vuoi dire?" Chiede, buttando fuori il fumo e passandosi una mano sulla fronte piena di goccioline. È teso e inizio a esserlo pure io.

Lollo improvvisamente starnutisce e immediatamente, di rimando, le spalle di Pietro si irrigidiscono. Sbarro gli occhi, imprecando contro Lollo, che mi risponde con un sorrisino da finto innocente.

Pietro si volta lentamente, avvertendo al telefono la persona a noi sconosciuta: "Ti richiamo dopo." Io e Lollo ci avviciniamo con decisione a Pietro, che a differenza nostra, pare in procinto di un collasso. Spegne la sigaretta nel portacenere e si ripassa la mano sulla fronte.

Lollo, con tutta la tranquillità del mondo, apre il frigo e si prende una lattina di sprite, come se il contesto fosse tranquillo, sereno.

Pie guarda lui, probabilmente perchè non vuole affrontare il mio sguardo, che è molto più curioso e serio di quello di Lollo. Poi esordisce: "Devo andare."

Ma appena tenta di superarmi, mi posiziono davanti a lui, bloccandogli la via d'uscita e facendolo sospirare rumorosamente. "Che stai combinando?" Vado dritto al punto, non ci giro intorno. Sono troppo stanco per farlo.

Evita accuratamente il mio sguardo, anche se io continuo a cercare il suo, e tenta di salvarsi con un: "Nulla di grave." Fa un passo verso destra, ma ne faccio uno anch'io, non contento della sua risposta.

Sta mentendo.

"Pie, parla." Quasi glielo ordino, perché l'ultima cosa che voglio ora sono altri segreti. Lui lo sa, ne è consapevole, infatti mi rassicura: "Lù, giuro che risolvo da solo." Corrugo le sopracciglia per la sua risposta ambigua: "Perchè devi farlo da solo se non sei solo? Ci siamo noi..."

Finalmente decide di guardarmi negli occhi e, vedendo la mia espressione leggermente delusa, deglutisce. Mi guarda per qualche secondo e capisce che, nascondermi i suoi problemi, non risolve nulla, anzi, ne crea altri.

Si passa frustrato la mano tra i capelli e afferma: "Ho fatto una cazzata." Inizia a muoversi nervosamente e, a questo punto, interviene Lollo con leggerezza: "Fosse la prima." Pietro lo guarda malissimo, mentre lui si beve un sorso dalla lattina.

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