48. PENSACI UN ATTIMO

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Luca's pov

Suono per la terza volta il clacson, imprecando: "Ti muovi?" Grido al tizio di fronte a me, che sembra essersi addormentato al semaforo, il quale è verde da almeno 10 secondi, ma lui sembra non notarlo. Sbuffo, vedendo che non parte.

Abbasso il finestrino e porto la testa fuori da esso, intanto che Enzo, di fianco a me, mi ammonisce: "Luca, parla in modo calmo." Non gli do il minimo ascolto: "Razza di coglione, parti." Grido con tutta l'aria che ho nei polmoni.

Lui, dopo il quindicesimo richiamo, parte. Ma appena supera il semaforo, esso diventa rosso e io sono costretto a fermarmi. "Vaffanculo." Sbotto, colpendo con forza il volante.

Erika mi ha appena avvertito che il biondo è in ospedale e, sentendo quelle parole, mi sono catapultato in auto con una voglia matta di andare da lui. Non ho avvertito Alessandra, poichè preferisco stia lontano da questo soggetto, anche se sono convinto che lei desideri un confronto con lui.

Il verde scatta e io spingo l'acceleratore, ripensando a ieri. Non si è incazzata. Cosa che in realtà mi aspettavo. Però non era nemmeno felicissima giustamente e infatti non mi ha ribaciato. Cosa che, anche se comprendo, mi ha fatto rimanere leggermente male.

Ci speravo, infondo.

Però ho accettato, anzi non credo neanche di avere il diritto di lamentarmi. Alla fine, questa mattina mi ha pure dato il buon giorno ed è un miracolo, contando che una settimana fa non rispondeva neanche a una mia chiamata. Perciò non protesto e mi adeguo, come dice sempre mamma. In realtà, poche volte ho seguito questa filosofia, ma vabbè.

"Puoi rallentare? Mica scappa, manco sa che lo stiamo cercando." Mi fa notare Ava, ma io controbatto: "Lo voglio vedere." Lollo scoppia a ridere e ironizza: "Anche noi ci terremo a vederlo, magari con niente di rotto." Faccio un mezzo sorriso, perchè da quando ha risolto con Ale sembra essere tornato quello di una volta, è più tranquillo e ora vederlo sorridere non è così raro. Ne sono felice.

Sfera, che è in macchina con noi, dice la sua: "Luca, accelera. Non vedo l'ora di beccarlo." Si nota anche lontano kilomentri il suo fastidio. Ava lo osserva incuriosito e poi domanda: "Capisco Luca, che è geloso, ma a te che ha fatto?" Sfera alza le spalle, riassumendo tutto con: "È un coglione."

Breve, ma intenso insomma.

Enzo, visibilmente scioccato, sbotta: "Ma voi state male. Povero ragazzo, manco sappiamo il nome." Gli lancio velocemente un'occhiata, per poi riportare lo sguardo sulla strada. È estremamente serio, quindi lo contraddico: "Povero? Ma scherzi? Quello che sta male è lui, che sa pure a che ora è nata Ale." Sfera ovviamente appoggia la mia tesi e intanto vedo Franci guardarmi in modo sospetto, ma faccio finta di non notarlo e inizio a canticchiare "Adios" di Emis Killa e Gue, che è partita alla radio adesso.

Appena scendiamo dall'auto, Ava si avvicina e mi sussurra: "Ma ieri alla fine?" Forse pensa che, parlando a voce bassa e senza la presenza degli altri, gli rivelerò qualcosa. Mi dispiace mentirgli, ma devo, quindi alzo le spalle, facendo l'indifferente: "Ma niente..."

Mi osserva un altro po' e io cerco di non guardarlo in faccia, per fortuna a interrompere il momento ci pensa Enzo: "Ma che avete intenzione di fare con 'sto tipo?" Ci incamminiamo e intanto mi volto verso di lui, ma non ho il tempo di rispondere, perchè lo fa Giona: "Picchiarlo."

Sinceramente ci ho pensato anch'io, ma non credo sia fattibile. A fermarmi dall'impulso di spaccare la faccia a quell'inutile è innanzitutto la consapevolezza che ci sono i ragazzi, che sicuramente fermerebbero una rissa in ospedale e poi è Alessandra. Soprattutto lei, mi impedisce di agire con violenza. So benissimo che non sarà contenta, quando saprà che io e Gionata abbiamo picchiato quello.

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