13. GIUDICARMI

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Alessandra's pov

"Ale sbrigati. Siamo in ritardo." Stilla con vocina stridula Vanessa, in modo quasi irritante per le miei povere orecchie appena sveglie.

Sono sveglia da dieco minuti e ne ho dormiti forse una trentina, non ho neanche sentito la sveglia. Ho passato la notte a rigirarmi a destra e a sinistra poi a sinistra ed a destra, mentre nella mia testa una voce fin troppo familiare mi ripeteva: "Perchè non mi abbracci?"

E la mia mente mi flagella, dato che non ho detto una cosa tipo:
"Perchè non voglio."
"Perchè non sei più niente per me."
"Perchè un tuo abbraccio non cambia nulla."

Intanto il mio cuore festeggia con la consapevolezza però che l'unica risposta che so darmi ora a quella domanda è: perchè sono stupida.

Sospiro, pensando che tanto alla fine ieri era solomente ubrico ed oggi si sarà già scordato tutto.

Dopo l'abbraccio, da me non ricambiato ovviamente, ho chiamato Ava e gli ho detto di venire a prendere il suo migliore amico, oramai addormento sul divano tra l'altro. Mentre sonnicchiava tranquillo, mi sono concessa il lusso di poggiare anch'io lo zigomo sul bracciolo del divano per osservarlo da più vicino.

Sembrava quasi lo stesso di sempre e non lo stronzo che non ha avuto neanche le palle di dirmi perchè mi ha lasciata.

Sapesse solo quanto volte penso che mi abbia tradita. Allora credo che me lo spieghebbe i suoi o perchè.

Eppure una parte di me sa che è impossibile. Che non mi farebbe mai una cosa simile, che non cercherebbe in un'altra qualcosa che io gli ho sempre dato, qualcosa che io gli darò sempre meglio: il mio cuore, la mia anima, la mia lealtà, la mia fiducia, il mio amore.

Però c'è sempre l'altra parte, quella che mi ricorda il suo modo ambiguo di scaricarmi.

Mi metto i primi jeans e la prima felpa che trovo nell'armadio e corro al piano di sotto. Poi ho improvvisamente un dubbio e mi fermo sul penultimo scalino: le scarpe? "Merda..." Sussuro mentre torno sopra, il più veloce possibile.

Nel mentre sorpasso Sofia, che si stropiccia gli occhi e mi chiede: "Che fai oggi? Dove stai andando?" Non capisco il motivo di queste domande e del suo tono fin troppo curioso, ma rispondo comunque, mentre mi allaccio le sneakers: "Adesso accompagno Vane a scuola e poi devo andare a fare uno shooting, nel posto dove lo avevo fatto l'altra volta, quello che ti era piaciuto tanto. Giuli verrà verso mezzogiorno per ricapitolare che cosa hanno fatto a lezione." Sofia alza gli occhi al cielo.

Essendo che sono abbastanza conosciuta, non vado spesso in università per seguire i corsi, perchè altrimenti si creerebbe una spiacevole situazione di raduno. L'ultima volta ci ho messo 45 minuti a superare un corridoio e sono stata pure cazziata da due miei insegnanti per questo.

È incredibile quanto la gente voglia starti accanto quando acquisti un po' di fama e quando soprattutto fai un bel po' di soldi.

Ma chi li conosce poi? Io dico: non mi hai mai cagato prima, io pure. E non andava benissimo così?

Era sincero, reale, puro il nostro non-rapporto. Perchè diavolo vuoi una foto? Non ho mica inventato la cura contro il cancro, cavolo.

Quindi studio da casa la maggior parte delle volte e Giulia, una mia grande amica che frequenta quasi tutti i miei corsi, spesso viene a casa.  Studia con me oppure mi informa su qualche novità scolastica. Alla fine, l'unica cosa che faccio veramente in presenza sono gli esami.

Il problema di Sof è che Giulia, a volte, sa essere davvero insopportabile. È molto insistente, non riesce mai ad inquadrare bene quali sono i limiti da non superare con gli altri.

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