26. ASSENTE

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Luca's pov

"Luca basta." Continua a sgolarsi Ava per la musica troppo alta, invano. Non ho intenzione di fermarmi. Sono solo al decimo shottino, forse sedicesimo.

Non ricordo, ma comunque sento già che inizia a fare effetto. Finalmente.

Mi avvicino al moro, ma lui vedendomi barcollare si affretta a venirmi a reggere, perciò lo abbraccio. Non so perchè.

Poi mi consulto con lui su una mia insicurezza: "Secondo te." Rido, sentendo la mia voce. Mi sa che sto iniziando a sbiascicare, ho pronunciato la "s" in modo strano e ho prolungato la "e".

Lo continuo a stringere e proseguo con il mio quesito di vitale importanza: "Sono più bello io o Simone?"

"Simone", anche se non so bene se ricordo bene la sua faccia attualmente, mi sta tormentando da tutta la sera. Mi allontano, per guardarlo in faccia, e cerco di persuadere la sua scelta con un occhiolino.

Lui sorride, anche se sembra amareggiato, e risponde: "È il caso di tornare a casa." Mi stacco velocemente dalla sua presa.

"No." Quasi urlo e poi, dopo aver indietreggiando rapidamente, sento delle braccia sorreggermi da dietro, credo che se non mi avessero preso, ora starei facendo compagnia al pavimento. Ah però...che carino questo pavimento.

Neanche mi giro a vedere chi è, ma mi volto deciso verso il banco del locale e grido: "Maglia viola, portamene altri." E ricomincio a ridere. Ma che maglia di merda ha questo. Sento lo sguardo del barman addosso, ma non ci faccio caso. Non faccio caso a nulla.

Mi sento annullato, insensato, idiota.

Un tizio che non riconosco benissimo, si intromette: "Luca, smettila. Dai, torniamo a casa." Nego con la testa e bevo l'ennesimo shottino. Poi, guardandomi malamente, ritenta: "Okay, possiamo almeno uscire un attimo?" Vuole un attico? Oh, pure io: "Te lo compro io, ma dopo."

Dopo aver risposto ciò, con estrema disinvoltura e qualche "r" di troppo, mi volto nuovamente e riprendo a bere. Credo di essere al 24esimo oramai, sto diventando velocissimo.

Il tizio, che a quanto pare mi conosce perchè prima ha pronunciato il mio nome, è alto e grosso il doppio di me. Mi solleva come se fossi una piuma, mentre io continuo a dimenarmi e sbiascicare cose incomprensibili persino per me.

Intanto Ava e qualcuno che non riesco a capire chi sia, li vedo tutti offuscati, sono dietro di noi, che si dicono non so cosa. Mi osservano in un modo che non riesco a decifrare, non capisco.

Non capisco più un cazzo.

L'unica persona che riconosco meglio degli altri è Francesco, forse perchè ci ho passato tutta la serata insieme e perchè mi ha fatto ripetere troppo volte il suo nome. Mi ha fatto incazzare parecchio stasera, facendo la mammina preoccupata.

Vedo come se fosse tutto un po' troppo appannato ora. Appena mollato dalla presa del bestione, lo osservo incazzato e mentre sto per inveire contro di lui, mi blocco.

Mi blocco perchè immagino lo sguardo di lei, se mi vedesse ora.

Sarebbe disgustata e io non voglio.

Io voglio che mi accetti, che non mi tratti come una testa di cazzo, anche se è evidente che lo sono. Desidero che si comporti con me come si comportava prima.

Non come se fossi un coglione, come un essere umano a cui lei ha dato tutto, a cui ha riservato sempre il suo amore.

Non voglio essere l'esempio lampante di ciò che lei deve evitare con cura, voglio essere la persona che la fa sorridere dalla mattina alla sera, magari anche durante la notte...

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