66. CI MANCAVA SOLO LUI

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Francesco's pov

"No ti giuro, Eri." Ripeto per l'ennesima volta, espirando il fumo della canna nella direzione opposta alla ricciolina.

Si ferma un secondo, troppo presa dalla risata, e fatica a non contorcersi in avanti: "Non farmi ridere così..." Riprende a ridere, mi guarda poi cercando di riaccumulare il fiato, ma poi scoppia ancora: "Cavolo mi fa male la pancia... Sai che non devi farmi ridere così quando siamo per strada e sto camminando con le..."

Ride più forte di prima, prende un respiro: "Con le stampelle." Guarda verso l'alto per incontrare il mio sguardo altrettanto divertito.

Butta fuori l'aria: "È difficile mantenere l'equilibrio con queste se mi fai crepare dalle risate, sai?" Domanda, continuando a puntare gli occhi verso il cielo.

Vedo che sta davvero perdendo l'equilibrio, perciò la afferro per un braccio: "Dai basta... non faceva così ridere..." Mi guarda un attimo e nemmeno il tempo di incrociare gli sguardi che scoppiamo entrambi di nuovo a ridere.

"Perchè ridete come due cretinj?" Ci chiede divertito, raggiungendoci, Fabri, appena uscito dalla tabaccheria. "Uuuuu...." Cerca di respirare invano Eri. "Amore... non puoi capire."

Lui la osserva contento con gli occhi quasi a cuoricino, probabilmente non la vedeva così spensierata e felice da un po'. Poi mi dà una pacca sulla spalla, quasi a ringraziarmi. Ma non posso rispondergli perchè sto ridendo pure io, tanto quanto lei, se non peggio.

Ad interrompere il momento di idillia ed illiarità è il mio cellulare. Lo tiro fuori dalla tasca ed alzo un indice verso i due fidanzati, come a segnalare loro di attendermi un solo attimo. Quando vedo però il nome di Pie, capisco che non durerà solo un attimo la chiamata.

Ultimamente il mio amico è profondamente in crisi e la motivazione principale del suo stato di inquietudine perpetuo e quasi assillante, dal mio punto di vista, è Sofi. Ma soprattutto la problematica che comporta il centro dei pensieri del mio amico e, di rimando, risente anche dei miei pensieri adesso, è la gravidanza della bionda.

"Che c'è ora? Hai di nuovo sognato che il bambino nasceva con gli occhi neri come i tuoi e non azzurri come i suoi? No perchè se è di nuovo questo argomento che mi tocca affrontare, già ti avviso, ti chiudo il telefono in faccia e ti blocco."

Sono ancora divertito dalla situazione precedente, quindi la mia più che una minaccia, esce come una battuta. Ma, in realtà, sono maledettamente serio.

Pietro sta diventando un strazio, anche se mi rendo perfettamente conto che io nella sua situazione sarei messo esattamente come lui, se non peggio.

Non mi risponde, non mi manda a fanculo come mi aspettavo. Non lo sento nemmeno sospirare dall'altra parte del telefono. Mi preoccupo: "Pie tutto ok?" Allontano il cellulare dell'orecchio per controllare che sia ancora in chiamata. C'è. Ma è come se non ci fosse perchè continua a non dire mezza parola.

"Oi..." Nulla, il vuoto più totale. Non fiata nemmeno, infatti sono sul punto di credere che la linea sia per qualche motivo guasta e, pronto a chiudere, faccio un ultimo tentativo: "Mi senti?"

È qui che inizio a sentirlo io.

Non parla, non risponde, solo piange.

"Pietro ma cosa cazzo sta succedendo?" Chiedo oramai in ansia. Singhiozza e io, sempre più allibito, mi limito a rifare la domanda, con tono più calmo, nella speranza di indurlo a tranquillizzarsi e parlare.

Ma quando apre bocca, più che tranquillo pare in uno stato di incontrollabile frenesia: "Fra..." Riesce a buttare fuori tra un singhiozzo e l'altro.

Con tono sempre più pacato, come se parlassi a un bimbo di 5 anni, domando, gettando la canna nel cestino alla mia destra: "Che c'è?" Singhiozza ancora, sembra non avere la forza di prendere aria. "Dove sei Pie? Vuoi che venga lì?"

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