39. MI FIDO

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Alessandra's pov

Mi sveglio di soprassalto con il fiato corto e la prima cosa che faccio è guardare l'ora sul cellulare.

10.24

Sbarro gli occhi e, stanca come mai prima d'ora, rigetto la testa sul cuscino. Sbadiglio e inizio strofinarmi lentamente le palpebre chiuse perchè non ci posso credere. Mentre continuo a sbadigliare, riprendo il cellulare in mano e riguardo l'ora.

10.25

Non ho sentito la sveglia, di nuovo...

Sbuffo e mi siedo stranita sul letto, non capisco perchè Vane non mi abbia svegliato. La mattina mi alzo quasi sempre alle 7.30 perché la devo accompagnare a scuola, ma oggi non è successo. Mi alzo per andare in camera della peste, ma non la trovo. Sbarro gli occhi di nuovo. Credo di sembrare una drogata in questo momento per come barcollo assonata e mi guardo intorno quasi incosciente, forse sono così stordita perchè ho passato tutta la nottata a pensare alle parole di Sofia.

Ieri sera mi a fatto un discorso estremamente filosofico, ma anche estremamente corretto. In pratica, mi ha fatto notare che era stufa di vedermi così... indifferente. Mi ha quasi urlato contro che stavo diventando come mio padre e la cosa, anche se da una parte mi ha fatto male, mi ha aiutato ad aprire gli occhi. Mi ha detto che non ho le palle di mostrarmi fragile e fingo tranquillità. Che per mostrarsi deboli ci vuole coraggio, ma io non ne ho.

Ha buttato giù il mio muro.

Inizialmente non capivo il motivo del suo discorso, ma poi ho compreso. Mi stava facendo male di proposito, perchè voleva farmi capire che la mia corazza non serve a niente, che la mia corazza mi sta solamente distruggendo e sta facendo soffrire anche tutte le persone che mi vogliono bene. Mi stava facendo arrabbiare di proposito, perchè voleva una mia reazione.

Mi ha urlato contro che Luca è mio e io non devo fare altro che riprendermelo. Devo riprendermi lui e la mia felicità perchè me la merito e devo smetterla di pensare il contrario. Che non devo fare niente, solo andare da lui e chiarire. Dirci tutta la verità. E ritornare a essere felici. Insieme.

Come se fosse semplice...

Durante la sua ramanzina sono stata zitta tutto il tempo, mentre contemplavo ogni singola parola e mentalmente la ringraziavo per non aspettarsi delle risposte da me.

Ma poi l'ho guardata e ho capito: "È successo qualcosa, vero? Sai qualcosa che non so? Perchè mi ripeti che dobbiamo chiarirci?" Le ho domandato, quasi con un pizzico di fastidio. So perfettamente com' è fatta: tutte queste sue affermazioni hanno una motivazione dietro sicuramente.

In quel momento difatti, si è zittita di botto e ha iniziato a sfregarsi le mani agitata. L'unico avviso che mi ha dato è stato: "Ho scoperto una cosa. Ma te la deve dire lui. Ci siamo sempre dette tutto, ma questa è una cosa vostra. Credo che la mia scoperta sia solo l'1% delle sue bugie. Ascoltalo."

Era palese a tutti che lui mi raccontasse solo bugie. E con questa consapevolezza sono andata in camera a dormire senza più proferire parola.

Ma la cosa paradossale? Io comunque mi fidavo e mi fido tutt'ora di lui. Mi fido anche troppo.

Perchè lo capisco quando mente, magari non glielo faccio notare, ma me ne rendo subito conto. Ma la vedo l'incertezza nei suoi occhi. Lo vedo il senso di colpa sul suo volto. Lo comprendo quando gratta il gomito o quando cambia frettolosamente argomento o quando evita il mio sguardo.

"L'ho portata io a scuola, bella addormentata." Mi avvisa Alex, facendomi sussultare e aumentare improvvisamente il battito cardiaco dallo spavento. Solo ora mi accorgo di essere rimasta sull'uscio della porta della camera di Vane, con la spalla appoggiata allo stipite e con le braccia conserte. Tento di ricompormi, ma non funziona molto poichè Alex è mio fratello in pratica: "Avevi lo sguardo perso. Luca?"

Solo tu lo sai [Capoplaza]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora